mercoledì 31 dicembre 2008

Auguri, auguri, auguri...

lunedì 29 dicembre 2008

Pasta (in rosa) con olive, acciughe e limone


E' durata poco (la disintossicazione)! In realtà, c'era già qualcuno che faceva basse insinuazioni, tipo una certa cena tra bloggers, domani sera :-) ...ma al di là di tutto, è che qui gli uomini scalpitano! Vero anche che, tra mobili da montare, cavi da far passare, scatole da svuotare (dall'isolotto non siamo mica tornati a mani vuote... e come li occupavamo, poi, stì giorni di ferie'!), insomma, avendo giusto... casa da sistemare, diciamo che si brucia parecchio! Per cui, pasta! Una pasta nata un po' in corso d'opera: olive nere ed acciughe, in primis. Poi pomodoro (pochissimo) e ricotta perchè... non volevamo farla "aglio e olio"! Pensandoci, l'avrei fatta eccome (aglio e olio), ma pare si gradiscano di più le cosettine sugose (i soliti uomini, sì, sempre loro)! Come dicevo, più ricotta che pomodoro, perchè in fin dei conti... non volevamo nemmeno farla alla puttanesca! Ed il cerchio si chiude con quel (solito) colpo di genio finale, voilà, la buccia del limone! Chiariamo, non mi sto arrogando alcun diritto d'autore, il colpo di genio è stato, semplicemente, quello di posare l'occhio sui limoni (biologicissimi, religiosamente trasportati dall'isolotto) al momento giusto, prima che fosse troppo tardi! E sarebbe stato davvero un peccato perchè quel guizzo fresco, tipicamente lemonino, contro la rotondità della ricotta, la sottile acidità del pomodoro, la nota pungente delle acciughe e delle olive... avete già pensato al menu per capodanno?

Linguine in rosa, con olive, acciughe e limone
per due persone

150 g di linguine
100 g di ricotta fresca
10 olive nere di Gaeta
6 filetti d'acciuga sott'olio
4 cucchiai di passata di pomodoro
20 g di pecorino
1 piccolo limone bio
2 cucchiaini di prezzemolo fresco tritato
olio extravergine d'oliva
sale e pepe

Rosolare velocemente l'aglio (in camicia) con due cucchiai d'olio. Eliminare l'aglio ed aggiungere 4 filetti d'acciuga e le olive denocciolate, tagliate a metà (in realtà, le olive di gaeta sono talmente tenere che si aprono facilmente con le mani). Far sciogliere i filetti ed unire anche il pomodoro e la ricotta. Cuocere circa dieci minuti con la fiamma al minimo. Grattugiare la buccia del limone (facendo attenzione a non intaccare anche la parte bianca) ed aggiungerla alla salsa. Lasciar insaporire per un minuto, quindi, salare con moderazione. Cuocere le linguine e scolarle al dente. Versarle nel condimento, saltarle velocemente unendo anche i restanti filetti d'acciuga, spezzettati grossolanamente, il prezzemolo ed il pecorino ridotto in scaglie sottili. Distribuire la pasta nei piatti, completare con una macinata di pepe nero e qualche listarella di buccia di limone passata velocemente sulla piastra. Servire immediatamente.

domenica 28 dicembre 2008

Cavolfiore, bottarga, coriandolo e semini!


Scontatissimo piatto purificante del dopo-bagordi! Leggero, rigorosamente cremoso e, soprattutto, caldamente consigliato dal nostro amatissimo fegato (e dintorni). Sì, prima di ripartire alla carica col capodanno! Su con la vita! Ciò che vedete non è nemmeno l'ombra d'una passatina anonima e smunta, ma certo che no! Ditemi, cosa fanno le brave massaie quando avanza del cibo? Esatto, aprono google e lanciano una miratissima ricerca! La mia, m'ha condotta esattamente qui. Ma non avevo le nocciole... però va detto che anche i semi di girasole spezzano egregiamente, arricchiscono e, non ultimo, fanno crunch! Poi m'intrigava parecchio l' esperimento bottarga, giusto per dare una piccola spinta alla dolcezza del cavolfiore. E giacchè il tutto, ormai, sapeva decisamente di mare, m'è sembrato oltremodo corretto lasciare l'ultima parola al coriandolo... ed ai cubetti di pane (anche quello ai semi di girasole, miiii), tassativamente abbrustoliti! Andate un po' a controllare se è avanzata mica dell'insalata di rinforzo...

Crema di cavolfiore, con bottarga, coriandolo e semi di girasole
per due persone

1/2 cavolfiore
1 patata media
1 spicchio d'aglio
1/2 L di brodo vegetale
1 cucchiaino raso di coriandolo macinato
2 cucchiai rasi di bottarga di tonno*
1 manciata di semi di girasole
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
crostini di pane

Scaldare un filo d'olio in un tegame, rosolarvi l'aglio, eliminarlo ed aggiungere il cavolfiore (già pulito, lavato e suddiviso in cimette) e la patata sbucciata e ridotta a tocchetti. Insaporire il tutto nell'olio, quindi, allungare con il brodo bollente, abbassare la fiamma al minimo e portare a cottura (circa venti minuti). Con l'aiuto di un mixer ad immersione, frullare il tutto e completare con il coriandolo, sale e pepe. Spegnere e lasciar riposare per qualche minuto. Servire la crema calda, guarnendo ogni piatto con un cucchiaio di bottarga, i semi di girasole tostati e spezzettati e del pane abbrustolito.

*problemi a reperire la bottarga di tonno? vi lascio il solito indirizzo utile, questo qui!

lunedì 22 dicembre 2008

Torrone al cioccolato, per un dolce Natale


Signore e signori, mi tocca salutarvi (auguri-auguri-auguri)! Fatto questo, schizzerò via (più o meno) alla velocità della luce, cercando davvero di non perdere il ritmo... è l'unica possibilità che ho per riuscire a fare proprio tutto: i regali (quanto sono indietrooo, mi auto-flagellerei di gusto), agghindare qualche biscottino goloso per quei disperati in attesa sull'isolotto (ma non hai portato niente?! bùùùùùùù!!!). Ah, domani mattina, ma guarda chi c'è? Il tecnico fastweb! Sììì, gioia, gaudio, felicità, come no! Ma dopo un mese e mezzo d'agonia, giusto domani? Ehvvabbè, inseriamo anche fastweb nell' intasatissimo palinsesto pre-natalizio! Se sopravvivo, domani sera dovrò soltanto raccogliere armi e bagagli, ricordandosi di portare anche qualche cosettina più carina per le giornate conviviali (perchè quando c'hai una nonna vanitosa che se ne sta lì in poltrona, tipo toro seduto... e deve per forza farti notare che non hai messo gli orecchini, che i capelli te li sei asciugati da sola e pure di corsa, che il jeans a natale... ). Quindi, tutto dentro e mercoledì mattina si parte alla volta dell'isolotto. Dove soggiorneremo allegramente per un po' di giorni (che sarebbero ancora da quantificare), tra abbuffate, tombolate e ricche passeggiate (ehi, tutto in -ate-)... giusto per evitare di tornare a casa rotolando, ecco! Per cui... buon nataleeeeeeeeeeeeee!!! Che sia dolce, dolcissimo!!! Volando, ancora due righe per babbo natale (sulla scia di quei due piccioncini di luca e sabrina anzi, lì da loro trovate tutto il regolamento del giochino, io sono sempre un po' anarchica, ma ho il capo cosparso di cenere, ok?!). Ecco la mia richiesta: pace, non (soltanto) nel senso alto del termine, certo la pace nel mondo, in famiglia, etc etc... scusatemi, ma stavolta intendo proprio pace qui da noi, nel senso di ripristino dei ritmi normali. E' da settembre che vaghiamo, impacchettiamo, scartiamo (mò ci si mette pure il natale), carichiamo, scarichiamo (il tutto moltiplicato per due, che un trasloco soltanto non ci bastava). Per non parlare delle raccomandate (disdette, allacci, volture, solleciti... oddioooo). Ecco, caro babbo natale, regalaci la pace!!! Hai presente quelle seratine oziose, sul divano, senza mobili da montare, faretti da attaccare, misurazioni varie... grazie :-)

Torroncini al cioccolato

per il torrone:
300 g di cioccolato fondente
al 50%
100 gr di burro
150 g di mandorle
150 g di nocciole
10 biscotti secchi
1 arancia biologica

per la copertura:
300 g di cioccolato fondente

Sciogliere il cioccolato ed il burro a bagnomaria. Lasciarli intiepidire ed unirvi, quindi, i biscotti tritati finemente, la frutta secca spezzettata e la buccia grattugiata dell'arancia. Amalgamare il tutto aiutandosi con il succo d'arancia (filtrato). La consistenza dovrà essere piuttosto compatta e soda. Stendere il tutto ad un'altezza di circa 5 mm, livellare bene e lasciar indurire al fresco. Quindi, ricavarne dei rettangoli (oppure ritagliarli a proprio gusto), ricoprirli con il cioccolato fondente fuso e lasciar rapprendere, nuovamente, al fresco prima di servire.

domenica 21 dicembre 2008

Mi racconto un po'...


Tranquilli, non è un attacco di protagonismo, sotto natale poi!!! No giuro, è semplicemente la risposta ad un appello, quello di un'amica in panne, una specie di gallina starnazzante che, all'ultimo momento, s'è accorta di non avere argomentazioni valide per la sua imminente tesi (di laurea, ndr in scienze dell'educazione). E quindi, adesso, se la prende con noi capite?! In pratica, ha deciso di metterci a nudo (eh, più di quanto non si facesse già, con la scusa dei risottini e dei ciambelloni). E vuole anche sentirci riferire cose intime, intimissime... ed anche qui, credo ci siano state volte in cui s'è straparlato davvero, oltre i limiti dell'umana decenza. Eppure, a quanto pare, non era abbastanza. Non per lei. Mi chiedo: stà tesi, devi scriverla sulle follie deliranti di chi sogna di trovare sotto l'albero il mega-pacco-gran-riserva-di-castroni? Su chi sviene perchè.. oddio, è finito il fiordisale, amore stasera prendiamo le pizze! Su chi staziona un'ora davanti alla bilancia digitale perchè quel maledetto pezzetto di burro non ne vuole proprio sapere di pesare 30 grammi, esatti (che insolente)! Davvero Lo, t'interessa proprio questo? E allora sia! La domanda di rilevantissimo interesse scientifico è: perchè il blog? Bene, te la sei cercata cara Lo (tu e chiunque leggerà quanto segue... fate ancora in tempo a passare oltre eh). Ok, prendo fiato, pronti, partenza (posso contare fino a tre?), via...

- nadia, in arte precisina (chiariamo stà cosa, precisione mentale, assolutamente non riferita agli oggetti, oddio i panni nell'armadio... ci siamo capiti?!). Femmina (facciamo donna?!), 30+1 lune all'attivo. Ho aperto il blog (più o meno) 8 mesi fa, quando ormai il pallino del cibo doveva necessariamente trovare una collocazione più efficace. Non si può avere tutto in testa, ma nemmeno sul solito quadernone con i soliti (miliardi di) foglietti volanti (che ancora ho)! Dice, ma un diario no? Bè, sarebbe ora che tutti i bloggers ammettessero, una buona volta, la propria chiara ed evidente tendenza al protagonismo! Ohhh! Poi, lo stavano facendo praticamente tutti (aprire un blog intendo... e tutti a dire "ma perchè non lo apri anche tu?!" uhm quasi quasi). Quando si dice, per gioco. Ma davvero. E vediamo un po' che effetto fa. Un effetto fantastico, per ora! Ah, tutto ciò che mi riguarda è legato ad un 'per ora'... e meno male! Preferisco sempre tacere e fermarmi, quando è il caso, molto meglio, sì! Dicevo quindi, fantastico: è fantastico riscoprirsi a giocare coi pensieri, ad appuntare un dettaglio, un'emozione che, altrimenti, scapperebbero via veloci ed io... domani ho un post da scrivere, cavolo! Ugualmente, dopo aver esternato, è fantastico starsene lì, seduti sulla sponda del fiume, ad osservare: osservare che effetto fa tutto ciò, scoprire come ti vedono gli altri, cosa riesci a dare veramente di te, cosa arriva (e, soprattutto, cosa non arriva e perchè). Non che la cosa sia assolutamente discriminante, voglio dire, se anche la maggior parte della gente mi vedesse pure un po' scema... vabbè, pace lo stesso. Più che altro, trovo sia tremendamente interessante, stuzzicante (ed anche motivante) il fatto di scoprire che quella che ti sembrava una banalità, per qualcun altro s'è trasformata nel primo sorriso della giornata, tanto per dire. Quella che pensavi fosse una ricetta, magari, nemmeno da menzionare (che tanto la sanno già tutti), per altri è diventata una piacevole occasione di convivialità, a tavola, pensando a quella santa donna di precisina. Bello no?! Poi è chiaro, quando inizi a notare che ci sono delle persone che vengono a leggerti ogni giorno, scatta anche il senso di responsabilità (per me è così). Sappiamo tutti che esiste la piena, sacrosanta libertà di andare a leggere questo o quell'altro blog (e volevo pure vedere...). E la scelta è dettata dal piacere che ne deriva, giusto?! Quindi, responsabilmente, prendo tutto con molta serietà (oddio) e provo a lasciare sempre qualcosa a queste care persone... che, ehm, approfitto per ringraziare, davvero, con tutto il cuore :-) Ma allora è un lavoro? Diciamo che faccio parte di quella categoria di persone che devono sempre fare le cose col cuore, perchè solo se le fai col cuore ti porteranno altre cose buone... e giusto per non essere ipocriti, diciamo che se, all'inizio, hai un marito con i piedi per terra, molto meglio :-) Dov'eravamo rimasti? Ah sì, perchè il blog? Dunque, ad occhio e croce, credo di essere nata col senso di colpa per l'intera umanità, voglio dire, ma devo riscattarle tutte io le sofferenze del mondo? Ok, adesso non esageriamo, diciamo che ho molto a cuore la missione-positività. Adoro sentirmi bene, felice, serena e piena di voglia di fare, di raccontare... e negli anni, m'è stato riferito da più parti che faccio sentire bene anche gli altri, che li faccio ridere (il che non so se è proprio un complimento, ma diciamo di sì). E visto che se sto bene, tutto il mondo è felice, non faccio che circondarmi di persone belle. Persone che, senza volere, hanno quel famoso potere di farti stare meglio di prima. Prima di averle incontrate! Invece scappo a nascondermi quando incontro, , quelle dell'altro tipo! Ma chiaramente sarebbe disumano sprizzare gioia da ogni poro della pelle, diciamo, 24 ore su 24, 365 giorno all'anno... ma resta il fatto (fantastico, ancora) che il blog, proprio come un libro, non è assolutamente invasivo. Anzi, discreto. Perchè sa aspettare. Ed io sono una che scrive soltanto quando le condizioni sono favorevoli (ammetto di avere più giornate sì, ok, ma c'ho dovuto lavorare su), anche perchè non credo proprio che agli altri possano interessare i miei problemi, hanno già i loro. A nessuno serve conoscere la mia tristezza. Se ne parlo, rompo le scatole agli altri e, soprattutto, mi ci crogiolo... e alla fine sono pure più triste di prima. Non è vero che parlare dei problemi fa bene, non è verooo! Almeno, dipende da come se ne parla, con quale finalità (che poi, se uno si sente bene per il semplice fatto di buttare fuori, ehvabbè, faccia pure). Oddio, spero davvero che il ragionamento fili! Prendiamo il telefono: odio il telefono! Odio la violenza dello squillo, ma che ne sai che in quel preciso momento avevo voglia di sentirti? Infatti non ne avevo assolutamente voglia, ecco. Ed io, ma che ne so se gli altri avevano voglia di sentire me, etc etc? Eheheh, ormai i miei amici/parenti sanno bene che non amo telefonare, ma sanno pure che non sono una stramaledettissima menefreghista per questo. Mi farò perdonare al prossimo incontro. Oppure mi leggeranno sul blog :-) sì che restituisco sempre tutto! E con gli interessi!


venerdì 19 dicembre 2008

Il baccalà, con l'insalata di rinforzo


Non sia mai detto che... ve ne faccia andar via con la voglia! E' che ieri l'avevo buttata lì, tra le varie cosine tipicamente campane, tipicamente natalizie, tipicamente per la vigilia! E parliamo davvero di due pietanze che, cascasse il mondo... ma che vigilia sarebbe senza il baccalà?! E perchè, l'insalata di rinforzo?! Iniziamo proprio da lei, un nome che è già tutto un programma. E che m'ha sempre suscitato una certa ilarità: sei lì a tavola, davanti a te... ogni possibile ben di dio e, ad un certo punto, arriva (pure) l' enorme zuppiera con la corroborante insalata di rinforzo! Rinforzo, capite? Sì sì, ok, oggi ce la ridiamo di gusto e può anche starci. Ma la realtà è che, una volta, la cena della vigilia era magra, ma davvero (in molti casi non si sarebbe potuto fare altrimenti, vedere alla voce povertà). Sicchè, il rinforzo ci stava eccome!!! Col tempo, le portate si sono, diciamo così, appesantite?! Ma siccome resta (comunque) una cena di magro (perchè è a base di pesce, non per altro), l'insalata resta. E pure di diritto. Trattasi di cavolfiore (lessato), più ingredienti più o meno variabili in base alle preferenze, ma che comunque girano intorno al concetto olive-acciughe-sott'aceti-sott'oli. Ed è divertentissimo osservare il giro della zuppierona tra i commensali che scartano/arraffano in maniera del tutto arbitraria, tipo che c'è quello che si frega tutte le acciughe, un altro le olive... Altro piatto irrinunciabile, il baccalà. Alla napoletana. Ovvero, passato nella farina, fritto e finito in un delizioso sughetto alla puttanesca che, davvero, è il sogno di ogni scarpettaro che si rispetti! Baccalà... che non è stoccafisso e questo ve lo dico ad onor del vero, ma soprattutto ad onor del gusto. In reltà, si parte sempre dal merluzzo: ciò che diventerà baccalà viene messo sotto sale, per lo stoccafisso si procede, invece, con l'essicazione. E poi il baccalà è più tenero, lo stoccafisso più fibroso, anzi, azzarderei gommoso! In fin dei conti, le ricette (e se ne trovano davvero un'infinità) sarebbero anche piuttosto interscambiabili, però il consiglio è: per la vigilia, baccalà! Da dissalare con tanta pazienza (ed accuratezza). Diversamente, optare per quello già dissalato dal pescivendolo (quello di fiducia!!!). E se qualcuno al banco pesce proverà a dirvi che c'è lo stoccafisso, che è già ammollato e che è la stessa cosa... uhm, con tutta probabilità si tratterà di pancetta di stoccafisso. Che va battuta (poverina, fibrosa com'è), facendo anche attenzione a non frantumarla, ehssì, frantumarla è la parola giusta. Poi cotta a lungo, a fiamma bassa... accortezze da stoccafisso insomma. E resta il fatto che il sapore cambia. Tornando a noi, davvero si sta facendo una carrellata di piatti ad alto, altissimo tasso di aggregazione. E se nelle vostre piazze, il giorno della vigilia, non è prevista alcuna forma di aggregazione in tal senso... in pratica, nessuna manifestazione all'aperto, tra canti, balli e baccalà fumante in bella mostra, con le fettine di pane abbrustolito e l'ariettina pungente a prova del migliore dei vostri colli-alti... allora, pensateci da soli. Quindi, aperi-cena (sempre per quella storia di salutare gli amici, i colleghi, lo scambio anticipato dei regalini...). Crostini (1 e 2), un tagliere su cui servire tranci di pizza con le scarole, una terrina col baccalà, l'insalatona natalizia, le fette di pane abbrustolite per accompagnare tutto ciò, le noci, le castagne, i mandarini, i dolcetti, vino rosso, bollicine... ed un bel sottofondo a tema!

Il baccalà della Vigilia

Tagliare il baccalà (già dissalato, ovvero lasciato in ammollo in acqua fredda dalle 24 alle 36 ore, cambiando spesso l'acqua) a tocchetti piuttosto grossi, passarli nella farina e friggerli in olio caldo. Scolarli e tamponarli su apposita carta da cucina. Intanto preparare un sughetto con olio extravergine d'oliva, aglio, peperoncino, polpa di pomodoro, sale (con moderazione) ed, infine, una manciata di olive nere di Gaeta, capperi dissalati e prezzemolo fresco tritato. Adagiare il baccalà nel sughetto (ormai pronto), lasciar insaporire per una decina di minuti (a fiamma dolce), quindi, spegnere e servire con del pane abbrustolito.

L'insalata di rinforzo della Vigilia

Tagliare il cavolfiore in modo da ricavare delle grosse cimette. Lavarlo e lessarlo (oppure, meglio, cuocerlo al vapore) avendo cura di scolarlo piuttosto al dente. Passarlo, quindi, sotto un getto d'acqua fredda, asciugarlo bene ed unirlo, all'interno di una grossa insalatiera, ad olive verdi e nere, acciughe sott'olio, papaccelle tagliate a listarelle, cetrioli sott'aceto (eventualmente, anche carciofini e funghi sott'olio) e capperi dissalati. Condire il tutto con sale, olio extravergine d'oliva ed un goccio d'aceto. Lasciar insaporire bene prima di servire.

giovedì 18 dicembre 2008

Pizza di scarole


Piccolo senso di colpa! Sarà il natale, boh, i bilanci di fine anno, i buoni propositi per il futuro... resta il fatto che, di tutte le cose belle che mi son state dette-scritte a proposito della mia isoletta verde, quasi quasi, potrei scriverci un libro: oddiooo, ischia che bellaaa... nooo, ma sei proprio di ischia ischia (cioè, in che senso? guardate che gli ischitani esistono eh, tutta gente normale)... ohhh beata te, ma come hai fatto ad andartene da lì (col traghetto? ihihih, cinica!). E questo sarebbe, in sintesi, il contenuto dell' ipotetico libro, "diario di un'ischitana ingrata ed irriconoscente"!!! Naturalmente, non sono nè ingrata, nè irriconoscente: più che altro, si tratta di precisare (soltanto) che il giudizio di chi, ad ischia, c'è stato in vacanza, giusto una settimana, magari a giugno (oddiooo, che bella ischia a giugnooo!!!), no, non è un giudizio attendibile, almeno non esaustivo, ecco! Detto ciò (sììì, certo che ischia è bella, è bellissima, ne parlo troppo poco, lo ammetto), forse un po' per dare a cesare quel che è... mettetevi comodi, ho in mente di raccontarvi la vigilia di natale ischitana. Una cosa carinissima davvero, soprattutto se, come me, siete tra quelli che... adorano l' attesa! Quell'atmosfera particolarissima ed inebriante, come se stesse per accadere, di lì a poco, qualcosa di veramente magico! In realtà, da un certo punto in poi, tutto inizierà a scorrere alla velocità della luce, scivolando via tra pranzi, regali ed allegre tombolate a suon di roccocò che si spaccano sotto i denti. Quindi, direi, godiamoci l'attesa. Il più possibile. E sull'isoletta, devo dire, è già da un po' che si son dati una ricca svegliata in tal senso, organizzando l'attesa proprio lì in strada, nelle piazze, sul porto. S'inizia di buon mattino, con il mercato del pesce. Poi sfilate, artigiani vari... e piccole occasioni mangerecce davvero divertenti. Street-food all'ischitana, versione natalizia: pizza di scarole, capitone fritto, baccalà, insalata di rinforzo, dolci tipici (il tipico menu napoletano, quello dell'attesa appunto). Il tutto da spiluccare nel piattino di carta, andandosene in giro, curiosi, tra chioschetti, bancarelle, il tipo che frigge le zeppole, presepi artistici... e facendo anche un po' mente locale sulla situazione-regali, così se t'accorgi che ne manca ancora uno (sempre il solito), lì di sicuro riesci a rimediare qualcosa! Poi, ad un certo punto, s'inizia a guardare l'orologio, il pomeriggio è ormai bello che andato, l'adrenalina sale, ci si saluta, bacini, bacetti, i migliori auguri che uno si possa mai immaginare e via... qualcuno dovrà soltanto passare per casa, cambiarsi, raccogliere tutti i regali e dirigersi, armato di panettone e spumante, a casa del parente di turno (sempre il solito), quello che si sacrifica e che, mi spiace per lui, si sarà perso l'attesa!!! Ah, dimenticavo: tutte stè carinerie, la sottoscritta (quest'anno) finirà per saltarle a piè pari, hhoopp. Non perchè sia un'ingrata, ma perchè, semplicemente, causa-lavoro, s'arriverà sull'isolotto più o meno all'ora di cena. E quindi, per l'attesa, ci siam dovuti arrangiare da qui...

La pizza di scarole della Vigilia

per la pasta:
600 g di farina 00
15 g di sale
300 ml di acqua tiepida
25 g di lievito di birra fresco
2 cucchiai d'olio extravergine d'oliva

per farcire:
2 cespi di scarola liscia (indivia)
200 g di olive nere di Gaeta
50 g di capperi
100 g di uvetta
1 manciata di pinoli
6 filetti di acciuga sott'olio
1 cucchiaio di pecorino grattugiato
2 spicchi d'aglio
olio extravergine d'oliva
peperoncino macinato
sale

Mischiare la farina con il sale. Separatamente, sciogliere il lievito nell'acqua ed incorporarlo, quindi, alla farina. Iniziare ad impastare, aggiungendo anche l'olio e, se necessario, ancora un po' d'acqua in modo da ottenere un panetto omogeneo, compatto ed elastico. Ungerlo leggermente d'olio e lasciarlo lievitare, al caldo, per circa un'ora (dovrà raddoppiare). Intanto, in un ampio tegame, scaldare dell'olio e rosolarvi l'aglio (in camicia), il peperoncino ed un paio di filetti d'acciuga (che, naturalmente, si scioglieranno rilasciando tutto il loro sapore). Pulire i cespi di scarola, sfogliarli, eliminare le foglie più esterne e lavare tutto il resto sotto l'acqua corrente. Sgrondare leggermente e versare il tutto nel tegame avendo cura di insaporire bene la verdura nel soffritto. Eliminare l'aglio, coprire e lasciar cuocere, a fiamma dolce, finchè la scarola non risulterà morbida. Unire, quindi, le olive denocciolate (a mano), i capperi dissalati, i pinoli, i restanti filetti d'acciuga spezzettati ed il pecorino. Salare con moderazione. Insaporire bene il tutto, spegnere e lasciar raffreddare. Riprendere la pasta lievitata, suddividerla in due parti e, con ciascuna di esse, formare un lungo cordone che andrà, poi, appiattito a mo' di rettangolo (aiutarsi con un po' di farina). Farcire, quindi, ogni rettangolo con la verdura preparata (attenzione a sgrondarla ben bene dall'eventuale acqua di vegetazione presente sul fondo del tegame). Richiudere i rettangoli sigillando bene l'apertura, sistemarli uno accanto all'altro sulla teglia del forno coperta da apposita carta (oppure all'interno di una grande teglia, leggermente unta) ed avvolgerli a spirale (formando la classica chiocciola). Lasciar lievitare per mezz'ora circa. Cuocere, quindi, a 200 gradi (forno già caldo) per circa 40 minuti.

*la storia del rettangolo farcito e la forma 'a chiocciola', più che altro, trovo siano un'ottima soluzione per bloccare il ripieno all'interno della pasta; poi, è bella da vedere ed anche comoda da porzionare e servire. In ogni caso, potete optare per la forma classica: pizza ripiena, pasta-ripieno-pasta!!!

mercoledì 17 dicembre 2008

Pasta e fagioli


Se ne parlava giusto domenica, a pranzo. La questione (più che altro) era: pasta-e-fagioli-sì- pasta-e-fagioli-no... per un'occasione importante! Per il pranzo di natale, già che ci siamo! Sì o no? Esempio, mio cognato. Origini napoletane, com'è che si dice? Educato al mangiar bene! Il papà, il nonno, tutti ottimi cuochi (per passione)... e da loro, a natale, la pasta e fagioli s'è sempre fatta! Eccole, le 1001 sfaccettature di un piatto, sempre lo stesso, ma (appunto) con sfaccettature diverse, a seconda di quella che è la nostra impostazione mentale. Voglio dire, se ci tirano su con le minestre del lunedì, la pizza del sabato sera, il ragù della domenica... va da sè che, poi, è un po' dura resettare il cervellino e proporre la pasta e fagioli a natale, giusto per buttarla lì!!! Però, non per fare del campanilismo spicciolo, non tutte le paste e fagioli sono uguali e, sempre per non fare del..., va anche detto che la pasta e fagioli come la fanno a napoli, bè, è n'ata cosa!!! E' un piatto che t'avvolge, ti ristora, ti lascia col sorriso (ecco qual è il segreto dei napoletani...). Tra l'altro, ne esiste anche una versione gettonatissima con le cozze... eh, chiamala un po' minestra! Ma sulla pasta e fagioli ce ne sarebbe d'inchiostro da consumare. Ecco, magari ognuno mi dirà la sua (e mi piacerebbe davvero che ognuno di voi lo facesse)... per esempio che lì ci mettono (anche) la cipolla, là il sedano, a destra il fagiolo tondino, a sinistra il cannellino. La mia è quella napoletana, di base. Per capirci subito, è quella che si fa con l'aglio e basta, con le cotiche (di maiale), pochissimo pomodoro e, soprattutto, è quella densa, anzi, come diceva qualcuno (che, poi, proprio napoletano non è)... è giusta quando c'è il filo d'olio che ti resta su! Tradizionalmente, si prepara con la pasta mista, ma anche con i tubett(on)i, soprattutto nella versione con le cozze! Io, ispirata dallo stesso qualcuno di prima, ho preferito i maltagliati (pasta all'uovo fresca, da stendere sottile e da mal-tagliare a mò di triangolo, rettangolo, trapezio, rombo... m'è tornata in mente la maestra delle elementari, pensa un po'). Ed alla fine di tutto, di tutte le storie, delle tradizioni, delle personalizzazioni, c'è che da noi la pasta e fagioli è na' certezza: calda, con la pasta mista, per la minestrina del lunedì (ricordate la famosa saga della "pasta e..."?), oppure fredda, servita nelle grandi zuppiere che spopolano sulle tavolate estive, in terrazza, con tanto di mestolo-self-service. E poi ci sarebbe questa qui, tiepida... che è sempre la stessa cosa, solo che col borlotto c'è più stacco cromatico (è più bella da vedè), il maltagliato sa tanto di grandi-occasioni... insomma, giusta impostazione mentale per un piatto che, bisogna riconoscerlo, fa sempre la sua figura!!! La ricetta ve la racconto (e no che non riesco a schematizzare la pasta e fagioli). Voi venitemi dietro, ok?!

Pasta e fagioli

Mettere a bagno i fagioli dalla sera prima, quindi, lessarli per circa un'ora. Si parte dall'acqua fredda, i fagioli vanno coperti completamente, aggiungendo anche un po' di sale grosso e del pepe. Alla fine, dovranno risultare morbidi, ma non sfatti. Separatamente, scaldate dell'olio extravergine d'oliva e lasciatevi soffriggere un pezzetto di cotica di maiale e qualche spicchio d'aglio in camicia. Aggiungete i fagioli scolati (conservate l'acqua di cottura) e lasciateli insaporire ben bene nel soffritto. Eliminate, quindi, cotica ed aglio e, con una forchetta (oppure, meglio, con un mixer ad immersione), schiacciate parte dei fagioli in modo da ottenere un effetto finale più cremoso. Unire, quindi, qualche pomodorino fresco a pezzetti, la pasta (più o meno, si calcola la stessa quantità di fagioli e di pasta) ed allungare, gradualmente, con l'acqua di cottura dei fagioli messa da parte (bella calda, naturalmente). Procedete con poco liquido alla volta, in modo da non ritrovarvi con un risultato finale troppo brodoso o troppo asciutto (in pratica, considerate che la pasta cuoce piuttosto velocemente, ma anche che la preparazione andrà lasciata intiepidire e, quindi, s' addenserà inevitabilmente). Servitela tiepida, con del prezzemolo fresco spezzettato, una macinata di pepe nero ed un giro d'olio extravergine d'oliva, di quello buono!

martedì 16 dicembre 2008

Filetto al radicchio (cremoso)


Alla fine, l'ho fatto! Nonostante la pioggia battente, le strade infangate ed i fiumi a serio rischio di straripamento (ovviamente, sotto casa, non c'è alcun fiume a rischio di...), nonostante tutto, mi decido a mettere alla prova il macellaio-pizzicagnolo-lattaio che sta proprio dietro l'angolo... è decisamente il caso di dirlo! Da quando abito qui, quante volte ci sarò già passata davanti? Un'infinità! Ed ogni volta osservavo... le persone, il locale, il prodotto, religiosamente in quest'ordine, con la cagnolina che, immancabilmente, incolla il suo naso da segugio alla vetrina, si gira pietosa e sembrerebbe chiedere "ma perchè non entriamo mai?". Dicevo, quindi, macelleria-salumeria-latteria (in pratica, dove trovi di tutto un po', migliore la qualità, più alto il prezzo). A conduzione familiare... in effetti non è che ne abbia la prova-provata, ma ci metterei la mano sul fuoco: sono troppo solidali, tutti in linea (tutti, nessuno escluso) con un'accentuatissima intenzione di fare la salumeria-a-cinque-stelle. Prendi la moglie-cassiera: tutte le mattine è già lì, truccatissima, cotonatissima, impellicciatissima (ma a che ora si svegliano queste persone qui?) e più che batter-cassa, ha tutta l'aria di stasene lì ad attendere, impaziente, la quotidiana sfilata dell' amata clientela abituale (...e questi posti qui, hanno sempre un'amata clientela abituale. del resto, il rapporto personale è la miglior carta che hanno da giocare contro la concorrenza della grande distribuzione). E dall'altro lato ci sono loro, appunto, i clienti abituali. Che sono i cosiddetti nostalgici, quelli che hanno bisogno di spiegare, ogni volta, com'è che gli devono affettare il prosciutto, quelli che devono svegliarsi sapendo che, lì, ci sono le due rosette messe da parte, con tanto di nome sul sacchettino. A scrivere il nome, ci pensa lui, Graziano, il proprietario. Che giusto per non esser da meno (alla moglie?), si destreggia tra pani-salumi-formaggi con un piglio decisamente da camice-bianco (salumiere-chirurgo?). Serissimo, concentratissimo, accuratissimo. Infine, c'è un ragazzo al banco-carni (ecco, giusto lui, mi sa che è un dipendente). Persona mite e gentile... diciamo che, al momento, ha proprio tutta la mia solidarietà: sarebbero iniziate le famose ordinazioni per i famosi pezzi-grossi da cucinare a natale... e lì sì che le donne vanno in totale paranoia, gli controllano pure l'agenda per esser proprio sicure, hai visto mai che si dovesse morir di fame, giusto a natale?! Ma io dovevo prendere (soltanto) della carne, per cui entro (ehssì, finalmente) e mi dirigo dal mite macellaio. Gli spiego cos'è che mi passa per la testa (parlo della cena ovviamente), mi lascio docilmente consigliare (ah! filetto! di manzo danese!), prendo, pago, torno a casa, scartoccio... e da Graziano ci ritorno, tanto sta pure dietro l'angolo :-)

- salumeria/macelleria 'da graziano', via ugo ojetti 410, roma - tel. 06 82000058


Filetto al radicchio e crema di ragusano
per due persone

4 scaloppe di filetto da circa 100 g (piccole e spesse)
30 g circa di burro

1 cespo di radicchio trevigiano,
piccolo e sodo
1 piccola cipolla

70 g di ragusano
(caciocavallo)
70 g di latte
vino bianco, secco
olio extravergine d'oliva

farina 00

sale e pepe


Tagliare a metà il radicchio e suddividere, ogni metà, in due parti (nel senso della lunghezza). Sciacquare, quindi, sotto acqua corrente, allargando bene le foglie. Sbucciare la cipolla, tritarla e saltarla velocemente con un due cucchiai d'olio. Unire il radicchio, sale e pepe, coprire e lasciar cuocere per dieci minuti. Intanto, diluire 1 cucchiaino di farina con due cucchiai di vino. Tritare il formaggio ed unirlo al latte, all'interno di un pentolino. A fuoco dolce, lasciar sciogliere il tutto a bagno-maria, mescolando continuamente. Incorporare, quindi, la miscela di vino e cuocere ancora dieci minuti, continuando a mescolare. Sistemare il radicchio in una teglia, coprire con la crema di formaggio e passare sotto il grill del forno finchè non inizierà a dorare. Intanto, infarinare i filetti, sgrondarli e rosolarli, un minuto per lato, con il burro fuso. Sfumare con mezzo bicchiere di vino e lasciar evaporare l'alcol. Servire immediatamente, adagiando il radicchio e la sua crema direttamente sui filetti ed, eventualmente, accompagnando il tutto con lamelle di mandorle tostate ed una quenelle di gelatina di aceto balsamico.

lunedì 15 dicembre 2008

L'oca con la verza


Questa settimana, ricomincio dall'antipasto! Me ne rendo conto, saranno giorni duri, giorni di spadellamenti intensi, tour-de-force cucinieri che, molto spesso, si traduranno in una necessaria glissade sull'intero argomento aperitivo-entrée-antipasto-stuzzichino. E saranno giorni in cui, invece, vincerà la sostanza, il famoso piatto forte, importante... tipico del natale no?! Ok ok, touché... me ne sto qui a pensare agli antipasti, perchè (in realtà) arriveremo dai miei appena in tempo per la vigilia... a spadellamenti-compiuti, in pratica! Però, in fin dei conti, parliamo pur sempre di una tartina!!! Capisco l'impegno mentale (e anche quello ci vuole), ma l'aperitivo da servire al volo, col prosecco ed il sorrisino di benarrivaaatiii?! Daaai, non vi ci vedreste con un elegante grembiule nero, lungo, a zigzagare tra ospiti, alberello di natale, pacchettini, sedie, divani... vassoio alla mano, ehi, chi prende una tartina? Fonte d'ispirazione (o d'emulazione?), Viviana Lapertosa. Dicono in giro... la regina del finger food. La sua specialità, trasformare le ricette della tradizione italiana in pratiche e chiccose mono-porzioni. Interessante la cosa, al punto da pensare di appliccarla all'istante al mio salame d'oca (eheheh, vi avevo avvertiti su di un certo numero di prodotti sfiziosi... scovati qui). Sul sito della regina, però, niente salame d'oca (se anche fosse, bè, tanto non ci sono le ricette, dovrò acquistare il libro mi sa)! E come lo facciamo, allora, questo duplice omaggio? Alla cuoca talentuosa (ma quanto sono carine le sue presentazioniii) e, last but not least, all'oca (oddio, l'associazione di idee è puramente casuale, per carità). E' finita che... son finita in lombardia! Versione portatile di un piatto di tradizione, l'oca con la verza, appunto. E visto che, nel mio caso, l'oca era in versione salume, c'è scappata la fettina d'arancia grigliata a rinfrescare il tutto! Ehssì, a volte scappano...

Tartina con l'oca e la verza, all'arancia

ingredienti:
pane nero ai cereali
salame d'oca
verza (solo il cuore)
arancia
mandorle a lamelle
burro
fior di sale
pepe nero

Affettare il pane. Dividere ciascuna fetta in due parti in modo da ottenere due triangoli e passarli, quindi, su di una piastra già calda, un minuto per lato. Sbucciare l' arancia (eliminando anche le parti bianche) ed affettarla così da ottenere delle rondelle piuttosto sottili. Passare anche queste sulla piastra. Imburrare leggermente i triangoli di pane, adagiarvi sopra una fettina d'arancia, continuare con una di salame d'oca e rifinire con un ciuffo di verza tagliata a julienne (utilizzare solo la parte più tenera della verza, quella centrale). Guarnire con delle mandorle a lamelle, tostate e condire con un pizzico di fior di sale e di pepe nero macinato al momento.


venerdì 12 dicembre 2008

Arancia e cioccolato (con un po' di caffè)...


Vi piace mangiare con le mani??? Voglio dire, siete tipi piattino e forchettina oppure (ma senza perdere neanche un centimetro di charme, altrimenti non vale) siete più da tovagliolo avvolgente, morso frugale e, diciamolo pure, dita appiccicose??? Sì, lo ammetto, oggi non m'è venuto niente di più intelligente da scrivere (capita no?! poi è venerdì, ma che v'aspettavate? un saggio filosofico, di venerdì?!). Dai, sforziamoci di far sembrare la cosa più o meno seria, anzi, addirittura pensata. In effetti, (a questa cosa del mangiare con le mani) ci pensavo mentre tagliavo questa cosina, vergognosamente peccaminosa tra l'altro: però, nonostante tutto, l'umidità, la mousse, etc etc... è venuta bella soda, volendo è na' crostata da tovagliolo!!! A dirla tutta, ma proprio tutta, avrei la vaga impressione che tutto ciò che mangio con le mani, niente da fare, mi sembra perfino più buono! Oltre che divertente, sfizioso, informale, conviviale. Tenetevi forte, in questa cosa che sto per dire... ci credo davvero: toccando il cibo con le mani stabiliamo una sorta di scambio (uhm, volevo aggiungere 'energetico'... ma forse è un po' troppo), scambio (ecco)! Un rapporto reale con la materia! Della serie, la prossima volta che avete i nervi a fior di pelle, pensateci, ma seriamente, alla possibilità di andarvene nella vostra bella cucina e... preparare una ricca pasta frolla! Le mani che sfregano la farina, il burro... dopo, oltre a sentirvi mooolto meglio, vi ritroverete con della pasta frolla pronta all'uso (appunto)! Basterà farsi venire un lampo di genio... oppure (molto più semplice) copiare questa qui!

Crostata con marmellata di arance e mousse al cioccolato

per la pasta frolla:
300 g di farina
150 g di burro morbido
150 g di zucchero
2 tuorli
2 cucchiai d'acqua fredda
1 pizzico di sale
la buccia grattugiata di 1 arancia bio

per farcire:
4 cucchiai di marmellata di arance, al caffè*
2 uova
25 g di zucchero
200 g di cioccolato fondente al 50%
100 g di burro

In un'ampia ciotola, setacciare la farina, unire il burro tagliato a dadini e, con la punta delle dita, sfregare in maniera tale che la farina assorba bene il burro. Aggiungere gli altri ingredienti, impastando leggermente, sempre con la punta delle dita. Raccogliere il tutto, compattando bene, avvolgere nella pellicola trasparente e lasciar riposare al fresco per mezz'ora.
Intanto, preparare la farcia: sciogliere a bagnomaria il cioccolato con il burro e lasciar intiepidire. Con l'aiuto di uno sbattitore elettrico, alla massima velocità, montare le uova con lo zucchero fino a farle triplicare di volume (dovrà risultare un composto fermo e ben sodo). Molto delicatamente, con l'aiuto di un spatola, incorporare il composto di cioccolato, con movimenti circolari dall'alto verso il basso. Conservare al fresco. Riprendere, quindi, la pasta frolla e, aiutandosi con un po' di farina, stenderla e formare un disco spesso 4-5 mm. Con questo, foderare uno stampo da 26 cm di diametro, leggermente imburrato ed infarinato. Con i rebbi di una forchetta, bucherellare la pasta in più punti ed infornare a 180 gradi per 10 minuti. Quindi, estrarre lo stampo, ricoprire la base della crostata con la marmellata e completare con la mousse al cioccolato. Livellare bene con una spatola ed infornare per altri 30 minuti. Lasciar raffreddare prima di servire.

*sarebbe preferibile utilizzare una marmellata biologica, oltre al fattore biologico, appunto, è decisamente più buona, più naturale e meno zuccherina (e in questa crostata si gioca molto di contrasti)! Io, bè, avevo in frigo un barattolino preso qui, arancia e caffè per la precisione (anche se, decisamente, avrei detto arancia e cioccolato... sulla fettina di pane nero abbrustolito, mmm, na' robaaa!!!)

giovedì 11 dicembre 2008

Cake salato al vino... dove eravamo rimasti?


Dunque, eravamo rimasti... alle seratine con gli amici, quelle per scambiarsi gli auguri, i regalini, etc etc... e stavolta, idea salata! Per coloro che, folgorati dallo spirito di condivisione che il periodo impone (a proposito, ma vi stanno chiedendo di fare beneficenza, praticamente, da ogni lato... ehiii, ma è nataleeee, sgrunt), dicevo, per coloro che si sono lanciati in un generosissimo daaai, v' aspettiamo per cena, mangiamo qualcosa insieme, giusto una cosina, solo per (il piacere di) stare insieme! Eheheh, prima di pensare seriamente di tagliarvi la lingua (per evitare altri slanci futuri): avete mai pensato alla soluzione cake salato?! Contornato di salumi, patè, noci, caldarroste, ma anche fettine di pera, leggermente rosolate in padella, con giusto due gocce di burro e miele? Noooooooo?! Eppure, v'assicuro, piace a tutti (e, stranamente, tende facilmente a lasciare gli altri cooolmi di meraviglia, soprattutto se ve lo personalizzate giusto un pelo). La ricetta di base rispecchia (per quanto mi riguarda) il famoso concetto-muffiniano, ovvero peso-dei-liquidi=peso-dei-secchi (mi riferisco agli ingredienti, s'era capito?!), due contenitori diversi, poi s'incorpora, ma senza montare... insomma, la sapete la storia, dai che la sapete! E su questa ricetta di base, se il vostro cervellino ne ha assolutissimissimamente bisogno, potreste pensare di starvene un po' lì a giocare con i sapori, i colori... sentite i miei: funghi porcini (vabbè, fin qua...), formaggio in crosta d'uva passita (ebbene si) e, quasi scontato, vino rosso! Ah, di vino, ne basta poco, quindi (please) prelevate questo poco da quella bottiglia buona buona che poi potrete tranquillamente tracannare come degno accompagnamento per tutto il resto, ecco! Cake avvinazzato quindi? Della serie, altro che concentrazione per partite a monopoli, tutti un po' hip hip... ma nooo, l'alcol col calore evapora e vi resterà quel profumino delizioso e avvolgente della vendemmia, ce l'avete presente?!

Cake salato con porcini e formaggio all'uva
stampo per plumcake da 18 cm

3 uova (ca. 150 g)
25 g di olio extravergine d'oliva
25 g di vino rosso
200 g di farina 00
200 g di formaggio all'uva passita*
20 g di funghi porcini secchi
8 g di lievito per torte salate
1 cucchiaino (raso) di bicarbonato
1 pizzico di cumino
1 manciata di pinoli
sale e pepe

Lasciate rinvenire i funghi in acqua tiepida, per circa mezz'ora. In un recipiente, sbattete leggermente le uova con l'olio ed il vino. Unite, quindi, i funghi (scolati, ma senza strizzarli) ed il formaggio tagliato a pezzetti. Separatamente, setacciate la farina con il lievito, unite anche il bicarbonato, il cumino, una presa di sale ed una (o più) di pepe. Unite, quindi, i due composti ed amalgamateli quanto basta, senza montare. Versate il tutto nello stampo, ben imburrato e cosparso di farina, decorate con i pinoli e cuocete in forno già caldo a 180 gradi, per 35-40 minuti. Servite appena tiepido oppure a temperatura ambiente!

*Il formaggio all'uva passita (golden gel), origini tirolesi, potete trovarlo qui... e vi dò la mia parola che, assolutamente, vale la pena assaggiarlo, una volta nella vita. Magari prima così com'è, al naturale e poi... bè, potete anche pensare d'infilarlo in un cake :-) Di che sa? Uhm, ha un gusto che ricorda il gorgonzola (quindi, se proprio volete sostituirlo con ciò che avete già in frigo, passi pure). Però v'avviso: vi perderete un'incredibile crosta d'uva passita, il colore particolarissimo, ma soprattutto l'aroma! Sono una grandissimissimissima appassionata di formaggi, si sarà vagamente intuito, ma ancora una volta ci sono rimasta di stucco, tipo apparizione (che poi, dato il periodo...)! E lo dovevo dì!!!

Già che ci sono, vi regalo pure la colonna sonora: canzoncina molto gettonata da queste parti, non perchè siano miei corregionali, ma perchè (bisogna riconoscerlo) è un gran bell'arrangiamento (tutto il resto ce l'ha messo john lennon, capirai). Na' cosina da canticchiare, zompettando e battendosi pure la mano sul petto per portare meglio il tempo, come fanno loro :-) Per chi si stava, appunto, chiedendo... ma che fine hanno fatto i Neripercaso??? Eccoliii!!!

E se, invece, vi sentite vagamente malinconici... che poi mi chiedo, ma come si può essere tristi di sti' tempi, dopo essere passati di qua, per giunta... mah, magari l'albero non è venuto esattamente come speravate, i biscotti alla cannella sanno troppo di cannella, ecco, oggi servizio completo: beccatevi pure quest'altra (anche qui, arrangiamento, bello bello! il resto... ce l'ha messo modugno)!!!

mercoledì 10 dicembre 2008

Lasagne, storione, arancia... uhm, vigilia??!!


E se questo primo piatto qui, come dicevo, potrebbe accompagnarci felicemente al pranzo di natale... quest'altro, uhm, direi di annotarlo per la vigilia, potrebbe starci, che dite? In due parole (oddio, ci provo), provo a spiegarvi (bene o male) quello che succede ai nostri pranzi di famiglia (non perchè abbia la presunzione di credere che le nostre vicende familiari possano essere di un benchè minimo interesse per voi altri... ma solo perchè, sono sicura, finirete per riconoscere un quadretto decisamente tipico, già visto, ecco)! Dunque, ai fornelli: mamma + zia, entrambe più che all'altezza, per carità... però si sa, ognuno c'ha un po' lo stile suo, il problema è mettersi d'accordo! Dalla regia, la nonna... che non cucina più, ma di certo non lesina bacchettate pungenti, eh, come se ce ne fosse (ulteriore) bisogno! Per terminare, la sottoscritta... diciamo così, un po' d'aria nuova?! Macchè! Scomoda... e saputella per giunta!!! Della serie, ma come le è venuto, a questa, di appassionarsi al cibo?! Cresciuta senza il benchè minimo interesse per ciò che sarebbe stato messo in tavola... tanto non aspettavo altro che i regali (ma pensa un po'... giusto come il 99,9% dei ragazzini)! Va da sè che (per poco meno di trent'anni) è sempre andata liscia col menu fisso, di tradizione, di-tradizione-di-famiglia: vigilia, pesce, spaghetti alle vongole, fatto!!! Chiariamo: se cucinati a regola d'arte (e qui, lode perpetua alla mammina), restano uno dei miei piatti preferiti! Ma... se provassimo ad inventarci qualcosina di diverso, così, giusto per essere certi che l'anno prossimo... torneremo, più convinti che mai, al nostro amato spaghettino?! Eheheh, famiglia iper-tradizionalista quando si tratta de magnà, ebbene sì! Ehvabbè, intanto io... l'esperimento l'ho fatto! E spezzerei la (solitissima) lancia a favore di chi cucina, una buona volta! Sì perchè... una cosa è sedersi e mangiare, un'altra è cucinare, vero o no?! Ora, se la vostra rimpatriata natalizia prevede, diciamo, 10-15 persone (oddio, sarete di più, nooo...), giuratemi (mano sul cuore) che sarete in grado di portare in tavola (la bellezza di) 15 (piatti di) spaghetti alle vongole, più o meno all'unisono, perfettamente al dente (eh, ma che scherziamo), magistralmente saltati e con l'imprescindibile velo di salsina (bianca, vi prego), densa quanto basta... no perchè, se pensate di impiattare due spaghetti, con qualche vongola qua e là e del liquido brodosissimo, slegato, tutto depositato sul fondo del piatto... non vale, è chiaro! Diciamo che lo spaghetto alle vongole (fatto bene) non è un piatto facile, no! Soprattutto se la tavolata è d'una certa entità! E quindi, eccoci qui: soluzione al forno, pensata per chi cucina... sììì, ma cerrrrrto che è buonissimissimo e che, quindi, è pensata anche per chi magna, ma questo è piuttosto ovvio, no?! Facile, facile, facile, ma d'effetto... come piace a me, ssssssss, non lo dite a nessuno :-)

Spirali di sfoglia in crema di caprino,
con storione e vellutata all'arancia


per due persone


4 rettangoli di sfoglia all'uovo
200 g di caprino
4 fette di storione affumicato
1 manciata di pinoli
300 ml di brodo di pesce
(sedano, carota, cipolla, scarti di pesce misti, prezzemolo)
20 g di burro

20 g di farina 00
1 arancia bio
2 cucchiai scarsi di parmigiano
sale e pepe

Preparate il brodo di pesce (fumetto) con acqua fredda e gli ingredienti indicati in alto (per gli avanzi di pesce, andranno benissimo teste, code, lische, pelle...). Regolate opportunamente di sale e pepe. Lasciate sobbollire per circa 1h, quindi, filtrate il tutto e conservate al caldo. Con l'aiuto di un mixer ad immersione, frullate il caprino con la buccia d'arancia, i pinoli ed un mestolo (abbondante) di brodo di pesce. In un pentolino, scaldate il burro con la farina setacciata e lasciate formare la cosiddetta roux (come per la besciamelle). Aggiungervi 200 ml di brodo caldo, il succo dell'arancia e, mescolando continuamente, lasciate addensare leggermente, su fiamma bassissima. Intanto, portate ad ebollizione abbondante acqua, salate e cuocete per pochi secondi i rettangoli di pasta, lasciandoli poi asciugare su di un canovaccio pulito. Spalmate, quindi, la crema di caprino sui rettangoli di pasta, ricoprite con le fettine di storione spezzettate grossolanamente, arrotolate (partendo dal lato corto) e, con un coltello a lama liscia, ben affilato, suddividete il cilindro di pasta in 4 pezzi. Imburrate una teglia, adagiatevi le spirali farcite, una accanto all'altra, ricoprite con la vellutata all'arancia e spolverate con il parmigiano grattugiato. Coprite la teglia con un foglio di carta alluminio ed infornate a 180 gradi per 15 minuti. Eliminate, quindi, la carta e terminate con qualche minuto di grill. Lasciate riposare cinque minuti prima di servire!

Per la sfoglia all'uovo, qui (oppure, acquistate quella fresca, già pronta).

Per lo storione affumicato
, ho trovato qui degli ottimi filetti, magri, molto delicati (senza quel solito puzzo di pesce affumicato in busta, per intenderci).

Per il caprino
, già che c'ero, ho pensato di abbinare quello che hanno qui... allo zafferano, yum!

martedì 9 dicembre 2008

Muffins... per seratine pre-natalizie


Visto che ormai (sicuuurameeente) sarete tutti lì, alle prese con le famose seratine-casalinghe-pre-natalizie, quelle con gli amici, il camino (vabbè, anche senza), le carte da gioco, le noci, i panettoni... insomma, le famose serate-ritrovo per il famoso scambio di auguri anticipato (dal momento che, a natale, ognuno se ne starà a casetta sua, a rimpinzarsi con l' inevitabile parentume)... in poche parole, siete o non siete in pieno clima natalizio?! Ah, noi sì, assolutamente! E domenica sera, invito a cena a casa della sorellina (in effetti, è stata lei a pungolarmi sull' argomento organizziamo-qualcosa-di-carino... distogliendomi felicemente dalle rotazioni, qui a casa, di divano e poltrone... non ho ancora deciso se mi piacciono di più messi così o colì, ufff). Poi, detto tra noi, queste (famose) seratine sono a dir poco fantastiche, ma davvero: te ne stai lì, tra chiacchiere e risate distensive (il massimo dello stress potrebbe essere una partita a monopoli, ecco) e, ovviamente, mentre ti distendi... chiaro, spilucchi cosine buone, altamente confortanti! Chiariamo, si potrebbe anche optare per una pizza (comprata), strappata e addentata direttamente nei cartoni... ma a questo punto, v'immagino tutti lì, col naso arricciato in segno di totale disapprovazione... bravi, così vi voglio, laboriosi e gourmand!!! Per esempio, l'altra sera... io porto il dolce! Gli altri non lo sanno, ma quando m'invitano (o s'invitano), più o meno, all'ultimo momento... alèèè, mi risparmiano l'estenuante (ed infinita) fase del decidere cosa preparare. Sì, perchè se t'invitano (o s'invitano), come si dice, sotto-sotto, eh, per forza di cose devi saltare a piè pari la nota (e non sempre produttiva) fase meditativa... passando subito all'azione. E se (per caso), presi dall'entusiasmo, vi lanciate in un dinamico "io porto il dolce", dando per scontato che in frigo ci siano le uova, in dispensa il lievito, etc etc... (di stì tempi, facciamo in modo di avere in casa un po' di tutto, gli ingredienti di base intendo, vedrete come fioccheranno gli inviti, da tutte le parti, soprattutto se la prima volta vi presentate co' stì muffins qui, ok ok, me la stò a tirà da sola, la pianto)... dicevo, dolce-dell'ultimo-momento, ma sì, facciamo i muffins!!! Muffiiins? Come dessert? Dopo cena? Se la piantate con le domande, magari finisco di spiegare! Vero, il muffin (notoriamente) vorrebbe il caffellatte (uff, noi italiani, co' stì stereotipi incrollabili...)! Però, se ci allontaniamo un attimo dal classico dolcetto da inzuppo, con le gocce di cioccolato... e proviamo a farli neri (in senso buono), umidi, quasi moelleux-versione-pirottino, le fettine golose di banana, la cremosa densità del bayles, la cannella che... ma che natale sarebbe senza cannella?! Vabbè, ormai v'ho detto tutto: vi presento i muffins serali!

Muffins banane e cioccolato, al Bayles e cannella
per 12 muffin

180 g di farina 00
70 g di cacao amaro
100 g di zucchero
1 cucchiaino di cannella macinata
1 cucchiaino di bicarbonato (raso)
2 cucchiaini di lievito per dolci
1 pizzico di sale
2 banane
(piccole)

2 uova (circa 100 g)
60 g di burro (fuso)
180 g di latte
1 tazzina di Bayles

Amalgamare, separatamente, ingredienti secchi da una parte ed ingredienti liquidi dall'altra (farina, cacao e lievito vanno mischiati tra loro ed accuratamente setacciati). Unire, quindi, i due composti, amalgamando velocemente il tutto (senza montare). Distribuire nei pirottini di carta (inseriti nell'apposita teglia per muffins), riempiendo fino a 3/4. Sbucciare le banane ed affettarle a rondelle sottilissime. Inserire queste ultime nei pirottini, facendole penetrare nell' impasto e cuocere, in forno già caldo a 200 gradi, per 15-20 minuti (non lasciateli cuocere troppo a lungo).

domenica 7 dicembre 2008

E a volte... s'incontrano!!!

Ristorante pizzeria la Fraschetta, 20h30, via san francesco a ripa, roma! Anche se poi, bè, proprio le 20h30 non sono state: autentica bolgia di avventori all'assalto, ovvio, trastevere, di sabato sera... toccherà tornarci in settimana (il mio cacio e pepe meritava, poi molto caratteristico, luci basse, sembra davvero di starsene lì sotto le frasche). Ma evitate di andarci di sabato sera, nella maniera più assoluta!!! A meno che il movente non sia molto più pungolante e coinvolgente... dello starsene al freddo e al gelo, in attesa, imprecando contro il cameriere che non si decide a chiamarti, una buona volta!! Per fortuna, noi altri, eravamo pungolati parecchio!!! Da sinistra: mio marito, me medesima, paola (e gentil consorte), sabrina e luca, jajo (e gentil consorte). Grande assente (ingiustificato... ahò, ma che fine hai fatto?), le franc buveur!!! Dunque, chi ha avuto l'occasione di conoscere personalmente uno (o più) blogger, avrà notato che non si riesce, assolutamente, a smettere di parlare... come se quel momento dovesse servire a raccontare, per forza, tutto il tuo passato-presente-futuro!!! Anche se poi, eheheh, noti che (in fin dei conti) è come se ci si conoscesse già (eh, logico, ci raccontiamo sul web, gli altri leggono... ma va?!). Prendete luca&sabrina, li avete letti i loro post, almeno una volta nella vita?! I loro (infiniti) racconti, le loro sensazioni (viste dal lato A e dal latoB)... ecco, quando poi ti ci siedi accanto, tra un carciofino fritto ed una frittella di baccalà, scopri che tu, stì due, li conosci già!!! Eppure una cosa (nuova) l'ho scoperta: le loro foto feticiste, quelle sparate su ogni più piccolo particolare fisico della sabry (oddio, proprio tutti no)! Bene, ora so com'è che succede! Immaginate questo gran pezzo di bolognese (luca è altissimooo) che inizia a farti scivolare la sua digitale... sotto il mento, dietro l'orecchio e tu lì che manco te ne accorgi... clic, clic, clic, un paparazzo, ecco!!! Poi paola, mia conterranea (quando si dice... il calore del sud!), che dire, una perfetta donna dei nostri tempi, assolutamente, tutta presa dai suoi ritmi... E last but not least, jajo, jacopo all'anagrafe... che con la sua dolce consorte rappresenta la quint'essenza della genuinità e della naturalezza!!! Siiii, ovvio, buona parte della serata è stata dedicata ad argomenti tipo... ma tu fai la porzione da foto, che luce usi, hai visto quello, hai letto quall'altro?! La rivelazione della serata è stata scoprire che i mariti/mogli dei food-bloggers, quelli che tutto il mondo (ignaro) invidia... alla fine, bè, sono le persone più infelici del mondo (fermo là, devo fare prima la foto, ehi, mi sposti quella bottiglia che mi rovina l'inquadratura, amore e stò risottino allo zenzero, che roba è?? ma che è stà puzza che esce dal frigo? ma come... è quel formaggio stravecchio, uff, ma non capisci proprio niente...)!!! Concludo: ad un tavolo con questo popò di cervellini fumanti, ovvio, non poteva che venir fuori l'ideona (rendiamo merito al marito di paola)!!! Quindi, progettino-incontro carinissimo... per ora tutto da organizzare, ma sarà lei stessa a parlarvene, prima o poi!


venerdì 5 dicembre 2008

Brezel... per quel culatello lì!


Mettiamola così: avrei fatto un certo numero di acquisti sfiziosi... diciamo pure particolari e magari sì, azzardiamo addirittura chic (come fa un certo omin pepato, ogni volta, bè, che si casca sull' argomento)! Vabbè dai, ci siamo capiti... il frigorifero di casa, al momento, è zeppo (ma wooow, esclama sorpreso qualcuno della ciurma) di tutt'una serie di robine ad alto, altissimo tasso di gourmetitudine!!! La quale robina andrebbe consumata lentamente, un po' alla volta, ma mica tanto, visto che parliamo pur sempre di prodotti freschi, per cui... uhm, mi rendo conto che il tutto suona un po' da invito a cena, ma il punto è un altro: dedicare una ricetta ad hoc ad ognuno di questi fantastici prodotti... eh, facile a dirsi! Vi è mai capitato di starvene lì in cucina, con l'oggetto dei desideri appoggiato sul tavolo, in totale ammirazione-contemplazione... parla, ma perchè non parli?! Davvero non vi è mai capitato? Uhm! Ci terrei, però, a puntualizzare che mi succede soltanto quando ho tra le mani una materia prima davvero notevole: mi esalta e mi spaventa al contempo... lei che, davvero, ha bisogno di così poco, null'altro forse! Per cui, prima di procedere con manipolazioni varie (che ci saranno... eccome se ci saranno), avrei pensato d'iniziare a gustare un paio di articoletti... così come sono, sic et simpliciter! E fu così che ne scaturì la classica cena fredda, vabbè, detto così... e invece stiamo parlando del signor culatello (inchino)! Nel mio caso, di quello classicamente affettato e, come se non bastasse, anche di un certo salamino, sempre di culatello (che assaggio per la prima volta)! E giusto per evitare commenti molesti... "oggi non hai avuto tempo di cucinare?" ...ecco, avrei pensato all' accompagnamento! Brezel!!! Per chi non li conoscesse, trattasi di focaccine tedesche piuttosto dense, piuttosto salate, con la tipica forma a fiocco... esatto, proprio quelle che vi salutano non appena mettete piede all'areoporto di Monaco (o giù di lì)! Ma non solo in aeroporto, è chiaro: ogni bar della bavaria che si rispetti deve averle, per forza! In generale, si trovano facilmente anche in altre regioni (più al sud che al nord però, decisamente). E vanno spiluccate col boccale di birrozza, quello da un litro... giuro solennemente di aver visto con i miei occhi (più di) un bavarese fare colazione in questo modo!!! Noi altri, dallo stomaco delicato, immagino potremmo felicemente filarcele per uno spuntino alternativo o magari al posto del pane, per una classica cena fredda, quella con i salumi buoni!

Brezel

450 g di farina 00
20 g di lievito di birra
1 cucchiaino di zucchero
3 cucchiai di bicarbonato
3 cucchiaini di sale fino
1 manciata di sale grosso
acqua

In una ciotola, lavorate 100 g di farina, 100 g di acqua, il lievito e lo zucchero (aiutatevi con una forchetta): risulterà una pastella molto fluida e liscia. Coprite e lasciate lievitare per mezz'ora. Unite, quindi, il preimpasto al resto della farina, miscelata con il sale fino ed iniziate ad impastare. Aggiungete a filo dell'acqua, circa 150 ml, in modo da ottenere un panetto omogeneo ed elastico che farete lievitare per circa un'ora, coperto. Riprendete l'impasto, dividetelo in 8 pagnotte e, con ognuna di esse, formate un lungo cordone di circa 50 cm. Per formare il tipico fiocco, incurvate il cordone (come per formare la lettera 'u') e, contemporaneamente, avvolgete tra loro le estremità, per poi appoggiarne la parte finale sul bordo del cordone stesso, una a destra e l'altra a sinistra. In un'ampia pentola, fate bollire 4 l d'acqua con il bicarbonato. Appena bolle, immergetevi i brezel (due alla volta), facendoli bollire per circa 40-50 secondi. Scolateli e lasciateli asciugare. Disponeteli, quindi, su una teglia coperta da carta da forno, cospargeteli di sale grosso e infornate a 220 gradi per 20 minuti. Lasciar raffreddare e servire.

Non basta che sia culatello... e senza arrivare alla demenza dello spot di un noto prosciutto crudo, piccolo suggerimento, per andare a colpo sicuro :-)

giovedì 4 dicembre 2008

Maccheroncini (di kamut) con miele, noci e fonduta di caciocavallo


E si starebbero sperimentando un po' di cosine mangerecce che, quasi quasi, potrebbero farci felicemente compagnia sulle grandi, ma che dico, immense tavolate delle feste. Uff, tanto ogni anno, è sempre la stessa storia, film già visto, tout tout!!! Noi che ci si arrovella sul grande piatto shock, perchè assolutamente devono restare tutti a bocca aperta... quando poi, sul più bello, arriva il parente tradizionalissimo (nel 99% dei casi, trattasi di mio padre, ehssì) che se ne esce con un nostalgicissimo (quanto cocciuto) "nooo, daaai, ma facciamo i piatti nostri"!!! Nostri??? Qualcuno vorrebbe, cortesemente, definirmi "piatto nostro"? Lasagne, pasta alla siciliana, tortellini in brodo... nostri??? Forse volevi dire 'soliti'? Ah ecco!!! Però sapete che c'è? C'è che io mi diverto lo stesso a suggerire chicche nuove nuove (vai a capire, poi, da chi avrò ereditato la cocciutaggine, boh)! Questo primo piatto qui, per esempio... che è un po' la scoperta dell'acqua calda, siamo d'accordo, ma non solo... me lo sarei (giustappunto) segnato per il pranzo del 25! Ma solo perchè la vigilia si va a base di pesce... e facciamoci salassare dal pescivendolo, evvvaiii!!! Dunque, tornando a noi, si tratta di una cosina che si prepara mooolto velocemente (il che sicuramente non guasta... vedere tutte le altre cose che ci saranno da preparare)! Il costo? Mah, direi umano!!! Quanto ai sapori, bè, quelli ci sono proprio tutti, quelli del natale intendo (e infatti mi son pentita di aver tralasciato la scorza d'arancia, appuntare please). Poi, si sa, tutto è soggettivo, magari mi direte la vostra (uhm, spero)... sta di fatto che la sottoscritta, ieri sera, non ha fatto altro che pensare allo scintillio delle luci sull'albero e... al torrone(???). Piccola segnalazione: ho utilizzato (prima volta nella vita) la pasta di kamut! E qui grande sorpresa, visto che m'aspettavo quel saporino tipico della pasta integrale (che aborro, ebbene si... e voi non fingete di essere salutisti che non ci crede più nessuno)! Avete presente la tipa fighetta della pubblicità di una (ben nota) marca di pasta "cercavo una pasta integrale che fosse anche buona, ma non c'era...", ecco, appunto, perchè non c'è (anche se lei, sembrerebbe averla trovata, ma l'hanno pagata, è chiaro)! Oddio, sento di essermi impelacata in un vicolo cieco, fa niente, ormai ci sono... giusto per puntualizzare, adoro, ma proprio adoro il pane integrale (purchè dotato di crosta croccante), ma la pasta non la reggo, no, nun me piac o' presepe!!! Bene... e dopo questo fantastico incontro linguistico, con tanto di citazione natalizia (s'era notato?!), vi svelo anche l'arcano sulla pasta di kamut: delicatissima, più saporita di quella bianca, di frumento, ma senza dubbio delicata! E con un certo sentore di noce...

Maccheroncini di kamut, con miele, noci e fonduta di caciocavallo
per due persone

150 gr di pasta di kamut*
50 gr di caciocavallo
30 gr di burro
4 cucchiai di latte
10 noci
2 cucchiaini (scarsi) di miele di castagno
salvia
sale e pepe

Mentre cuoce la pasta (in abbondante acqua, bollente e salata), sciogliere il burro a bagnomaria, unendo anche il latte e lasciando in infusione un paio di foglioline di salvia. Non appena il burro risulterà fuso, spegnere, eliminare la salvia ed incorporarvi il caciocavallo grattuggiato, insaporendo il tutto con un pizzico di sale e del pepe appena macinato. Sgusciare le noci, tritarle piuttosto grossolanamente ed unirle alla fonduta. Scolare la pasta, versarla nuovamente in pentola e rimestare velocemente versando la fonduta a filo (a fiammma spenta). Servire immediatamente, con un giro di miele finale su ogni piatto.

*girovagando qui (...che stia girovagando troppo, ultimamente), bè, ho fatto incetta di un bel pò di formati piuttosto fashion direi, uomo avvisato...