venerdì 26 febbraio 2010

Pesto di agrumi

Ve lo dice una che ama girare e rigirare sugli argomenti, cercare assonanze e collegamenti talvolta anche poco probabili (eppure guarda caso, gira e rigira...:)), signore e signori, in queste occasioni qui, non servono mica tanti fronzoli! Oggi ricettina di quelle, in una parola, meravigliose. Netta e precisa, dosata in maniera sapiente ed affatto casuale, arance, mandorle, capperi e poi toh, la firma dell'oste cuciniere per eccellenza, Filippo La Mantia. Ed il tramite (tra me ed il La Mantia:)), nient'altro che la newsletter settimanale del sito mangiarebene. Nell'ordine: ricevuta, letta molto sornionamente, inaspettata illuminazione tipo visione mistica e, poco dopo, ero già altrove a tritare arance (ischitane, ehvabbè:)). Eletta a furor di popolo ricettina-inverno-2010 e concluderei, quindi, con la miriade di applicazioni mangerecce improvvisate ad ogni immancabile brontolio di stomaco... tipo che a pranzo andava a braccetto con degli spaghetti di farro, a cena con un paio di uova in camicia, uhm, al pranzo del giorno dopo era spalmato su di un amabile toast (con del pesce spada affumicato) e poi a cena... ah no, a cena ero qui, insieme ad un nutrito gruppo di impenitenti amici foodaioli, ma questa è decisamente un'altra storia! :)) S'era detto di concludere e invece mancherebbe ancora una cosina: la dico, non la dico, la dico, non la dico, la dico! Non ce l'ho fatta a cedere al subdolo richiamo del basilico di serra (come da ricetta originale, uhm) e quindi nel mio caso, un pesto sostanzialmente arancioso in cui, a fare da parte verde, giusto qualche spruzzo di timo fresco et voilà. Prima d'andare, il cappero! Badate che si sente proprio tutto, per cui occhio a non sottovalutarlo (qualitativamente parlando) e nel caso servisse una dritta... è da un po' di giorni che giro e rigiro intorno a questi esserini qui, yum. E con i miei migliori auguri di un golosissimo fine settimana, cheeeers! :))

Pesto di agrumi
da una ricetta di Filippo La Mantia

200 g di mandorle pelate
50 g di capperi sotto sale

olio extra vergine di oliva
4 arance
1 cucchiaino di timo fresco tritato

1 pizzico di pepe

Sbucciate le arance e mettete nel bicchiere del mixer la polpa delle arance, il timo, le mandorle ed i capperi dissalati. Frullate per 2 minuti circa aggiungendo olio quanto basta ad ottenere un pesto dall'aspetto omogeneo e cremoso.

mercoledì 24 febbraio 2010

Tofu marinato

PICCOLA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Per motivi tecnici sopraggiunti (i soliti cretini che si divertono a lasciare spam in giro, ndr), sono stata costretta ad aggiungere la funzione 'verifica parole' giù nei commenti... per cui, al momento dell'invio delle vostre, eventuali, paroline dolci a me indirizzate, digitate agevolmente anche quelle 4-5 lettere di verifica e senza perdersi d'animo, su! :)) Abbiate pazienza, sigh.


Ad un certo punto, la pausa fisiologica c'è stata (prego, controllare la data dell'ultimo post a tema nipponico, tse:)). Un po' per me stessa, vista la tendenza ad andare in fissa su certe cose, tipo che il resto potrebbe anche temporaneamente scomparire... e poi d'un tratto flop, senza capire il come, il quando e soprattutto il perchè, tutto si dissolve come una bolla di sapone, esattamente com'era iniziata. E poi per chi mi sta intorno, quelli vicinivicini (che una volta archiviato il concetto vacanza-in-giappone, hanno altresì archiviato il concetto di cibo-giapponese), ma anche per quelli più lontani... ehm, tipo voi per esempio (che, tra l'altro, avete il buon cuore di passare a leggermi tutti i santi giorni: a proposito, grazieee!)... e quindi pausa! Anche perchè passata l'enfasi e l'eccitazione della vacanza, la fase in cui tutto è bello e terribilmente affascinante, succede semplicemente che il tempo scorre, i ricordi s'annebbiano, sei preso da almeno 7-8mila tumulti anche di tutt'altro genere... e tuttavia (ri)eccoci qui, nel post-astinenza c'è ancora tanta passione (per cui lasciate ogni speranza...), poi soprattutto curiosità e quella strana e solitissima voglia di continuare a giocarci intorno anche solo per vedere l'effetto che fa. Per esempio, ad associare l'inassociabile e non vi racconto proprio il disappunto di quando su twitter m'ero permessa di paragonare ciò che vedete in foto ad una sorta di caprese nipponica... ma daaai, in fondo si gioca no?! E infatti giocavo sulla questione che il tofu derivi, appunto, dalla cagliatura del latte di soia: è il 'formaggio' dei vegetariani (anzi, dei vegani ;-)... e poi scusate, quale foodblogger più autorizzato della sottoscritta a prendere anche un po' in giro nostra signora la mozzarella?! :)) Ma visto che scrivevo questo post e già vedevo voi, inesorabilmente schierati tra quelli che nemmeno iniziano a leggere (vabbè dai, oggi Precy parla di tofu:)), quelli che leggono comunque, ma con l'eterno sorrisino beffardo sotto i baffi (chè tanto io, il tofu, giammai:)) e poi quelli seriamente interessati e che, udite udite, vorrebbero perfino saperne di più... ecco, con il vostro permesso :)) avrei improvvisato una (Tofu)FrequentlyAskedQuestions!!! :))


Perchè mangiarlo?
Intanto per la questione che il tofu è una fonta proteica (e anche di calcio) di tutto rispetto, vegetale al 100% e non vedo perchè non inserirla, a rotazione, per esempio tra la fettina del mercoledì e la sogliola del venerdì, tanto per dire. Pietanza decisamente ipocalorica, a ridotto contenuto di sodio e perfettamente digerita anche da chi soffre di intolleranze a latte e derivati. Sic.

Dove lo trovo?
Nei negozi biologici, ipermercati, supermercati ben forniti... e persino al Todis. ;-)

Quale tipo scelgo?
Personalmente preferisco acquistarlo fresco, al naturale e biologico, già porzionato in panetti. E' praticissimo da affettare e soprattutto si fa presto a cucinarlo o semplicemente condirlo secondo le voglie del momento. In alternativa, ci sarebbe la versione conservata e a seguire, a seconda della quantità di acqua ancora presente, potrebbe capitare d'imbattersi nel tofu delicato (tipo budino), solido (tipo feta per intenderci) e secco (consistenza simile alla carne cotta, tende a sbriciolarsi però). Molto dipende da come intenderete cucinarlo, insomma.

Quanto costa?
Dipende da marche e offerte varie, ma soprattutto dalla tipologia di tofu acquistata: per quello fresco al naturale siamo sugli otto euro al chilo.

Come si conserva?
Ehm, leggere le etichette... sono lì per quello. ;-)

Che sapore ha?

Qui ci sbrighiamo in fretta: il tofu non sa di nulla, passare velocemente alla domanda successiva e tutto vi sarà più chiaro! :))

Come lo preparo?
Dicevamo quindi, il tofu non sa di nulla! Per cui, qui, il nervo della guerra, o meglio, l'eterna contestazione sollevata dai più, sul perchè arrovellarsi per rendere gradevole e mangiabile un qualcosa che resterà sempre e comunque neutro da morire.... bè, per esempio per le ragioni esposte in alto e cioè per il fatto che visti il prezzo, le proprietà nutrizionali, la leggerezza e quant'altro, varrebbe appunto la pena inserirlo, eheheh, tra la fettina del mercoledì e la sogliola del venerdì... e magari anche arrovellarsi per scovare la ricettina assolutamente più stuzzicante che ci sia ;)). Giustappunto, a parte il rimando alle indicazioni riportate sulle confezioni, nonchè alla miriade di ricette e consigli di cui è pieno il web, mi permetterei di segnalare la versione fritta (all'uso giapponese ovviamente) e poi sicuramente quella marinata (con o senza giro di piastra subito dopo): la marinatura la scegliete decisamente voi, passando dalla salsa di soia e quant'altro, all'olio extravergine d'oliva, fino ad arrivare, ehm, alla ricettina che trovate per esempio qui in calce. :)) Poi, premio speciale a chi penserà che "al prossimo giro, quasi quasi, si può provare alla milanese", ooppss. :)) E dai che v'ho fatto venire la voglia! :D

Tofu marinato in bagnet verd (salsa verde piemontese)

per la salsa:
3 filetti di alici sott'olio (io, quelli delfino battista... buonissssimi:))
50 gr aceto

1 spicchio d’aglio

1 cucchiaio scarso di capperi dissalati
100 gr d’olio d'oliva
1 fettina di pane
120 gr di prezzemolo fresco

1 tuorlo d’uovo sodo
pepe

poco zucchero

Con l'aiuto di un mixer da cucina, tritate il prezzemolo, le alici, l’aglio ed i capperi. Bagnate con l'aceto la mollica della vostra fetta di pane, strizzatela bene e frullatela con tutto il resto. Unite anche l’olio, il tuorlo d'uovo sodo, il pepe e continuate a frullare fino ad ottenere un composto omogeneo e decisamente fluido. Con questa salsa, irrorate generosamente il panetto di tofu tagliato a fettine e lasciate marinare in frigorifero (coperto!) per almeno mezz'ora.

Oppure, molto prosaicamente parlando, impacchettate il tutto tra due strati di focaccia, qualche foglia di lattuga e avete fatto! Gnam :))

lunedì 22 febbraio 2010

Torta di riso bolognese


Guardo fuori dalla finestra, piove inesorabilmente, eppure eravamo rimasti al carnevale, alle premesse della primavera, ai profumi di (acqua di) fiori d'arancio che fanno tanto pastiera di pasqua...e magari il lettore attento ricorderà che si parlava, appunto, di migliaccio. Di contro, la torta della foto è, per l'esattezza, un'umidissima torta di riso tipica del bolognese, scoperta nel corso dello stesso weekend di cui si parlava anche qui, quando appunto, appurati i vari tortellini, ragù e crescentine coi salumi, la domanda ad un certo punto è stata: e quindi Bologna lato pasticceria, cos'è che avete di proprio tipico? Ed è successo che dissertando di mascarpone (che com'è buono a Bologna, davvero, non s'è visto mai), poi il panone di natale e anche dell'altro che magari mi sfugge in questo momento... insomma, è successo che si parlava di questo e s'assaggiava dell'altro. Nella fattispecie, losanghe di torta di riso profumatissime e piacevolmente bagnate di liquori, morbidissime, ma con quel tocco di riso qua e là che ti solleticha anche un po' i molari. Chiamata anche torta degli addobbi, viene preparata, appunto, in occasione delle festività religiose a Bologna, ma diciamo in Emilia in generale. E scusate se c'è sempre quast'urgenza di segnalare somiglianze o, comunque, il fatto che cambi regione ed usanze, ma sotto sotto, è come se rimanessi sempre un po' a casa... signore e signori, vi presento la sorellastra del migliaccio di cui, appunto, pochi giorni fa. Anche un po' nipote acquisita di nostra signora la pastiera, insomma, molto lieta d'aver fatto la golosa conoscenza! :))

La torta di riso della zia Lisina
stampo rettangolare da sei porzioni

100 g di riso arborio
100 g di mandorle spellate
100 g di cedro candito
100 g di amaretti
200 g d zucchero
5 uova medie
1 bacca di vaniglia
1 pizzico di sale
acqua di fiori d'arancio
essenza naturale di mandorla amara
un liquore a scelta tipo Amaretto di Saronno

zucchero a velo per lo stampo

Cuocere il riso nel latte per circa venti minuti. Intanto, con l'aiuto di un mixer da cucina, frullare il cedro con lo zucchero, unire anche le mandorle (ridurle ad una polvere finissima), gli amaretti, il sale e la polpa interna della bacca di vaniglia. Unire il tutto al riso cotto, sbattere anche le uova ed incorporarle al composto. Mescolare accuratamente per evitare la formazione di grumi. Spolverizzare lo stampo con lo zucchero a velo (sia sulla base che sui lati), versarvi il composto e cuocere a 160 gradi per circa un'ora (farà fede la prova stuzzicadenti, inserendolo al centro del dolce deve uscire asciutto). Intanto preparare una bagna unendo 4 cucchiai di acqua di fiori d'arancio, 2 di essenza di mandorla amara e 2 di liquore. Estrarre la torta dal forno, bucherellarla interamente con uno stuzzicadenti, irrorare con la bagna preparata (nel caso non fosse sufficiente, imcrementare pure la dose secondo i propri gusti) e lasciar riposare al fresco per un intero giorno prima di servire.

La chicca: per chi volesse approfondire il concetto "ma chi sarà mai stà zia Lisina?" oppure "mica lo sapevo che Precy avesse parenti a Bologna, ecc ecc"... eheheh, facciamo che zia Lisina è decisamente la zia di tutti e per vederla in azione (lol!) cliccare qui. :))

giovedì 18 febbraio 2010

Omelette alla francese

Se lanciate la ricerca sul web - come preparare l'omelette più strepitosa mai vista in circolazione, considerando che non è affatto scontato replicare la meraviglia assaggiata in quella nota brasserie francese, ecc ecc - ecco, con tutta probabilità v'imbatterete in quella che è, secondo i più, l'omelette perfetta alla Julia Child (uhm niente latte, niente lievito, però ci mette l'acqua, ah vedi?!). Ora, se è vero che ogni viaggio porta con sè almeno un piatto per eccellenza, quello assaggiato più e più volte in giro, amato oltre ogni umana decenza forse perchè assaporato (finalmente!) nella sua forma più smagliante... poi vabbè, anche un po' il fascino dell'etnico... insomma, per me, Francia-lato-cibo è soprattutto un grosso 'sorriso' morbido e confortante, strabordante di farcitura... chiamato omelette, appunto! E senza alcuna presunzione di fornire eventuali ricette perfette (comunque con quella di Julia, boh che vi devo dire? Non era l'effetto finale che cercavo), perfette e magari ortodosse ed inattaccabili fino all'ultimo grammo di burro (ecco appunto, il burro qui non lo uso per niente), molto mestamente, mi limiterei a segnalare che questa qui di oggi, frutto di svariati accorgimenti tarati man mano e rigorosamente in corso d'opera - eheheh, mica robetta che al primo tentativo hhoopp et voilà! - bè come dire... facciamo semplicemente che ci sta! :))

Omelette alla francese
(dosi per una persona)

2 uova grandi
4 cucchiai di latte
1 pizzico di lievito per torte salate
erbe di provenza
sale e pepe
olio d'oliva per ungere la padella
salumi e formaggi per farcire

Con l'aiuto di una frusta elettrica (io faccio tutto nella planetaria), sbattere energicamente due grosse uova preferibilmente biologiche, aggiungendo un pizzico di erbe di provenza (si trovano già pronte in commercio), sale, pepe, 4 cucchiai di latte ed una punta di lievito per torte salate (accuratamente setacciato): otterrete un composto schiumoso. Scaldate una padella di circa 20 cm di diametro, del tipo antiaderente e leggermente unta (io verso un cucchiaio scarso di olio d'oliva, v'intingo un po' di carta da cucina e spalmo bene sull'intera superficie della padella, lati compresi). Versare il composto di uova e cuocere su fiamma moderata. Il composto inizierà a rassodarsi e gonfiarsi. Dopo qualche minuto (controllate che la parte inferiore si sia rappresa e che si stacchi bene dalla padella), farcite con quel che preferite (preferibilmente salumi con formaggi a pasta molle) e con una paletta iniziate a piegare l'omelette su se stessa, così da richiudere il tutto a mò di portafoglio (considerate che l'omelette va fatta cuocere soltanto su un lato e che la parte superiore resterà comunque leggermente liquida, mescolandosi con il ripieno). Fatto! Servite immediatamente. :))

P.S. per farcire l'omelette della foto, ho utilizzato della crème fraiche (la trovo nei negozi specializzati in prodotti biologici, comunque andrà benissimo anche del formaggio cremoso tipo robiola per esempio) e delle fettine di cotto Parisi che davvero, credo di averlo già detto, ma devo ripetermi: è un'esperienza che andrebbe fatta, una volta nella vita! :))

martedì 16 febbraio 2010

Lasagne di Carnevale al ragù di salsiccia


Come ogni martedì grasso che si rispetti, buone lasagne a tutti! E se la domanda classica, qui, è sempre stata "le faccio alla napoletana oppure classiche?", bè, quest'anno ben pochi tentennamenti... e quindi lode a san Petronio protettore della bolognese, quella vera! :)) Causa weekend che, più bolognese di così, davvero si moriva (e per le crescentine con la mortadella, hip hip hurrà), più che altro c'era da decidere se buttarsi sulla bolognese classicaclassicaclassica... oppure dare un senso ad un meraviglioso tegamino di gramigna assaggiato domenica a pranzo, condito con del ragù di salsiccia saporitissimo, assolutamente estasiante... la risposta era praticamente già nella domanda! :)) Per cui signore e signori, le 'mie' lasagne di carnevale produzione 2010, sono filo-bolognesi di sicuro, forse leggermente in controtendenza o magari... semplicemente all'uso sublime del Meloncello (che se non si fosse ancora capito, è una trattoria di quelle proprio caldamente, vivamente e sentitamente consigliate:)). E poi l'ho già detto, ma tanto a questo punto uno se l'aspetta pure: buone lasagne a tutti! :))

Lasagne al ragù di salsiccia

per 6 persone:
ca 400 g di lasagne fresche
300 g di salsiccia casareccia di puro suino
300 g di salsiccia di prosciutto di maiale
200 g di luganega
2 cipollotti freschi
1 carota
1 costola di sedano
400 g di polpa di pomodoro
250 ml di vino rosso
4 cucchiai di olio extravergine d'oliva
30 g di burro
200 ml di brodo vegetale
200 g di parmigiano grattugiato
sale e pepe

per la besciamelle:
600 ml di latte
60 g di burro
60 g di farina
1 pizzico di noce moscata
sale e pepe

Spellare e sbriciolare le salsicce. Preparare del brodo vegetale. Preparare un trito con cipolle, carote e sedano, versare in una casseruola insieme a 2 cucchiai di olio e 30 g di burro. Soffriggere qualche minuto e poi aggiungere la carne. Far rosolare il tutto per pochi minuti su fiamma viva, aggiungere il vino rosso e lasciar evaporare su fiamma viva. Aggiungere il pomodoro, il brodo, abbassare la fiamma, regolare di sale e pepe e proseguire la cottura a pentola semicoperta per circa 2 ore, mescolando di tanto in tanto. Bagnare con altro brodo, se necessario. Nel frattempo cuocere pochi rettangoli di pasta alla volta in abbondante acqua salata con 2 cucchiai di olio. L'aggiunta di olio garantisce che i rettangoli di pasta non si incollino fra di loro. Prelevare la pasta e stenderla su un canovaccio per farla asciugare. Preparare una besciamella piuttosto fluida (per il procedimento, vedere qui). Preriscaldare il forno a 180°C. Imburrare una teglia rettangolare profonda. Foderare il fondo con della pasta, coprire con qualche cucchiaio di besciamelle, distribuire un po' di ragù e spolverizzare con il Parmigiano. Coprire il tutto con altra pasta e continuare così fino ad esaurire tutti gli ingredienti. Terminare con uno strato sottile di besciamelle mescolata a del ragù, spolverizzare con altro Parmigiano e qualche fiocchetto di burro. Infornare per circa 30 minuti o fino a quando la superficie delle lasagne non forma una crosticina dorata. Estrarre, lasciar riposare 10 minuti e servire.

venerdì 12 febbraio 2010

Chiacchiere di carnevale

Uhm vediamo, chiacchiere a Napoli, frappe a Roma, cenci a Firenze, bugie a Genova... e invece lì da voi? Oddio, mi viene l'acquolina solo a pensarci! Deliziose strisce di pasta fritta croccanti da morire, maliziosamente attorcigliate su loro stesse... in una parola... divertimento allo stato puro! Senza contare l'effetto "guance e maglioncino pieni di briciole e zucchero a velo"...mamma che buoneee. E sono quelle che preferiresti scoppiare pur di mangiarne almeno un'altra e un'altra ancora... per cui se becchi pure la ricetta che finalmente ti soddisfa (ma questo accadeva già qualche anno fa, sul forum di cucina ove tutto ebbe inizio:)), signori miei, ci pieghiamo con voluttà al nostro goloso destino e fine della storia: non solo le acquisti compulsivamente in giro (vabbè, per assaggiare!), ma te le prepari anche a casa, più e più volte (arrrggghhh:))... è un lavoro duro, ma qualcuno doveva pur farlo! :)) E buon weekend carnevalesco a tutti! :))

AAA, cerchi altre ricette per dolci di carnevale? Prego, accomodarsi qui, qui, qui e qui! :))

Chiacchiere di Carnevale

600 gr di farina
50 gr di strutto fuso
100 gr di zucchero

4 uova medie

1 pizzico di sale

scorza grattuggiata di 2 limoni medi
1/2 bicchiere di spumante o vino bianco
3 cucchiai di strega o di altro liquore
estratto di vaniglia


olio di arachidi per friggere

Impastare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un panetto liscio ed omogeneo; avvolgere nella pellicola trasparente e lasciar riposare in frigorifero per mezz'ora. Quindi, con l'apposita macchinetta per tirare la pasta, tirare delle sfoglie sottilissime. L'impasto deve essere morbido ma allo stesso tempo sodo ed elastico. Se le uova sono troppo grandi o i liquidi eccessivi, aggiungete altra farina per asciugarlo un po'. E' possibile procedere anche a mano, purchè si riesca a tirarle altrettanto sottili. In pratica, la croccantezza dipende dalla spessore, più sono sottili, più sono friabili. Portare l'olio per friggere alla giusta temperatura (inserendo un stecchino di legno, dovrenno formarsi delle bollicine tutt'intorno) e friggere pochi pezzi per volta. Aiutandosi con un cucchiaio, coprire ripetutamente le chiacchiere con l'olio caldo... verranno delle bolle fenomenali!

La chicca: direttamente dall'album dei ricordi, ooppss, correva l'anno... :))

giovedì 11 febbraio 2010

Antica schiacciata romana


Premessa: cara la mia Raffa, grazie per quella famosa volta in cui m'hai detto d'andarci, molto caldamente insomma! Come vedi l'ho fatto, poi anche rifatto e rifatto... e mi sa che non smetto! :))

E quindi, oggi, lascerei semplicemente un indirizzo. Posticino assolutamente delizioso, di quelli che non fai fatica a sentire tuo già dal primissimo assaggio; complici la passione che i signori mettono, intanto, nell'impasto di questa favolosa schiacciata delle meraviglie, poi la cura nel selezionare i vari prodotti d'accompagnamento, la semplicità e diciamo pure la schiettezza dell'ambiente in generale! Easy, leggero, volutamente spartano e - giusto per capire di cosa stiamo parlando - situazione perfetta per una pizza di quelle anche un po' particolari! Ovale, tanto per cominciare, morbida e pure na' 'ntecchia più alta della pizza standard romana (evvaiii), con tutt'una serie d'interessantissime farciture (anche piuttosto furbe direi: con pomodoro, senza pomodoro, con latticini, senza latticini, e via di questo passo)... feturing salumi e formaggi di qualità indiscussa! Ah già appunto, salumi e formaggi: ecco, se ne siete irrimediabilmente ghiotti (bè? perchè mi guardate?:)), ordinate la schiacciata in versione basic, bianca, in pratica, così come la sfornano... e degustate allegramente con un po' di questo ed un po' di quell'altro (eheheh cara Elisa, fatto tutti i compitini, visto?! :)). Per la precisione, vi basterà ordinare il piatto dei salumi e/o dei formaggi, chè tanto la schiacciata ne sarà il doveroso accompagnamento. Uhm, aggiungiamo che il posticino viene letteralmente preso d'assalto, anche durante la settimana e quindi prenotare sempre e (ricordarsi di) far tardi mai!!! ;-). Prezzi senz'altro onesti, birra italica ed infine ci sarebbe la questione che, quando parli di lieviti a Roma, finisce sempre che giri e rigiri dai soliti 2 o 3 noti che, per carità, proprio niente da dire (un motivo ci sarà ed infatti c'è!), ma giusto per ampliare anche un po' il cerchio (e parecchio degnamente direi)...

Antica schiacciata romana
via Folco Portinari, 38

Roma (Monteverde Nuovo)

Tel. 06536112

mercoledì 10 febbraio 2010

Patate croccanti

E quindi oggi patate, anche un po' logica conseguenza del tacchino di ieri! E come se il mondo non fosse già abbastanza saturo d'imperdibili ricette patat-ose, voilà, eccone un'altra pronta a sconvolgere i vostri sogni dorati! Che poi è un po' come l'erba del vicino, no?! Beate patate, le addenti a casa degli altri, al ristorante, persino alla tavola calda sotto casa e puntualmente ti sembrano più ruspanti, più croccanti (più buoneee), ma come faranno a farle così? Gli altri! E poi la forma, un giorno decidi che a pezzettoni sono decisamente più affascinanti, però se il giorno dopo te le servono a cubetti piccolissimi... nooo, ma che tenere così! E quindi niente, è la storia infinita della patata-perfetta, tocca starsene lì a sentirsi perennemente piccoli ed annaspanti, pensando "ma possibile che la ricetta delle ricette debbano negarla giusto a me?!". Per cui questo il mio monito: voi che annaspate almeno quanto me, mettetevi pure l'animo in pace che tanto proprio non se ne esce! Mangerete sempre delle patate più buone delle vostre, anche queste qui di oggi, tanto per dire, perfette finchè non ne arrivano delle altre, e delle altre, e delle altre... Patate buonissime, per carità - croccanti fuori, morbide dentro, griffate :-)... un po' strana la cottura che parte dall'acqua fredda, eppure funziona - uhm, ma già che ci sono, quasi quasi... ecco appunto: e quindi voi com'è che le fate? :))

Le patate croccanti secondo Donna Hay:
pelare le patate, tagliarle a pezzettoni e sistemarle in una pentola capiente; coprirle con acqua fredda e salata, accendere la fiamma e portare ad ebollizione; a partire dal bollore, cuocere per 12 minuti; scolare, versare nuovamente le patate all'interno della pentola e lasciarle asciugare su fiamma bassa, scuotendo spesso la pentola così da eliminare pian piano l'amido accumulatosi sui bordi; sistemare, quindi, le patate in una teglia antiaderente, condire con sale ed olio (125 ml per 500 g di patate) e cuocere in forno già caldo a 200 gradi per 30-40 minuti, avendo cura di rigirarle a metà cottura.

martedì 9 febbraio 2010

Tacchino al forno alla Donna Hay


Oddio, se ci penso... io, il tacchino, il burro... immaginate la sottoscritta (sconvolta, ma comunque decisa a provarci) con la sua bella ricettina piazzata di fronte manco fosse una specie di testo sacro, guanti da chirurgo, ciotola colma di burro (molto chic, ben aromatizzato, ma comunque sia... burro:)) ed un massaggio lento ed accurato negli angolini più nascosti e reconditi... del tacchino! E tocca dirlo signore e signori, non è propriamente da me stà cosa. Voglio dire, si sarà forse notato che la carne, qui, appare decisamente di rado e che, quando lo fa, assume sembianze sbarazzine, giocose, perfino giappones-izzanti, insomma, tutto pur di non sembrare quasi più carne! :)) E poi accade che, d'amblè, si va in fissa con la questione che il tacchino della domenica andava, magari, un tantino enfatizzato (e baaasta con il solito cartoccio e via dritto in forno) e quindi domanda: chi sono gli indiscussi maestri quanto a tacchini e tacchinerie varie? Ecco appunto, non solo gli americani a quanto pare! Giustappunto Donna Hay sarebbe australiana e, devo dire, l'enfasi del tacchino donnahayano mi mancava. Limone e timo-limone (che adoro letteralmente), ma soprattutto burro! L'ingrediente assolutamente non sospetto che veneriamo tutti in maniera quasi atavica, ma soprattutto inconsapevole visto che, da bravi italici ortodossi, finiamo per snobbarlo regolarmente con tanto di sufficienza e saccenteria (vade retro odiosi grassi animali... c'abbiamo l'olio buono noi!). Sì sì vabbè, calma e sangue freddo, magari fate cenno ai noiosissimi trigliceridi... e che se ne stiano buoni per un po'! Buon tacchino burrosissimo a tutti! :))

Tacchino al forno alla Donna Hay
per 6 persone

150 g di burro morbido
1 cucchiaio di buccia di limone finemente grattugiata
1 cucchiaio di foglie di timo limone tritate
2 spicchi d'aglio sbucciati
1 cosciotto di tacchino da 1 Kg con la pelle (la ricetta originale prevede il petto)
10 rametti di timo
2 cucchiai di succo di limone

2 cucchiai d'olio d'oliva

sale marino e pepe nero macinato

Preriscaldate il forno a 200°C. Ponete in una ciotola il burro, la buccia di limone, il timo limone e l'aglio e amalgamate bene il tutto. Sistemate il tacchino in una teglia antiaderente, con il lato con la pelle rivolto verso il basso, praticate un taglio in senso orizzontale a mò di portafoglio, spalmate l'interno con due cucchiai di burro al limone e coprite con 4 rametti di timo. Girate il tacchino e spalmate l'intera superficie con il burro rimasto (anche sotto la pelle). Irrorate con il succo di limone e l'olio e condite con sale e pepe. Coprite ed infornate per 15 minuti. Quindi scoprite, spargete i rametti di timo rimasti e continuate la cottura per 15-20 minuti, finchè la pelle non risulterà perfettamente dorata. Affettate e servite.

lunedì 8 febbraio 2010

Crema inglese alla vaniglia

Essenziale, esattamente come la questione che "se il dolce della domenica lo portano loro, tanto meglio", resterà da dedicarsi ad antipasto, primo, secondo, contorno e magari giusto una cremina d'accompagnamento, per quel dolce che portano loro, appunto. Dolce che, se per caso è una torta di mele, di quelle morbide ed umide, non il ciambellone con sparute fettine di mela in stile meteora, bensì una graziosa torta bassa e fragrante, dove poco ma sicuro ci troverete più mele che impasto (e dove le mele sono talmente tante da sciogliersi appena e formare quell'effetto cremina che mmmm... dovrei chiedere la ricetta mi sa:)), ecco apputo, in case of this... giusto un cucchiaio di crema inglese profumatissima, preferibilmente ancora calda e questo qui era, appunto, il nostro confortante dessert della domenica che è stata. Salsa inglese quindi, amata all'inverosimile da chi magari non è un fan sfegatato della collega 'pasticcera' (ovvio, me lo sò inventata adesso stà cosa:)) e nell'ordine: perchè risulta più delicata, meno corposa, più fluida e temo sia anche piuttosto sleale (e stupido) star a lì ad sotinarsi con il paragone che tanto sono decismante due realtà nettamente diverse (basterebbe dirlo no?! a me piace più quella inglese, ohhh:)). Intanto la crema inglese è priva di farina (ops, gluten-free?!), scongiurato il rischio di sentirsi dire "oddio si sente la farina, noooo", a parte che personalmente dò di matto più per situazioni tipo sabbia nelle vongole, piuttosto che terriccio nei funghi, ma comunque... e a tutti quelli che v'avevano fatto puro terrorismo gastronomico sulla presunta difficoltà di preparazione - perchè i tuorli potrebbero impazzire, poi i grumi sempre in agguato e occhio a tenere la temperatura costante, ma ce l'hai un termometro da cucina? ehm no, è grave? - ricettina stracollaudata, di quelle che funzionano sempre e comunque (ora che ci penso, mai avuto problemi con le ricette di Gennarino) e capisco che è soltanto lunedì e che da qui a domenica prossima, bè, ne passerà di acqua sotto i ponti, ma provate a vederla così: ben sei giorni di tempo per pensare agli inviti da fare, preferibilmente qualcuno che possa sorprendervi con una torta di mele di quelle assolutamente stratosferiche (vedi descrizione in alto) e niente, tutto qui... ricordarsi di sorprendere tutti con la questione che "dai, ma pure la creminaaaa" e smack! :))

Crema inglese alla vaniglia
ricetta tratta da www.gennerino.org

per una tazza:
4 tuorli
250 ml di latte
1/2 bacca di vaniglia
150 g di zucchero (io, a velo non vanigliato)
buccia d'arancia (fac.)

Portare ad ebollizione il latte con il baccello di vaniglia aperto a meta', poi eliminare il baccello. Lavorare in una bastardella (o polsonetto: deve poi andare sul fuoco) i tuorli con lo zucchero (io ho aggiunto anche un pizzico di sale), unire il latte bollente a filo (si formerà una leggera schiumetta). Porre la crema sul fuoco basso e lasciar cuocere dolcemente: spegnere quando la crema "vela" il dorso di un cucchiaio, ancora meglio quando la schiumetta si sarà ridotta, ma non scomparsa del tutto (aspettare la scomparsa della schiuma porta spesso a cuocere troppo la crema, se possedete un termometro, la "cottura" ottimale si ottiene sugli 83°C). Per un risultato perfetto filtratela con un colino a maglia fitta.

P.S. e per chi fosse già andato in apprensione causa "quattro-albumi-avanzati-e-quindi-adesso-che-ci-faccio?", biscottini alla nocciola, qui. :))

P.P.S. e per chi fosse andato in apprensione ancora più di prima perchè, tutto considerato, era meglio un consiglio di quelli 'salati', scrumble eggs di soli albumi, qui (per le proporzioni, calcolare due albumi in sostituzione di un uovo intero). :))

venerdì 5 febbraio 2010

Linguine al limone

Prima d'iniziare, giusto una cosina a metà tra il pour parler ed il comunicato ansa: è arrivato! Il primissimo Bon Appétit datato febbraio 2010 è già sorprendentemente arrivato, per cui 3! Questo il numero totale di abbonamenti (ad altrettante riviste di cucina d'oltralpe) sottoscritti a cavallo tra babbo natale e la befana e vedrete che l'era delle etichette Donna Hay, inserite praticamente, in ogni ricetta delle ultimissime settimane, volge ormai inesorabilmente al termine... chè tanto possiamo permetterci il lusso di alternare. :)) A partire da lunedì magari, oggi (come del resto anche ieri) ce la caviamo senza mega-galattici contributi d'oltralpe, nessuna guest-star di turno se non, concedetemolo, l'estrema italianità del piatto (tipo che il nuovo panino mcdonald's, luca zaia e chi più ne ha più ne metta, a noi, ci fanno veramente un baffo:))! E nel caso aveste già fatto inviti per il weekend, ma anche se vi ritrovaste lì, a spassarvela in solitaria tra i fornelli che quando hai più tempo libero prendono un fascino tutto loro... signore e signori, la vostra lista della spesa: un pacco di spaghetti, un panetto di burro e qualche limone. Con o senza parentesi, sulla qualità estrema di ogni singolo articolo, confido vivamente nel vostro buon cuore ;-) ...e goloso fine settimana a tutti!

Linguine al limone
per 2 persone:

Cuocete 160 g di linguine in abbondante acqua salata e scolate al dente (mettete da parte mezzo bicchiere di acqua di cottura); in una ciotola, emulsionate il succo di un limone con un cucchiaino raso di farina setacciata e l'acqua tenuta da parte; versate quindi in un saltapasta, unite anche le linguine e saltate velocemente per addensare l'emulsione (si formerà una cremina che avvolgerà delicatamente la pasta); spegnete, aggiungete una noce di burro e del pepe nero fresco di macina, amalgamate con cura e servite immediatamente.

English, please!!!

Lemon linguine
serves 2

Cook 160g linguine in boiling salted water until al dente and drain (set aside ½ cup of cooking water); in a bowl, emulsify 1 lemon juice with a teaspoon of sifted flour and the water kept aside; place into a pan, add the linguine and mix to thicken the emulsion; turn off, add a knob of butter and fresh black pepper grinder, mix carefully and serve immediately.

giovedì 4 febbraio 2010

Uova in purgatorio

Oggi, davvero un post da ridersela... parlo per me, ovviamente. Quanto a voi, suggerirei vivamente di segnare l'appunto... e sembra già di esserci, a tutte quelle (vostre) cenette salvate, anche se avete bambini, anche se in frigo c'è ben poco, anche se l'amica cede voluttuosamente alle lusinghe del vostro umile desco (e qui, è umile per davvero :)), insomma segnate! Tornando allo sganasciarsi, diciamo che provando a risalire all'iter filogico del piatto, ecco, mi sarei imbattuta in una chiave di lettura alquanto mistica, anche un po' dantesca volendo, sì vabbè, napoletana da morire (per chi fosse interessato, leggere qui :)). Anche se, a dirla tutta, l'uovo cucinato in questo modo qui (delizia delle delizie, giuro, mi torna l'acquolina al solo pensiero) da me s'è sempre chiamato uovo a' zuppetella e poi qui bè, motivo d'ilarità numero due, riflettevo sull'allegro andazzo preso dal blog e cioè il fatto di passare assolutamente d’emblée da Donna Hay a donna Anna (mia madre, ndr :)) senza mai perderci nemeno un grammo di bontà e soddisfazione. E quindi oggi, ricettina d'infanzia, dove ricettina d'infanzia sta per ricordo affettivo, ma anche per quell'estrema forma di pienezza sensoriale che viene dal cibo essenziale, pulito ed assolutamente riconoscibile. Uovo e pomodoro, in un piatto solo... uniteci giusto del pane abbrustolito e avete fatto. Ecco, sembra già di esserci a tutte quelle cene salvate... :))

Come si prepara
In un tegame, scaldare dell'olio extravergine d'olva e rosolarvi una cipolla finemente tritata. Versare la polpa di pomodoro e lasciar cuocere a fiamma bassa per circa 10-15 minuti. Salare e pepare. Con un cucchiaio, formare delle piccole cavità nel sughetto e sgusciarvi le uova all'interno. Alzare un po' la fiamma, coprire ed attendere che l'albume si rapprenda completamente (il tuorlo dovrà risultare ancora un po' liquido, 10 minuti dovrebbero essere sufficienti). Servire immediatamente con del pane casareccio da intingere e se proprio non resistete, anche una spolverata di parmigano grattugiato (e stagione permettendo, anche qualche foglia di basilico fresco).

Un consiglio per il pomodoro?
Molto stoicamente parlando, questo! Una scoperta alquanto recente, in pratica pomodori del Salento e nient'altro. E' una passata di pomodoro talmente densa e profumata che, sughetto a parte, capiterà a fagiolo persino in case of... soliti aperitivi improvvisati sul momento, quelli da fette di pane casareccio ripassate sulla griglia, pomodoro e giro d'olio d'oliva... di quello buono. :))

mercoledì 3 febbraio 2010

Idea buffet? :))

Piccoli cake (tortini... null'altro:)) salati, fatti di polenta, salvia e prosciutto crudo , nel caso servisse una nuova idea da buffet! Buffet, che poi a me già la parola stessa evoca le lunghe tavolate, con gli immensi vassoi di pizzette alla mozzarella gommosa, i panin-elli con prosciutto cotto e sottiletta... ecco, magari idea-aperitivo fa molto più figo, se non fosse che Vs Precisina detesti ormai fortemente un po' tutta la categoria. Piccolo sfogo: si tratta puntualmente di scegliere il gastro-intrattenimento per gli ospiti di turno, come dire, mentre la cuoca (in quanto persona addetta allo spignattamento) è ancora presa dagli ultimi colpetti di gas e quant'altro. E quindi nulla, la cuoca si scervella, organizza crostini, patè e verdurine da gestire in totale libertà ed autonomia, della serie "inziate a darvi da fare che io arrivo subito", appunto, alla fine arrivo, con il primo (piatto) già bello e fumante... ed il famoso aperitivo che invece se ne sta lì, intatto ed assolutamente inviolato... tse, troppo carini e gentili per iniziare senza di me. E quant'è dura certe volte sferrare il primo boccone! Indi va così, aperitivo bruciato, impaccio totale del non sapere più cosa farci, crostini e patè ormai incastrati tra il primo e il secondo... per cui vabbè va, idea buffet! :)) Con estrema coerenza, firmati puntualmente Donna Hay (ma solo perchè avrei ricevuto missiva dal buon Jamie con cui mi si avvisava che prima del 25 marzo niente rivista, ma l'addebito sulla carta di credito sì! Poi il nuovo numero Donna Hay, boh, qualcuno ha visto il postino? Ed anche perchè avremmo realizzato che la stragrande maggioranza delle ricette donna hay consistono molto semplicemente nel ficcare gli ingredienti in un mixer da cucina, frulla frulla e avete già quasi fatto, per cui..:)). E vedrete che si tratta di tortini che, in fondo in fondo, finiranno per ricordarvi tremendamente casa! Intanto perchè c'è la polenta in stile simil-gateau-di-patate (anzi gattò, così lo sentiamo più nostro), poi il prosciutto e la salvia che fanno tanto saltimbocca alla romana (classico profumino pungente ed inequivocabile), voi come li vedreste accanto alle pizzette gommose, i paninelli farciti... :))

Tortini di polenta con salvia e prosciutto crudo
per 12 tortini

170 g di polenta istantanea
75 g di farina oo, setacciata
1 cucchiaino di lievito per torte salate, setacciato
1/4 di cucchaino di bicarbonato di sodio, setacciato
2 cucchiai di foglie di salvia tritata
360 g di panna fresca
2 uova
sale e pepe
12 fette di prosciutto crudo
12 foglie extra di salvia

Preriscaldate il forno a 180 gradi. In un mxer, mescolate la polenta, la farina, il bicarbonato, il lievito, la salvia tritata, la panna, le uova, sale e pepe e frullate per amalgamare con cura. Adagiate le fogle extra di salvia sul fondo di 12 stampin da muffins, leggermente imburrati. Foderate ogni stampini con una fetta di proscutto e riempite con il composto di polenta. Cuocete per 15 minuti, quindi capovolgete e servite.

English, please!!!

Sage and prosciutto corn cakes
makes 12

170 g instant polenta
75 g plain (all purpose) flour, sifted
1 teaspoon baking powder, sifted
1/4 teaspoon bicarbonate of baking soda, sifted
2 tablespoons chopped sage leaves
360 g sour cream
2 eggs
salt and pepper
12 slices prosciutto
12 sage leaves, extra

Preheat oven to 180 degrees. Place the polenta, flour, baking soda, baking powder, sage chopped, cream, eggs, salt and pepper and mx to combine. Place extra sage in the basis of 12 muffin tins, lightly greased. Lined each tin with prosciutto and fill with polenta mixture. Bake for 15 minutes, then turn out to serve.

martedì 2 febbraio 2010

Shortbread biscuits con mele e noci


A quel che dicono gli amichetti scozzesi, shortbread (e consiglio vivamente di evitare traduzioni letterali) starebbe per biscotto friabile. E noi, qui, confermiamo caldamente: profumino di burro e vaniglia in giro per casa, ah sì giusto, dimenticavo: tanto, taaanto burro e non provateci nemmeno ad improvvisare riduzioni che poi non viene friabile come dovrebbe, gli amichetti scozzesi se la legano al dito, insomma, un macello :))! Ma non sono frollini, infatti zero uova all'interno, bensì biscotti di pasta brisée... se è lecita l'assonanza. Attenzione attenzione, siamo ufficialmente a febbraio (sì vabbè, è che ieri avevo scordato l'annuncio:)), l'attesa del nuovo numero Donna Hay si sta facendo vergognosamente febbrile e quindi, prima che il vecchio numero finisca miseramente nel dimenticatio (seee, come no?!) continuiamo ad attingere a piene mani e, nel caso, riadattiamo giusto giusto la scelta del frutto. E quindi, mirtilli rossi e pistacchi in quelli di Donna, mele e noci in questi qui... chè sennò poi mi dite che "qui tutto si sta facendo mooolto complicato... e poi sai, in fondo a me piacciono le cose semplici...", vabbuò vabbuò, segue ossequioso inchino come il più umile dei giapponesi (ops:)) e vedremo di resettarci un po' ;-). Guarda caso, oggi parliamo di un biscotto d'una facilità pazzesca.. tipo che l'amica vi chiama più o meno ad ora di pranzo, si autoinvita per il tè (verde!:)) delle 5 e voi lì, pronti a farle salire serotonina e trigliceridi senza alcun ritegno. Avvertenza: capita che al momento dei saluti le amiche chiedano persino la ricetta... ma nooo, ma daaai, mele e noci, davvero tutto qui?! Bè sì, tutto qui! :))

Shortbread biscuits con mele e noci
per 28 biscotti

250 g di burro freddo a pezzetti
160 g di zucchero a velo setacciato
225 g d farina 00 setacciata
100 g di farina di riso setacciata
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
2 mele renette a cubetti (senza buccia)
36 g di ghergli di noci tritati grossolanamente

Nel bicchiere di un mixer da cucina, unite le farine, lo zucchero, il burro, la vaniglia e frullate fino ad ottenere una massa omogenea. Unite anche le mele e le noci, incorporatele velocemente, avvolgete nella pellicola e riponete in frigorifero per 15 minuti. Riscaldate il forno a 180 gradi, riprendete il vostro impasto, ricavatene delle palline di pari peso, sistematele ben distanziate sulla teglia del forno (coperta da apposita carta antiaderente) ed appiattitele con il palmo della mano. Infornate e cuocete per 10-15 minuti, finchè non risulteranno appena dorati. Estraete e lasciate raffreddare a temperatura ambiente prima di servire.

English, please!!!

Apple and walnuts shortbread biscuits
makes 28

250 grams cold butter, chopped
1 cup (160 g) icing sugar, sifted
1 e 1/2 cups (225 g) all-purpose flour, sifted
1/2 cup (100 g) rice flour, sifted
1 teaspoon vanilla extract
2 apples, chopped (without skin)
1/4 cup walnuts, chopped

In the bowl of a food processor, place flour, sugar, butter, vanilla and process until the dough just comes together. Add apples and walnuts and mix to combine. Refrigerate dough for 15 minutes. Preheat the oven to 180°C (355°F), resume your dough, divideinto balls of equal weight, arrange them well apart on baking oven (covered with a special non-stick paper) and flatten with the palm of your hand. Bake and cook for 10-15 minutes, until light golden. Take out and let cool to room temperature before serving.


lunedì 1 febbraio 2010

Onigiri al salmone

Lo so, lunedì mattina, ricettina giapponese... e vedrai che mò ti parte un'altra di quelle settimane ad alto tasso di nipponitudine! :)). Mettiamola così: si sta solo estrapolando! Nel senso, va bene che lì abbiamo ceduto alla tentazione ed assaggiato, quindi, un po' di tutto (e se non s'era capito, l'indice di gradimento è stato generalmente elevato), ma su questo blog ci permetteremmo anche un po' il lusso di selezionare. Stavo per dire 'selezionare per il pubblico italiano', ma chi sono mai, io, per stabilire cosa un italiano potrebbe (o non potrebbe) amare dell'immenso scenario gastro-nipponico? Eheheh appunto, è che sarei italiana anch'io (poi, per i piatti più particolari penso per esempio a come reagirebbe mio padre... uhm ma sì dai, forse, forse, nooo questo è decisamente troppo:)) e nonostante il tè verde che ormai mi scorre a fiumi nelle vene, ammettiamo d'essere già in fase di lento recupero: sta tornando la voglia di certe cosine più di casa mia (tipo che lo spaghetto alle vongole di ieri, mmmm). Vabbè, se vi capiterà di farlo stò viaggio in Giappone, sperimenterete sulla vostra pelle la questione dipendenza e poi saprete dirmi :)). Per cui, intanto, estrapoliamo.

Che cos'è l'onigiri?
L'onigiri, detto anche rice-ball, è una polpetta di riso di forma triangolare, ben compattata, molto preferibilmente arricchita da un cubetto di farcia centrale (spessissimo pesce... pensavate mica al cubetto di provolone piccante, no eh?!:)) e abbiamo già fatto: come dicevo anche in qualche altro post, quando noi altri mangiamo lo spicchio di pizza al volo (o l'arancino, già che ci siamo:)), i giapponesi vanno velocemente di onigiri. E quella fascinosa strisciolina nera che lo avvolge è alga nori tostata (la stessa del sushi), oltre a rendere il tutto leggermente più stuzzicante, in pratica, vi farà anche da tovagliolo (così che le vostre belle manine si guarderanno bene dal toccare il riso, brrr:)).

Come si prepara?
Ripetiamo: riso bollito, tiepido, compattato, formato a mò di triangolo ed eventualmente farcito giusto nella cavità centrale. Qui, per rendere il tutto più stuzzicante (il riso è chiaramente quello giapponese, tondo, notoriamente bollito e sciapo, per la preparazione vedere qui), s'è pensato di mantecare l'intero riso con del salmone fresco cotto a vapore (e poi sminuzzato) ed una manciata di semi di sesamo tostati. Ci siete quasi, non vi resta che formare dei triangoli anche un po' approssimativi (per questa fase qui, come dicevo, vi servirà del riso appena tiepido), lasciar riposare in frigorifero per qualche ora, quindi avvolgere eventualmente con una strisciolina di alga nori e servire.

Dove trovo il riso giapponese (tondo)?
Ovunque, persino al Todis. :))

Dove trovo l'alga nori?
Negozi etnici specializzati, ma anche ipermercati tipo Auchan.

E se il riso è quello italiano? :))
Ecco, appunto... ricordandosi di annotare il tutto per quella volta che avanzerà del riso/risotto... anche molto poco giapponese insomma :)).

English, please!!!
The recipe is here.