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lunedì 18 gennaio 2010

Banana bread, con miele e noci


Sentitissimo omaggio al mio food-abbonamento nuovo di zecca (giusto per dire, ancora mi lagno degli auguri di buon onomastico di ieri.. uff, sgrunt, bah, ma che cavolo ci sarà mai da festeggiare.. e alla fine mi sò fatta pure l'autoregalo, tiè). E siccome chi ben comincia, pare sia già a metà dell'opera, partirei subito con una ricettina-omaggio simpatica e versatile (poi vi dico perchè) rubacchiata dal sito dello stesso soggetto di cui prima, eheheh, intanto che c'arriva il magazine, appunto! :)) Il tutto, con l'auspicio che l'attesa sia davvero breve e senza agonie di sorta, chè i momenti che vanno dal clic finale d'invio-ordine al ricevimento del primo numero, credetemi, sono veramente devastanti. Allora vediamo, perchè proprio questa ricetta qui? Ah bè, se me l'avessero detto (se m'avessero detto che un giorno mi sarei ritrovata a sbocconcellare banana bread) non c'avrei nemmeno creduto più di tanto. Con tutte le ricette che gironzolano per la rete (e non), figuriamoci se perdevo tempo col banana breeeead, ma che è poi stò banana breeeeead... insomma, avevo deciso che il pane, con l'apposizione banana davanti, era decisamente un'americanata di quelle da tenere vivamente a distanza, un qualcosa di eccessivo, trash e perfino un po' volgare. Eheheh, mi sa tanto che il mio subconscio, memore delle famose banan-one (americane) ricoperte di cioccolato, s'era immaginato una specie di banana avvolta da una sorta di capsula briochata o qualcosa del genere. Signori miei, la sottoscritta era già pazza del banana bread solo che ancora non lo sapeva! E ci voleva il solito Jamie, poi la (solita) foto fascinosa da morire... no dico, solo a me vien voglia di addentare il monitor?! Tutto il resto è molto sul genere ahhh, ma daaaai, figooo (precisina che legge finalmente la ricetta, ndr).. quindi il banana bread è, prima di tutto, un pane! Segni particolari, abbastanza dolce, ambrato, stuzzicante, profumatissimo! In pratica, le banane vanno frullate (e frullate e frullate ed ancora frullate) fino ad ottenere una purea quasi liquida... e sarà questo liquido a fare da componente umida per la successiva fase impastamento (dettaglio: nella ricetta originale, si diceva di aggiungere anche un tot di acqua, boh, a me non ne è servita nemmeno una goccia, il panetto era già bello e compatto con la sola aggiunta delle banane). Inutile aggiungere che il dettaglio 'miele', nella lista degli ingredienti, ha definitavamente fatto di una ricetta da provare... una ricetta da provare all'istante e già che ci siamo, ci prendiamo il merito delle noci (invece delle mandorle suggerite da Jamie): il miele con le noci, mi spiego?! Se ancora non v'ho convinti, come dicevo all'inizio, un pane versatile! Nel senso che potrete giocarvelo allegramente tra prima colazione e cena fredda in stile aperitivo. Delizioso con burro e marmellatine varie, ma assolutamente le-ta-le con salumi e formaggi... my personal top: un velo di yogurt greco ed una fettina di prosciutto cotto artigianale :)). In chiusura, giusto una cosina sulla foto: se avete cliccato sul link in alto, avrete di sicuuuro notato il palese tentativo di scopiazzamento messo in atto dalla fotografa di questo blog (ah sì, io! ma l'avevo detto subito che era un omaggio no?!:)). Solo che, poi, sarei rimasta vivamente basita sul parere giunto mentre ero lì a maneggiare col solito photoshop... stò banana bread, lì, sembrerebbe suggerire più l'idea della banana, invece qui... più quella del pane! Uhm, mumble, qualcuno mi spiega, per favore, com'è che si fa a dare più l'idea della bananaaaaa!!! :))

Honey (and walnuts) banana bread
ricetta di Jamie Oliver

3 banane mature
500 g di farina manitoba
15 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio raso di sale
4 cucchiai di miele fluido
1 manciata di gherigli di noci (oppure mandorle)

Sbucciate le banane e, con l'aiuto di un mixer, frullatele fino ad ottenere una purea perfettamente cremosa. Mescolate la farina con il sale e lo zucchero, sciogliete il lievito con la metà del miele intiepidito ed unite tutto alla farina. Incorporate anche la purea di banane ed inziate ad impastare. Dovrete ottenere un panetto liscio e compatto (non appiccicoso), se serve aiutatevi con dell'acqua aggiuntiva. Alla fine unite anche le noci, sistemate il tutto in una ciotola imburrata, coprite e lasciate levitare al caldo per circa un'ora e mezza o comunque finchè non risulterà raddoppiato di volume. Riprendete l'impasto, dividetelo in otto parti uguali, formate delle palline e sistematele in uno stampo da 24 cm di diametro foderato con carta da forno. Lasciate lievitare finchè le palline non risulteranno attaccate tra loro, spennellate quindi il miele rimasto e cuocete a 190 gradi per 20 minuti.

English, please!!!
The recipe is here :-)

lunedì 9 novembre 2009

Brioche allo yogurt


Eccolo qua, aggiornamento pomeridiano (e lo so che a stò punto non ve l'aspettavate proprio più, nemmeno io se è per questo)! Diciamo che la cosa è anche un tantino dovuta, più che altro per rendere merito alla colazione del weekend, ehm sì appunto, quella stessa colazione che dovevamo necessariamente sbandierare sul solito socialnetwork... lontani i tempi in cui potevamo starcene nella privacy delle quattro pareti domestiche :-))). Per cui sì, lanciato l'amo (da parte mia), diciamo che ne è derivata un po' di curiosità/acquolina, della serie "mi dici come l'hai fatta, daaai, ma che ricetta è?". E quindi eccoci qui, meravigliosa ricetta di Adriano e, per oggi, mi solleverei dall'onere della solita scheda-ricetta e vi rimanderei esattamente qui (che tanto c'avete da studià per bene come impastare, piegare, ripiegare, etc etc). Quanto alle voci di corridoio, pareri unanimi: una brioche dall'animo tutto sommato leggero, preparata con poco, pochissimo burro (anche niente eventualmente, vedere ricetta che è meglio), promosso a pieni voti quest'inaspettatissimo yogurt magro (eh, insapettatissimo quasi quanto il post del pomeriggio), per non parlare della consistenza finale che è, manco a dirlo, so-ffi-ci-ssi-ma (all'uopo, vivamente consigliata una riscaldatina un attimo prima di addentare, giusto per re-ammorbidire i grassi e, così, tutto il resto). Ah poi, bè sì, paradosso dei paradossi: quello che s'era risparmiato in fatto di burro, niente paura, ampiamente recuperato a suon di generose cucchiaiate di crema al cacao firmata Guido Gobino: a proposito, leggendo bene l'etichetta, dettaglio più, dettaglio meno, mi sentirei davvero di nominarla pregiatissima versione D.O.P. (altamente gourmand) dell'altra, stranota cremina di colore scuro, golosa, pericolissima in caso di umore altalenante (ok donne, ci siamo capite?!). Fatto, passo e chiudo :-)


P.S. brioche farcita (come la mia, appunto)? Stendere l'impasto lievitato ad uno spessore di circa 3 mm, in modo da formare un rettangolo. Spalmare con la crema desiderata, arrotolare ben stretto sul lato più lungo, sigillare bene le due estremità ed attorcigliare come per formare un doppio otto, tutto chiaro? :-)

English, please!!!

Brioche with yogurt

500g flour W 300
(alternatively: Manitoba for non-professional cut with 50% flour 0 for pizza)
100g milk
150g low-fat yogurt
2 eggs + 1 egg yolk
100g sugar
60g melted butter (optional)
1 tablespoon honey
12g fresh yeast
7g salt
6g isinglass (optional)
2 tablespoons rum
Grated zest of 1 lemon and ½ orange
Egg white and apricot jelly for Brush

Dissolve 1 teaspoon of honey, baking powder and zest of ½ lemon in the milk warmed join 90gr flour. Mix and heat until puffy (about 90 '). Mix the zest with remaining yogurt. Combine the eggs, yolk, half the sugar and flour so than it is enough to restring with the leaf. Add the yogurt in 3 times (possibly thickened with gelatin, if an alternative to butter), along with the rest of the sugar and flour, which included gradually. The honey will be added eventually, along with salt (possibly before the butter, added slowly). Strung, after a string and add the rum mixture is still some minutes. Mount the hook and knead at vel. 1.5, reversing a couple of times, until we get a mass of shiny, supple and well bound. Cover and moved to 26 °, until doubled (about 90 '). Inverted on floured pastry board, let's take a tour of the folds of type 2, without squeezing, and cover at bell. After 15', portions into 70g pieces (I prefer to make only one, big brioche) and wrap ball format or as we like more. Polish with egg white, cover and allow to double to 28 °. Polish yet, cut with scissors, the shapes are not intertwined, creating grooves. and bake at 170 degrees for approx. 12 '. Be careful not to break the ideal cooking, which should be left young, not to affect the softness. Out of the oven, brushed generously with gelatin, partially filling the grooves.

mercoledì 21 ottobre 2009

I panini al latte di Dana


Giusto per farsi un'idea su (e mò chi sarà mai stà) Dana, prego, cliccare pure qui. Di mio, aggiungo che trovare il suo messaggino, giorni fa, sul solito facebook (e meno male che c'è! ohhh, mò l'ho detto!) è stato come tuffarsi all'indietro, lì nei nei meandri della mia (tutto sommato) recente passione per fornelli and co. Ai tempi in cui era, soprattutto, un forum, qualche bella amicizia nata tra sbuffi di farina e ricette della nonna, della zia e quindi sì: confermo all'istante di conoscere Dana! E così, siamo di nuovo amiche :-)). Ah bè, tornando ai primordi (uhm, sicuri di voler proprio approfondire?), ci sarebbero anche 1, 2 album a mo' di cronistoria della sottoscritta (ndr: foto/presentazioni a dir poco orrende, roba da farsi venire davvero un infarto fulminante, ma è pur sempre un pezzo di storia, per cui). E Dana, nella fattispecie, sarebbe quella che m'avrebbe anche un po' iniziata alla produzione panosa. Soprattutto, per la questione che quei deliziosi panini semi-dolci da buffet "guarda che te li puoi fare anche a casa, tranquillamente". E dio solo sa se c'abbiamo provato, provato, provato, provato... morbidissimi, una mollica che basterebbe ampiamente a se stessa, poi bè, liberissimi di farcire sia prima che dopo la cottura. Volendo, liberissimi di farci anche un danubio alleggerito. E quindi cara Dana, te l'avrò detto già un milione di volte o forse due, ma mi sa che oggi suggelliamo definitivamente: g-r-a-z-i-e!!!

Panini al latte

500 g di farina manitoba
75 g di burro morbido
1 cubetto di lievito
250 g di latte
1 pizzico di zucchero
10 g di sale

Versate la farina in una ciotola. Separatamente, mischiate il latte, l'acqua, lo zucchero e scioglietevi, quindi, il lievito. Versate sulla farina ed iniziate ad impastare. Unite anche il burro fuso, il sale ed impastate fino d ottenere un panetto compatto. Coprite e lasciate lievitare per un'ora abbondante (o, comunque, fino al raddoppio del volume). Riprendete l'impasto, ricavatene 16 palline di peso uguale e sistematele su di una teglia coperta da carta da forno e lasciatele lievitare ancora un'ora. Infine, spennellate con dell'albume sbattuto (o, se preferite, con un tuorlo sbattuto con un goccio di latte) ed infornate a 200 gradi per 10 minuti.

venerdì 9 ottobre 2009

Pane 'sfogliatella'

Dunque, la questione sarebbe questa qui: metti che, un giorno, t'arrivi l'attesissima newsletter di Gourmet (lo ricordiamo, rivista americanissima, ricette decisamente carine e persino affidabili, tiè), con la parola sfogliatella buttata lì, distrattamente, tra le 6 ricette del mese. Ora, poteva mai la figlia di nostra signora a'scapece, seguono a ruota, o' babbà, a' pizza ca' pummarola ngopp... che devo continuare?! :-) Dicevamo quindi, poteva mai (la sottoscritta) resistere al fortissimo richiamo della sfogliatella?! Anche se qui, in effetti, il dolcino c'azzecca davvero poco o niente, giusto la questione sfogliosità (bè!!!). E invece è piuttosto, anzi, è decisamente un pane. Detto sfogliatella, indovinate un po', perchè sfoooglia (tra le righe: stendete la pasta proprio come spiegato dalla ricetta, sottilissssima! ehm, non come me che causa pane-da-portare-in-tavola-alla-velocità-della-luce, ne ha tirato fuori una roba appena un filo più focacciosa, grrr) e la cosa, manco a dirlo, risulta oltre che deliziosa, assolutamente divertente (e ovviamente coreografica! pranzo della domenica in vista?). Poi, detto tra noi, per la farcitura potreste tranquillamente girarvi in direzione pesto, oppure chessò, senape all'antica, insomma, fatevi venire un'idea e, come sempre, fatece sapè :-)

Pane 'sfogliatella'

per la pasta:

2 pacchetti lievito secco attivo (circa 5 cucchiaini da tè)
1 tazza + 1/4 d'acqua calda (105-115 ° F)
1 tazza + 3/4 di farina "00"
1 tazza e 1/2 semola
1 cucchiaino abbondante di sale


per l'olio aromatizzato:

3/4 di tazza di olio extra-vergine d'oliva
2 cucchiai di paprika
1 cucchiaio di origano secco, sbriciolato
1 vasetto di filetti di acciuga, sgocciolate e tritate finemente


Mescolare insieme il lievito e 1/4 di tazza di acqua calda in una ciotola fino a quando il lievito risulterà sciolto. Lasciar fermentare per 5 minuti. Mescolare la farina "00", la semola ed il sale. Iniziare ad impastare, versare il lievito disciolto e la tazza di acqua residua: otterrete una pasta morbida. Trasferire la pasta su una superficie leggermente infarinata e impastare fino a renderla liscia ed elastica (circa 3 minuti). Formare una palla, avvolgere in un foglio di pellicola trasparente, coprire con una ciotola rovesciata e lasciar lievitare l'impasto fino al raddoppio di volume, circa 1 ora. Intanto, frullare tutti gli ingredienti per l'olio aromatizzato e amalgamare con cura. Preriscaldare il forno alla massima temperatura ed ungere leggermente la leccarda del forno. Sistemare la pasta su una superficie leggermente infarinata e stenderla formando un quadrato di 60 cm di lato (la pasta risulterà molto sottile, aiutarsi eventualmente con della farina aggiuntiva, ma senza esagererare). Condite la pasta con l'olio preparato, lasciando una piccola cornice libera sul bordo. Arrotolare la pasta, porre il lato aperto verso il basso e ricongiungere le due estremità in modo da ottenere una ciambella. Appiattite il tutto con il palmo delle mani (circa 1 / 2 cm di spessore) . Spennellate con un po' d'olio e cuocete per 30 - 35 minuti. Trasferite, quindi, su una gratella e lasciate raffreddare. Tagliare a fette spesse e servire.

venerdì 24 luglio 2009

Pane al pesto rosso

Al volo, come ogni venerdì che si rispetti... della serie, ho già messo su il costumino, le ciabattine e, appena posso, scappo (al mare, potendo!)... ricetta semplicissima, ma anche utile, un pane morbidissimo ed estremamente saporito. Al pesto rosso (ovvero, a base di pomodori secchi tritati). E, se ancora non si fosse capito, da preparare veramente al volo, il tempo di porzionare, impacchettare e via... che tanto, quanto a costumino e ciabattine, siete già a posto! ;-)

Per il pane, la solita, collaudatissima ricetta di Alex (quella che se ancora non l'avete provata, davvero, mi chiedo cosa mai stiate aspettando... devo venì io lì a impastà?!), per l'occasione senza semini di sorta, bensì generose cucchiaiate di pesto rosso, da riciclare senza ritegno anche per bruschette, focacce e matasse di spaghetti, linguine... ma sì, fate un po' voi.

Pesto rosso

150 g di pomodori secchi sott'olio
2 grossi spicchi d'aglio
40 foglie di basilico
60 g di grana grattugiato
40 g di pinoli
1 ciuffo di prezzemolo
1 dl di olio extravergine d'oliva
1 peperoncino
sale

Sgocciolate i pomodori dall'olio di conservazione e metteteli nel mixer con l'aglio sbucciato, i pinoli, il formaggio, il basilico lavato ed asciugato, poco sale ed il peperoncino sbriciolato. Diluite con l'olio e frullate. Versate il tutto all'interno di un barattolo, coprite e conservate in frigorifero.

venerdì 10 luglio 2009

Pane, mortadella, mentuccia e pistacchi

Non sia mai detto che, giusto di venerdì, ci si metta a far le cose complicate! Anzi, diciamo che il post casca persino a fagiolo in vista del weekend (vedi alla voce picnic, spiaggia... a voi stabilire un po' la meta). Per il pane, la stessa, collaudatissima (e pan-briochosa) ricetta di sempre (in questo caso, formerete le palline e andrete a posizionarle, ben distanziate, sulla teglia di cottura; 15 minuti di forno saranno più che sufficienti); per farcire, mortadella di Bologna (quella buona) e ricotta di pecora in parti uguali, qualche fogliolina di mentuccia, un filo d'olio extravergine d'oliva (quanto basta ad ammorbidire il tutto), un pizzico di sale e di pepe e giù di mixer fino ad ottenere un composto cremoso. Sul finire, una manciata di pistacchi di Bronte (non salati), qualche colpetto aggiuntivo di mixer per trasformarli in una sorta di granella mooolto approssimativa, amalgamate bene, farcite... e che sia un buon weekend :-)

sabato 23 maggio 2009

Focaccia (e focaccine) ai gamberetti


COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
(che c'entra poco o niente col post)

Ci preme informare gli ignari condomini-dirimpettai che, i lavori di restauro del loro amatissimo appartamento, potrebbero subire un significativo rallentamento... ehm, con tempistica NON propriamente stimabile! Ci scusiamo per il disagio (involontariamente) arrecato: non avremmo MAI immaginato che la serissima squadra di muratori polacchi (o forse ucraini, boh), potesse dimostrare un simile interesse per la frenetica attività quotidianamente svolta sul... balcone di fronte. In pratica, c'è stà tizia che fotografa cibo in maniera quasi ossessiva, poi rientra in casa, dà una ritoccatina (al cibo), ri-esce, ri-fotografa, poi ri-entra, ancora ri-ritoccatina... e loro che non si perdono nemmeno una foto, ecco. Ve lo volevo dì.

Tornando al post... focaccia ai gamberetti! Con gamberetti inseriti direttamente nell'impasto, sotto forma di cremina unta e golosa al punto giusto! Il ricordo: Antonella Ricci che impastava un pane al nero di seppia per Marco Bolasco, in una puntata di PaninoAmoreMio in onda sul (fu) GamberoRossoChannel. Ecco, appunto: nero di seppia! C'è però che, i gamberetti, oltre a starmi decisamente più simpatici (del nero... quando sono io quella che deve adoperarlo), erano anche già belli e pimpanti in attesa di utilizzo (presi in offerta al Biopolis, ebbene sì).

Quindi, dicevamo... il ricordo, seguito da quest'idea di addentare una mollica che sapesse decisamente di mare (senza contare il divertimento che sarebbe arrivato subito dopo... pensando alle varie farciture, più o meno scontate, da abbinarci intorno) ed, infine, lo strategico scambio d'ingredienti (nero di seppia lei, gamberetti io). Starà in piedi stà cosa (di frullare i gamberetti, aggiungerli all'impasto...)??? Tempo di fare un po' di ricerche serie (su Google :-))... e come qualcuno starà già suggerendo, certo che sì, trovata in rete la pasta di gamberetti! Che, però, sembrerebbe essere tutt'altro (non un composto cremoso, bensì una vera e propria polvere aromatica da dosare con il cucchiaino... un pizzico lì, un pizzico là).

Carina (e pratica) la polvere: ma dove la trovo? In maniera del tutto casuale, è successo che proprio nei giorni del pesto di gamberetti sì/no, mi son ritrovata dalle parti di piazza Vittorio... dove c'è il famoso mercato, quello con i prodotti strani provenienti da tutto il mondo :-) quindi, già che ci sono, magari chiedo un po' in giro: primo, scopro che nessuno, lì, è in grado di vendermi la pasta di gamberetti, ma proprio per niente; secondo, scopro (anche) che la pasta di gamberetti è una validissima alleata per uscire vivi dal mercato stesso (lanci mezza occhiatina sul banco e loro hanno già tirato fuori il sacchetto, riempito di merce, battuto lo scontrino... avete presente no!? :-)). Ecco, segnate per il futuro: chiedere (sempre, continuamente) se hanno la pasta di gamberetti (a tutti! indistintamente)! Non ce l'hanno (garantito), ma quel che importa è che la richiesta sortisce un inaspettatissimo effetto paralizzante... manco ti rispondono, boh :-)

Quanto alla focaccia (che sa di gamberetti), effetto paralizzante anche qui: assolutamente superiore alle aspettative! Tra l'altro, morbidezza e profumo (accattivante) a parte... un vero e proprio invito a giocarci intorno di farciture carine (che ci sta bene coi gamberetti?)... poi, così, giusto per restare sul basic/sbrigativo: tagliare a fettine, massaggiare con uno spicchio d'aglio, irrorare con un filo d'olio, un veloce passaggio al grill, poi menta fresca, buccia di lime grattugiata ed eccola qui: l'idea aperitivo salva tutti. Però però, come ben si nota dalla foto, da queste parti ci siamo ritrovati tra le mani un buon numero di piccole, focaccine monoporzioni... per cui, mi sa tanto che c'inventeremo un panino! Continua... :-)


Focaccia ai gamberetti

300 g di farina 00
250 g di farina manitoba
12 g di lievito di birra fresco (oppure 200 g di pasta madre)
200 g di gamberetti sgusciati
12 g di sale
1 pizzico di pepe
3 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
1 ciuffo di coriandolo fresco
1 rametto di rosmarino
acqua

per la superficie:
olio extravergine d'oliva
sale

Frullate i gamberetti con l'olio e le foglie di coriandolo fino ad ottenere un composto morbido ed omogeneo. Mischiate le farine con il sale ed il pepe. Sciogliete il lievito in poca acqua tiepida ed unitelo alle farine (se utilizzate la pasta madre, già attivata e a temperatura ambiente, spezzettatela grossolanamente ed incorporatela alle farine in luogo del lievito). Iniziate ad impastare energicamente (oppure avviate l'impastatrice), aggiungendo anche i gamberetti frullati, gli aghi di rosmarino e, gradualmente, anche l'acqua. Dovrete ottenere un panetto morbido, liscio ed omogeneo, ma non troppo compatto (ancora un po' appiccicoso, per intenderci). Trasferite il tutto in una grossa ciotola unta, coprite con un panno umido e lasciate lievitare a circa 22°C per 2 ore o, comunque, finchè non risulterà raddoppiato di volume (se utilizzate la pasta madre, potrebbe volerci di più). Riprendete l'impasto, conferitegli la forma che preferite, spennellate la superficie con abbondante olio extravergine d'oliva, spargete del sale e lasciate riposare ancora mezz'ora, direttamente sulla teglia che utilizzerete per la cottura, coperta da apposita carta da forno. Scaldate il forno a 220 gradi (statico) e cuocete per circa 30 minuti. Se optate per le focaccine monoporzioni, 20 minuti saranno più che sufficienti. Servite calda o appena tiepida.

mercoledì 20 maggio 2009

Pane alle zucchine, con sale aromatico


Più che altro, per farvelo vedere, ecco! Mi spiace tantissimo, ma siete inesorabilmente impossibilitati a riprodurlo as-is, causa... assenza di amichetti bloggers prodighi di regalini golosi: 1) pasta madre (per i non muniti, nella ricetta indico come sostituirla... ohhh!), ne abbiamo già diffusamente parlato; 2) zucchine... che dovevano diventare una parmigiana e, invece, son finite nel pacchetto degli avanzi da spartire (capisco che avrete un po' tutti il mitico fruttivendolo sotto casa, ma... volete mettere come sa sceglierle lei, le zucchine?!); 3) sale aromatizzato... questa è difficile... con le piantine (aromatiche) magistralmente tirate su (amate, coccolate, etc etc) da una sorta di ciclone fatto donna! Per cui, giusto a titolo informativo, passo a sciorinare la ricetta... peccato davvero (per voi altri) :-)


Pane alle zucchine, con sale aromatico

250 g di pasta madre (oppure 13 g di lievito di birra fresco)
300 g di farina 00
300 g di farina manitoba
50 g di grano saraceno
4 grosse zucchine
12 g di sale aromatico (salvia, alloro, rosmarino)
q.b. di acqua tiepida

Mischiate le farine con il sale. Formate un buco al centro ed inseritevi la pasta madre (a temperatura ambiente e già attivata) spezzettata grossolanamente (diversamente, aggiungete il lievito disciolto in poca acqua). Iniziate ad impastare energicamente (oppure avviate l'impastatrice), aggiungendo la buccia grattugiata delle zucchine e, gradualmente, anche l'acqua. Dovrete ottenere un panetto compatto, liscio ed elastico (non appiccicoso). Con la punta di un coltello, disegnate una croce piuttosto profonda sulla superficie del panetto (serve a facilitare la lievitazione), coprite con un panno umido e lasciate lievitare a circa 22° C per 5 ore o, comunque, finchè non risulterà raddoppiato di volume (se utilizzate il lievito di birra, potrebbe volerci di meno). Riprendete l'impasto, date la forma che preferite, fate qualche taglio sulla superficie e lasciate riposare per circa un'ora, direttamente sulla teglia che utilizzerete per la cottura, coperta da apposita carta da forno (sempre coprendo il pane con un panno umido). Scaldate il forno a 220 gradi (statico), spargete un po' di farina bianca sul pane e cuocete per circa 45 minuti (dovrà formarsi una crosticina dorata e croccante: picchiettandoci sopra con le nocche sentirete un rumore vuoto). Sfornate, trasferite il pane su una gratella e lasciate raffreddare completamente prima di affettare.

Ottimo per accompagnare salumi e formaggi, ma anche per essere golosamente spalmato con pesti e salsine varie :-)

martedì 12 maggio 2009

Pane di soia con pasta madre


L'altra sera, alla festa, in effetti c'era qualcuno che lo chiedeva: cosa si regala per il compleanno di un food-blog? Bene, dal momento che (magari, anche inconsapevolmente) siete riusciti a farmi il regalo più azzeccato che potesse mai essere immaginato (i sorrisi, l'allegria, i grazie infinite e alla prossima... ne abbiamo già parlato no?!), vi lascio un appunto, anche un po' lifestyle (visto che, appunto, se lo chiedevano in parecchi, magari interessa davvero!), su cosa, invece, NON andrebbe mai (nella maniera più assoluta, cascasse il mondo...) regalato ad un food-blogger. Soprattutto, se il foodblogger in questione si chiama Precisina :-).

La pasta madre!!! Raccontiamo velocemente il simpatico aneddoto, altrimenti ci capiamo/divertiamo in pochissimi: come dicevo, sabato sera, la festa del blog... ed una dolcissima amichetta blogger che spara a bruciapelo "ehi Precy, ti ho portato un pezzetto di pasta madre, lo vuoi?". Lo so, c'era da esultare/ringraziare/afferrare, punto e basta (bè sì, adesso lo so), ma lì per lì: oddio, la pasta madre, come si usa, che faccio, la prendo e poi, se non sono capace... panico totale!

Io e la pasta madre: ne avevo letto in giro più e più volte, di chi la prepara partendo proprio da zero, di chi la eredita da fonti più o meno autorevoli, di chi se ne innamora letteralmente, di chi ci perde notti insonni (ecco, quest'ultima categoria mi sa che fa proprio per me, ma più che notti insonni, diciamo notti da incubo: la pasta madre che esce dal frigo e si spande per tutta la casa, ahhh!), ma tutto sommato, erano letture leggere/informative, tanto io, la pasta madre... non fa per me! Infatti dicevo anche questo l'altra sera (certo che ne abbiamo dette di cose... l'altra sera!): per quanto adori cucinare, non sono proprio tipo da preparazioni infinite, ore ed ore di paziente attesa, di cure certosine... figurarsi se potevo pensare di far ruotare la mia vita... dove praticamente non esiste il presente, ma solo una frenetica preparazione del futuro (cosa m'invento/cucino/pubblico domani sul blog)... intorno ad una specie di pappetta, per giunta... viva e vegeta! Pure un po' inquietante come faccenda.

"Allora, Precy... lo vuoi stò pezzetto di pasta madre? Guarda che ho anche pubblicato un post con tutte le istruzioni per l'uso!".

Oddio, la pasta madre nella mia vita, chi l'avrebbe mai detto! Ecco, in pratica continuo a fare esattamente ciò che facevo prima, solo che adesso avverto una specie di friccicorio interiore perchè... rendetevi un po' conto: nel mio frigo c'è un pezzetto di vita, vecchio circa 25 anni (arriva dalle sorelle Simili, ebbene sì) che se ne sta lì a fermentare, attendere rinfreschi/utilizzi, forte no?!

Vabbè dai, superato il panico del come si usa (non che, all'attivo, abbia già ben chiara tutta la storia, ma almeno mi ci sono finalmente immersa) e superato, soprattutto, l'impasse del 'possibile che la mia vita debba girare intorno ad un pappetta fermentata (oltretutto, orgogliosa ed esigente da morire, le giri un attimo le spalle e zac.. t'abbandona come se niente fosse)?!'... scatta l'innamoramento. Ed è inevitabile!

Quando ieri sera ho sentito il profumino spandersi per casa, quello tipico dei forni (che utilizzano il lievito naturale!), vagamente acidino, decisamente fragrante, quello che ti fa decisamente venire fame! Senza contare la crosta croccante (mai ottenuta una crosta così), insomma, grazie Anto, spero soltanto di meritarla davvero... stà cosina qui! :-)

P.S. non ci provo nemmeno a fare la sapientina della situazione: per le svariate istruzioni/spiegazioni/foto passo-passo, rivolgetevi direttamente qui!


Pane di soia con pasta madre

250 g di pasta madre (oppure 12 g di lievito di birra fresco)
450 g di farina manitoba
250 g di farina di soia

50 g di crusca

ca. 500 ml di acqua tiepida

ca. 200 g di semi tostati (girasole e zucca)

18 g di sale


Mischiate le farine con i semi tostati ed il sale. Formate un buco al centro ed inseritevi la pasta madre (a temperatura ambiente), spezzettata grossolanamente (oppure, se non disponete di pasta madre, aggiungete il lievito disciolto in poca acqua). Iniziate ad impastare energicamente (oppure avviate l'impastatrice), aggiungendo gradualmente anche l'acqua. Dovrete ottenere un panetto compatto, liscio ed elastico (non appiccicoso). Se dovesse servire, aiutatevi con un po' d'acqua aggiuntiva. Disegnate una croce piuttosto prafonda sulla superficie del panetto, con la punta di un coltello (serve a facilitare la lieviatazione), coprite con un panno umido e lasciate lievitare a circa 22° C per 5 ore o, comunque, finchè non risulterà raddoppiato di volume (se utilizzate il lievito di birra, ci vorrà sicuramente di meno). Riprendete l'impasto, dividetelo in due parti, stendetele in modo da ottenere due rettangoli: partendo dal lato lungo, ripiegate una metà verso il centro e sovrapponete, quindi, l'altra metà (come se piegaste un fazzoletto). Posizionate i due filoni in una teglia foderata con carta da forno, incidete la superficie con un unico taglio lungo e centrale oppure con tanti, piccoli, tagli tasversali e lasciate lievitare ancora un'ora. Scaldate il forno a 220 gradi (statico), spargete un po' di farina bianca sul pane e cuocete per circa 20 minuti. Abbassate la temperatura a 180 e proseguite la cottura per altri 20 minuti. Sfornate, posizionate i filoni su una gratella e lasciate raffreddare completamente prima di affettare.

P.P.S.
altro regalo di compleanno, altro doverosissimo ringraziamento: perchè il pane sta al salame, come il salame sta al vino buono! E per chi non se ne fosse ancora accorto, il vino buono sta ad Enrico, proprio come il pane al salame etc etc.


sabato 31 gennaio 2009

(Pan)Brioche al sesamo, per weekend coccolosi!


Ed ogni weekend dovrebbe esserlo. Coccoloso! Intanto, nessun giro all'ikea in programma, il che è già tanto :-) ne approfitto per rammentarvi - al-volo-al-volo - il termine ultimo per l'invio delle ricette povere, ma belle. Avete tempo fino alla mezzanotte di domani (01.02.09), mandate, mandate, mandate... ma poi, che c'avrete mai da fare?! Intanto, non so se c'è già scappata l'occhiatina curiosa alle ricette già inviate... bè, vi dico soltanto che ieri, la cena, è stata indirettamente offerta da uno di voi (uno, nel senso di concorrente, così restiamo sul vago!)... illuminandomi, tra l'altro, su una questione-riciclo che, davvero, non sospettavo nemmeno lontanamente! Ok, scappo, ho promesso a Jajo che oggi mi sarei rilassata... però una ricetta ve la lascio: facilissima (nel caso v'andasse una brioche, ma senza troppe paranoie, ecco!), morbidissima, coccolosissima (sì, insomma: fatela-fatela-fatela) e... buon weekend a tutti!

Brioche al sesamo

400 g di farina 00
100 g di farina di grano duro

200 ml di acqua tiepida

20 g di lievito di birra fresco

25 g di miele

70 g di burro fuso

1 uovo intero + 1 tuorlo
12 g di sale

semi di sesamo


In un'ampia ciotola, sciogliere il lievito con l'acqua ed il miele, avviare l'impastatrice ed incorporarvi le farine, già miscelate tra loro, il burro fuso, i due tuorli leggermente sbattuti ed infine, quando inizerà a formarsi una massa omogena, il sale. Continuare ad impastare fino ad ottenere un panetto liscio, umido, ma assolutamente elastico (non appiccicoso!). Spennellare il panetto con poco burro fuso, inciderlo disegnandovi una croce sulla superficie, coprire e lasciar lievitare, al caldo, fino al raddoppio (circa un'ora). Riprendere l'impasto, suddividerlo in otto parti di uguale misura (oppure scegliete la forma che più v'aggrada: treccia, chiocciola, in cassetta, pagnottine...), formare delle palline e posizionarle l'una accanto all'altra, ben strette, in uno stampo rettangolare (nel mio caso, stampo a bordi smerlati, ca. 26 x 10 cm). Lasciar lievitare, al caldo, ancor mezz'ora. Quindi, spennellarne la superficie con l'albume leggermente sbattuto, spargere un po' di semi di sesamo su ciascuna pallina e cuocere a 180 gradi per 25 minuiti (nel caso di briochine singole, cuocere a 200 gradi per 12 minuti).

Buonissima tiepida, ma anche a temperatura ambiente (tra l'altro si mantiene morbidissima per almeno tre giorni, conservatela ben chiusa in un foglio di carta stagnola). Può essere consumata da sola oppure con burro e miele a colazione, ma anche con salumi e formaggi per un aperitivo particolare. Provate anche a grigliarne le fette... per accompagnare zuppe e minestre, yum!


venerdì 5 dicembre 2008

Brezel... per quel culatello lì!


Mettiamola così: avrei fatto un certo numero di acquisti sfiziosi... diciamo pure particolari e magari sì, azzardiamo addirittura chic (come fa un certo omin pepato, ogni volta, bè, che si casca sull' argomento)! Vabbè dai, ci siamo capiti... il frigorifero di casa, al momento, è zeppo (ma wooow, esclama sorpreso qualcuno della ciurma) di tutt'una serie di robine ad alto, altissimo tasso di gourmetitudine!!! La quale robina andrebbe consumata lentamente, un po' alla volta, ma mica tanto, visto che parliamo pur sempre di prodotti freschi, per cui... uhm, mi rendo conto che il tutto suona un po' da invito a cena, ma il punto è un altro: dedicare una ricetta ad hoc ad ognuno di questi fantastici prodotti... eh, facile a dirsi! Vi è mai capitato di starvene lì in cucina, con l'oggetto dei desideri appoggiato sul tavolo, in totale ammirazione-contemplazione... parla, ma perchè non parli?! Davvero non vi è mai capitato? Uhm! Ci terrei, però, a puntualizzare che mi succede soltanto quando ho tra le mani una materia prima davvero notevole: mi esalta e mi spaventa al contempo... lei che, davvero, ha bisogno di così poco, null'altro forse! Per cui, prima di procedere con manipolazioni varie (che ci saranno... eccome se ci saranno), avrei pensato d'iniziare a gustare un paio di articoletti... così come sono, sic et simpliciter! E fu così che ne scaturì la classica cena fredda, vabbè, detto così... e invece stiamo parlando del signor culatello (inchino)! Nel mio caso, di quello classicamente affettato e, come se non bastasse, anche di un certo salamino, sempre di culatello (che assaggio per la prima volta)! E giusto per evitare commenti molesti... "oggi non hai avuto tempo di cucinare?" ...ecco, avrei pensato all' accompagnamento! Brezel!!! Per chi non li conoscesse, trattasi di focaccine tedesche piuttosto dense, piuttosto salate, con la tipica forma a fiocco... esatto, proprio quelle che vi salutano non appena mettete piede all'areoporto di Monaco (o giù di lì)! Ma non solo in aeroporto, è chiaro: ogni bar della bavaria che si rispetti deve averle, per forza! In generale, si trovano facilmente anche in altre regioni (più al sud che al nord però, decisamente). E vanno spiluccate col boccale di birrozza, quello da un litro... giuro solennemente di aver visto con i miei occhi (più di) un bavarese fare colazione in questo modo!!! Noi altri, dallo stomaco delicato, immagino potremmo felicemente filarcele per uno spuntino alternativo o magari al posto del pane, per una classica cena fredda, quella con i salumi buoni!

Brezel

450 g di farina 00
20 g di lievito di birra
1 cucchiaino di zucchero
3 cucchiai di bicarbonato
3 cucchiaini di sale fino
1 manciata di sale grosso
acqua

In una ciotola, lavorate 100 g di farina, 100 g di acqua, il lievito e lo zucchero (aiutatevi con una forchetta): risulterà una pastella molto fluida e liscia. Coprite e lasciate lievitare per mezz'ora. Unite, quindi, il preimpasto al resto della farina, miscelata con il sale fino ed iniziate ad impastare. Aggiungete a filo dell'acqua, circa 150 ml, in modo da ottenere un panetto omogeneo ed elastico che farete lievitare per circa un'ora, coperto. Riprendete l'impasto, dividetelo in 8 pagnotte e, con ognuna di esse, formate un lungo cordone di circa 50 cm. Per formare il tipico fiocco, incurvate il cordone (come per formare la lettera 'u') e, contemporaneamente, avvolgete tra loro le estremità, per poi appoggiarne la parte finale sul bordo del cordone stesso, una a destra e l'altra a sinistra. In un'ampia pentola, fate bollire 4 l d'acqua con il bicarbonato. Appena bolle, immergetevi i brezel (due alla volta), facendoli bollire per circa 40-50 secondi. Scolateli e lasciateli asciugare. Disponeteli, quindi, su una teglia coperta da carta da forno, cospargeteli di sale grosso e infornate a 220 gradi per 20 minuti. Lasciar raffreddare e servire.

Non basta che sia culatello... e senza arrivare alla demenza dello spot di un noto prosciutto crudo, piccolo suggerimento, per andare a colpo sicuro :-)

lunedì 29 settembre 2008

Pumpkin bread ... pan di zucca (ai semi di papavero)


Mi ci stavo arrovellando da un po', non sul pan di zucca in sè, quanto sulla ricettina zuccosa da inviare alla signorina qui per la sua raccolta di stagione: dunque, posto che in famiglia abbiamo il culto del risuttin cremosissssimo con zucca e provola affumicata, uff... però mi sapeva tanto di cosa vista e stravista... uhm, anche la milanese di zucca mi stuzzicava alquanto, ma anche quella... insomma, ero lì ad aspettare il lampo! E poi succede che qualcuno dà il via, apre la stagione della zucca con una brioche: nooooo, addirittuuuraaa?! A questo punto, voi altri starete pensando: si, ma è visto e stravisto anche questo, il pan di zucca intendo! Che vi devo dì, sarà che ultimamente la colazione ha la priorità assoluta, sarà che s' è trattata di autentica folgorazione... dovevo cimentarmi, tanto più che lei diceva di aspettarsi altri esperimenti, in modo da ottimizzare le dosi, quest' altra qui che giurava solennemente che mai, nemmeno sotto tortura, avrebbe abbandonato la sua ricetta, bene... e allora pan di zucca!!! Si, ma come lo faccio? Classico: collage!!! Va detto, è decisamente un pane, molto umido e morbido, sembrerebbe più un cake a dir la verità, ma all' atto pratico non ci sono grassi, per cui no, non è una brioche! Un pan-cake??? Poi, mi stuzzicava l'idea di creare uno stacco cromatico (e aromatico): semi di papavero! E ancora, di base, siamo molto vicini a questa cosina qui... le noci nell' impasto ci starebbero divinamente, infatti erano fortemente previste, ma è finita che ne ho dovuto fare a meno! Dulcis in fundo, nella prossima versione, proverò ad infilarci un po' di farina di castagne... ah, come si mangia (sta' cosa mi fa sempre sorridere, ma con la bocca no?!): per quanto mi riguarda, tostato e con il solito miele, ma come dicevo... è quasi un cake, basta ampiamente a se stesso!! Ecco, adesso sapete proprio tutto!!!

Pan di zucca ai semi di papavero
per uno stampo da plumcake da 20 cm

500 gr di zucca già pulita
200 gr di farina manitoba

200 gr di semola di grano duro
1 bustina di lievito secco

ca. 400 ml di acqua

1 cucchiaino e 1/2 di sale

q.b. di burro per la teglia

q.b. di semi di papavero

Tagliare la zucca a pezzetti e cuocerla in forno a 180 gradi per circa 1/2 ora. Frullarla in un mixer, così da ottenere una purea, aggiungervi le farine miscelate con il lievito e, gradualmente, l'acqua: si otterrà un composto cremoso, liscio ed omogeneo. Salare alla fine. Imburrare, quindi, la teglia, cospargerla di semi di papavero, versarvi l' impasto (riempire fino a poco più di 3/4), coprire anche la parte superiore con i semi di papavero ed infornare a 200 gradi per 1 ora (si parte con il forno ancora freddo), posizionando lo stampo nella parte bassa del forno. Dopo la cottura, sformare e lasciar raffreddare completamente prima di affettare: la parte centrale risulterà cotta, ma piuttosto umida: sconsiglio di cuocere ulteriormente... nel mio caso, ho grigliato un attimo le fettine prima di mangiarle!

E come preannunciato, questa ricetta partecipa alla raccolta della mia amichetta Soleluna:



martedì 2 settembre 2008

Il pane ai mille semini (che lievita in forno)

Un pane con lievito di birra fresco che... non lievita, o meglio, che non va lasciato lievitare: si mescola, si versa nello stampo, s' inforna... e poi lievita (eccome se lievita) direttamente in cottura, pratico no?! Io sono senza parole, al momento il mio unico pensiero è quello di rifarlo non appena finisce, ogni volta con una piccola variante, giusto per non stancare i palati esigenti, esigentissimi! Da queste parti, lo stiamo consumando soprattutto a colazione, con un velo di burro ed una goccia di miele! Ma se capita una cena con salumi e formaggi... che fai, ti tiri indietro?! Dunque, trattandosi di un pane dell' altro mondo, la scoperta non potevo che farla qui, in un pomeriggio di libera navigazione alla ricerca del famoso pane nero tedesco, quello ai mille semini appunto, quello che si mantiene freschissimo per almeno tre giorni, quello delle mie colazioni tedesche e, dulcis in fundo, quello che proporrò ai miei suoceri la prossima settimana... carini, adorano la pasta, la cucina italiana in genere, ma la colazione dev' essere in german-style! Vi copio la ricetta (quasi) originale, ma se vi va di fare il gioco del piccolo chimico... un po' di questo, un po' di quello, questo al posto di quello, mantendendo (chiaramente) le proporzioni di base... vengono fuori delle cosine davvero niente male! Qualche esempio? Farina di frumento integrale, farina di castagne, noci, prugne e fichi secchi... nel caso, tenetemi aggiornata!


Pane ai mille semini (Dinkel-Körnerbrot)

per uno stampo da plum cake da 1,5 l
  • 600 gr di farina di farro
  • 200 gr di farina di grano saraceno
  • 3/4 l di acqua tiepida
  • 3 cucchiani di sale
  • 3 cucchiai di aceto
  • 42 gr di lievito di birra fresco
  • 250 gr di semi misti (zucca, girasole, sesamo,...)
  • burro per lo stampo
  • fiocchi d'avena per lo stampo (facoltativo)
Sciogliere il lievito di birra e l'aceto nell'acqua. Aggiungere quest'acqua alle farine e mischiare fino ad ottenere un composto semidenso ( se serve, aiutarsi ancora con dell'acqua). Aggiungere il sale, i semi e mescolare bene. Imburrare lo stampo e cospargervi dei fiocchi d'avena. Versare il composto nello stampo (riempire solo 2/3) e mettere lo stampo nel forno ancora freddo. Accendere il forno a 220°C (200°C se ventilato) e cuocere per circa 60 minuti. Sfornare, togliere il pane dallo stampo e lasciarlo raffreddare.

P.S. tante persone da ringraziare (ce la faremo col pane?): Pawèr+Littlefrog, Mirtilla, Essenza di Vaniglia, Farfallina, Morettina, CookingMama... grazieee!!!

P.P.S. non dimenticate il Pizza Gourmet, aspetto le vostre ricette (entro il 30 settembre)! Se vi va di sbirciare in anteprima le ricette già pervenute (anche per evitare plagi inconsapevoli), trovate tutto sul post dedicato!

mercoledì 20 agosto 2008

Pane cafone... a chi?!

Vi dico una cosa, la stessa che ripeto a mio marito quando siamo dai suoi in Germania: per ogni cosa... ci vuole il pane giusto! Sarà che (lì) ci sono talmente tanti pani, fantastici, tutti in forma perfetta, sembrano gioiellini (mica come sti' nostri panelloni invadenti, cavolo, sono pani tedeschi quelli), poi neri, meno neri, con i semini, buonissimi, ma (e qua mi casca l'asino) sono pani da colazione, da burro e marmellata! Bè certo, non credo che i tedeschi abbiano mai avuto voglia di cenare a 'pane e pummarola'... indi, anche il pane è un fatto culturale e siamo tutti d'accordo, credo! Ma qui viene il bello: i cafoni, se uno ci pensa, se li ritrova ovunque, sono tipi che s' infiltrano, s' adeguano o almeno ci provano... morale della favola? Il pane cafone per me sta bene a cena col salame napoletano (se per una volta rinunciamo alla pummarola, parlo per me eh) e a colazione col burro (che sia burro)... come disse qualcuno, fate vobis!!!

Pane cafone

200 gr farina 00
200 gr farina manitoba

200 gr farina di frumento integrale

400 ml acqua tiepida
3 gr lievito di birra fresco

1 cucchiaino miele
1 cucchiaio aceto

15 gr sale

Sciogliere lievito e miele con poca acqua (presa dai 400 ml), aggiungere ca. 50 gr di frina 00 (presi dai 200 gr) ed amalgamare con una forchetta in modo da ottenere un pastella morbida ma omogenea. Lasciar lievitare per circa un' ora. Miscelare, quindi, le farine, unire il panetto prelievitato, l'aceto ed iniziare ad impastare aggiungendo l' acqua gradualmente. Infine, incorporare anche il sale. Lavorare a lungo fino ad ottenere una massa omogenea (che resterà molto morbida, ma è giusto così). Trasferire il composto in un contenitore spennellato con un po' d' olio d' oliva, coprire con un panno umido e lasciar lievitare fino al raddoppio (4 ore a 25 gradi). Rovesciare l'impasto lievitato su un piano da lavoro infarinato e procedere alla formatura posizionando il filone sulla leccarda del forno coperta da apposita carta. Eseguire dei tagli trasversali sulla superficie, spolverare con poca farina e lasciar nuovamente lievitare fino al raddoppio (2 ore sempre a 25 gradi): non temete per la forma, è un pane che si sviluppa più in orizzontale! Scaldare il forno a 210 gradi (programma ventilato), appena pronto, infornare inserendo la leccarda nella parte medio-bassa del forno. Abbassare la temperatura a 200 e cuocere per 40 minuti. Abbassare ulteriormente a 180 gradi e proseguire la cottura per altri 10 minuti. Sfornare, trasferire su una gratella e lasciar raffreddare.

Domanda: e se non è cotto? Impossibile, è una ricetta precis-ina! Ad ogni modo, schioccateci sopra le dita, come se voleste far partire una biglia (sempre metafore esaltanti, non c' è che dire), se fa toc (o tac, basta che sia un suono secco) è pronto!

Nota: il pane cafone, ma cafone cafone, è di sola farina bianca... eppure a me la (limitata) percentuale di farina scura non dispiace affatto, anzi! E andrebbe cotto nel forno a legna (ma se il marito non c'è, passo) e, soprattutto, andrebbe preparato con il lievito madre (in tal caso si conserva per una settimana, non solo, diventa ogni giorno più buono)... pigra eretica che non sono altro!

martedì 12 agosto 2008

Uhm, proviamo con gli Scones


E uno la vuole dolce, un altro la vuole salata... che poi, com' è che si dice? Il buongiorno si vede dal mattino, il mattino ha l'oro in bocca (o magari qualcos' altro di più goloso), per cui niente compromessi, niente sindrome fantozziana del chi si accontenta gode... che alla fine godrà pure, non discuto, ma fino ad un certo punto! Quindi, maritino mio, sai che ti dico? Io ci provo con gli Scones! Trattasi di panini densi, tipicamente anglosassoni, burrosi, assolutamente non zuccherini, ma nemmeno rustici, morbidissimi, dalle mille varianti (uvetta, noci, sciroppo d' acero, mirtilli, gocce di cioccolato...), si servono tiepidi a colazione o con il tè pomeridiano (direi decisamente a colazione... e l'accendiamo), magari con un velo di burro e marmellata. Ricetta? Per l' occasione, sono andata a rovistare qui: buo-ni-ssi-mi-ssi-mi (la signora dice il vero), provare per credere! Intanto, vi copio e incollo ingredienti e procedimento, segnalandovi che, a me, ne è uscito qualcuno in più... poco male, una metà (a crudo) è volata in freezer, mi torneranno utili, lo sento!!! Indovinello: tra marito e moglie, chi è il dolce e chi è il salato? Vedimo se ci prendete!!!

Sultana scones

(per circa 15 scones)

farina 500g
latte 300ml
uvetta 160g
burro 110g
lievito per dolci (baking powder) 2 cucchiai abbondanti
zucchero 2 cucchiai
sale un cucchiaino
uovo 1

Setacciare la farina, aggiungerci il lievito, lo zucchero e il sale e mescolare. Aggiungere il burro morbido a fiocchetti e, con la punta delle dita, sbriciolarla nella farina finché sia completamente assorbita. Aggiungere l’uvetta e mescolare bene. Versare il latte al centro e, con una forchetta, mescolare. Lavorare poi rapidamente l’impasto con le mani (se, com’è capitato a me, risulta troppo liquido, aggiungere un po’ di farina fino a quando non sarà più colloso).
Su una spianatoia leggermente infarinata, stendere l’impasto a 3cm di spessore e, con un tagliapasta di 5cm, ritagliare gli scones (e ripetere l’operazione con gli avanzi di impasto). Disporre gli scones su una teglia da forno rivestita con carta da forno, lasciando 1 o 2 mm di spazio fra ognuno ma senza che si tocchino. Sbattere l’uovo e spenellare la superficie degli scones. Infornare a 200°C per 15-20 minuti finché saranno leggermente dorati. Sfornare (a questo punto gli scones, che si sono gonfiati, si toccano), staccarli delicatamente e lasciarli intiepidire su una griglia. Servire tipiedi (più buoni!) o a temperatura ambiente, con burro e marmellata.

Nota: nel mio caso, l'aggiunta di farina non è servita, l'impasto era davvero perfetto... vabbè, voi tenetelo d'occhio, nel caso dovesse fare i capricci, saprete cosa fare!!!

Attenzione attenzione: scones in arrivo per Rorò, l'inglesina che finge di essere calabrese... ma dimmi tu, un regalino più anglo di così, ma dove lo trovi?! Grazie cara, sei stata dolcissima!!!

lunedì 11 agosto 2008

Colazione da... Margherita e Valeria (Simili)


Metti che di domenica mattina ti si spalancano gli occhi alle 7, strano, nessun folle col tagliaerba impazzito, nessun villeggiante che vuol sapere (e far sapere a tutto il vicinato) quanti cornetti comprare, ueeeeee' ma 15 o 20? I napoletani, che popolo generoso! La cagnolina, innocente pure lei... mah, è andata così, sveglia precoce e nessuna possibilità di riaddormentarsi! Tra l'altro, mi sentivo stranamente fresca e riposata, in un attimo ero già galoppante sulle scale, direzione cucina con obiettivo datedabereagliassetati e, soprattutto, con l' intento panificatorio in agguato! Ehh, di tempo ne avevo... che tanto il maritino prima delle 10 (ma anche delle 11)... e poi di domenica pretendo una colazione lenta, diversa e decisamente più poetica del rapidissimo latteecereali feriale... a proposito, da non sottovalutare il fattore unlunedìmigliore... se a colazione ci sono i gustosi avanzi della domenica: della serie, se proprio non volete farlo per la domenica, fatelo per il lunedì! Vi ho detto che ultimamente sto (ri)apprezzando il fatto di seguire pedissequamente le ricette? Sia chiaro, quelle d' autore, quelle che se sono così, un motivo ci sarà! E siccome, ultimamente, pane=sorelle Simili , ma si, provo questo qui, rustico e profumatissimo! Vi siete mai svegliati con l' aroma del pane appena sfornato che v' inonda casa? Io no... perchè, appunto, sono quella che lo prepara, ma la soddisfazione è comunque grande!!!

Pane siciliano delle sorelle Simili

400 gr farina di semola di grano duro
100 gr farina 00
300 gr circa acqua
20 gr lievito di birra
10 gr sale
1 cucchiaio d'olio d'oliva
1 cucchiaio di malto
q.b. semi di sesamo

In una ciotola impastare battendo fino ad ottenere un impasto non troppo morbido, rovesciare sulla spianatoia e lavorare battendo per 10 minuti. Mettere il tutto in una ciotola unta di olio e far riposare per un'ora. Rovesciare sul tavolo l'impasto e lavorare nuovamente, dividerlo a metà e formare due palle. Per la formatura, la ricetta prevederebbe la tradizionale mafalda , io ho optato per dei (semplici) filoni, con tanto di tagli obliqui che fanno tanto backerei (omaggio al maritino?). Lasciar raddoppiare nuovamente di volume (circa un' ora), quindi, pennellare con acqua e far aderire i semi di sesamo (tutto questo procedimento fatelo direttamente sulla teglia del forno, coperta da pposita carta, così da non dover più toccare il pane lievitato per la seconda volta). Infornare in forno caldo a 210° per 10 minuti, abbassare a 200° e proseguire per altri 10 minuti, infine passare il pane dalla teglia alla gratella e cuocere ancora per 15 minuti.

Note: di domenica mattina, alle 7, ho preferito lasciar fare tutto alla planetaria, ma l'avrei fatto anche in orari diversi, credetemi!!! Invece del malto, ho utilizzato del miele e poooi, ah si, ho impastato con il siero della mozzarella di bufala (religiosamente conservato in frigo dal giorno prima)... era da un po' che volevo provare sta' cosa! Ora, il pane era buonissimo, ma difficile dire quanto abbia influito l' utilizzo del siero piuttosto che dell' acqua, credo sia solo una questione di gusto, chiaramente si tratta di un liquido salino... gente, se qualcuno ne sa qualcosa di scientificamente corretto, sono tutta orecchie!!!

domenica 13 luglio 2008

Chiocciola di Pane al Muesli

Eeevvvaaaiii, il primo pane cotto nel forno a legna ...senza effetto "carbonizzazione" !!!
Questa cosa me l' ero tenuta per me, ma ...lo ammetto (puntina d' orgoglio) ...è da qualche settimana che ci provo, praticamente da quando abbiamo inaugurato il forno! Puntualmente, dopo il doveroso giro di pizze, ecco spuntare anche la mia brava pagnotta della serie "visto che abbiamo acceso il forno" ... ciabatta, panello, in cassetta, di tutto, ma niente da fare, la superficie superiore orrendamente carbonizzata, ogni volta!!! Ma va........ , ma va là!!!

Tze, quando mi chiesero se sulla lapide (oddio) avrei preferito l' epitaffio "qui giace una persona che ci provò una volta nella vita e smise" oppure "qui giace una persona che non ha mai avuto successo, ma non hai mai smesso di provare ad averne" ... indovinate cos' ho risposto? Esatto!!!

Ormai era una questione di principio tra me e la pagnotta, una guerra all' ultima mollica, vuoi vedere che dovevo ritrovarmi a rimpiangere i pani del forno elettrico ?!

Amore, ma perche' non chiediamo a quel tuo amico panettiere, magari ci dà qualche consiglio... ahhhhhhhhhhh, come soffro!!!

Se state tutti ridendo sotto i baffi perchè quel genio d' una Precy, da sola, non capiva che bisognava far scendere la temperatura, potete anche smettere di ridere perche' ... certo che c' avevo pensato ed ho anche il mio indispensabilissimo termometro: lui mi segna 250-200 gradi ed io ZAC ...dentro!!! Ma niente da fare, carbonizzato, ma percheeeeeeeeeeeeee' ???

Il perchè me l'ha spiegato l'amico panettiere: la temperatura rilevata dal termometro è alquanto indicativa, perchè un conto è misurare la temperatura giù, sulla base del forno, un altro è misurarla più in alto, dove si concentra tutto il calore... e poi, nei panifici, inseriscono tanti panelli insieme, la temperatura s' abbassa ed il calore viene ripartito equamente!!!

Ahhhhhhhhhhhhhhh, ma io come faccio, mica posso infornare 10 panelli??!!
Noooooooo, basterà inserire qualcosa che disperda un po' il calore, evitando di farlo concentrare tutto sulla tua (misera) pagnotta, dei mattoni per esempio!!!

Genio!!!

Chiocciola di Pane al Muesli
200 gr di farina 00
100 gr di farina ai cereali misti (avena, farro, segale,...)
50 gr di muesli
3 gr di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di miele d' acacia
50 gr di burro (a pomata)
10 gr di sale
q.b. di acqua tiepida
q.b. fiocchi d'avena

Sciogliere il lievito con poca acqua tiepida ed il cucchiaino di miele. Miscelare le farine ed il muesli ed incorporarle al lievito: iniziare ad impastare ed aggiungere il burro e, gradualmente, acqua tiepida quanto basta ad ottenere un composto omogeneo, ma ancora piuttosto morbido (min. 200 ml). Aggiungere il sale alla fine. Lasciar lievitare fino al raddoppio, coprendo la ciotola con un panno umido e posizionandola al caldo (nel mio caso, 4 ore...a 30 gradi). Riprendere l'impasto e, aiutandosi con poca farina, sgonfiarlo, piegarlo più volte sovrapponendone i lembi, quindi, formare un salsicciotto bello lungo ed arrotolarlo su se stesso a mo' di chiocciola. Posizionarlo in uno stampo infarinato (nel mio caso, da 24 cm), spolverarlo con una manciata di fiocchi d'avena e lasciar lievitare fino a raggiungere i bordi dello stampo (nel mio caso, 1 ora e 1/2). Riscaldare il forno a 200 gradi (ventilato) e cuocere per 30 minuti, posizionando lo stampo nella parte bassa del forno!!!


Rustico e profumatissimo, per il dolce e per il salato senza che s' offenda nessuno, un pane che...è anche un po' brioche!!!

lunedì 16 giugno 2008

Cornetti al Parmigiano


E allora, questa domenica? All' altezza delle aspettative?

Ditemi un po': dopo una giornata decisamente piacevole e rilassante...
...il fatidico 'day after' come lo vivete?
Sulla scia positiva di quel che e' stato o ...vi ritrovate gia' depressi al pensiero delle 144 lunghe ore che vi separano dalla prossima giornata libera ???!!!


Questo lunedi' parto con un sondaggio: a quale categoria appartenete?
A quella delle persone che sanno godersi il momento, oppure siete di quelli che hanno perennemente l'ansia del quando tutto finira' ? Ditemi ditemi...


Io? Alla prima sicuramente!
... c'ho dovuto lavorare un po' su, ma ne e' valsa la pena anche perche', diversamente, me ne sarei perse davvero troppe !

Ieri, per esempio, avrei perso la stupenda sensazione di liberta' nel pianificare una giornata cosi'... assolutamente senza piani!
La gratificazione di sentirsi turista a casa propria, mancava solo una cartina tra le mani!
La gioia di veder giocare Fiocco con la sua nuova amichetta Laika... che tenerezza!
Il piacere di chiacchierare con delle persone che non ridono sotto i baffi quando gli confidi che sei profondamente combattuta sulla sterilizzazione del tuo cane: i padroni di Laika, appunto!


Una domenica bellissima!
Al rientro, doverosa sublimazione mangereccia, ci siamo concessi uno spuntino con questi sfiziosissimi cornetti salati, perfetti per accompagnare salumi, formaggi, pate'...
e per essere gustati cosi' come sono!
Li vedrei benissimo anche per un buffet, magari in versione mignon!!!

RICETTA
Sciogliere 3 grammi di lievito di birra fresco con un bicchiere di latte tiepido e due cucchiaini di miele (preferibilmente di castagno oppure di acacia).
Incorporare 250 gr di farina 00 e 250 grammi di farina manitoba (miscelate insieme), 80 gr di olio d'oliva, 50 gr di Parmigiano grattuggiato, 150 gr circa di latte, 10 gr di sale.
Lavorare l'impasto in modo da ottenere un composto omogeneo, ma abbastanza morbido: se serve, aggiungere ancora del latte!
Lasciar riposare fino al raddoppio (almeno 5 ore). Riprendere l'impasto, stenderlo in un disco di circa 3 mm di spessore. Con un coltello a lama liscia, dividere il disco in quattro parti, quindi ogni parte in altrettanti piccoli triangoli ( o meno, dipende da quanto grandi si vorranno i cornetti).
Arrotolare ogni triangolo partendo dalla base, sistemarli su di una teglia coperta da carta da forno, ben distanziati tra loro, e lasciar lievitare ancora tre ore circa.
Infornare a 200 gradi per dieci minuti, posizionando la teglia nella parte bassa del forno.

P.S. non ho spennellato nulla sulla superficie, ma se preferite lucidateli con uovo sbattuto, oppure solo con del latte.