martedì 31 marzo 2009

Spaghetti al finocchio


Non sarei, propriamente, un'appassionata del genere-finocchio! Anzi, credo di nutrire, al riguardo, una forma di terrore/odio latente - bene o male - da quando ero bambina (quindi, da un bel po'!)! Spiego: mia nonna aveva l'abitudine (sanissima, per carità) di posizionare sulla tavola-della-domenica un'insalatiera colma di spicchi di finocchio. Finocchi lavati, tagliati a spicchi, rigorosamente al naturale e via... si sgranocchiava allegramente in attesa dell'artiglieria pesante. Ed era, un po', l'irrinunciabile finger-food della nonna! Peccato che, sgranocchiare il finocchio crudo, non è che sia questo gran gesto d'affetto per il settore denti-e-gengive: ecco, non so se v'è mai capitato di convivere con un sottilissimo filamento di finocchio, incastonato a puntino tra molare e premolare... beccata, trauma infantile! E così, è finita che non l'ho quasi più mangiato, fatta eccezione per qualche timido tentativo d'approccio in età adulta: ci sarebbe la versione finocchio-al-gratin, quello annegato in un mare di burrosissima besciamelle (ehm, specialità della suocera... tedesca!). Quindi, per tutt'una serie di (validissime) ragioni, avevo deciso di poter felicemente sopravvivere (anche) senza finocchi... ma poi succede che sono lì a sfogliare (ancora una volta) Delphine! E lì succede che, il finocchio, me lo ritrovo in un piatto di spaghetti (sarà che adoro gli spaghetti), con una salsina/non salsina a base d'aglio e olio (musica per le mie orecchie), il tutto... rigorosamente in bianco (il motto pummarola for ever, per me non vale! anzi!)... con un guizzo di pangrattato croccante: potevo, mica, resistere?! E per l'occasione (armistizio-finocchiesco in atto), abruzzesissime matasse (davvero!) di spaghetti ruvidissimi, sembravano trafilati esattamente per questa ricetta! Tutto il resto è un fantastico equilibrio/contrasto di sapori: una nota di questo, una punta di quell'altro, mentre avvolgi e pensi di dover necessariamente delle scuse. Al genere-finocchio!


Spaghetti al finocchio
per 4 persone

320 g di spaghetti
2 finocchi grandi
1 manciata di uvetta
1 spicchio d'aglio affettato sottilmente
15 filetti d'acciuga sott'olio, a pezzi
3-4 cucchiai di pangrattato
8 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
pepe
burro

Pulite e affettate finemente i finocchi. In una padella, scaldate 4 cucchiai d'olio a fuoco basso, unite i finocchi (non salate, le acciughe sono già abbastanza saporite) e pepate. Coprite con un po' d'alluminio imburrato e lasciate sudare per 20 minuti, mescolando di tanto in tanto. A metà cottura, unite l'uvetta. In un'insalatiera capiente, mescolate 4 cucchiai d'olio con le acciughe e l'aglio. Cuocete gli spaghetti in abbondante acqua bollente e salata. Scolatela al dente, versatela nell'insalatiera, aggiungendo anche il pangrattato ed il finocchio. Pepate ancora, rimestate per insaporire il tutto e servite immediatamente.

domenica 29 marzo 2009

I muffin (fragole+ricotta) di Bob


Al secolo, Marc Grossman. Bob's Juice Bar è, invece, il nome del (suo) bar parigino, specializzato in succhi di frutta/verdura, panini, stuzzicchini e... muffin meravigliosi. No, non sono stata a Parigi nel weekend (e, per la verità, quando ci sono stata, tempo fa, nessuno m'aveva detto di passare da Bob/Marc), ma avrei acquistato il simpatico libricino (che costa poco ed è spettacolare... foto di Akiko Ida in bonus!!!). Vita, morte e miracoli del muffin, ma soprattutto... muffin decisamente particolari, stuzzicanti (devo decidermi a comprare le barbabietole... le grattugerò nei prossimi muffin!), straripanti di frutta... spesso, con olio di girasole al posto del burro (i muffin risultano più morbidi, parola di Bob! la ragione sta nel fatto che l'olio, più del burro, impedisce alla farina di produrre un eccesso di glutine e, così, di asciugare l'interno dolcetto). Che ne dite, facciamo un (utilissimo) promemoria muffin-esco?

- stay cool and have fun! Il che equivale, se ho ben capito, a cucinare divertendosi... evitando, però, di confondere il sale con lo zucchero o di uscire e lasciare i muffins in forno (per esempio): ok, grazie mille Bob!!!

- non mescolare troppo! L'impasto presenta dei grumi? C'è ancora della farina non amalgamata sparsa qua e là? Benissimo! Mescolando a lungo, verrà prodotto (il solito) glutine, i gas della fermentazione scapperanno fuori e... ciaociao muffin morbidoso!

- non lasciar riposare l'impasto! Una volta attivati gli agenti lievitanti (ovvero, mescolando ingredienti secchi e liquidi), i gas diventano sempre meno attivi... quindi, lasciando trascorrere troppo tempo, il muffin non si gonfierà come dovrebbe... una volta in forno! Per cui, mescolare (brevemente) ed infornare... senza perdersi in chiacchiere :-)

- pre-riscaldare il forno! E' assolutamente necessario... se desiderate muffin ben gonfi, morbidi dentro e con una sconvolgente crosticina croccante all'esterno. Il tutto, rispettando i tempi di cottura canonici (di solito, venti minuti, a 180-200 gradi): una cottura prolungata seccherebbe il muffin, per forza!

- utilizzare uova a temperatura ambiente.

E dopo la teoria, la (tanto agognata) pratica! Nel mio caso, considerando le (già incredibilmente) succose fragole di Terracina acquistate di recente, molto classicamente... ricotta+fragole: con una pasta non eccessivamente dolce, fondente, persino un po' cheesecake!


Muffin con fragole e ricotta
per 12 muffins

ingredienti secchi:
400 g di farina bianca
150 g di zucchero
4 cucchiaini di lievito per dolci
1 cucchiaino di sale

ingredienti liquidi:
300 g di ricotta
85 ml di olio di girasole
85 ml di latte
2 uova (tuorli ed albumi separati)
300 g di fragole

Preriscaldate il forno a 180 gradi. Mescolate gli ingredienti secchi. Separatamente, mescolate la ricotta, l'olio, il latte ed i tuorli. Tagliate le fragole a piccoli pezzi. Montate gli albumi a neve. Unite i due impasti senza lavorare troppo. Unite, infine, gli albumi (mescolando, delicatamente, dal basso verso l'alto). Suddividete la pasta negli stampi da muffins (imburrati e cosparsi di farina oppure rivestiti con gli appositi pirottini di carta). Potete riempirli fino all'orlo perchè si tratta di una pasta piuttosto compatta. Fate cuocere i muffin per 15-20 minuti, finchè risulteranno gonfi e ben dorati.

venerdì 27 marzo 2009

Spring Minestrone



"C'è un intero mondo di minestroni là fuori - per lo più basati su ricette ben precise, autentiche. Personalmente, ritengo che un minestrone dovrebbe sempre rispecchiare le stagioni: più pesanti quelli invernali, più leggeri e colorati quelli primaverili ed estivi!".
Jamie Oliver

Per chi volesse approfondire l'argomento, prego, accomodarsi da questa parte [ma poi, la traduzione, ve la fate da soli... a parte che dovrebbero inventare un apposito dizionario per l'Oliver-esco... già che ci siamo, suggerirei vivamente di non tradurre affatto (ok, fatto inglese a scuola)... impossibile tradurre l'entusiasmo di Jamie, senza perdere preziosissimi dettagli di humor e quant'altro (anche in tv: sottotitoli please!!! non lo vogliamo più il doppiatore-falsamente-gasato, lasciateci l'originale!!!)]. Perchè il Jamie originale, va detto, è davvero una sagoma/fenomeno di quelli... obiettiamogli tutto: il fatto che sia un genio del marketing (consoliamoci, è in ottima compagnia!), che sia costruito fino all'ultimo ciuffo ribelle, che sia più attore che cuoco (almeno, lui, è anche cuoco!)... però ecco, è dotato d'una comunicativa indiscutibile, coinvolgente... per quanto mi riguarda, il Jamie da leggere (in primis) è un tutt'uno con la curiosità di sperimentare. Molto spesso... in stile rivelazione: oddio, tutte queste fantastiche verdure primaverili, ma come ho fatto a non pensare al minestrone?! Il resto, è soltanto incetta selvaggia di verdure fresche, rigorosamente di stagione, senza dimenticare un bel mazzettino di basilico... me ne darebbe proprio un bel mazzettino intero (che devo farci il pesto per il minestrone di Jamie), non le solite due foglioline striminzite... che tanto lo so che, là dietro, ne avete una montagna [un paio di occhietti dolci, sgranati a fanale, non guastano affatto, poi ognuno valuti per sè (maschio-maschio, meglio evitare; invece femmina-femmina, soprattutto se una delle due è leggermente andante con l'età potrebbe funzionare)... ma vi rendete conto?! Vi sto svelando tutti i miei trucchi?!].

Ad ogni modo "un minestrone, volendo, può sostituire un intero pasto, basterà aggiungervi della pasta, del riso o del pane raffermo!". Nel mio caso, bucatini spezzati: al riguardo, Jamie suggerisce di avvolgerli in un telo e di tranciarli con un colpo secco sul bordo del piano da lavoro. Un pochino teatrale? No, molto Jamie Oliver!

Per il minetrone, procedere molto liberamente, in base ai gusti ed alla quantità. Io ho utilizzato cipollotto fresco, asparagi, piselli freschi, broccolo romanesco, zucchine novelle (quelle piccole, con la buccia chiara), taccole, spinacino, borragine, agretti, pomodorini... si parte da un soffritto d'olio extravergine d'oliva e cipollotto fresco tritato, si aggiungono gradualmente le verdure tagliate in piccoli pezzi, si lascia insaporire e s'allunga gradualmente con il brodo caldo (di pollo, ma anche vegetale, basta che sia bello saporito). La pasta va aggiunta alla fine, basteranno pochi minuti di cottura! Spegnere, insaporire con il pesto e servire appena tiepido.

E come dice Jamie "l'idea di questa zuppa è quella di celebrare tutte le verdure disponibili al momento, quindi sentitevi liberi di modificare la zuppa e renderla davvero unica!".

Un genio! :-)

giovedì 26 marzo 2009

Taccole, riso e vitello in stile thai


Mai assaggiate le taccole prima d'ora: ma sono delizioseee! Taccole: altrimenti dette fagioli piatti, fagioli corallo... eppure, giurerei d'aver letto qualcosa circa la loro appartenenza alla famiglia dei piselli (magari, qualcuno che c'illumina al riguardo?). Tornando al piatto, tutto ebbe inzio quel giorno in cui, sfogliando e re-sfogliando avidamente Verdure golose (nomen omen, è proprio il caso di dirlo), Precisina adocchiò, con curiosità famelica, un' interessantissima insalata in stile thai: taccole+latte di cocco+salsa di soia+salsa di pesce... thai insomma. Il punto era che, al contempo, c'era da preparare qualcosa per cena: ora, per i fatti già narrati, ci siamo tenuti (soltanto) l'idea di base, poi facendo il classico 1+1+1 (verdurina+carbo+proteina, solidalmente agghindate secondo il citato criterio latte di cocco+salsa di soia+salsa di pesce... criterio thai insomma) ne è spuntato fuori un piatto-unico assolutamente da rifare! A dirla tutta, c'eravamo bloccati un attimo sulla salsa di pesce (ce l'ho, ce l'ho, mi manca!)... ma lei era pronta a giurare che anche la colatura di alici... insomma, siamo lì! :-)


Taccole, riso e vitello in stile thai
per due persone:

150 g di taccole
100 g di riso
a grano lungo*
*(basmati, jasmine oppure venere... come ho fatto io!)
200 g di polpa di vitello in tocchetti piuttosto grossi
1 manciata di semi di sesamo
1 cipollotto fresco affettato sottile
1 cucchiaino di coriandolo fresco tritato
1/2 cucchiaino di quattro-spezie**
**miscela già pronta a base di cannella, zenzero, noce moscata e chiodi di garofano
2 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di salsa di pesce***
***nuoc mam, garum oppure colatura di alici :-)
2 cucchiaio di latte di cocco
2 cucchiai di olio di sesamo
2 cucchiai d'olio d'oliva
1 cucchiaino di zucchero
1 manciata di anacardi tostati
fior di sale
pepe

Preparate una salsina con 1 cucchiaio di salsa di soia, 1 cucchiaio di latte di cocco, 1 cucchiaio di salsa di pesce, 1 cucchiaio di olio d'oliva e lo zucchero: unite la carne, mescolate con cura, coprite e lasciate insaporire per circa mezz'ora. Spuntate leggermente le taccole e cuocetele in acqua bollente, salata, per 5 minuti (devono restare piuttosto croccanti). Sollevatele, quindi, con una schiumarola (oppure un mestolo forato) ed immergetele direttamente in una ciotola con acqua e cubetti di ghiaccio. Lessate anche il riso (già sciacquato più volte in acqua fredda) riducendo leggermente i tempi di cottura indicati sulla confezione. Quindi, scolatelo e passatelo sotto un getto d'acqua fredda per fermarne la cottura. In una padella antiaderente (ancora meglio, nel wok), riscaldate l'olio di sesamo, tostatevi i semi, unite anche il cipollotto e, quindi, la carne (senza sgocciolarla troppo dalla salsina). Rosolate velocemente, il tanto che basta a sigillare la superficie esterna dei tocchetti di carne. Unite anche il riso e le taccole ed insaporite bene il tutto. Versate in un'insalatiera. A parte, preparate il condimento con 1 cucchiaio di salsa di soia, 1 cucchiaio di latte di cocco, 1 cucchiaio di salsa di pesce, 1 cucchiaio di olio d'oliva, le spezie ed un pizzico di pepe, emulsionate con cura e versate nell'insalatiera. Mescolate il tutto. Completate con una manciata di anacardi tostati, un pizzico di fior di sale e servite.

mercoledì 25 marzo 2009

Crunchy bruschetta


Mi verrebbe (quasi) da pensare che, ieri, distratti dall'ilarità del racconto (ma anche dallo sconvolgimento suscitato dalle barrette energetiche home-made... diciamolo pure), magari è sfuggita l'indiscutibile chicca del momento (parlo della mia dispensa dove c'è stato, addirittura, un party di benvenuto: avete presente lo spot del riso flora?). Quindi, lo ripetiamo: crunchy rice... che ieri profumava di zenzero e limone ed era (in realtà) piuttosto celato dai chicchi d'avena, dalla crusca... per questo, oggi, con la versione origano-inside, ne proponiamo un uso (addirittura) imprescindibile: signore e signori, un topping (così, col cavolo che non lo notate!). In realtà, niente di più semplice, direi quasi sul banale andante... se non fosse per il topping, ovviamente. E l'idea è, davvero, d'una elementarità talmente evidente (ecco come si svolgono i miei iter mentali al momento di mettersi a cucinare!): bruschetta, mozzarella di bufala, pomodoro (secco) ed acciuga! Terminando, come normalità vorrebbe, con l'origano (fresco/secco/tritato) da spolverizzare qua e là, giusto per profumare meravigliosamente il tutto! Troppo facile: e se oltre al profumo, creassimo anche un piccolo gioco di consistenze? In effetti, il risultato finale suggerisce un po' la sensazione del milka luflée, ma non abbiate paura, non succede nulla... è solo divertente da morire! Quindi sì, l'erbetta aromatica in questione è stata edonisticamente sostituita da una manciata di micro-sfere croccanti (all'origano!), legate da un po' d'albume d'uovo, qualche minuto di grill... carina no?!

Ricapitolando, per la nostra crunchy bruschetta (ma che nome del cavolo!):

- fetta di pane (preferibilmente del tipo nero, di segale);
- fetta di mozzarella di bufala (meglio se del giorno prima);
- spicchio di pomodoro secco;
- filetto d'acciuga sott'olio;
- spolverata di pepe nero;
- un cucchiaio di crunchy rice all'origano leggermente sbattuto con dell'albume d'uovo ed un cucchiaino di parmigiano grattugiato
;
- pochi minuti di grill, in modo da gratinare/rassodare il topping.


Infine, per superare l'impasse del - tu ce l'hai ed io no - rileggendo i comments di ieri, troverete il signor (Michele)Perinotti in persona che, direttamente dalla tastiera dalla sua base operativa, fa gentilmente sapere (a noi tutti!) come organizzarsi per l'(eventuale) acquisto delle curiose micro-sfere croccanti, anzi, vi copio/incollo il messaggio, così, il prossimo che se ne esce con... scusa Precy, ma al posto del crunchy rice cosa potrei... :-)))

michele ha detto:
beh ... facciamo così ...
i crunchy rice stanno arrivando adesso, è un'assoluta anteprima
però con una mail si stabilisce il contatto e verosimilmente la possibilità di averli, oltretutto ce ne sono 12 gusti diversi, ASSOLUTAMENTE NATURE! tipo liquirizia di calabria, tipo pepe di Sarawak, tipo menta glaciale, tipo lampone ...
grazie, Michele

precisina ha detto:
oddio, alla menta glacialeee... io-io-io, questa la so: una variazione di AfterEight al bicchiere?! :-)

martedì 24 marzo 2009

Crunchy (corny, ginger, lemon, sesam, honey) bar


For very athletic people!
A quanto pare, qualcuno s'è iscritto in palestra (e non sono io... ovviamente, nemmeno il cane). E sarà mica questa la ragione pungolante delle corroboranti barrette energetiche, decisamente home-made? Oppure le contestazioni ricevute in merito ai prezzi di Biopolis & co... in effetti, va detto: i prezzi delle barrette industriali, marca più / marca meno, sono un vero colpo al cuore (che saranno mai?!)! Però com'è che si dice: à la guerre comme à la guerre! E per dirla anche un po' alla Terzani... la grande, immensa, ridicola parabola dei nostri tempi: l'ascensore anche per salire al primo piano e poi... tutti disposti a pagare per sudare e correre forsennatamente senza arrivare mai da nessuna parte (vedere alla voce: tapis roulant). E così, ieri sera, il comitato-di-bentornato allestito da noi altri (quelli che l'ascensore giammai!) prevedeva, appunto, asciugamani, aloe vera, massaggi, ma soprattutto barrette! Con la complicità del gentilissimo ed impagabile Michele Perinotti che, giusto ieri (ma come faceva a saperlo?), m'aveva fatto recapitare un commovente assortimento di riso (e riso!)... con tre divertentissime versioni di crunchy rice (zenzero, origano e liquirizia)... che non è esattamente riso soffiato, anzi, non lo è affatto. E', piuttosto, un riso croccante fatto scoppiare sotto vuoto, arricchito con spezie ed ingredienti particolari et voilà: un pizzico di cucina creativa, divertente e d'avanguardia da inserire, perchè no, anche in sanissime :-) barrette parecchio croccanti, decisamente salutari, insomma, roba per mariti/fidanzati sportivi, figli iperattivi, studenti sotto stress, ma anche per donne moderne... quelle che non prendono l'ascensore ed amano farsi del bene, persino a merenda! Ma va lààà!!!


Crunchy bar

per circa 15 barrette:
350 g di fiocchi d'avena
100 g di Ginger Lemon Crunchy Rice
100 g di farina 00
100 g di crusca di frumento
1 cucchiaino di lievito in polvere
150 g di zucchero di canna
4 cucchiai di semi di sesamo
2 albicocche secche tritate
4 cucchiai di miele liquido
150 g di yogurt greco
2 uova leggermente sbattute
3 cucchiai di olio di semi di girasole
1 bicchiere di latte intero

Miscelare le farine con il lievito setacciato. Unire anche lo zucchero e, man mano, tutti gli altri ingredienti: amalgamare con cura, rimestando energicamente prima con un cucchiaio e, poi, con le mani in modo da ottenere un impasto omogeneo che, comunque, dovrà risultare decisamente umido (nel caso, aiutarsi, gradualmente, con altro latte). Stendere l'impasto in una teglia di circa 18 x 28 cm, foderata con carta da forno e cuocere in forno già caldo a 180 gradi per 30 minuti. Lasciar raffreddare completamente, quindi, porzionare con un coltello ben affilato e conservare in contenitori a chiusura ermetica.

lunedì 23 marzo 2009

Un cake (con noci e caprino) equosolidale? :-)


Era un pochino prevedibile: voglio dire, con la dispensa piena di articoletti d'un certo interesse, non solo gastronomico, ma anche (lo-dico-non-lo-dico-lo-dico) etico, ebbene, doveva pur accadere! Ed è accaduto, per l'appunto, due giorni fa, in un sabato mattina stranamente sornione (senza ikea, leroy merlin...), quando si rovistava compulsivamente nella dispensa (di cui sopra... a proposito, festeggiamo l'arrivo di barattoli e barattolini d'ogni sorta che hanno, finalmente, dato un senso a tutto l'insieme... ed anche alla mia vita!)... alla disperata ricerca di un qualcosa di assolutamente sconvolgente per il tea-time del fine settimana... tenendo presente la voglia del momento (cake umido, anche un po' pastoso, segni particolari: profumatissimo e con un divertentissimo stridore di frutta secca sotto i molari!), le regalie promesse alla vicina che sopporta quotidianamente le esalazioni della mia cucina (dura la vita dei vicini!), senza dimenticare nemmeno la sorellina (ed il cognatino) che, magari, avrebbero gradito una coccola dolce per la colazione della domenica (ognuno ha i suoi vizi no?!)... un iter a dir poco difficoltoso, ma ce l'abbiamo fatta: più equosolidale di così... mica s'impasta, inforna e via! E riflettevo, appunto, sulla massiccia presenza d'ingredienti acquistati recentemente dal biologico sotto casa: in particolare, troverei piuttosto interessante questa storia delle noci dell'amazzonia. Che sanno decisamente di mandorla per cui... se ne siete rimasti inspiegabilmente sprovvisti (che buone però!), sostituitele tranquillamente con delle mandorle e nessuno se ne avrà a male più di tanto. Come dicevo però, la componente biologica è talmente massiccia da far meditare seriamente sul risultato ottenuto: addirittura qualcuno, preso dall'entusiasmo, suggeriva un'(assolutamente involontaria e casuale) similitudine con il pan ducale... che non ho mai assaggiato (ma verificherò, a questo punto mi tocca!). Quindi, in pieno regime di equosolidarietà... vissero tutti sazi e contenti! Detto questo... avrei premura di compiere una certa missione: ehm, nel corso della consueta uscita mattutina con la belva... in verità, ero (piuttosto) assonnata... eppure, giurerei d'aver sentito il salumiere che mi parlava entusiasticamente della sua (nuova) mozzarella di bufala... l'avrò mica sognato, no eh?! :-)

P.S. qui a lato, ho finalmente inserito il (vostro-nostro) ricettario di cucina povera in comodissimo formato pdf... visto a che servono le domeniche?


Cake con noci dell'Amazzonia e caprino

per il cake:
3 uova medie
150 g di zucchero
1 pizzico di fior di sale
200 g di noci dell'Amazzonia finemente tritate (oppure mandorle)
80 g di caprino morbido
100 g di farina 00
50 g di fecola di patate
2 cucchiaini di lievito per dolci
50 g di burro fuso
1 limone non trattato
1 bacca di vaniglia
1/2 stecca di cannella

per lo stampo:
burro e farina

per la glassa:
2 cucchiai di vino rosso liquoroso (tipo Marsala)
2 cucchiai di succo di pera
2 cucchiai di sciroppo di mirtilli

Con uno sbattitore elettrico regolato alla massima velocità, sbattere le uova con lo zucchero ed il sale per almeno 15 minuti (devono triplicare di volume). A questo punto, con una frusta a mano, incorporare delicatamente la vaniglia (incidere la bacca, aprirla e raschiarne via la polpa), la cannella macinata, la buccia grattugiata del limone, le noci finemente tritate, il burro, il caprino ed, infine, le farine miscelate e setacciate con il lievito. Amalgamare bene il tutto con movimenti regolari dal basso verso l'alto. Versare tutto nello stampo (del tipo per plumcake, da 30 cm) ben imburrato ed infarinato e cuocere, in forno già caldo, a 180 gradi per 45 minuti. Intanto, preparare lo sciroppo: in una casseruola, unire i tre liquidi e scaldarli a fiamma bassa per circa 10 minuti. Utilizzare per spennellare il dolce appena sfornato. Lasciar raffreddare completamente prima di servire... anche se, il giorno dopo, migliora decisamente!

venerdì 20 marzo 2009

Biopolis sotto casa... e non saperlo!

Oddio, proprio sotto casa... ci son voluti circa venti minuti (a piedi, velocità di crociera: sostenuta, pant pant!), con i relativi venti minuti per il ritorno... questi ultimi, leggermente più sofferti dei precedenti, causa... impossibilità a contenersi con gli acquisti (vige il motto "ormai-ci-sono-e-mica-ci-ritorno-domani"). Ecco, nemmeno il pensiero della strada da ri-percorrere con le bust-one di carta riciclata/riciclabile... ma diciamo che, superata la fondamentalissima questione del quanto-dista-biopolis-da-casa-di-precy, a questo punto, parlerei volentieri di Biopolis e... del fatto che ce ne fosse uno più o meno in zona, in realtà, me ne aveva già accennato un'amica blogger, subito dopo il trasloco... una sorta di comitato di benvenuto di quartiere! Ma dovevo aver completamente rimosso l'informazione (annebbiata, forse, dalle delicatessen firmate Zio d'America che, invece, è decisamente sotto casa!). E così, mi son ritrovata a passare dalle parti di Biopolis per puro caso. E soltanto pochi giorni fa! Primissimo impatto: sicuramente il profumo! Lo stesso, assolutamente identico a quello (altamente identificativo) che fa tanto erboristerie & co. E più t'avventuri (curiosamente) tra corsie e scaffali vari, più il profumo diventa assolutamente pregnante: odore d'erbette, di miscele da tè... segue a ruota, l'atmsofera! Neppure l'ombra dei (soliti) commessi stressati, un tantino apatici... al contrario, avrei nettamente percepito una sorta d'allegria generale (pure un po' contagiosa... che il bio faccia bene davvero?!), vagamente sul genere hippy (genere che contraddistingue, tra l'altro, anche la tipologia di clientela... anzi, direi che gli attuali clienti di questi posticini qui potrebbero essere distinti, fondamentalmente, con due etichette sociali (ahh, quanto amo le etichette!!!): quelli profondamente consapevoli e che restano lì per ore, leggono tutte le etichette, etc etc... e quelli che, di consapevolezza, ne hanno piuttosto un'altra ed è che fare la spesa da biopolis è decisamente "in"... che poi, cosa significherà ecosostenibile, bohhh?). Per la cronaca: nel corso della mia incursione biologica, incontrate entrambe le tipologie :-) ...ma la sottoscritta si auto-esonera dall'etichettatura di cui prima per mantenere, diciamo così, una certa neutralità da cronista :-) ... tornando, invece, ai commessi: ci credete che l'addetto al banco del pane s'è preso giusto il tempo di raccontarmi vita, morte e miracoli d'ogni singolo semino (di zucca/girasole/lino...) presente nei vari pani lì esposti?! Pani che costano (in media) 4 euro al chilo ma, biologico a parte (vabbè, non lo ripetiamo più, da biopolis è tutto biologico e, molto spesso, anche biodinamico ed equosolidale)... c'è che sono decisamente più saporiti dei comuni pani da supermercato! Ed avrei anche fatto due conti veloci: volendone preparare un esemplare simile a casa, tenendo presente che farina di soia-segale-farro non costano esattamente quanto la comune (farina) 00 (a marchio GS, magari), senza dimenticare i vari semini (di zucca/girasole/lino...), assolutamente imprescindibili, aggiungendo i costi accessori e, bè, il tempo... considerando, poi, che, quello di biopolis, è a lievitazione naturale, non saprei, voi che dite? Poi, cavolo, aveva un profumo talmente buono... insomma, l'abbiamo preso e senza l'ombra di rimorso alcuno, ohhh! Ed ecco che ci siamo arrivati (stavate per dirlo tutti, lo so): da biopolis, è tutto più caro (anche se 'caro', per me, significa superiore al valore reale dell'oggetto... quindi andiamoci piano con gli aggettivi). Diciamo, più costoso?! Ma immagino (anzi, spero) che le motivazioni siano talmente ovvie (costi di produzione, standard di qualità, controlli, fattore rarità, etc etc). E poi il sapore (chi mi sa dire quanto vale il sapore?). Premessa: alla fin fine, sarei di quelli che prendono le cose sempre un po' con le pinze, soprattutto se oltre a trattarsi di roba etica, corretta... si tratta anche di fenomeni (appena un po') di tendenza. Posto questo (della serie, ognuno faccia un po' le proprie scelte/indagini/calcoli... soprattutto, converrebbe sempre informarsi bene sul produttore), mi viene in mente un esempio (su tutti): le uova! Non venitemi a raccontare che il sapore è lo stesso (di quelle delle galline in batteria). Perchè, davvero, non lo è. E vale anche per il sale (quello vero), il burro (quello vero), lo zucchero di canna, la frutta secca (avevo accennato a delle meravigliose mandorle siciliane tostate). Senza contare (anzi no, contiamola!) la lattuga, quotata 3 euro e 50 al chilo... ma il problema è che ti seduce già dal colore, 3001 sfumature diverse, quasi impercettibili, eppure ci sono proprio tutte: 3001 esatte! E nelle mie bust-one della spesa, come sempre, un vasto assortimento di farine, ma anche yogurt (che sa di yogurt e basta!), frutta secca (e non solo... considerato che sgranocchiare una mela con la buccia è un qualcosa che mi dà, sinceramente, gioia!!!), lieviti, zucchero demerara, sale, con la partecipazione di topinambur e patate rosse (poi vedremo cosa farci!). Ops, dimenticavo... anche dei biologicissimi bocconcini di pollo per amici a 4 zampe... perchè, in effetti, quel giorno che ci siamo ritrovati con biopolis davanti, stavamo (soprattutto) cercando il nuovo veterinario, per cui... :-)



BIOPOLIS (Roma)


via tripolitania 39 (viale libia) - tel: 06 86580314
via seggiano 63
(nuovo salario) - tel: 06 8121368
via alessandro de stefani 32/40
(zona talenti) - tel: 06 82087106

giovedì 19 marzo 2009

Lenticchie, coriandolo, prosciutto crudo e lime


"Col cavolo che domani passo a rileggerla, noiosa d'una Precy. Ecco, tornerò quando sarà finalmente rinsavita e si deciderà a cucinare, per esempio, abbacchio con patate! Sicuro, farò così!" Come vedete (sento già le voci!!!), ne sono più che consapevole! Del fatto di sfidare, letteralmente, la pazienza dei miei (cari, amatissimi) lettori... tenetevi forte, ho da fare un annuncio ufficialissimo: rinsavimento in atto! Pena... serissime minacce di divorzio! Risparmiatevi il solito sarcasmo, tra l'altro, servito dalla sottoscritta su un piatto d'argento e se vi va... prendete nota dell'ultimissima insalata marzolina (quando si dice, chiudere in bellezza!!!), mancavano le lenticchie no?! Eccole qui! E sono pure quelle mitiche di Castelluccio (di Norcia... nel caso non riusciste a reperirle, potete sempre ordinarle qui... ehm, come ho fatto io). Pratiche: non occorre lasciarle in ammollo (wow, se mi vanno le lenticchie non devo necessariamente decidermi dalla sera prima!!!). Belle: tutte colorate, ricche di sfumature. Buone: che lo dico affà, un sapore unico! E' bastato aggiungere del coriandolo (vabbè sì, taaanto coriandolo), del prosciutto crudo abbrustolito... nella speranza che una fettina di salume ruspante potesse gettare un po' di fumo negli occhi (meschina!), ma il maritino non c'è cascato! Qualche mandorla siciliana, tostata, inserita qua e là... ma, oggi, è la giornata della lenticchia (oltre che la festa del papà: auguriauguriauguri), per le mandorle, magari, se ne riparla poi :-) la ricettina odierna, invece, andrebbe vista come una sorta di matrimonio (questo qui, senza minacce di divorzio) tra l'ormai familiarissima Delphine... e lo chiccoso José Maréchal: le lenticchie ed il coriandolo appartengono alla sposa. Lui, ha gentilmente fornito l'idea del bicchiere-goloso (ma va?!) e, soprattutto, quella del salume friccicarello... in realtà, premeva perchè utilizzassi anche del foie gras: l'avevo terminato :-)


Insalata di lenticchie al coriandolo,
con prosciutto crudo e lime

per 6 persone:

300 g di lenticchie di Castelluccio
4 cipolle affettate sottilmente
8 rametti di coriandolo tritati
2 lime
12 fettine sottili di prosciutto crudo
1 manciata di mandorle
spellate e tostate
1 cucchiaino di aceto di vino bianco
1 cucchiaio di senape
4 cucchiai d'olio d'oliva
sale e pepe

Versate le lenticchie in una pentola, copritele con acqua fredda, unite le cipolle, il sale e cuocete riducendo leggermente i tempi di cottura indicati sulla confezione (30 minuti dovrebbero essere sufficienti). Scolatele e lasciatele raffreddare. Intanto, in una padella antiaderente, abbrustolite il prosciutto crudo, quindi, spezzettatelo grossolanamente. In una ciotola, mescolate l'olio, con l'aceto, il succo dei lime, il coriandolo, la senape, il pepe e, nel caso, ancora un pizzico di sale. Quando le lenticchie e le cipolle risulteranno ormai fredde, mescolatele delicatamente con il prosciutto ed il condimento preparato. Montate i bicchieri completando con le mandorle a filetti e servite.

mercoledì 18 marzo 2009

I ceci col pecorino (di fossa)


Certo che quando si va in fissa... ancora un' insalata! E riflettevo sul fatto che... saremmo soltanto a marzo! Domanda: continuando di questo passo, cosa mangeremo mai ad agosto? Problema apparentemente serio, se non fosse che, in realtà, la risposta è talmente evidente: suvvia gente, quelle che vi sto propinando saranno anche insalate, ma decisamente in versione piatto-unico, corpose, azzarderei corroboranti (sempre della serie: mica son due foglie di lattuga!!!). A chi verrebbe mai in mente di mangiare del pecorino di fossa ad agosto?! Ecco, quindi proseguiamo (di diritto) con questa divertente saga delle insalate marzoline e dicevamo... pecorino di fossa (pecorino di Pienza, stagionato in fosse naturali di tufo): ancora una volta, resto estasiata di fronte ad accostamenti che, normalmente, mai nella vita... invece, per fortuna, capita d'assaggiare e scoprire che (ma wow!!!) vanno a braccetto come i pomodori con la mozzarella di bufala (attenzioneattenzione: anticipazione esclusiva sulle insalate agostiane)!!! Formaggio e legumi: dalle mie parti (quelle meridionali ovviamente), penso d'averlo ripetuto fino alla nausea, le paste&... (lenticchie/fagioli/ceci...) vanno davvero tantissimo, autentiche ricette cult se ancora non si fosse capito!!! Soltanto che... una delle primissime cose che t'insegnano (insieme al fatto che bisogna copririsi la bocca quando si sbadiglia) è che il formaggio con i legumi: giammai! Parlo della cucina di casa, quella della mamma, della nonna, della zia... mi son dovuta trasferire a Roma per azzardare certi abbinamenti (tanto mamma non mi vede!). Ad ogni modo, siamo partiti sostanzialmente dalla stessa Delphine di ieri, precisamente dalla sua insalata di ceci e cipolla! Ma dovevo assolutamente (ri)mangiare lo spettacolare pecorino di fossa del solito, ottimissimo Gianluca (non staremo esagerando con tutti stì superlativi?! cmq, lui li vende... non fa mica il casaro!!!)... tutto il resto, bè, sono soltanto ceci in scatola (meschino lo so, ma credo si tratti dell'unico legume che, da secco, mi resta sempre un tantino duretto... ed a questo punto m'aspetto dritte, suggerimenti: Acquaviva, ci sei???). E gli anacardi perchè... scusate, ma che vita sarebbe senza crunch?! :-)


Insalata di ceci, con anacardi
e Pecorino di fossa

per 4 persone:
400 g di ceci cotti
4 cipollotti novelli affettati sottilmente
ca. 50 g di Pecorino di Pienza in scaglie
1 manciata di anacardi tostati e spezzettati
1 mazzetto di prezzemolo tritato
4 cucchiai d'olio d'oliva
1 cucchiaio di senape all'antica
2 cucchiai di aceto di vino bianco
fior di sale
pepe

Versate in una ciotola l'aceto, la senape, l'olio, un po' di sale ed il pepe. Aggiungete i ceci, le cipolle, gli anacardi, il prezzemolo e parte del formaggio. Mescolate bene e completate il piatto con le altre scaglie di pecorino. Servite subito oppure conservare al fresco.