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giovedì 13 maggio 2010

Lisbona e baccalà con le patate

Non avevo ancora accennato alla mia parentesi lisboeta. Ma è stato un tale mordi e fuggi che sull'inevitabile strada del rientro, saudade a parte (e cioè quel senso di sottile e contagiosa nostalgia di cui la città è assolutamente permeata), pensavo già che alla prima cena-souvenir a base di baccalà sott'olio made in Conserveira de Lisboa (sì, ma non aspattatevi la mega fabbrica con magazzini in stile hangar, perchè è piuttosto un negozio molto caratteristico, gestito da un gruppetto di, molto plausibilmente, comari... interamente tappezzato di deliziose scatolette di latta contenenti le rinomatissime conserve artigianali di baccalà, tonno, sardine, sgombro ed altro ancora; e nel caso servisse la scatola-regalo, ce l'hanno!), dicevo quindi che alla prima cena-souvenir... ne avrei approfittato per allegare anche due cosine su quella che è stata, bene o male, la 'nostra' Lisbona. E che ci crediate oppure no (ma visto il soggetto, ci crederete di sicuro:)), il tour lisboeta consisteva soprattutto in una serie di puntatine in luoghi, come dire, di mero gusto locale. Perchè il tempo era davvero poco e non m'andava di perdere la chicca mangereccia di turno in cambio d'una visita al museo, tanto per dire. Che poi ognuno ha un po' le debolezze sue, e comunque non credo ci sia più 'cultura locale' in un museo, che non in un trancio di bacalhau asado (grigliato, ndr) assaggiato nella tasca (taverna tipica, ndr) di turno. Sempre tanto per dire, eh. :)) Terminando, con un grazie di cuore alla cara DesperateHouseviz che, da brava food blogger italiana residente a Lisbona, sapeva esattamente come farmene una golosa sintesi. Per cui... obrigada! :))


Conserveira a parte, altra tappa necessaria è quella all'Antiga Confeitaria de Belèm (noto quartiere di Lisbona), e la ragione ha la forma di una piccola tortina dall'involucro sfogliosissimo e croccante, all'interno una crema morbidissima, profumata di cannella e vagamente bruciacchiata in superficie. Da gustare preferibilmente tiepida... e che m'avrebbe ricordato un po' la sfogliatella napoletana (come del resto i lisboeti stessi, un po' napoletani nell'intimo:)), ma ovviamente me ne guarderei bene dal dichiararlo spudoratamente in giro. :))

Postilla:
queste tipicissime pastéis si trovano davvero in ogni angolo della città, ma quelle della confeitaria de Belèm sono assolutamete il top; e comunque, inutile anche solo pensare di provarci, la ricetta è insidacabilmente segreta!
Postilla/bis: non lasciatevi scoraggiare dalla coda di aspiranti mangiatori che fa da perenne cornice alla confeitaria! In realtà la fila scorre molto velocemente e, prima di quanto possiate immaginare, sarete già lì a decidere se spolverizzare la vostra tortina con la bustina di cannella che vi consegnano in bonus, oppure lasciarla semplicemente così com'è (io spolverizzavo:)).

E per spostarsi velocemente?
Elevadores, eléctricos e sicuramente la mitica linea 28, quella che attraversa tutti i quartieri più antichi. Impensabile andare a Lisbona e non provare l'ebrezza (e l'alta velocità, nonostante le salite, le discese ripidissime, ma sono dei pazziiii!) di questi suggestivi tram fatti di legno dentro e latta colorata fuori, fotogrammi neorealisti che schizzano via rapidissimi, mentre appoggiati al finestrino non si riesce a smettere di guardare fuori. "Com'era umano il tintinnio metallico dei tram" (Fernando Pessoa).


La tipica cucina lisboeta è semplice e generosa (anche nelle porzioni). Priva di sofisticazioni, fatta soprattutto di carni e pesci stufati o magari grigliati, una materia prima sceltissima, sempre fresca e legata alle più antiche tradizioni di pescatori e contadini.

Baccalà sott'olio, consigli per l'uso

Patate novelle cotte con la buccia, aperte e schiacciate sommariamente con una forchetta; baccalà sott'olio (in alternativa, normalissimo baccalà ammollato, dissalato e poi cotto al vapore oppure bollito), pomodori, cipollotti cotti in forno con un'idea d'olio d'oliva e di zucchero, qualche cappero ben dissalato qua e là... e per condire, un'emulsione a base d'olio extravergine d'oliva, poco sale, pepe, origano fresco e spicchio d'aglio (da schiacciare e lasciar marinare nell'olio per almeno mezz'ora).

mercoledì 5 maggio 2010

Polpettine di pesce al pesto rosso

Oltre che estremamente gustosa (effetto 'una tira l'altra', organizzarsi con quantità a dir poco industriali:)), l'ho trovata un'idea simpatica proprio per quelle famose cene all'aperto... e se ancora non si fosse capito, passata la sorfa degli antipastini di pasqua, sarei anadata in fissa per la solita idea che mi mancava per l'ennesimo buffet all'aperto da svolgersi in quelle tiepide seratine estive, tra amabili chiacchiere e calici di prosecco ghiacciato. E la fonte, qui, è il donna hay magazine targato febbraio/marzo (e lo sapevo che toccava tenerselo in caldo per un po' per poi sfoderarlo all'arrivo della bella stagione... voglio dire, un numero a tutto pomodoro and co., ma donna hay è tremendamente avanti, si sa:)). Ma parliamo della sola idea di base, visto che la lista degli ingredienti è stata rivista e corretta a proprio esclusivo ed antidemocratico uso e consumo. E devo dire, idea utile! Avete presente quando vi lasciate tentare dalle convenientissime buste di filetti di pesce congelato, quelle che sono tanto versatili, quanto tristi e smunte? E se poi c'avete presente pure quei golosissimi barattolini di pesto rosso, aperti per farci il solito aperitivo al volo e puntualmente lasciati a metà in attesa degli eventi... bene, queste piccole polpettine che Donna chiama fascinosamente cakes, fanno esattamente al caso vostro. Per essere precisi, la ricetta prevedeva la preparazione (e quindi il successivo utilizzo) della salsa chili, solo che io, appunto, avevo il famoso pesto rosso già aperto e così mi sono lanciata. Buone, molto. E per chi magari non disponesse di comodi (e davvero ben fatti!!!) barattolini gustosi, per altro già aperti, ecc ecc... :)) prego, accomodarsi agevolmente qui. E abbiamo fatto.

Polpettine di pesce al pesto rosso
per una decina di piccole polpettine

500 g di filetti di pesce bianco
(senza pelle, tipo merluzzo)
1 uovo
(pref. biologico, categoria 0)
1 limone non trattato
1 ciuffo di prezzemolo fresco
3 cucchiai di pesto rosso
sale
olio
d'oliva

Con un mixer da cucina, frullare il pesce con l'uovo, la buccia del limone, le foglie di prezzemolo ed il pesto: dovrete ottenere un composto omogeneo e mediamente cremoso. Salare con moderazione (il pesto solitamente è già saporito di suo). Formare delle polpettine leggermente schiacciate, con un diametro di circa 5-6 cm. Scaldare un centimetro d'olio in una larga padella e friggervi le polpettine, 2-3 minuti per lato. Scolare man mano, tamponare l'unto in eccesso su carta assorbente da cucina e servire... con un'insalata fresca di stagione.

lunedì 12 aprile 2010

Babà rustico

Tempo di picnic all'aperto, di gite fuori porta, di brunch in terrazza, di festicciole in giardino, di primissime e timide puntatine in spiaggia... ma se anche la sfiga non dovesse consentire nessuna delle amabilissime situazioni appena elencate, voi intanto impastate. E poi a seguire, invitate gli amici che vi stanno più a cuore e regalatevi una serata di quelle lente e sornione, fatte di chiacchiere leggere e protratte all'infinito, bicchieri che si riempiono e svuotano senza più riuscire a tenerne il conto and last but not least... di babà rustico! Che, inutile dirlo, s'affetta più che volentieri e davvero senza ombra di ritegno. E che buono com'è richiede soltanto semplici salumi di accompagnamento e giusto qualche verdurina grigliata che, devo dire, ci sta dannatamente bene, soprattutto se magari fate prima uno strato di ricottina salata... insomma, sarei qui a sperimentare opzioni golose, chè in fin dei conti sarei pur sempre in vacanza!!! :))

Babà rustico

per uno stampo a ciambella da 26 cm di diametro

250 g di farina 00
250 g di farina manitoba
(oppure due patate medie, lessate e schiacciate)
4 uova
120 g di burro morbido
120 g di zucchero
200 ml di latte
2 cubetti di lievito di birra fresco (50 g)
1 cucchiaino di sale

per farcire:
150 g di salame napoletano in una sola fetta
150 g di mortadella in una sola fetta
150 g di emmental a dadini
150 di provolone semi-piccante a dadini
4 cucchiai di pecorino romano grattugiato

per lo stampo:
burro e farina q.b.

Mescolate le farine con il sale (se utilizzate le patate, aggiungetele insieme al resto degli ingredienti), unite il lievito sciolto nel latte con lo zucchero ed iniziate ad impastare. Unite anche le uova leggermente sbattute ed il burro. Continuando ad impastare, incorporate anche i salumi tagliati a cubetti ed i formaggi: dovrete ottenere un panetto omogeneo, ma più umido e morbido di un normale impasto per pizza. Posizionatelo direttamente nello stampo già imburrato ed infarinato, coprite e lasciate crescere al caldo fino al raddoppio (in genere, almeno due ore). Infornate a 180 gradi (forno già caldo) per 40-45 minuti, dovrà risultare gonfio e dorato. Sfornate e lasciate intiepidire prima di porzionare e servire.

sabato 10 aprile 2010

Limone pane (o limone di Procida)


Toh, arrivata ad Ischia all'ora della merenda, adocchiato lo strano oggetto sul tavolo della cucina di mia madre e quindi... che cos'è il limone pane? Per tutte le info di carattere orto-botanico, prego accomodarsi agevolmente qui. Invece, per capire un attimo come farci una merendina dissetante, leggera ed ovviamente sfiziosa... sbucciare, affettare, condire con una lacrima d'olio d'oliva, poco sale di quello buono, se vi va qualche goccia di aceto balsamico e gustare in libertà. Uhm uhm... e al prossimo giro mi sa che provo pure a grigliarlo un tantino, così, giusto per vedere! ;-)

martedì 6 aprile 2010

Torta di formaggi piemontesi


Sopravvissuti alla Pasqua e magari anche a tutto il resto (io puntatina a Lisbona, voi?:)), si riaprono le danze culinarie con una ricetta assolutamente immediata e distensiva, per di più fatta d'ingredienti interscambiali e quindi ascrivibile alla sezione "ricette semplicissime ed estremamente furbe", di quelle che ci fanno pure un po' da svuota-frigo... e quindi ecco come ti riciclo la ricotta che doveva diventare la pastiera numero 1.234 e invece sul più bello, chissà perchè, ho preferito rinunciare! :)) E come si suol dire in questi casi, a grande richiesta: un blog, il mio, che sta diventando una sorta di appuntamento del day-after, il giorno prima assaggi ed il giorno dopo, se ti va, ti cerchi pure la ricetta. Trattasi di torta salata preparata proprio di recente per una degustazione di vini Cascina delle Rose, per cui formaggi rigorosamente piemontesi ed un risultato devo dire altamente stuzzicante, acclamato a gran voce da un bel po' di amici... come dicevo appunto: ehi, ma questa qui la trovo sul blog? :)) Per l'involucro esterno, lascerei volentieri la ricetta dell'adorata pasta matta, leggera e docilissima da maneggiare (quella che una volta che la provi, non la molli proprio più), ma aggiungiamo la nota che, in casi di pigrizia estrema, andrà benissimo anche della pasta sfoglia fresca, già pronta! Fateci sapere. ;-))

Torta di formaggi piemontesi

per la pasta:
250 g di farina 00
100 ml di acqua
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
un pizzico di sale

per farcire:
250 g di robiola
250 g di gorgonzola morbido
1 manciata di olive verdi
2 uova
sale e pepe

Impastare tutti gli ingredienti della pasta fino ad ottenere un panetto morbido, compatto e non appiccicoso (aggiungere l'acqua un po' alla volta fino a raggiungere la giusta consistenza). Avvolgere il tutto nella pellicola da cucina e lasciar riposare per almeno 30 minuti. Intanto, lavorare i formaggi con le uova ed un pizzico di sale e pepe, fino ad ottenere un composto cremoso ed omogeneo. Stendere la pasta con il mattarello ad uno spessore di circa 2-3 mm, cercando di ottenere un rettangolo. Stendere la crema di formaggi su metà rettangolo (considerando il lato lungo), completare con pezzetti di olive (chiaramente denocciolate), richiudere a mò di strudel sigillando bene i bordi (passateci sopra i polpastrelli leggermente inumiditi), praticare delle incisioni con la lama di un coltello (così da lasciar fuoriuscire il vapore che si formerà all'interno durante la cottura) ed infornare a 200 gradi per circa 30 minuti o comunque finchè la pasta non risulterà perfettamente dorata e croccante. Lasciar raffreddare completamente prima di porzionare e servire poi a temperatura ambiente... magari con un buon calice di barbera.

venerdì 26 marzo 2010

Finger food di uova e asparagi

Odio il piglio spumeggiante da spot pubblicitario ma... voi, stò cosino qui, come lo vedreste tra gli antipasti di Pasqua? :)) Tranquilli che (come spesso accade) non ci siamo inventati proprio nulla di nuovo, si tratta più che altro di un giochino laborioso per far lavorare anche un po' il cervello (e quindi la noiosissima Nicole Kidman ed il suo ancor più noioso brain training... ci fanno un baffooo!!!:)): uova ed asparagi insieme sono ormai cosa ben nota, io stessa li avevo proposti anche così ed ora che ci penso... ci sarebbe in lista una versione più da primo-piatto, con il tuorlo rassodato e tritato, poi lo scalogno (assolutamente senza panna, ma perchè con gli asparagi si tende sempre a pasticciare troppo? mah:)), ehm, rubata quella volta che all'area-cani si regalavano ricette (e orecchie discrete e sempre attente se ne stavano lì e non si perdevano nemmanco una virgola:)). Ad ogni modo, stavolta mi piaceva provare a rigirare un po' la frittata, l'uovo come attore protagonista (e pure come contenitore:)), magari per provare a trasformare il classico antipastino pasquale (con le uova sode ripiene, la maionese, ecc ecc...) in un qualcosa che è vecchio come il cucco, eppure anche nuovo all'apparenza. Poi stuzzicante e, udite udite, perfino leggero! ;-)

Finger food di uova e asparagi

4 uova biologiche
150 g di asparagi freschissimi* e già puliti (per vedere come si fa, cliccate qui)
*conservate le punte per farci la pasta oppure un risotto
1 cucchiaio di pinoli tostati
1 cucchiaino di pecorino grattugiato
1 spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva
sale
pepe

Tagliare gli asparagi a tocchetti e cuocerli in acqua bollente e salata per circa dieci minuti. In una padella antiaderente, scaldare un filo d'olio, rosolarvi l'aglio, eliminarlo non appena imbiondisce e unire gli asparagi con un po' della loro acqua di cottura: lasciar insaporire, a fiamma media, per circa dieci minuti. Rassodare le uova, raffreddarle sotto acqua corrente e sgusciarle. Dividerle a metà, estrarre delicatamente i tuorli e versarli, insieme agli asparagi e tutto il loro condimento, nel boccale di un mixer. Unire anche il pecorino, i pinoli, un pizzico di sale e pepe e tritare fino ad ottenere una cremina densa. Con questa, farcire i bianchi d'uovo, coprire e conservare al fresco fino al momento di servire.

giovedì 25 marzo 2010

Stuzzichini con mortadella e ceci


Ode alla mortadella, ma di quelle da aprirti lo stomaco anche nel bel mezzo della mattinata... ah sì ecco, appunto! :)) Una dissertazione sentita ed appassionata, ma anche un monologo che potrebbe protrarsi fino a domani, se non fosse che domani è un altro giorno e magari uno s'aspetta come minimo un altro post (esosi!!!:)). Amo la mortadella, se c'è da scegliere... scelgo lei, e senza nemmeno pensarci due volte (tra l'altro segnatevi questa: la mortadella al tartufo di Roscioli, yuuum)! Forse per un retaggio dell'infanzia, come dire, tirata su a "pane e mortadella" e sull'argomento i nutrizionisti si tappassero pure le orecchie, ma... venuta su benissssimo!!! :)). Senza contare l'adolescenza: le uscite pomeridiane con le amiche (o quelle con i primi fidanzatini... ammazza, ma quanti anni c'ho?!:-O), rigorosamente scandite dagli orari del forno di paese perchè la merenda era, appunto, pane caldo e mortadella! Senza alcuna possibilità di appello, niente di niente, e devo dire che stà cosa me lo son portata dietro proprio alla grande. Vabbè oggi, oltre a piacermi (sempre, comunque, da morire, mmmm:)), mi diverte parecchio giocarci intorno: la farcitura ideale per gli involtini di carne, le verdure al forno, passando per un bel paninozzo gourmet! E a conti fatti, è il salume tutto sommato più economico, ovviamente senza considerare nemmeno tutta la categoria mortadella=agglomerato di scarti vari, glutammato, aromi artificiali e quant'altro... ma imponendoci sempre e comunque la qualità (ma solo perchè è salute)! Aneddoto di vita di quartiere: ieri al supermercato, una signora di mezz'età avanza la seguente richiesta al tipo del banco salumi... "che per favore me fa mezz'etto de mortadella quella buona, fina fina eh". Mezz'etto, primissima volta che mi capita, giuro! Del resto se ne parlava giusto qualche giorno fa, di quel "poco ma buono" che per forza di cose sta diventando il trend del momento, almeno tra quelli che a mangiare cibo spazzatura proprio non ci stanno! E giusto per 'farmi perdonare' il San Lorenzo dell'altro giorno, che ovviamente non fa parte della quotidianità (almeno, non della mia sicuramente... mentre la mortadella da paninozzo gourmet decisamente sì)... sappiate che persino al Todis (ancora stò Todis lo so, ormai è una specie di missione la mia, stilare la spesa perfetta firmata discount di fiducia), curiosando tra i vari salumi di qualità pressocchè infima (va detto!), a ben guardare, scannerizzare e selezionare, oltre ad uno speck igp della valtellina da applauso, guardate bene che dovrebbe esserci pure una certa mortadella di bologna... e poi fateci sapere! :)) Per la ricetta del giorno, un'(altra) ennesima scemenza che potrebbe però salvare più di un aperitivo o spuntino goloso che sia, con i ceci ridotti in purea, sempre perchè l'abbiamo visto fare al caro Bonci di Pizzarium e se ne avete voglia (e sempre perchè lo fa Bonci:)) anche con del baccalà appena scottato al vapore. Viva la mortadella! :))

La ricetta
La farcitura è puramente indicativa, divertitevi tranquillamente con quel che vi passano frigo e dispensa e se esce una cosa buona, magari fatecelo anche sapere: nel mio caso, un rettangolo di pasta sfoglia fresca, interamente spalmato con la purea di ceci (ceci lessati e frullati, conditi con un pizzico di sale e pepe ed una lacrima d'olio extravergine d'oliva) e sottilissime fette di mortadella a coprire il tutto. Partendo dai due lati più lunghi, ripiegate i lembi di pasta sfoglia verso l'interno, un po' alla volta, in modo da avere più sfoglia sovrapposta. Alla fine, i due lembi combaceranno tra loro, sovrapponeteli e conservate al fresco per mezz'ora. Quindi affettate (ad uno spessore di circa due dita), sistemate su di una teglia coperta da carta da forno e cuocete a 180 gradi per 20 minuti: dovranno risultare perfettamente dorati.

P.S. avreste preferito che la spiegazione della sovrapposizione dei lembi di sfoglia, uhm, fosse stata fatta magari in italiano? :)) Bene, facciamo che è tutto documentato qui, buon divertimento! ;-)

mercoledì 24 marzo 2010

Carpaccio di pecorino


Ricetta rubata! Dall'amica Isabella della cantina Castrocielo (la stessa degli aperi-cena a tema regionale... a proposito ricevuto l'invito per martedì 30?:)), quella volta che di sabato mattina (no dico, di sabato mattina!) cercavamo di raggiungere la location di turno (per il servizio di chef-at-home di turno) sfidando davvero la sfiga più nera, ben tre ore di coda sul raccordo... in compenso, tanto tempo prezioso per discorrere amabilmente sulle cose della vita! E tra le varie cosine, ci sarebbe scappata questa: ancora un meraviglioso 'assemblaggio' di materie prime eccellenti, tocchi sapienti qua e là... e magari tenete in caldo (anzi, al fresco) per il pranzo, la cena, fate un po' voi! :))

Carpaccio di pecorino

Emulsionate olio extravergine d'oliva, aceto balsamico (qui si va un po' a gusto personale, solitamente metto l'olio in quantità doppia rispetto all'aceto), poco sale e pepe. Con un pelapatate, affettate del pecorino toscano semi stagionato (io, uno splendido esemplare Villaneto) e sistemate il tutto su di un piatto da portata, irrorate con l'emulsione. Coprite con della rucola ben lavata ed asciugata ed irrorate ancora. Decorate con delle sottilissime fettine di pera piuttosto soda, irrorate, aggiungete dell'uvetta (fatta rinvenire in acqua tiepida), completate con un giro d'olio e servite. Oppure, coprite con della pellicola e conservate al fresco (ovviamente parliamo di una preparazione da consumare il prima possibile).

lunedì 22 marzo 2010

Ricotta al forno

Avete presente quando al supermercato, cascasse il mondo, dovete portare a casa anche dell'ottima ricottina fresca "chè tanto è così buona, la mangio stasera e risolvo velocemente il secondo, ma poi figurati... vuoi vedere che non trovo il modo goloso per utilizzarla?! Tse, versatile com'è". Versatile! E avete presente quando gli eventi casuali battono alla grande i buoni propositi, i giorni passano veloci, la ricottina smette di essere, appunto, fresca "e stai vedere che se aspettavo ancora un po' passava direttamente a miglior vita"?! Per chiudere il cerchio, avete presente anche quell'oggetto accattivante e misterioso posto in ogni banco frigo che si rispetti, quello che lo guardi e non capisci subito se è dolce o magari salato, se è una specie di torta oppure "ma che cavolo è?", con quella deliziosa crosticina dorata e croccante... dicono loro, al di là del banco: "al chiaro e deciso gusto di limone". Insomma, avete presente la cosiddetta ricotta infornata?! E allora, se le congiunture astrali in materia ricott-esca, per un motivo o per un altro, sono esattamente quelle descritte...

Ricotta al forno

Posizionare la ricotta (già vecchia di due-tre giorni) sulla teglia del forno foderata con apposita carta antiaderente. Spruzzarla con del succo di limone, condirla con del fior di sale o, comunque, sale marino di buona qualità, del pepe nero fresco di macina, procedere con spezie ed aromi a scelta (nel mio caso, semplicemente origano fresco) e passare in forno a 160 gradi per un'ora o più, finchè la crosticina non diventerà perfettamente dorata e croccante, la ricotta non avrà perso la sua acqua in eccesso diventando, così, compatta e solida.

A quel punto, cosa farci?

Ovviamente mangiarla! :)) Potreste servirla con l'antipasto/aperitivo, tagliata a tocchetti, insieme ad altri formaggi e salumi oppure, secondo necessità, un pranzo di quelli al volo o molto più semplicemente take-away: schiaffarla tra due tranci di baguette, magari con qualche foglia di lattuga, due o tre pomodori secchi, un filo d'olio extravergine d'oliva di quello buono e... avete fatto! :))

AGGIORNAMENTO GOLOSO

In pratica, gustose idee suggerite qua e là dai lettori, per abbinamenti davvero niente male:

- classico, con noci ed un filo di miele;

- sulle fette biscottate (preferibilmente quelle spesse, artigianali insomma), con della confettura di pesche;

- con i carciofi alla brace!

venerdì 12 marzo 2010

Frittata di albumi


Premessa: una valaaanga di abumi da riciclare! In realtà mi sentirei anche un po' colpa visto che, dopo aver mobilitato l'intero mondo facebook-iano, twitter-iano e chi più ne ha, più ne metta - aiutooo, chi mi aiuta a smaltire tutti stì albumi? - diciamo che tra un raffinato macaron, una sontuosa pavlova ed un difficilissimo soufflè (ehbbè, nessuno è perfetto), è finita che abbiamo fatto la solita frittata! Fermi tutti, è una frittata di soli albumi, con quel tocco di erbette, quel tocco di Grana grattugiato, quel tocco di pangrattato e... quel tocco di zenzero che fa sempre la differenza! Vabbè dai, giochino di parole servito decisamente su di un piatto d'argento per introdurre la dritta (anzi, il tweet:)) della cara maestrina torinese e ricordarsi di annotare il tutto con la seguente didascalia: affettare un po' come viene, avvolgere nei tovaglioli di carta oppure, ancora meglio, schiaffare tra due fette di pane casareccio e mangiucchiare trucemente davanti alla tv. Per gli animi più teneri, porzionare con minuzia a dir poco certosina, guarnire con una fettina di salmone affumicato ed un ricciolo di crème fraiche (molto più banalmente, philadelphia o roba simile... e mi torna in mente il meraviglioso panino da spiaggia con frittata e formaggino, yum) e servite per quel famoso aperitivo... con quel famoso tocco in più! ;-)


Frittata di albumi

400 g di albumi (circa 12 albumi)
2 cucchiai abbondanti di Grana grattugiato

2 cucchiai di pangrattato
1 cucchiaio di erbette miste tritate
2 cucchiai di latte

1/2 cucchiaino di lievito per torte salate
sale (io, un pizzico di fior di sale all'aceto Bembo:))
e pepe


Con una frusta elettrica, lavorare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto spumoso. Scaldare leggermente una padella antiaderente (circa 20 cm di diametro), ungerla con un tovagliolo imbevuto d'olio d'oliva e versarvi il composto. Cuocere su entrambi i lati a fiamma media (per capovolgere, aiutatevi con il coperchio di una pentola oppure con un piatto) e servite appena tiepida oppure a temperatura ambiente.

giovedì 4 marzo 2010

Crescentine bolognesi


Risolviamo subito l'enigma: se siete a Bologna, mangerete sicuramente le crescentine, ma se vi spostate verso Modena/Reggio Emilia, provate pure a cambiare l'ordine degli addendi, il risultato non cambia per niente, ma il nome sì. Ed ecco che la crescentina vi diventerà lo gnocco fritto di 'loro' altri. Ed unitamente alla torta di riso, è stata senza dubbio una delle 'scoperte' del bolognese che ho amato di più, proprio dal profondo intendo: è una frittura, ma asciutta e fragrante, perfetta per un antipasto/aperitivo con i loro meravigliosi salumi... e per 'non' tacer dello squacquerone! E quindi, esattamente com'è stato per la torta di riso, anche le crescentine dovevo assolutamente provare a rifarle una volta tornata a casa (chè si viaggia per quello no?!:)). Precisazione: la foto è stata scattata al desco della trattoria Lambertini a Pianoro (eh, classico posto che se ti ci accompagna un bolognese doc bene, altrimenti stai fresco che ne scopri l'esistenza, oltretutto è anche un po' fuori mano... grazie Valentina:)), ma la ricetta allegata qui in basso è stata ovviamente collaudata nella cucina di casa mia... solo che confidavo sinceramente in una-due crescentine lasciate lì da parte per la foto del giorno dopo, in tutta tranquillità, con la luce del sole ecc ecc. Vabbè, in attesa del prossimo giro di frittura alla bolognese, intanto lascerei la ricetta... e poi magari mi dite se non vengono esattamente come quelle della foto! ;-)) Baci.

Crescentine bolognesi
ricetta di Il mondo di Luvi

500 g di farina 00
25 g di lievito di birra fresco
17 g di sale grosso
125 g di acqua
50 g di latte
75 g di panna fresca
1/2 cucchiaino di miele

500 g di strutto per friggere (io, olio extravergine d'oliva)

Far bollire l'acqua con il sale grosso, versarla in una ciotola capiente aggiungendo anche il latte, la panna ed il mezzo cucchiaino di miele. Aspettare che intiepidisca ed aggiungere il lievito di birra avendo cura di scioglierlo completamente. Unire la farina ed iniziare ad impastare (ho fatto tutto con la planetaria): otterrete un impasto liscio ed abbastanza compatto. Coprirlo con una ciotola di vetro e lasciar riposare per circa un'ora. Stendere quindi con il mattarello, ricavando una sfoglia non troppo sottile (circa 2-3 mm), senza aggiungere altra farina. Ritagliare la sfoglia in modo da ottenere delle losanghe (oppure dei quadrati), scaldare lo strutto in una padella di alluminio e friggere su fiamma abbastanza alta (basteranno pochissimi minuti per lato: le crescentine dovranno gonfiarsi e prendere un bel colore dorato). Man mano, scolare e tamponare con carta assorbente da cucina. Servire immediatamente (senza nemmeno aggiungere il sale!).
Ideali per accompagnare un antipasto a base di salumi, formaggi e verdure sott'olio.

mercoledì 3 marzo 2010

Pollo da (sp)a(l)mare

Ma perchè? Perchè puntualmente lasciamo scivolare nel carrello quell'anemica confezione di petti di pollo... anche senza troppa convinzione... ok ok, touché: perchè intanto, già che ci sono, la prendo! E poi, magari, penserò anche a cosa farci (chè tanto posso inventarmi davvero di tutto, e se non me l'invento io, di sicuro rubo qualcosa agli altri, ecc ecc). Ecco appunto, odio la tortura a cui mi sottopongo, tutte le sante volte, per rendere i petti di pollo anche un minimo divertenti, ma giuro... non pensavo si potesse arrivare a tanto! Dunque, il titolo corretto della ricetta sarebbe "parfait di pollo" e ricordiamo, giusto al volo, che il parfait (o più volgarmente patè... anche se una piccolissima differenza dovrà esserci di sicuro) secondo i francofoni è un tipo di preparazione letteralmente 'perfetta', fatta d'ingredienti ricercati e tenuti insieme da colla di pesce et similia. Sicuramente molto elegante... eppure qui da noi, il parfait è soprattutto un dessert, della famiglia dei semifreddi. Il mio, contrariamente alle aspettative, è invece della gamma dei salati , prelevato direttamente dal sito di Jamie Oliver, ideuzza versatil e lowcost, da ribattezzarsi come "l'idea che mi mancava per il prossimo aperitivo sprint"! Della serie, la terrina di parfait di pollo, qualche fetta di baguette croccante... e che ognuno si serva da sè.!Per completezza di cronaca, la ricetta originale prevedeva i fegatini (di pollo) e quindi, come dire, due (opzioni) al prezzo di una, fate il vostro golosissimo gioco! :))

Nota: già so che scapperà fuori nei commenti per cui ci togliamo subito il problema: Precy, ma tuuuuutto quel burroooooo? Ehbbè sì, casomai prendetevela con Jamie!:)) Burro nella preparazione del parfait e burro per il (golosissimo ed inaspettato) topping... posto che, ovviamente, l'ultima parte potreste anche scostarla via al momento dell'assaggio. Uhm, fossi in voi però, un angolino di burro (chiarificato!) che sa tremendamente di salvia, bè come dire, non me la negherei più di tanto.

Perchè chiarificare il burro?
Il burro si compone di una parte grassa, ma anche di una percentuale di acqua ed una piccola percentuale di proteine. Per questo è inadatto alle cotture ad alta temperatura (l'acqua favorisce l'idrolisi degli acidi grassi che, trasformandosi, iniziano a produrre sostanze nocive e... avete presente la dicitura 'grassi idrogenati' sulla confezione della stragrande maggioranza di dolcetti presenti sul mercato? Ecco, appunto). La chiarificazione del burro consiste nell'eliminare l'acqua e la caseina. Eventualmente, in commercio si trova anche la versione già pronta (posto che, comunque, farselo da sè in casa è davvero un'autentica scemenza). Il burro chiarificato presenterà, quindi, una quantità di grassi pari (quasi) al 100% e, pertanto, risulterà decisamente più stabile anche in caso di cotture a temperature elevate.

Parfait di pollo

250 g di burro a temperatura ambiente
500 g di fegatini di pollo pref. biologici (io ho utilizzato i petti)
1 cipolla rossa
salvia
timo
1 spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva
brandy
sale e pepe

Chiarificare il burro: porre la metà del burro in una padella e fonderlo dolcemente per 20 a 30 minuti, fino a separare nettamente il siero (la parte bianca e schiumosa) dalla parte oleosa. Filtrare oppure eliminare la parte bianca con l'aiuto di una schiumarola, rimettere la parte liquida sul fuoco, aggiungere una foglia di salvia e rosolare per qualche minuto. Intanto, versare un filo d'olio in un'altra padella (antiaderente) e, quando è caldo, unire la cipolla, l'aglio e le foglie di timo. Rosolare per cinque minuti, scuotendo di tanto in tanto la padella. Aggiungere ancora un filo d'olio ed unire il pollo. Cuocere a fiamma alta (su tutti i lati) per non più di 5 minuti (se utilizzate il fegato, dovrà risultare ancora un po' rosa al centro). Tornando alla padella con il burro, appena la foglia di salvia inizierà a sfrigolare, unirne delle altre, spegnere la fiamma e mettere da parte. Sfumare il pollo con del brandy e lasciar evaporare. Versare tutto in un robot da cucina e frullare fino ad ottenere un composto liscio. Unite man mano la metà del burro messo da parte (quello non chiarificato), un pezzetto alla volta, e continuate a frullare fino ad ottenere un composto liscio e compatto. Si può congelare, conservare in frigorifero fino ad una settimana, servire in terrine individuali oppure in una grande ciotola. Per la presentazione, sistemare le foglie di salvia sul patè e versarvi sopra il burro chiarificato. Sistemare in frigorifero e lasciar rassodare per un po' (il burro fa da sigillo). Accompagnare con toast, cetriolini, crescione ed un paio di spicchi di limone.

mercoledì 3 febbraio 2010

Idea buffet? :))

Piccoli cake (tortini... null'altro:)) salati, fatti di polenta, salvia e prosciutto crudo , nel caso servisse una nuova idea da buffet! Buffet, che poi a me già la parola stessa evoca le lunghe tavolate, con gli immensi vassoi di pizzette alla mozzarella gommosa, i panin-elli con prosciutto cotto e sottiletta... ecco, magari idea-aperitivo fa molto più figo, se non fosse che Vs Precisina detesti ormai fortemente un po' tutta la categoria. Piccolo sfogo: si tratta puntualmente di scegliere il gastro-intrattenimento per gli ospiti di turno, come dire, mentre la cuoca (in quanto persona addetta allo spignattamento) è ancora presa dagli ultimi colpetti di gas e quant'altro. E quindi nulla, la cuoca si scervella, organizza crostini, patè e verdurine da gestire in totale libertà ed autonomia, della serie "inziate a darvi da fare che io arrivo subito", appunto, alla fine arrivo, con il primo (piatto) già bello e fumante... ed il famoso aperitivo che invece se ne sta lì, intatto ed assolutamente inviolato... tse, troppo carini e gentili per iniziare senza di me. E quant'è dura certe volte sferrare il primo boccone! Indi va così, aperitivo bruciato, impaccio totale del non sapere più cosa farci, crostini e patè ormai incastrati tra il primo e il secondo... per cui vabbè va, idea buffet! :)) Con estrema coerenza, firmati puntualmente Donna Hay (ma solo perchè avrei ricevuto missiva dal buon Jamie con cui mi si avvisava che prima del 25 marzo niente rivista, ma l'addebito sulla carta di credito sì! Poi il nuovo numero Donna Hay, boh, qualcuno ha visto il postino? Ed anche perchè avremmo realizzato che la stragrande maggioranza delle ricette donna hay consistono molto semplicemente nel ficcare gli ingredienti in un mixer da cucina, frulla frulla e avete già quasi fatto, per cui..:)). E vedrete che si tratta di tortini che, in fondo in fondo, finiranno per ricordarvi tremendamente casa! Intanto perchè c'è la polenta in stile simil-gateau-di-patate (anzi gattò, così lo sentiamo più nostro), poi il prosciutto e la salvia che fanno tanto saltimbocca alla romana (classico profumino pungente ed inequivocabile), voi come li vedreste accanto alle pizzette gommose, i paninelli farciti... :))

Tortini di polenta con salvia e prosciutto crudo
per 12 tortini

170 g di polenta istantanea
75 g di farina oo, setacciata
1 cucchiaino di lievito per torte salate, setacciato
1/4 di cucchaino di bicarbonato di sodio, setacciato
2 cucchiai di foglie di salvia tritata
360 g di panna fresca
2 uova
sale e pepe
12 fette di prosciutto crudo
12 foglie extra di salvia

Preriscaldate il forno a 180 gradi. In un mxer, mescolate la polenta, la farina, il bicarbonato, il lievito, la salvia tritata, la panna, le uova, sale e pepe e frullate per amalgamare con cura. Adagiate le fogle extra di salvia sul fondo di 12 stampin da muffins, leggermente imburrati. Foderate ogni stampini con una fetta di proscutto e riempite con il composto di polenta. Cuocete per 15 minuti, quindi capovolgete e servite.

English, please!!!

Sage and prosciutto corn cakes
makes 12

170 g instant polenta
75 g plain (all purpose) flour, sifted
1 teaspoon baking powder, sifted
1/4 teaspoon bicarbonate of baking soda, sifted
2 tablespoons chopped sage leaves
360 g sour cream
2 eggs
salt and pepper
12 slices prosciutto
12 sage leaves, extra

Preheat oven to 180 degrees. Place the polenta, flour, baking soda, baking powder, sage chopped, cream, eggs, salt and pepper and mx to combine. Place extra sage in the basis of 12 muffin tins, lightly greased. Lined each tin with prosciutto and fill with polenta mixture. Bake for 15 minutes, then turn out to serve.

lunedì 1 febbraio 2010

Onigiri al salmone

Lo so, lunedì mattina, ricettina giapponese... e vedrai che mò ti parte un'altra di quelle settimane ad alto tasso di nipponitudine! :)). Mettiamola così: si sta solo estrapolando! Nel senso, va bene che lì abbiamo ceduto alla tentazione ed assaggiato, quindi, un po' di tutto (e se non s'era capito, l'indice di gradimento è stato generalmente elevato), ma su questo blog ci permetteremmo anche un po' il lusso di selezionare. Stavo per dire 'selezionare per il pubblico italiano', ma chi sono mai, io, per stabilire cosa un italiano potrebbe (o non potrebbe) amare dell'immenso scenario gastro-nipponico? Eheheh appunto, è che sarei italiana anch'io (poi, per i piatti più particolari penso per esempio a come reagirebbe mio padre... uhm ma sì dai, forse, forse, nooo questo è decisamente troppo:)) e nonostante il tè verde che ormai mi scorre a fiumi nelle vene, ammettiamo d'essere già in fase di lento recupero: sta tornando la voglia di certe cosine più di casa mia (tipo che lo spaghetto alle vongole di ieri, mmmm). Vabbè, se vi capiterà di farlo stò viaggio in Giappone, sperimenterete sulla vostra pelle la questione dipendenza e poi saprete dirmi :)). Per cui, intanto, estrapoliamo.

Che cos'è l'onigiri?
L'onigiri, detto anche rice-ball, è una polpetta di riso di forma triangolare, ben compattata, molto preferibilmente arricchita da un cubetto di farcia centrale (spessissimo pesce... pensavate mica al cubetto di provolone piccante, no eh?!:)) e abbiamo già fatto: come dicevo anche in qualche altro post, quando noi altri mangiamo lo spicchio di pizza al volo (o l'arancino, già che ci siamo:)), i giapponesi vanno velocemente di onigiri. E quella fascinosa strisciolina nera che lo avvolge è alga nori tostata (la stessa del sushi), oltre a rendere il tutto leggermente più stuzzicante, in pratica, vi farà anche da tovagliolo (così che le vostre belle manine si guarderanno bene dal toccare il riso, brrr:)).

Come si prepara?
Ripetiamo: riso bollito, tiepido, compattato, formato a mò di triangolo ed eventualmente farcito giusto nella cavità centrale. Qui, per rendere il tutto più stuzzicante (il riso è chiaramente quello giapponese, tondo, notoriamente bollito e sciapo, per la preparazione vedere qui), s'è pensato di mantecare l'intero riso con del salmone fresco cotto a vapore (e poi sminuzzato) ed una manciata di semi di sesamo tostati. Ci siete quasi, non vi resta che formare dei triangoli anche un po' approssimativi (per questa fase qui, come dicevo, vi servirà del riso appena tiepido), lasciar riposare in frigorifero per qualche ora, quindi avvolgere eventualmente con una strisciolina di alga nori e servire.

Dove trovo il riso giapponese (tondo)?
Ovunque, persino al Todis. :))

Dove trovo l'alga nori?
Negozi etnici specializzati, ma anche ipermercati tipo Auchan.

E se il riso è quello italiano? :))
Ecco, appunto... ricordandosi di annotare il tutto per quella volta che avanzerà del riso/risotto... anche molto poco giapponese insomma :)).

English, please!!!
The recipe is here.

lunedì 18 gennaio 2010

Banana bread, con miele e noci


Sentitissimo omaggio al mio food-abbonamento nuovo di zecca (giusto per dire, ancora mi lagno degli auguri di buon onomastico di ieri.. uff, sgrunt, bah, ma che cavolo ci sarà mai da festeggiare.. e alla fine mi sò fatta pure l'autoregalo, tiè). E siccome chi ben comincia, pare sia già a metà dell'opera, partirei subito con una ricettina-omaggio simpatica e versatile (poi vi dico perchè) rubacchiata dal sito dello stesso soggetto di cui prima, eheheh, intanto che c'arriva il magazine, appunto! :)) Il tutto, con l'auspicio che l'attesa sia davvero breve e senza agonie di sorta, chè i momenti che vanno dal clic finale d'invio-ordine al ricevimento del primo numero, credetemi, sono veramente devastanti. Allora vediamo, perchè proprio questa ricetta qui? Ah bè, se me l'avessero detto (se m'avessero detto che un giorno mi sarei ritrovata a sbocconcellare banana bread) non c'avrei nemmeno creduto più di tanto. Con tutte le ricette che gironzolano per la rete (e non), figuriamoci se perdevo tempo col banana breeeead, ma che è poi stò banana breeeeead... insomma, avevo deciso che il pane, con l'apposizione banana davanti, era decisamente un'americanata di quelle da tenere vivamente a distanza, un qualcosa di eccessivo, trash e perfino un po' volgare. Eheheh, mi sa tanto che il mio subconscio, memore delle famose banan-one (americane) ricoperte di cioccolato, s'era immaginato una specie di banana avvolta da una sorta di capsula briochata o qualcosa del genere. Signori miei, la sottoscritta era già pazza del banana bread solo che ancora non lo sapeva! E ci voleva il solito Jamie, poi la (solita) foto fascinosa da morire... no dico, solo a me vien voglia di addentare il monitor?! Tutto il resto è molto sul genere ahhh, ma daaaai, figooo (precisina che legge finalmente la ricetta, ndr).. quindi il banana bread è, prima di tutto, un pane! Segni particolari, abbastanza dolce, ambrato, stuzzicante, profumatissimo! In pratica, le banane vanno frullate (e frullate e frullate ed ancora frullate) fino ad ottenere una purea quasi liquida... e sarà questo liquido a fare da componente umida per la successiva fase impastamento (dettaglio: nella ricetta originale, si diceva di aggiungere anche un tot di acqua, boh, a me non ne è servita nemmeno una goccia, il panetto era già bello e compatto con la sola aggiunta delle banane). Inutile aggiungere che il dettaglio 'miele', nella lista degli ingredienti, ha definitavamente fatto di una ricetta da provare... una ricetta da provare all'istante e già che ci siamo, ci prendiamo il merito delle noci (invece delle mandorle suggerite da Jamie): il miele con le noci, mi spiego?! Se ancora non v'ho convinti, come dicevo all'inizio, un pane versatile! Nel senso che potrete giocarvelo allegramente tra prima colazione e cena fredda in stile aperitivo. Delizioso con burro e marmellatine varie, ma assolutamente le-ta-le con salumi e formaggi... my personal top: un velo di yogurt greco ed una fettina di prosciutto cotto artigianale :)). In chiusura, giusto una cosina sulla foto: se avete cliccato sul link in alto, avrete di sicuuuro notato il palese tentativo di scopiazzamento messo in atto dalla fotografa di questo blog (ah sì, io! ma l'avevo detto subito che era un omaggio no?!:)). Solo che, poi, sarei rimasta vivamente basita sul parere giunto mentre ero lì a maneggiare col solito photoshop... stò banana bread, lì, sembrerebbe suggerire più l'idea della banana, invece qui... più quella del pane! Uhm, mumble, qualcuno mi spiega, per favore, com'è che si fa a dare più l'idea della bananaaaaa!!! :))

Honey (and walnuts) banana bread
ricetta di Jamie Oliver

3 banane mature
500 g di farina manitoba
15 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio raso di sale
4 cucchiai di miele fluido
1 manciata di gherigli di noci (oppure mandorle)

Sbucciate le banane e, con l'aiuto di un mixer, frullatele fino ad ottenere una purea perfettamente cremosa. Mescolate la farina con il sale e lo zucchero, sciogliete il lievito con la metà del miele intiepidito ed unite tutto alla farina. Incorporate anche la purea di banane ed inziate ad impastare. Dovrete ottenere un panetto liscio e compatto (non appiccicoso), se serve aiutatevi con dell'acqua aggiuntiva. Alla fine unite anche le noci, sistemate il tutto in una ciotola imburrata, coprite e lasciate levitare al caldo per circa un'ora e mezza o comunque finchè non risulterà raddoppiato di volume. Riprendete l'impasto, dividetelo in otto parti uguali, formate delle palline e sistematele in uno stampo da 24 cm di diametro foderato con carta da forno. Lasciate lievitare finchè le palline non risulteranno attaccate tra loro, spennellate quindi il miele rimasto e cuocete a 190 gradi per 20 minuti.

English, please!!!
The recipe is here :-)

giovedì 17 dicembre 2009

Il pane del Todis

La cosa più figa del frequentare certi posticini fighi, tipo che anche il più piccolo dettaglio adocchiato, assaggiato o semplicemente vissuto attraverso le parole accalorate di colui (e colei) che ne sono i magnifici artefici, ebbene, resta sempre e comunque una grande, irrinunciabile figata. E quel giorno è capitato che io fossi lì, in uno di questi posticini, per l'appunto, fighi da morire, cercando di immortalarne le angolature più calde, gli angolini più accoglienti... ma non è che avreste del pane casareccio (giusto per indovinare una certa sensazione di fame, di voglia di genuinità, ecc ecc)? Solo che poi, completamente assorbita dalla questione quale-sarà-la-giusta-quantità-di-vino-da-versare-qui-per-la-foto, figurarsi, non la sento nemmeno arrivare, lei ed il suo pane. Me ne arriva direttamente il profumo, sempre mentre ero lì a versare, un po' di più, un po' di meno, ad un certo punto, un riconoscibilissimo sentore di forno, di sfornate, di voglia di avere del salame a portata di mano proprio lì sul momento. Alla fine della mia giornata, rivolgo timidamente la fatidica domanda (sai è per il blog), "ma dov'è che prendi stò pane meraviglioso?" ...e così adesso lo sapete anche voi!!! Giusto due o tre annotazioni per riconoscerlo al volo e glissare la ricca abbondanza di pani anonimi che giusto quando sei proprio di fretta e non ti va di fare l'estenuante spesa a tappe (che detto tra noi, farei esattamente ogni giorno, solo che non si può!)... bene, la carta d'identità sarebbe questa qui: pane tipo ciabatta, prodotto a roma sulla tiburtina, lievito naturale, 2 euro e 70 al chilo. E per la foto tessera, guardare in alto prego! :))

E già che ci siete, sfruttatelo direttamente per una di quelle cene improvvissate (se non sbaglio, eravamo rimasti ai famosi inviti pre-natalizi, quelli per scambiarsi i regali. e gli auguri), vi basterà semplicemente affettarlo, magari non troppo spesso, passarlo velocemente su di una piastra di ghisa ben calda, a seguire un filo d'olio extravergine d'oliva, di quello buono, del (fior di) sale (di quello..... :)) ed accompagnate con tocchetti di formaggio stagionato, noci di Sorrento e rivoli di miele magari del tipo artigianale... e magari perfino toscano (grazie Elisa!!!).

martedì 15 dicembre 2009

Cantucci (gluten-free) alle castagne, con emmental e noci


Non so bene perchè, ma (anche) per la questione aperitivo-confort, croccante, da mordicchiare con tanto di bollicine, uhm, bicchiere di sidro e perchè no, anche un fragrante boccale di birra da meditazione, eheheh, tra un giro di tombola ed una mano di burraco (io? piuttosto resto in cucina a sfornare che è meglio), insomma, in quei momenti di inerte bivacco pre-natalizio, quelli del "passate da noi così ci scambiamo i regali, gli auguri, ecc ecc", ripeto, non so bene perchè, ma mi sarei molto generosamente immolata per la famosa causa gluten-free. Ed ancora una volta, in maniera del tutto casuale! Tutto partirebbe da una cena-aperitivo di qualche sera fa, di quelle improvvisate con ciò che passava il convento, nella fattispecie, caldarroste fumanti, tocchetti di emmental, noci di sorrento che fanno pur sempre tanto clamore, pardon, fragore (ma che natale sarebbe senza frammenti di gusci di noci nascosti negli angolini più reconditi del salotto?!). Infine i mandarini, raccolti direttamente sull'alberello ischitano, caricati su di un trolley e giunti fino alla capitale a bordo di un qualche eurostar di turno, con tanto di scia profumatissima al seguito (e poi ditemi se non ho i genitori migliori del mondo?!). E quindi sì, cena improvvisata, sei lì che assembli, più che altro, provi ad assemblare... e noti che quei sapori (così mescolati) tutto sommato ci stanno! Poi bè, formaggio a parte, indovinerei anche un certo collage di profumi tipicamente natalizi (mi sa tanto che finirò con l'aggiungerci 4/5 fichi secchi, giusto per chiudere il cerchio e così sia), col senno di poi, un collage che andava magari conservato: tipo, gli stessi sapori racchiusi in un cantuccio salato da aperitivo, ad imperitura memoria! O come direbbe Vasco, per dare (anche un po') un senso a tutta questa storia, ecco :))

Cantucci alle castagne, con emmental e noci
(gluten-free)

200 g di farina di castagne
50 g di fecola di patate

80 g di noci sgusciate
50 g di gruviere
50 g di panna fresca
1/2 bustina di lievito per torte salate
1 mandarino non trattato
4 cucchiai di olio d'oliva

sale
pepe nero


Scaldare la panna, aggiungere il groviere grattugiato e lasciar sciogliere. Setacciare le farine con il lievito, aggiugere l’uovo leggermente sbattuto, l’olio, la panna, un pizzico di sale, del pepe, le noci tritate grossolanamente e la buccia di mandarino. Mescolare il tutto (nel caso, aiutarsi con poca panna aggiuntiva), formare una palla e dividerla in due. Formare, quindi, 2 filoncini piuttosto schiacciati (per l'altezza, regolarsi sui 2 cm) e sistemarli su una teglia rivestita con carta da forno. Conservate in frigorifero per circa 15 minuti. Recuperate la teglia e cuocete a 180 gradi per 30 minuti circa (dovranno assumere un bel colore ambrato). Toglieteli dal forno e lasciateli raffreddare. Con un coltello a lama liscia, tagliare i filoncini in fette diagonali, ad uno spessore di circa 1 cm, disporre nuovamente i biscotti sulla teglia e lasciar biscottare in forno caldo per alcuni minuti.

English, please!!!

Cantucci with chestnuts, Emmental cheese and walnuts
(gluten-free)

200g of chestnut flour
50 g of potato starch
80 g shelled walnuts
50 g gruvi
50 g of fresh cream
1 / 2 packet of yeast for pies
1 tangerine untreated
4 tablespoons olive oil
salt
pepper

Heat the cream, add cheese and let melt grove. Sift flour with baking powder, add the slightly beaten egg, oil, cream, a pinch of salt, pepper, coarsely chopped walnuts and mandarin peel. Mix together (in the case, help with a little extra whipped cream), form a ball and divide it into two. Format 2 small loaves rather crushed (for the height, adjust on 2 cm) and arrange on a baking tray lined with baking paper. Keep in refrigerator for about 15 minutes. Recover the pan and bake at 180 degrees for 30 minutes (must share a nice amber color). Remove from oven and let cool. With a smooth-bladed knife, cut the small loaves into diagonal slices, with a thickness of about 1 cm and bake for several minutes.


venerdì 11 dicembre 2009

Bresaola (di manzo) al pesto (di erbette)

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

E per quelli che hanno bisogno del solito poke dell'ultimo minuto, signore e signori, ricordo che domani sarò esattamente QUI! Ben lieta di dispensare assaggi di panettoni e pandori multigusto, calici di bollicine (o preferivate mica il passito?:)) e ad esser sinceri, m'aspetto che il resto lo mettiate anche un po' Voi! Nel senso che è tutta la settimana che me ne stò qui a fare anche un po' il giullare di corte (con la scusa delle ricette, sì vabbè) e poi si sa, i bloggers rendono mooolto meglio sul web (ecco, chiedete a chi m'ha già incrociata di persona:)), per farla breve, se v'accontentate di questa semplice e normalissima ragazza, bè, sapete dove trovarmi. ;-)

VI ASPETTO!!!

Sì, ma per pranzo? Per gli stessi motivi di cui prima (a proposito, v'ho detto che stasera ci sarebbero anche 15 persone da far mangiare in formula buffet salato, preferibilmente ben lievitato, più la torta, lo so lo so, infatti scappo subito):

- controllo di avere ancora dell'ottima bresaola di manzo in frigo (ehm, se chiamate Esperya, ovviamente, chiedete di affettarla e porzionarla secondo esigenze ;-)).

- frullo velocemente una manciata di mandorle tostate, un mazzetto assortito di rucola, spinacino novello, basilico, timo e maggiorana, aggiungendo del caprino fresco, quanto basta ad ottenere un composto cremoso ed omogeneo.

- assaggio e regolo di (fior di) sale e pepe (mi venisse mai in mente di scrivere "aggiungere una presa di sale", tse, come se tutte le dita fossero uguali :))

- stendo il composto sulle fette di bresaola, arrotolo, irroro con del succo di limone ed un goccio d'olio extravergine d'oliva, copro il tutto e conservo al fresco per almeno tre ore.

English, please!!!

Beef bresaola with pesto

- check to have beef Bresaola in the fridge;

- whirr an handful of toasted almonds, an assorted bunch of rocket, spinach, basil, thyme and marjoram, adding fresh goat cheese, enough to make a thick creamy and smooth;

- sampling and rules (fine) salt and pepper;

- spread the mixture on slices of Bresaola, rolled, sprayed with lemon juice and a dash of extra virgin olive oil, cover and keep refrigerated for at least three hours.