Nessuna realtà assoluta, esaustiva o, quel che è peggio, insindacabile! Piuttosto, un allegro collage di appunti+foto rubate nel corso dei meravigliosi giorni che furono, cercando d'essere il più precisa ed accurata possibile e proporre magari una sorta di approccio soft (and very very easy) a chi, sull'argomento, è ancora un po' a digiuno... esattamente come la sottoscritta fino a pochissimo tempo fa! :)) Sono quindi ben accette precisazioni, correzioni, spiegazioni, bacchettate, di tutto di più insomma, fate un po'voi!!! ;-)
Era già da un po' di giorni che pensavo all'esordio trionfale di questo post che, devo proprio confessarlo, rappresenta una specie di pietra miliare nel mio piccolo bagaglio di food-blogger seriamente applicata:)). Spalleggiavano tra loro il "quaaanto m'è piaciuta la cucina giapponese", poi "sushi anche no, grazie" ed infine "tanto di cappello a chi ha fatto della cucina un'arte nel vero senso aulico del termine". Ecco, è finita che le ho riportate tutte e tre, nella loro parzialità, con tutti i limiti di chi s'approccia ad una realtà così diversa, senza pregiudizi (almeno, c'ho provato con tutte le forze), ma anche evitando di fingere gridolini adolescianziali per ogni chicco di riso bollito (hip hip, hurrà). E credo siano proprio tutti qui i cardini del mio attuale pensiero intorno al divertentissimo japanese-food che, nell'ordine, crea dipendenza e fa sentire belli carichi e pimpanti (vabbè dai, superati i primissimi risvegli con le palpebre gonfie da eccesso di salsa di soia). Puntualmente appagati, ma non solo nel senso, ehm, gastrico del termine: qui è più che altro una soddisfazione sensoriale a tutto tondo, stavo per dire olistica, ma mi sono trattenuta (s'era detto niente gridolini adolescenziali:)), un qualcosa che parte dal naso (profumi riconoscibilissimi che inondano ogni angolo di strada... ricordatelo, in Giappone la cucina di strada è assolutamente meravigliosa ed imprescindibile), poi gli occhi (il concetto brutto-ma-buono proprio non è contemplato), ovviamente il gusto con un autentico tripudio di sapori perfettamente dosati ed un seducente gioco di consistenze anche un attimo spiazzanti (per esempio: il concetto di cibo gommoso, qui da noi... non pervenuto o sbaglio?!:)). E mancherebbe all'appello il senso del tatto: bè sì, in effetti si mangia con le bacchette, non è che ci sia tantissimo da toccare... eheheh, fidatevi se vi dico che la gioia provata dalla punta delle vostre dita nel ritrovarsi puntualmente unte, appiccicose e profumate di soia, ecco, davvero non ha prezzo! E non vorrei proprio passare per l'esaltata di turno, nel senso che adesso lì è tutto bello e perfetto, mentre qui... stiamo calmini, ovvio che nelle righe che seguono trapelerà anche una sorta di selezione personalissima, ovvio anche che alcuni piatti della tradizione nipponica non mi mancheranno affatto (uhm, pochissimi però) e terminiamo il festival dell'ovvietà con la questione che non penso proprio di poter mangiare giapponese tutti i giorni della mia vita! Per quanto mi riguarda, quel che più conta è l'essermi enormemente arricchita, moltissime le riflessioni, le assonanze riscontrate nonostante tutto, le curiosità da approfondire e stranissimi, infine, certi miei interrogativi ancora inevasi: uno su tutti, ma come ci starà la soba con la verza e le patate? :-)
Vabbè dai, scherzi a parte, la primissima cosa che m'è arrivata dritta in faccia, mentre ero lì circondata da vispi e curiosi occhietti a mandorla, a parte la questione che sembra di starsene al cospetto di un'orchestra sinfonica di sapori e consistenze intriganti, è stata sicuramente questa maniacale importanza attribuita al cibo in sè, alle sue caratteristiche, ai profumi che sprigiona naturalmente, ai suoi connotati originari, ovviamente, alla sua bellezza. Cercando di preservare tutto questo con lavorazioni e cotture ad hoc e quindi, contrariamente a ciò che pensa l'italiano medio (quello della pasta con la pummarola uber alles, mentre quelli, lì, con tutte le salsine strane, tse tse), la cucina giapponese è semplice ed essenziale da morire, ma è anche vero che in cucina la semplicità è forse l'aspetto più difficile da conservare, concetto enigmatico eppure tant'è! :-)
Vabbè dai, scherzi a parte, la primissima cosa che m'è arrivata dritta in faccia, mentre ero lì circondata da vispi e curiosi occhietti a mandorla, a parte la questione che sembra di starsene al cospetto di un'orchestra sinfonica di sapori e consistenze intriganti, è stata sicuramente questa maniacale importanza attribuita al cibo in sè, alle sue caratteristiche, ai profumi che sprigiona naturalmente, ai suoi connotati originari, ovviamente, alla sua bellezza. Cercando di preservare tutto questo con lavorazioni e cotture ad hoc e quindi, contrariamente a ciò che pensa l'italiano medio (quello della pasta con la pummarola uber alles, mentre quelli, lì, con tutte le salsine strane, tse tse), la cucina giapponese è semplice ed essenziale da morire, ma è anche vero che in cucina la semplicità è forse l'aspetto più difficile da conservare, concetto enigmatico eppure tant'è! :-)
Pensate a ciò che rappresenta per noi altri il pane e trasponetelo al concetto di riso per i giapponesi! Le famose ciotoline colme e fumanti, onnipresenti nei cartoni animati e divorate (anche nella realtà!!!) ad una velocità assolutamente impressionante. Dispensate come side-dish a ristorante, negli imprescindibili bento, ma anche come riso e basta persino alle casse di alcuni supermercati, insomma quando gli italiani a pranzo prendono il famoso spicchio di pizza al volo, gli occhietti a mandorla vanno di ciotolina di riso. E se gli italiani ripiegano sul panino, i giapponesi spiazzano tutti con gli onigiri (o rice-balls), in pratica riso cotto, talvolta insaporito con verdure, carne o pesce, modellato a mò di triangolo, bardato con alga nori fritta (anzi no, tostata!!!) e son già pronti a ripartire alla grande! Per la cottura del famoso riso bollito alla giapponese (che non è affatto una cosa buttata lì caso), approfondire qui. A seguire, il curioso riso versione poltiglia (devo dire, da me non amato particolarmente), vero e proprio street food alla giapponese, una sorta di ghiacciolo compatto e gommoso, a base di riso glutinosissimo, anche qui arricchito all'occorrenza con polpo e quant'altro e, manco dirlo, un'infinità d'intingoli appiccicosissimi che però, bisogna ammetterlo, mettono davvero tanta allegria.
In una parola, le proteine con gli occhi a mandorla! Lo sapevate, vero, che anche il tofu è una (versatilissima, economica, salutare, ecc) fonte proteica? Di origine vegetale però e dopo qualche magro tentativo casalingo, tristemente circoscritto al classico cubettamento da insalata, come sempre accade, bisognava lasciar fare il lavoro a chi se ne intende davvero, insomma, bastava andare in Giappone per riconciliarsi col tofu e scoprire che le versioni marinate, piuttosto che fritte, sono assolutamente deliziose e da replicare. Per il settore carne, assaggiati i quaaasi occidentali yakitori (spiego: spiedini di pollo e fin qui ci siamo; provate però a marinarli nelle varie salsine di cui prima e vedrete che pollo!), contavo anche di fare una puntatina in direzione manzo kobe che dicono essere superlativo (anche nel prezzo :)), ma alla fine è mancata l'occasione. Poi il maiale fritto (ehm, tonkatsu), imprescindibilmente panato nel panko [ehccerto che me lo sò portato, specialissima miscela da (provare a) sostituire al nostro comune pane grattugiato] e qualche avvistamento qua e là di shabu shabu.
Passando all'ittico, esultano allegramente tutti quelli che il sushi (e sashimi) anche no, grazie. E soprattutto, quelli che in fondo in fondo erano certi di trovare, in Giappone, un patrimonio gastronomico che, diciamolo una buona volta, non è soltanto s-u-s-h-i e basta, che cavolo!
Ne approfitto per ricordare che il sushi non è pesce crudo e stop, si tratta piuttosto di una preparazione a base di riso cotto e pesce crudo freschissimo, spesso condito con salsine varie e molto spesso avvolto nella caratteristica alga nori fritta. Ad esser proprio, ma proprio sincera, ammetto che il sushi è stato un po' come farsi estrarre un molare del giudizio, della serie, togliamoci stò pensiero che sennò ci tocca il solito "ma cooooome, andate in Giappone e non mangiate il sushi?!". Vabbè dai, il sushi andava chiaramente assaggiato, preferibilmente in versione sushi-bar, quindi cuoco al centro della sala, tavolo girevole con i piattini di sushi tutt'intorno, gli avventori accomodati intorno al tavolo girevole... e quindi osservi, magari osservi anche un po' più da vicino e nel caso, ma solo nel caso, afferri al volo e mangi (poi vabbè, probabile che la curiosità vi spinga ad assaggiare bene o male tutto e probabilissimo, quindi, che tornando in albergo vi sentiate anche un tantino nauseati, ma passerà! Come faccio a saperlo? :)). E di contro, il sashimi è decisamente pesce crudo e basta! Servito semplicemente con ciotoline gustose e sapide in cui intingere allegramente (indovinate un po'? Salsa di soia, wasabi... :)). E poi ci sarebbe il pesce versione pastellata e fritta, solitamente della famiglia degli sgombri e servito magari in ammollo nel brodo di miso. Per non tacer del delizioso teriyaki (qui, switching a piacere su trote e salmoni di turno), in pratica, un intingolo a base di mirin, sake e salsa di soia da spennellare prima e durante la cottura. Ora che ci rifletto, la questione pesce giapponese, per me è stata soprattutto a base di octopus (polpo) in ogni forma e colore, polpettine (takoyaki), versione bignè salato, piastrata, mmmm!
Le uova sono soprattutto in versione frittata, tenendo presente che la tipica frittata giapponese si compone, molto elegantemente, di un'infinità di sottilissime crepes ripiegate l'una sull'altra, un vero e proprio piacere per gli occhi oltre che per il palato. Quindi frittatine très chic, ma anche di quelle decisamente più trash (più tipo le nostre insomma), quelle del butta tutto dentro e che, a proposito, si chiamerebbero okonomiyaki... anche se in effetti, osservando bene da vicino, la sensazione era soprattutto che i soggettini, lì, cuocessero prima una sorta di crepe, poi sopra verdure d'ogni tipo legate da (uhm, ma perchè non ho chiesto bene?) credo altre uova leggermente sbattute (precisazione: uova + farina), salsine varie, insomma un bel guazzabuglio di colori e sapori vari.
Infine il tofu che, per la precisione, è il caglio del fagiolo di soia, servito solitamente come side-dish in versione fresca, marinata, arrostita, fritta, ripeto, un intero mondo da approfondire... con tutta la cautela del caso, ma promettiamo di applicarci seriamente! :-)
INSAPORITORI E CONDIMENTI
Delle serie, pensavo mi sarebbe mancata la pasta! Spaghetti di varie forme e colori, il mio personalissimo top del top (del top:)), in assoluto, la soba (assaggiata nella sua estrema essenzialità in un chioschetto altrettanto essenziale nel quartiere di Asakusa a Tokyo). In pratica, spaghetti di grano saraceno da preferire, per quanto mi riguarda (forse semplicemente perchè, ehm, sono italiana) nella versione calda e 'asciutta', ovvero ripassata sulla piastra ed arricchita con listarelle di una qualche verdura che poteva essere tranquillamente scarola e, manco a dirlo, bonito flaaaaaakes a profusione!!! Se non si fosse ancora capito, le immagini che porterò con me del Giappone saranno, sempre e comunque, i treni, le porte scorrevoli e la soba [sarà mica per questo che nel freezer me ne staziona attualmente un'abbbondante chilata, preparata sul momento da un'artigiana della famosa strada che tutti i food-addict dovrebbero visitare (la kappabaschi)?!]. Poi gli udon, spaghetti di grano tenero ed infine i ramen che invece sono spaghetti all'uovo di origine cinese, entrambi serviti in brodo e spessissimo con fettine sottili di carne a fare da topping (dettaglio tecnico: tutti stì spaghetti qui non si avvolgono affatto, piuttosto s'afferra un generoso quantitativo con le bacchette e si tira su fragorosamente! Poi ovviamente, visto che il brodo caldo fa da inevitabile effetto-aerosol, già che ci siete, tirate fragorosamente su anche con il naso... e non sognatevi proprio di soffiarvelo delicatamente, chè per i giapponesi è decisamente cattiva educazione, ohhh :)).Un po' come dire, i parenti larghi del nostro dado (pronto)! :-) Il dashi è lo stra-famoso brodo giapponese derivato esclusivamente dal pesce (errore, anche dalle alghe!!!), con ogni probabilità, l'ingrediente che fa di un piatto... un piatto giapponese! E mi riferisco, in pratica, a quell'inconfondibile gusto assolutamente tipico e caratterizzante (ah sì, giusto: gusto umami!!!), inalato praticamente in ogni angolo di sol levante, fuori discussione l'idea d'improvvisare sostituzioni all'impronta, ma state comunque sereni: ormai anche gli autoctoni più convinti acquistano l'intero ambaradan già bello e pronto in praticissime versioni liofilizzate da spargere, com'era facilmente prevedibile, un po' qui ed un po' lì (oddio, ovunqueeee:)). Il miso deriva invece dalla fermentazione dei semi di soia ed anche qui parliamo di un qualcosa da acquistare al volo nella prima bottega che vi capita a tiro (ehm, in Giappone! Qui da noi vedremo di organizzarci con il solito Castroni, i vari negozietti specializzati, insomma, faremo sapere man mano :)). Famosissima l'omonima zuppa, energetica da morire, notoriamente consumata all'ora della colazione (e qui tocca ammetterlo, proprio non posso farcela! Provata l'ebrezza della tipica colazione giapponese, con tanto di kimono, dolore pazzesco alle ginocchia... e direi bene così! Un'esperienza che andava fatta anche per completezza di cronaca! La stessa che m'impone di sottolineare che, la mattina dopo, eravamo nuovamente a sbocconcellare scones nel Tully's/Starbacks/Caffè Veloce di turno! Sì, ma inutile ridere sotto i baffi, provateci un po' voi ad ingurgitare frittatine e sott'aceti alle otto del mattino:)). Poi la salsa di soia, in realtà un qualcosa che ormai ci suona persino un po' familiare (mai più senza bottiglietta di salsa di soia in dispensa, giusto?! :)), solo che a questo punto, già che c'ero, ne avrei approfittato per infilare in borsa una di quelle originali giapponesi, di buona qualità, così, giusto per vedere! A seguire, una delle grandi rivelazioni del viaggio: i bonito flakes (o katsuobushi che dir si voglia, ma non è una parolaccia, giuro:)), dove bonito sta per sgombro (e affini) e flakes, bè, per indicare appunto i fiocchi, o meglio, le gustosissime scagliette di pesce disidratato e pronto all'uso. Una cosa che m'ha anche un po' ricordato la famosa mattonella di bottarga da grattugiare un po' qui ed un po' lì, anche in questo caso parliamo infatti di spargere a pioggia per impreziosire e caratterizzare di tutto e di più. Vabbè dai, va da sè che la lista di condimenti giappponesi sarebbe davvero lunghissima, mirin, sake... concludo magari con la wasabia japonica anche perchè dai, chi non conosce il wasabi?! :-)
In una parola, le proteine con gli occhi a mandorla! Lo sapevate, vero, che anche il tofu è una (versatilissima, economica, salutare, ecc) fonte proteica? Di origine vegetale però e dopo qualche magro tentativo casalingo, tristemente circoscritto al classico cubettamento da insalata, come sempre accade, bisognava lasciar fare il lavoro a chi se ne intende davvero, insomma, bastava andare in Giappone per riconciliarsi col tofu e scoprire che le versioni marinate, piuttosto che fritte, sono assolutamente deliziose e da replicare. Per il settore carne, assaggiati i quaaasi occidentali yakitori (spiego: spiedini di pollo e fin qui ci siamo; provate però a marinarli nelle varie salsine di cui prima e vedrete che pollo!), contavo anche di fare una puntatina in direzione manzo kobe che dicono essere superlativo (anche nel prezzo :)), ma alla fine è mancata l'occasione. Poi il maiale fritto (ehm, tonkatsu), imprescindibilmente panato nel panko [ehccerto che me lo sò portato, specialissima miscela da (provare a) sostituire al nostro comune pane grattugiato] e qualche avvistamento qua e là di shabu shabu.
Passando all'ittico, esultano allegramente tutti quelli che il sushi (e sashimi) anche no, grazie. E soprattutto, quelli che in fondo in fondo erano certi di trovare, in Giappone, un patrimonio gastronomico che, diciamolo una buona volta, non è soltanto s-u-s-h-i e basta, che cavolo!
Ne approfitto per ricordare che il sushi non è pesce crudo e stop, si tratta piuttosto di una preparazione a base di riso cotto e pesce crudo freschissimo, spesso condito con salsine varie e molto spesso avvolto nella caratteristica alga nori fritta. Ad esser proprio, ma proprio sincera, ammetto che il sushi è stato un po' come farsi estrarre un molare del giudizio, della serie, togliamoci stò pensiero che sennò ci tocca il solito "ma cooooome, andate in Giappone e non mangiate il sushi?!". Vabbè dai, il sushi andava chiaramente assaggiato, preferibilmente in versione sushi-bar, quindi cuoco al centro della sala, tavolo girevole con i piattini di sushi tutt'intorno, gli avventori accomodati intorno al tavolo girevole... e quindi osservi, magari osservi anche un po' più da vicino e nel caso, ma solo nel caso, afferri al volo e mangi (poi vabbè, probabile che la curiosità vi spinga ad assaggiare bene o male tutto e probabilissimo, quindi, che tornando in albergo vi sentiate anche un tantino nauseati, ma passerà! Come faccio a saperlo? :)). E di contro, il sashimi è decisamente pesce crudo e basta! Servito semplicemente con ciotoline gustose e sapide in cui intingere allegramente (indovinate un po'? Salsa di soia, wasabi... :)). E poi ci sarebbe il pesce versione pastellata e fritta, solitamente della famiglia degli sgombri e servito magari in ammollo nel brodo di miso. Per non tacer del delizioso teriyaki (qui, switching a piacere su trote e salmoni di turno), in pratica, un intingolo a base di mirin, sake e salsa di soia da spennellare prima e durante la cottura. Ora che ci rifletto, la questione pesce giapponese, per me è stata soprattutto a base di octopus (polpo) in ogni forma e colore, polpettine (takoyaki), versione bignè salato, piastrata, mmmm!
Le uova sono soprattutto in versione frittata, tenendo presente che la tipica frittata giapponese si compone, molto elegantemente, di un'infinità di sottilissime crepes ripiegate l'una sull'altra, un vero e proprio piacere per gli occhi oltre che per il palato. Quindi frittatine très chic, ma anche di quelle decisamente più trash (più tipo le nostre insomma), quelle del butta tutto dentro e che, a proposito, si chiamerebbero okonomiyaki... anche se in effetti, osservando bene da vicino, la sensazione era soprattutto che i soggettini, lì, cuocessero prima una sorta di crepe, poi sopra verdure d'ogni tipo legate da (uhm, ma perchè non ho chiesto bene?) credo altre uova leggermente sbattute (precisazione: uova + farina), salsine varie, insomma un bel guazzabuglio di colori e sapori vari.
Infine il tofu che, per la precisione, è il caglio del fagiolo di soia, servito solitamente come side-dish in versione fresca, marinata, arrostita, fritta, ripeto, un intero mondo da approfondire... con tutta la cautela del caso, ma promettiamo di applicarci seriamente! :-)
FRUTTA E VEGETALI
Amata oltremodo la tempura, la leggerissima pastella di sola farina ed acqua ghiacciata che avvolge verdura ed ortaggi (ma anche pesci) d'ogni tipo, poi la questione che i vegetali risultano sempre piacevolmente croccanti, agrodolci quanto basta, divertenti, arricchiti dagli insaporitori di cui prima (deliziosi gli spinaci con i semi di sesamo ed i bonito flakes) poi vabbè, non è che bisogna sempre star lì a chiedersi cosa cavolo si starà mai mangiando, socchiudete docilmente gli occhi e vedrete che andrà bene! E visto che ormai lo slogan by mastercard sta diventando la frase più ricorrente su questo blog, ne approfitto per dire che la sensazione suggerita dal sentir stridere verdurine (e fruttini) sotto i molari assolutamente non ha... prezzooooo!!! :-) E segnalerei una sorta di prodotto dop giapponese, ovvero le albicocche ancora un po' acerbe, lasciate poi essiccare, umeboshi se non sbaglio.DOLCI
Non è che sarei propriamente rimasta folgorata dalla pasticceria giapponense (stavo per dire, come quando addentai la mia prima sfogliatella in quel di san domenico maggiore, ma mi sono trattenuta). Anche qui, semplicità e leggerezza a farla da padroni, una dolcezza a tratti stucchevole, del resto fortemente voluta per contrastare anche un po' la tipica amarezza del tè verde (che vi taglio le mani se provate di nuovo a zuccherarlo!) e tutto che ruota intorno a queste bolle (ariose e spumosissime) di simil pandispagna e pasta chou, da mangiare sic et simpliciter oppure con farcitura a base di pasta azuki (purea, mica tanto vellutata, di fagioli rossi), poi ancora pasta azuki... e non fatevi mai venire in mente di chiedere "scusi, ma è per caso cioccolato?" :))E DA BERE?
In Giappone si beve tè verde, fatevene una ragione una buona volta, bevetene a iosa ed imparate ad amarlo (ed apprezzarlo) alla follia! E non siate burini al punto da chiedere una volgarissima bottiglietta d'acqua quando siete al ristorante, no eh?! Nel caso, ordinate una dissetante birra giapponese, fresca e decisamente beverina, firmata Sapporo, Asahi o Kirin. Oppure del sake, volendo proprio esagerare. :-)
14 commenti:
oddio me che book fantastico.. prorpio meraviglioso, mi hai fatto sognare un pò !! ciao !
Pochissime note, giusto perchè ne hai fatto richiesta: l'alga nori attorno agli onigiri non è fritta ma tostata; il brodo dashi è ricavato non solo da pesce ma anche da alghe; le palline di polipo si chiamano tAkoyaki ed il legante "segreto" per l'okonomiyaki, la frittatina di cavolo ed ingredienti vari, è... una miscela di uova e farina!
Per il resto il tuo entusiasmo mi ha investito con una ventata potentissima di profumi e sensazioni giapponesi. Per essere la tua prima volta e per essere partita un po' digiuna di informazioni su quel che ti aspettava hai decisamente colto molti degli aspetti interessanti del cibo giapponese. Che quando vuoi si potrebbero decisamente approfondire... a tavola!
PS: l'esperimento della soba con verza e patate l'ho fatto... ma non sa di pizzoccheri!La soba ha un sapore molto più delicato ed una consistenza al palato meno ruspante della nostra pasta di grano saraceno, quindi ok a verze e verdure varie ma più saltate che bollite, e come condimento eviterei burro e formaggi e rimarrei nelle varianti della soja.
@FairySkull: ohi grazieee e soprattutto bentrovata... anche quest'anno :))
@acquaviva: ops, tutto sommato sopravvissuta! e pensa che m'ero pure messa l'antiproiettile... maestra, ti ringrazio tantissimo per le imbeccate, provvedo subito a, bè, precisare meglio e quanto all'approfondimento, aspettati richieste su richieste su richieste... bacione!!!
@acquaviva/bis: fatto! però dai, devi concedermelo, t'o'koyaki era un errorino di digitazione, tapina che sono :))) p.s. noooooo, m'hai stroncato valtellina-giappone 1-1, sigh!
Che bel viaggio. Mi sembra proprio di capire che ogni foto, ogni sguardo, ogni cibo o ingrediente addocchiato meriterebbe un tuo commento...Alcuni sapori e odori li avverto fino a qui, solo guardando le foto e leggendoti
Per la tentazione pizzocccherosa... dato che hai ancora le papille tarate sull'umami scatenati a trovare abbinamenti italo-nipponici, così poi ce li scambiamo (tipo soba, cime di rapa e scorze d'arancia, per dire?!).
Per qualsiasi altra richiesta, in attesa di sederci (ops... inginocchiarci!) a tavola insieme, la mia mail ce l'hai sempre, no?!
Davvero interessante e stuzzicante. E la voglia di andare in Giappone continua ad aumentare.
un post bellissimo!!!
(anche le foto, però!!)
Alla faccia di chi crede che il giappone sia solo sushi.
Resterà un mio sogno, il giappone o magari chissà..
Me lo sono proprio gustato tanto questo post: ma quanto hai mangiato?
Quando sei passata alla dogana, come sei riuscita a portare fuori tutta quella roba senza essere arrestata con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti?
Osservando le foto vedo i tuoi notes per gli appunti con tutti i segreti relativi ai cibi che stavi consumando, chissà cosa pensavano gli altri commensali: sarà mica un'assaggiatrice in incognito di quelle che decidono a chi dare la stella Michelin?
Bel modo comunque di vedere e conoscere una nazione, partendo dal cibo, fino al modo di cucinarlo e consumarlo.
Asaaa, nessun problema alla dogana, del resto avevo solo un meraviglioso coltellino (vabbè dai, in valigia), poi confezione di panko, tè verde, alga nori già tagliata e bonito flakes, ehm, in formato extra! ah sì, un chilo di soba fresca, salsa di soia e qualche altra piccola chincaglieria... cosa vuoi che sia?! :))
p.s. per gli appunti, sai che ormai non ci faccio più caso... e comunque, per inciso, quando lo faccio tipo a ristorante, tra macchina fotografica e appuntini vari... bè guarda caso i curiosoni di turno sò sempre italiani, persino in giappone, tse.
p.p.s. stammi bene e passa un meraviglioso weekend, bacione, N. :))
oddio non hai idea della nostalgia che mi hai fatto venire con questo post!!! il giappone mi manca da morire! soprattutto il cibo..di ogni genere direi.. dalle colazioni a base di onigiri, al kare raisu (riso al curry ) ai dorayaki straripanti di marmellata azuki (che talmente era la nostalgia che me la sono riprodotta a casa ;-) )... mamma quanti ricordi!!! quando ci sei stata? magari ci siamo anche incrociate ;) ovviamente la cosa che più mi manca è la cucina ;)sono riuscita a portarmi dietro pure una cuciriso..povera valigia!!
un abbraccio forte.
michela
@mycky: capisco capisco, solidarietà quindi! cmq ero lì a ridosso di capodanno, ma davvero pure il cuociriso?! :)) per quanto riguarda la riproduzione casalinga, all'inzio in maniera molto ortodossa, tipo che avrò messo almeno 2/3 ricettine di quelle proprio tipiche... e poi sono passata alla libera interpretazione, della serie: come far entrare il giapponese nelle abitudini di tutti i giorni... tanto per dire, l'insalata caprese nipponica... eheheh, a breve un post ;-)
sisi assolutamente la cuociriso doveva essere mia!!! adoro il riso al vapore!! in più lo cuocio anche con brodo e verdure, oppure ci cuocio cereali vari come orzo, riso venere farro ecc.. ho riempito la valigia di tante di quelle cavolate cibereccie e non!! per fortuna mi sono portata vestiti vecchi da buttare così ho fatto spazio per altro ;-) ... però che mal di Giappone ora!
sì sì, comprendo... ahi ahi ahi :))
(io il riso anche no, più soba direi :))
Posta un commento