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mercoledì 31 marzo 2010

Torta di nocciole


Touché, buttando l'occhio al calendario ci si aspetterebbe molto più plausibilmente una pasqualissima pastiera! Bè, la pastiera la trovate qui, con tanto di annotazioni e dritte imprescindibili... in alternativa, oggi andrei di torta alle nocciole. Anzi di nocciole, nel vero senso del termine! Tra l'altro, un'autentica scoperta e non tanto per la torta in sè che è famosissima, rigorosamente piemontese (dove, guarda caso, hanno la nocciola IGP), ma perchè ovviamente quando poi capita di farsela da sè, e quindi di cercare la ricetta giusta, controllare bene la lista degli ingredienti... bè, capita pure di toccare con mano certi miracoli delle cosiddette ricette di tradizione. Tanto per iniziare, niente burro e niente olio, solo i grassi delle nocciole per un risultato friabilissimo, umido e profumato. E non c'è nemmeno la farina, ma sempre e solo le nocciole di cui prima per una consistenza davvero unica, morbidissima e granulosa quanto basta. Da ascrivere rigorosamente alla categoria dei 'brutti ma buoni', i dolci che puntualmente vi fanno anche un po' penare all'atto del porzionamento, ma che una volta assaggiati vi rimettono in pace col mondo intero. Col senno di poi, nel senso che è stato ampiamente assaggiato prima, ma anche poi :))... lo vedrei bene come dessert di fine pasto, ma anche per la più golosa delle colazioni, da servire così com'è o magari con del cioccolato fuso... se posso dire la mia (ops, dimenticavo che qui posso dire tranquillamente quel che mi pare:)), da preferire nettamente la versione al naturale! E sarò anche un po' di parte dato l'amore sviscerato per le nocciole, ma qui bè, se ancora non si fosse capito, se ne celebra un vero e proprio trionfo!

Torta di nocciole
ricetta di Elisa di Coquinaria

500 g di nocciole non tostate
500 g di zucchero
8 uova
succo e buccia di un limone

Montare a lungo i tuorli e lo zucchero, aggiungere le nocciole tostate, la buccia ed il succo del limone, ed infine gli albumi ben montati, prima qualche cucchiaiata per ammorbidire l'impasto, e poi via via gli altri, con estrema delicatezza. Versare il tutto in una teglia di 28 cm di diametro (imburrata ed infarinata) ed infornare a 180° per 35 minuti, controllando la cottura. Conservare al fresco per qualche ora, meglio se per un'intera notte, prima di servire.

giovedì 11 marzo 2010

Crostata di visciole e ricotta


Pare che la ricetta di questa famosa crostata tipicamente laziale... sia assolutamente segreta. A dirla tutta, giorni fa ho semplicemente lanciato la ricerca su google e baaammm: catapultata per direttissima nel meraviglioso mondo delle ricette firmate Laura Ravaioli e così, aspettando che il gran segreto venga una buona volta svelato, diciamo che c'accontentiamo allegramente anche di questa qui! Per cui ricettinaaa, promessa ieri sera ad un po' di persone sinceramente colpite... visto che, ehm, oltre ad essere la crostata della Ravaioli, era anche il lato-dolce di una certa degustazione di prodotti laziali andata in scena qui! E quindi nulla, salutati tutti gli ospiti, per doverosi impegni di blog riesco ad aggiudicarmi l'ultimo quadratino di crostata... se non altro per fermarne il ricordo! :))

Crostata di visciole e ricotta

per la frolla:

400 g di farina
200 g di zucchero
200 g di burro
4 uova, solo i tuorli

scorza di limone
sale


Preparare la frolla con gli ingredienti sopra elencati, farla riposare.

per il ripieno:

400 g di ricotta romana di pecora
140 g di zucchero

2 uova
2 cucchiai di sambuca o rum , a piacere

1 barattolo di confettura di visciole, 350 g circa

Mescolare insieme tutti gli ingredienti per la crema di ricotta fino ad ottenere una crema perfettamente liscia. Con parte della pasta frolla rivestire il fondo e i bordi di una tortiera (diametro 26 cm), fare uno strato di confettura quindi versarvi sopra la crema di ricotta. Con la pasta rimasta ricavare, con l'aiuto di una rotella dentellata, le strisce per la copertura. Far cuocere la torta in forno a 170°C per circa 1 ora quindi aspettare che sia ben fredda prima di tagliarla e servirla spolverata di zucchero a velo.

lunedì 1 marzo 2010

Gateau tatin (o semplicemente torta) alle mele


E qui ci vuole un bel po' d'esercizio architettonico-mentale, voglio dire, per capirla bene fino in fondo stà torta. Intanto, verrebbe da chiedersi: è soprattutto un gateau (e vai di collegamento nostalgico-affettivo con quanto di più infantile e morbido si possa scovare tra i ricordi culinari)? Oppure è tutto sommato una tatin (noto stile architettonico made in un po' tutte le patisseries de France)? Facciamo che è un po' di tutti e due, la morbidezza del gateau e la chicca delle mele ben caramellate e posizionate direttamente sul fondo dello stampo. Perchè? Perchè così restano succosissime, croccanti e meravigliosamente tirate a lucido. ;-) La ricetta, scovata sul sito Elle a Table, risulterebbe quindi francese da morire... fino a che il 'pasticcere' di turno non s'accorge della somiglianza con tale torta sette vasetti (anche un po' apolide mi sa), però con una particolarità: ammetto d'aver tentennato quanto basta prima di decidere che sì, tutto sommato, Elle a Table meritava l'onore 'della prima volta'. Quella in cui avrei aggiunto le uova soltanto alla fine, nessun montaggio iniziale di uova e zucchero all'infinito, finchè non diventano almeno il doppio, ecc ecc... insomma, qui le uova si aggiungono soltanto dopo tutto il resto, eppure l'effetto morbidezza resta eccome. Di sicuro va archiviata nella sezione 'torte sul compatto andante' (non è l'impasto del ciambellone della Ady, tanto per capirci): questa qui, l'affetti davvero in tutta tranquillità, volendo la gusti anche semplicemente "al tovagliolo"... e senza perderti per strada nemmeno mezza briciola di bontà (Max, questa torta è per te). Per finire, giusto perchè sembrava oltremodo ironico dover ricercare, addirittura, oltralpe l'ennesima scusa per l'ennesima torta di mele della propria vita (quando poi, il fatto stesso di mettere insieme farina, zucchero, burro ed uova, di per sè, fa pensare alla nonna ed a tutto quanto ne sia strettamente correlato), evvualà: mele annurche per l'occasione, quelle del napoletano con tanto di buccia croccante in bella vista... e buona colazione multietnica a tutti! :))

Gateau tatin alle mele
per uno stampo da 22 cm di diametro

3 mele (io, 6 piccole mele annurche)
40 g di burro
1 vasetto di yogurt intero e al naturale
3/4 di vasetto di burro fuso
2 cucchiai di zucchero (io, bruno di canna)
2 vasetti di zucchero
3 vasetti di farina setacciata
1 cucchiaino di lievito setacciato
3 uova
1 pizzico di sale


Preriscaldate il forno a 180°. Imburrate lo stampo (io ho preferito foderare lo stampo con un foglio di carta da forno). Lavate bene le mele e, senza sbuciarle, tagliatele a fette sottili (eliminando torsolo e semi). Rosolarle in una padella antiaderente per circa 3 minuti, con 30 g di burro e 2 cucchiai cucchiaio di zucchero. Trasferire le mele sul fondo dello stampo. Con l'aiuto di una frusta elettrica, lavorate lo yogurt con 2 vasetti di zucchero ed1 pizzico di sale. Aggiungere la farina ed il lievito setacciato. Unire anche il burro fuso e le uova. Mescolare bene. Versare il tutto sulle mele e cuocere per circa 40 minuti. Lasciate raffreddare, quindi capovolgete e servite.

martedì 2 febbraio 2010

Shortbread biscuits con mele e noci


A quel che dicono gli amichetti scozzesi, shortbread (e consiglio vivamente di evitare traduzioni letterali) starebbe per biscotto friabile. E noi, qui, confermiamo caldamente: profumino di burro e vaniglia in giro per casa, ah sì giusto, dimenticavo: tanto, taaanto burro e non provateci nemmeno ad improvvisare riduzioni che poi non viene friabile come dovrebbe, gli amichetti scozzesi se la legano al dito, insomma, un macello :))! Ma non sono frollini, infatti zero uova all'interno, bensì biscotti di pasta brisée... se è lecita l'assonanza. Attenzione attenzione, siamo ufficialmente a febbraio (sì vabbè, è che ieri avevo scordato l'annuncio:)), l'attesa del nuovo numero Donna Hay si sta facendo vergognosamente febbrile e quindi, prima che il vecchio numero finisca miseramente nel dimenticatio (seee, come no?!) continuiamo ad attingere a piene mani e, nel caso, riadattiamo giusto giusto la scelta del frutto. E quindi, mirtilli rossi e pistacchi in quelli di Donna, mele e noci in questi qui... chè sennò poi mi dite che "qui tutto si sta facendo mooolto complicato... e poi sai, in fondo a me piacciono le cose semplici...", vabbuò vabbuò, segue ossequioso inchino come il più umile dei giapponesi (ops:)) e vedremo di resettarci un po' ;-). Guarda caso, oggi parliamo di un biscotto d'una facilità pazzesca.. tipo che l'amica vi chiama più o meno ad ora di pranzo, si autoinvita per il tè (verde!:)) delle 5 e voi lì, pronti a farle salire serotonina e trigliceridi senza alcun ritegno. Avvertenza: capita che al momento dei saluti le amiche chiedano persino la ricetta... ma nooo, ma daaai, mele e noci, davvero tutto qui?! Bè sì, tutto qui! :))

Shortbread biscuits con mele e noci
per 28 biscotti

250 g di burro freddo a pezzetti
160 g di zucchero a velo setacciato
225 g d farina 00 setacciata
100 g di farina di riso setacciata
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
2 mele renette a cubetti (senza buccia)
36 g di ghergli di noci tritati grossolanamente

Nel bicchiere di un mixer da cucina, unite le farine, lo zucchero, il burro, la vaniglia e frullate fino ad ottenere una massa omogenea. Unite anche le mele e le noci, incorporatele velocemente, avvolgete nella pellicola e riponete in frigorifero per 15 minuti. Riscaldate il forno a 180 gradi, riprendete il vostro impasto, ricavatene delle palline di pari peso, sistematele ben distanziate sulla teglia del forno (coperta da apposita carta antiaderente) ed appiattitele con il palmo della mano. Infornate e cuocete per 10-15 minuti, finchè non risulteranno appena dorati. Estraete e lasciate raffreddare a temperatura ambiente prima di servire.

English, please!!!

Apple and walnuts shortbread biscuits
makes 28

250 grams cold butter, chopped
1 cup (160 g) icing sugar, sifted
1 e 1/2 cups (225 g) all-purpose flour, sifted
1/2 cup (100 g) rice flour, sifted
1 teaspoon vanilla extract
2 apples, chopped (without skin)
1/4 cup walnuts, chopped

In the bowl of a food processor, place flour, sugar, butter, vanilla and process until the dough just comes together. Add apples and walnuts and mix to combine. Refrigerate dough for 15 minutes. Preheat the oven to 180°C (355°F), resume your dough, divideinto balls of equal weight, arrange them well apart on baking oven (covered with a special non-stick paper) and flatten with the palm of your hand. Bake and cook for 10-15 minutes, until light golden. Take out and let cool to room temperature before serving.


mercoledì 27 gennaio 2010

Scones integrali al latte di soia


Questa l'ho rubata! Trattasi infatti di una deliziosa scone-idea avvistata in uno Starbucks Coffee dislocato nell'ormai plurinominato Giappone:))! Dubbio personalissimo, più che altro un dettaglio a metà tra il marketing furbo che fa tanto multinazionale agguerrita e la necessità di dire la sua che invece fa tanto blogger-puffo-quattrocchi: questo qui, sarà mica uno scone appositamente riservato al pubblico nipponico? Tipo omaggio alla tradizione, lo scone giapponese quindi! Bè, il cake nipponico esiste eccome (trattasi del quatre-quarts occasionalmente affogato al tè verde:)), ci volevamo mica far mancare lo scone?! Vabbè dai (l'ho detto che sto bevendo troppo tè verde no?!), il dolcetto qui merita parecchio, soprattutto se a colazione amate quella sensazione a metà tra il dolce ed il rustico/pan-oso, perfetto anche per accompagnare un tè con le amiche, in entrambi i casi spalmato di burro e marmellatine varie, ma anche di creme fraiche e miele tanto per dire. E dovesse mai venirvi in mente di cenare con due salumi e formaggi, bè, non state mica a pensarci su più di tanto! :)) E tanto per andare a colpo sicuro, tipo che il timore numero uno di chi prepara gli scones è sempre quello di ottenere un qualcosa di secco piuttosto che gommoso, proporzioni di base trascritte direttamente dal sito Donna Hay e da lì, via libera a qualche piccola rielaborazione in stile Starbucks appunto.. quello con gli occhietti a mandorla però! :))

Scones integrali al latte di soia
per 12 scones

300 g di farina di frumento integrale
150 g di farina 00
1 bustina di lievito per dolci (16g)
2 cucchiai di di zucchero (110 g secondo la ricetta originale)
75 g di burro in fiocchetti
250 ml di latte di soia
1 cucchiaino di sale
1 uovo

Preriscaldate il forno a 180º. Mescolate le ferine con il lievito setacciato ed unite anche lo zucchero ed il sale. Aggiungete il burro e utilizzate la punta delle dita per impastare velocemente ed incorporarlo alla farina. Fate un buco al centro e versate il latte. Impastate fino ad ottenere un panetto compatto e non più colloso (se serve, aiutatevi con poca farina). Rovesciate il tutto su una superficie leggermente infarinata, stendete ad uno spessore di circa 3 cm e ritagliate con un taglia pasta da 6 centimetri di diametro (io ne ho utilizzato uno da 10 cm per poi tagliare a metà e formare due triangoli, altra forma tipica da scone:)). Sistemate gli scones su una teglia foderata con carta da forno e spennellate con l'uovo leggermente sbattuto (oppure con un po' di latte). Infornate per 18-20 minuti e servite appena tiepidi.

English, please!!!

Whole grain and soy milk scones
makes 12 scones

300 g whole grain flour
150 g all purpose flour
2 tablespoon sugar (110 g in original recipe)
1 teaspoon salt
16 g baking powder
75 g butter, chopped
250 ml soy milk
1 egg

Preheat oven to 180ºC (355ºF). Place the flour, baking powder, salt and sugar in a bowl and mix to combine. Add the butter and use your fingertips to rub it into the flour mixture until it resembles fine breadcrumbs. Make a well in the centre and pour in the milk. Gently bring together. Roll out to 2cm thick and use a 6cm-round cutter to cut 12 rounds. Place the scones on a baking tray lined with non-stick baking paper and brush with an egg or extra milk. Bake for 18–20 minutes or until cooked when tested with a skewer.

lunedì 25 gennaio 2010

Ciambellone castagne e caffè


Facciamo che per oggi ci prendiamo una sana e ricca pausa da tutto ciò che è Giappone, Donna Hay, Jamie Oliver, poi i vari ingredienti sospetti ed i relativi giri nei negozi specializzati... e la facciamo decisamente semplice, casareccia e nostrana. Che volete che vi dica, sarà stata la domenica trascorsa a fare brunch tra food bloggers e non solo (a proposito, Max grazieee... per l'ospitalità, la simpatia al limite dell'esilarante, "and thank you in advance per la ricetta dei famosi tubett-ini col tonno, anche in versione sms andrà benissimo":)), sarà che sabato pomeriggio ero quindi alle prese con del tiramisu (orosaiwa, crema di mascarpone, amaretti, cioccolato nero extra e amaretti, ndr) da portare con me il giorno dopo, insomma, mi sarei ritrovata a contemplare l'enooorme ciotola di caffè espresso (amaro, freddo, quello del tiramisu appunto) e quindi, ora, cosa farci? Per la cronaca, quando si tratta di far fuori ingredienti mi vengono in mente A) le frittate (uhm, al caffè?) e B) i ciambelloni! E poichè sull'argomento B saremmo fortemente soggiogati da un'irreversibile associazione d'idee... solito ciambellone della solita Ady, qui remasterizzato con un po' d'ingredienti interscambiabii, giusto per vedere! Motivo del post, avrei giustappunto 'visto' che la versione con castagne, caffè (espresso, amaro..:)), poi mandorle e buccia d'arancia, bè, funziona davvero alla grande! Piacevolmente rustico e stuzzicante (a proposito, devo dirvelo: provato addirittura a cena, in versione leggermente tostata, in felice accompagnamento a del parmigiano 36 mesi, yuuum), tipico profumino di bosco causa castagne, il caffè che al momento sembrerebbe anche tremendamente in... insomma, oggi ci saremmo permessi di farla semplice giusto perchè la ricetta (di base) funzionava già di suo e allora buon lunedì a tutti... and cheeers! :))

Ciambellone castagne e caffè
stampo a ciambella 22 cm di diametro

250 g di zucchero
125 g di farina di castagne
125 di farina 00
3 uova
130 g di olio di semi o di oliva,
130 g di caffè espresso (amaro e freddo)
1 bustina di lievito
1 manciata di mandorle tostate e tritate grossolanamente
la buccia grattugiata di un'arancia
1/2 cucchiaino di fior di sale

Montate le uova con lo zucchero fino a farle diventare spumose, aggiungete l'olio, il caffè', l'acqua, la buccia d'arancia, il fior di sale, le farine setaccoate con il lievito ed infine le mandorle. Imburrate ed infarinate lo stampo, riempite con il composto e cuocete in forno già caldo a 180 gradi per 40 minuti.

English, please!!!

Cake with chestnut and coffee
cake mold 22 cm

250 g sugar
125 g chestnut flour
125 flour 00
3 eggs
130 g of seed oil
130 g of coffee (espresso, sugar free and cold)
16 g of baking powder
1 handful of almonds, toasted and chopped coarsely
grated rind of an orange
1/2 teaspoon fine salt

Whip eggs with sugar until it becomes frothy, add oil, coffee, water, orange peel, salt, flour sifted with baking powder and finally the almonds. Grease and flour the mold, filled with the mixture and bake in preheated oven at 180 degrees for 40 minutes.

lunedì 18 gennaio 2010

Banana bread, con miele e noci


Sentitissimo omaggio al mio food-abbonamento nuovo di zecca (giusto per dire, ancora mi lagno degli auguri di buon onomastico di ieri.. uff, sgrunt, bah, ma che cavolo ci sarà mai da festeggiare.. e alla fine mi sò fatta pure l'autoregalo, tiè). E siccome chi ben comincia, pare sia già a metà dell'opera, partirei subito con una ricettina-omaggio simpatica e versatile (poi vi dico perchè) rubacchiata dal sito dello stesso soggetto di cui prima, eheheh, intanto che c'arriva il magazine, appunto! :)) Il tutto, con l'auspicio che l'attesa sia davvero breve e senza agonie di sorta, chè i momenti che vanno dal clic finale d'invio-ordine al ricevimento del primo numero, credetemi, sono veramente devastanti. Allora vediamo, perchè proprio questa ricetta qui? Ah bè, se me l'avessero detto (se m'avessero detto che un giorno mi sarei ritrovata a sbocconcellare banana bread) non c'avrei nemmeno creduto più di tanto. Con tutte le ricette che gironzolano per la rete (e non), figuriamoci se perdevo tempo col banana breeeead, ma che è poi stò banana breeeeead... insomma, avevo deciso che il pane, con l'apposizione banana davanti, era decisamente un'americanata di quelle da tenere vivamente a distanza, un qualcosa di eccessivo, trash e perfino un po' volgare. Eheheh, mi sa tanto che il mio subconscio, memore delle famose banan-one (americane) ricoperte di cioccolato, s'era immaginato una specie di banana avvolta da una sorta di capsula briochata o qualcosa del genere. Signori miei, la sottoscritta era già pazza del banana bread solo che ancora non lo sapeva! E ci voleva il solito Jamie, poi la (solita) foto fascinosa da morire... no dico, solo a me vien voglia di addentare il monitor?! Tutto il resto è molto sul genere ahhh, ma daaaai, figooo (precisina che legge finalmente la ricetta, ndr).. quindi il banana bread è, prima di tutto, un pane! Segni particolari, abbastanza dolce, ambrato, stuzzicante, profumatissimo! In pratica, le banane vanno frullate (e frullate e frullate ed ancora frullate) fino ad ottenere una purea quasi liquida... e sarà questo liquido a fare da componente umida per la successiva fase impastamento (dettaglio: nella ricetta originale, si diceva di aggiungere anche un tot di acqua, boh, a me non ne è servita nemmeno una goccia, il panetto era già bello e compatto con la sola aggiunta delle banane). Inutile aggiungere che il dettaglio 'miele', nella lista degli ingredienti, ha definitavamente fatto di una ricetta da provare... una ricetta da provare all'istante e già che ci siamo, ci prendiamo il merito delle noci (invece delle mandorle suggerite da Jamie): il miele con le noci, mi spiego?! Se ancora non v'ho convinti, come dicevo all'inizio, un pane versatile! Nel senso che potrete giocarvelo allegramente tra prima colazione e cena fredda in stile aperitivo. Delizioso con burro e marmellatine varie, ma assolutamente le-ta-le con salumi e formaggi... my personal top: un velo di yogurt greco ed una fettina di prosciutto cotto artigianale :)). In chiusura, giusto una cosina sulla foto: se avete cliccato sul link in alto, avrete di sicuuuro notato il palese tentativo di scopiazzamento messo in atto dalla fotografa di questo blog (ah sì, io! ma l'avevo detto subito che era un omaggio no?!:)). Solo che, poi, sarei rimasta vivamente basita sul parere giunto mentre ero lì a maneggiare col solito photoshop... stò banana bread, lì, sembrerebbe suggerire più l'idea della banana, invece qui... più quella del pane! Uhm, mumble, qualcuno mi spiega, per favore, com'è che si fa a dare più l'idea della bananaaaaa!!! :))

Honey (and walnuts) banana bread
ricetta di Jamie Oliver

3 banane mature
500 g di farina manitoba
15 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio raso di sale
4 cucchiai di miele fluido
1 manciata di gherigli di noci (oppure mandorle)

Sbucciate le banane e, con l'aiuto di un mixer, frullatele fino ad ottenere una purea perfettamente cremosa. Mescolate la farina con il sale e lo zucchero, sciogliete il lievito con la metà del miele intiepidito ed unite tutto alla farina. Incorporate anche la purea di banane ed inziate ad impastare. Dovrete ottenere un panetto liscio e compatto (non appiccicoso), se serve aiutatevi con dell'acqua aggiuntiva. Alla fine unite anche le noci, sistemate il tutto in una ciotola imburrata, coprite e lasciate levitare al caldo per circa un'ora e mezza o comunque finchè non risulterà raddoppiato di volume. Riprendete l'impasto, dividetelo in otto parti uguali, formate delle palline e sistematele in uno stampo da 24 cm di diametro foderato con carta da forno. Lasciate lievitare finchè le palline non risulteranno attaccate tra loro, spennellate quindi il miele rimasto e cuocete a 190 gradi per 20 minuti.

English, please!!!
The recipe is here :-)

venerdì 18 dicembre 2009

(Jamie Oliver) Ginger cake


Ultimamente sarei andata leggermente in fissa con il miele (anzi a proposito, ari-grazie Elisa), tipo che se le persone normali accompagnano il cibo con del pane, bè, io al momento vado rigorosamente di miele. E per intingerci praticamente di tutto, dal tocchetto di parmigiano, al lardo di colonnata, poi la fettina di pane tostato, passando per qualche gheriglio di noce (e mi dicevano di provare anche con le mandorle, le nocciole... solo che io due mani c'ho!). E poi vabbè, sarà anche un po' il natale, sarà la voglia recondita di susamielli (che sarebbero, poco poco, i cugini partenopei dei gingerbread man, ovviamente molto più in carne, ma del resto sò pur sempre napoletani), sarà che è giustamente il momento propizio per abbandonarsi alle ricette più 'appiccicose' che ci siano, per l'appunto, sarà pure che avevamo quasi fatto tardi al corso di cucina pur di passare al volo da Castroni e fare la spesa dedicata a questo cake, bè, a meno che il mini-market sotto casa non venda anche zenzero sotto sciroppo, golden syrup, zucchero muscovado scuro (e pure quello chiaro... argh, diavolo d'un Jamie), insomma, in parole povere, stò cake s'aveva da fare! E dicevamo anche della necessità di star lì ad appiccicarsi anche un po' la vita con un qualcosa di deliziosamente goloso e quindi perchè non pensare anche alla pausa colazione/teatime?! A dirla tutta, non credo che in materia d'appiccicaticcio esista altro popolo a saperla lunga quanto gli inglesi, devo per caso citare anche i colleghi melassa e sciroppo d'acero?! Giustappunto, qui l'anagrafica completa sarebbe sticky double ginger cake, sticky sta appunto per appiccicoso, ginger è, bè, lo zenzero, doppio perchè viene utilizzato sia a pezzettoni (sotto sciroppo) che in versione macinata... un cake profumatissimo, bello ricco di elementi dolci, ma non per questo stucchevole (e giuro, è stata una specie di rivelazione, che già mi saliva il diabete solo al pensiero)! Ultimissima per chi ci bada: eventually, fate tutto col semplice mixer, un unico marchingegno da sporcare (e quindi da lavare), praticissimo ed anzi, come sempre più spesso accade, molto più lunga a dirsi che a farsi!!! :-)

Dolce al doppio zenzero
(Sticky double ginger cake, ricetta di Jamie Oliver)

8 pezzi di zenzero sotto sciroppo ben sgocciolati
(mettere da parte 4 cucchiai di sciroppo)

150 g di burro a temperatura ambiente

200 g di golden syrup
100 g di zucchero muscovado scuro

250 g di farina autolievitante
1 cucchiaio di zenzero macinato
1 cucchiaino di cannella macinata
2 uova
200 ml di latte
100 g di zucchero muscovado chiaro

Preriscaldate il forno a 180 gradi (potenza 4 in forno a gas). In un mixer, tritate finemente i pezzi di zenzero e, continuando a frullare, unite anche il burro, il golden syrup, lo zucchero muscovado scuro e 4 cucchiai di sciroppo di zenzero. Frullate fino ad ottenere una massa chiara e cremosa. Aggiungete quindi la farina e le spezie e frullate ancora. Unite infine le uova ed il latte e, continuando a frullare, amalgamate bene il tutto. Versate l'impasto in uno stampo di 20 cm di diametro oppure in uno per plumcake di 2o x 10, foderato con carta da forno. Posiazionate lo stampo nella parte bassa del forno e cuocete per 50 minuti. Verificate la cottura infilando uno stuzzicadente al centro del dolce (dovrà uscirne pulito), nel caso proseguite la cottura. Potrebbero volerci fino a venti minuti aggiuntivi, se la superficie dovesse colorirsi troppo, coprite con un foglio di carta argentata. Una volta cotto, etsraete dal forno e lasciate raffreddare completamete (meglio se per una notte intera) prima di sformare e servire.

English, please!!!

The recipe is here :-)

mercoledì 2 dicembre 2009

Biscotti casarecci (come al forno) di Calcata

E questi qui sarebbero, quindi, dei gran bei biscottoni casarecci, da pucciare allegramente nel tazzone di latte bollente della mattina, oltretutto, senza tema alcuna di perderne pezzi per la strada o sul fondo della tazza che dir si voglia! Semplicemente perchè, bè, stì biscottoni qui sono nati per essere pucciati. E sarebbero anche un po' i classici biscotti della nonna, non che la mia nonna abbia mai fatto biscotti (diciamo che il mio faro delle merende di quan'ero piccola resterà il panettone altissimo con le mele, stop) eppure, pare che la dicitura "della nonna" spetti di diritto a tutto ciò che è semplice, economico e genuino da morire. E sarebbero infatti dei biscotti decisamente poco zuccherini, tutto sommato leggeri, avete presente i biscotti della salute? No?! :)) A dirla proprio tutta, sarebbero anche un magro tentativo di riprodurre a casa i fantastici biscott-oni souvenir di quel di Calcata (ndr: recarsi al forno che dà direttamente sulla piazzetta, rigorosamente dalle 5 p.m. in poi ;-))!!! E sarebbero di quelli coccolosi (indecenti pezzettoni di cioccolato incastonati a mò di diamante, sic) e decisamente friabili. E lo sarebbero stati anche di più se fossi riuscita a reperire stà famosa ammoniaca per dolci che non è affatto un ingrediente facoltativo e, soprattutto, non è semplicemente un mero sostituto del lievito. L'odorino pungente, ma facciamo anche un po' sgradevole, si dissolve completamente in cottura. Ciò che rimane, è una friabilità che assolutamente non teme confronti, poi bè, per una che nei geni sembrerebbe avere chiare tracce di roccocò e mustaccioli (e infatti grande sopresa, per me, scoprire quanto sia difficile reperire l'ammoniaca per dolci qui nella capitale). Ad ogni modo, natale si avvicina, il biscottificio di casa Precy scalpita per l'avvio della produzione 2009, scusate un attimo, messaggio inter nos: mamma, giacchè mi fiondo sull'isolotto e ci resto per tutto il luuungo ponte dell'immacolata, a parte i famosi pacchi di pasta mista (ma i romani come la fanno poi la pasta e fagioli? grrr), preparare ampia scorta di ammoniaca che qualcuno, qui, c'avrebbe un attimo da fa'!!! :))

Biscotti con cioccolato e farina di riso

400 g di farina 00
100 g di farina di riso
50 g di nocciole tritate grossolanamente
2 uova
150 g di zucchero
1 dl di olio d'oliva
1 dl di latte
1 mandarino non trattato
5 g di ammoniaca per dolci
1 cucchiaio di liquore all'anice
100 g di cioccolato fondente

Miscelate le farine unendo anche la granella di nocciole, formate la classica fontana e mettete al centro le uova, lo zucchero, l'olio, la scorza del mandarino grattugiata e l'ammoniaca disciolta nel latte. Amalgamate un po' alla volta regolandovi con latte e/o farina aggiuntiva per regolare la giusta densità dell'impasto che, comunque, non dovrà risultare troppo duro (potete tranquillamente utilizzare un'impastatrice!). Lasciate riposare per circa un'ora, poi lavoratelo unendo anche il cioccolato tagliato a pezzi piuttosto grossi e formate dei biscotti di forma grossolana, leggermente schiacciata. Sistemateli in una teglia coperta da carta da forno, avendo cura di tenerli ben distanziati tra loro. Infornateli a 180 gradi per dieci minuti.

English, please!!!

Biscuits with chocolate and rice flour


400 g flour 00
100 g of rice flour
50 g of coarsely chopped walnuts
2 eggs
150 g sugar
1 dl olive oil
1 dl milk
1 tangerine untreated
5 g of ammonia for cakes
1 tablespoon anise liqueur
100 g dark chocolate

Mix flour also joining hazelnuts, made the classic fountain in the center and put eggs, sugar, oil, grated tangerine rind and ammonia dissolved in milk. Mix a bit, eventually with milk and / or additional flour to adjust the right density of the dough which, however, should not be too hard. Let stand for about an hour, then knead even combining chocolate in large pieces and form your biscuits, slightly flattened. Place them in a baking pan covered with a sheet of baking paper, taking care to keep them well spaced. Bake in preheated oven at 180 degrees for ten minutes.


martedì 1 dicembre 2009

Filo diretto con la (mia) moleskine :))

E facciamo che m'avete beccata nel mentre di una colazione a dir poco edificante, non tanto per la colazione in sè, quanto per il romantico mettere nero su bianco e conservare il bel ricordo di quel che è stato. Che poi, ad onor del vero, la colazione sarebbe quella di ieri (solo che la precy, qui, aveva già programmato il post del lunedì e così... ma continuo a sostenere di non essere ancora pazza del tutto:)). Il nero sui bianchi fogli della mia moleskine, invece, altro non è che una manciata di piacevolissime ore domenicali a casa di amici, di quelle al limite del torpore e del bivacco più sfacciato. Come scusa, un invito a pranzo e quindi a seguire, calici sempre pieni, cibo di tutto rispetto e la solita incredibile questione che in fin dei conti ognuno avrebbe bene o male il proprio lavoro (da raccontare al resto del mondo), ma se ti capita a tiro una che, udite udite, sostiene di fare la foodblogger (food che?), ehvabbè signori miei, spiacente, ma non c'è n'è proprio più per nessuno! Nel senso che t'inchiodano lì curiosissimi, raffiche di domande e... non ho ancora capito se è più il fascino del fenomeno-da-baraccone o la pietà del vediamo-se-questa-ci-fa-o-ci-è (eheheh, indovinate un po?:)). Poi bè, sarà che il cibo mette sempre tutti d'accordo e che a starsene tutti insieme a tavola c'è sempre e solo da guadagnarci (almeno, il senso del cibo dovrebbe essere esattamente questo qui), diciamo che mi sarebbe venuta voglia di scriverci intorno due o tre righe. E da lì il post di oggi: copia e incolla dagli appunti buttati giù la famosa mattina del giorno dopo, tra un morso di crostata (ma sììì che dopo ve la racconto) e questi ricordi domenicali che sapevano oltremodo di festa, di carciofi, di vino (tanto vino) e soprattutto di sana allegria (ma chi m'inviterà più a casa sua sapendo di finire per filo e per segno tra le pagine della mia agendina?! vabbè va). Touché, chi è scrivano-inside conosce bene l'importanza del fermare le emozioni lì per lì, quando sono ancora calde, per poi magari andare a ripescarle intatte e fedeli-ssime all'originale anche a distanza di molto tempo. E questa qui, per quanto mi riguarda, è una cosa che, assolutamente, non ha prezzo! E visto che, appunto, andiamo blaterando in giro che, noi qui, faremmo i foodblogger (food che?), le suddette emozioni ve le racconterei direttamente intorno ai piatti. Tra l'altro, esattamente così come le ricordo, una dopo l'altra, tra calici e calici di ormai non so più che cosa, grosse risate e reminiscenze infantili.

Tantissimi carciofi, in un involucro sottilissimo e croccante di pasta sfoglia, esattamente come piace a me (e se la memoria non m'inganna, credo rappresenti la primissima cosa che ho cucinato in vita mia, rubando la meravigliosa ricetta di una cara amica etc etc), per cui numero di fette ingurgitate: 2, per forza! Una grossa insalatiera colma di garganelli paglia e fieno, conditi con zucca e gamberetti, un divertimento prima di tutto visivo, colori estremamente autunnali ed appaganti, l'assaggio che conferma questa bella predisposizione iniziale (il fondo di cottura, immagino, un semplicissimo aglio ed olio), per cui sì: annotare al volo per il prossimo giro di pranzo in famiglia; il polpettone ed il polpettone/bis, il primo farcito con la polpa sminuzzata delle salsicce, il secondo con dei carciofi saltati; poi salsina di castagne per servire il tutto e qui gatta ci cova, mi sa! Uuhm, impasto morbidissimo, che sa tanto di mortadella... e scommetto che vostra madre è pure napoletana!? Affermativo. E dal momento che hanno promesso caldamente la ricetta, sediamoci pazientemente sulla solita sponda del fiume... e nel mentre, graziegraziegrazie a tutte le mamme di Napoli (e dintorni) che, manco fosse un imprescindibile marchio di fabbrica, continuano a cucinare per i figlioli che vanno a vivere da soli (e che amano tanto inviatre gli amici a pranzo, tse:)). Dov'eravamo? Ah sì, una montagna di polpette di melanzane (sempre per la questione che mi dovevano proprio spezzare il cuore con tutte stè ricette familiarissime e mamm-one da morire), versione mignon, quelle da un boccone e via; poi dolci, dolcissime (e siamo quasi a dicembre o sbaglio?!). Infine le torte, prese in pasticceria, my favourite una semplicissima crostata al limone che, se non altro, m'ha ribadito il concetto troppo-tempo-che-non-ne-preparo-una! Vabbè vabbè, più che altro l'ennesima scusa per riempire ulteriori calici di qualcosa che, per magia, s'era fatto dolcemente liquoroso e signori miei, com'è che si dice in questi casi? Scusate se è poco, eppure tant'era!!!

P.S. giusto due parole sulla crostata della foto: base per crostate, senza uova! Per quella volta che vi capiterà di rincasare tardi, di domenica sera, dopo un pranzo a dir poco edificante ehhperò, in effetti, scoprite non c'è nulla per la colazione del giorno dopo (eresia!). Aprite il frigo e magari non c'avete manco le uova (appunto!)... e allora: mixer, 200 g di farina, 100 g di burro a dadini, 100 di zucchero, 1 pizzico di sale, 1 pizzico di cannella, frullare (aiutandosi eventualmente con un goccio di latte), capovolgere il tutto in una teglia da 22 cm (foderata con carta forno), allargare e compattare il composto, ricoprire con un barattolo di confettura/marmellata a scelta ed infornare a 180 gradi per 30 minuti.

lunedì 30 novembre 2009

Torta di mandorle all'arancia (gluten free)

E per chi magari se lo stava appunto chiedendo, così, decisamente a tempo perso, ma anche per tutti quelli che addirittura non riuscivano nemmeno a dormirci più la notte: ebbene sì, dopo la torta caprese al limone, dato il periodo decisamente propizio, nel caso v'andasse di sperimentare anche la versione all'arancia, prego, accomodarsi pure da questa parte che il dolcino merita davvero! :-) E sulla questione gluten free, bè, visto che giusto l'altro giorno inciampavamo goffamente in un non so che di vegano, ci terrei a precisare che non sono sotto l'effetto di alcun incantesimo particolare o modaiolo che sia, semplicemente è andata così. Come la caprese originale del resto, gluten free senza manco saperlo ;-) Buon lunedì!!! :)))

Torta di mandorle all'arancia (gluten free)

3 uova (150 g)
150 gr di zucchero semolato
200 gr di mandorle spellate
1 arancia non trattata
100 gr di burro fuso
15 g di fecola di patate
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 pizzico di sale
4 cucchiai di liquore all'arancia
2 cucchiaini di zucchero a velo non vanigliato

Tostare le mandorle in forno caldo per una decina di minuti, quindi frullarle molto finemente. Montare a lungo le uova con lo zucchero semolato ed un pizzico di sale: deve risultare un composto gonfio e sodo. Con una frusta a mano, unire delicatamente la farina di mandorle, il burro fuso e freddo, la fecola setacciata con il lievito e la scorza grattugiata dell'arancia: procedere con movimenti dal basso verso l’alto per non smontare il composto. A questo punto, aggiungere il liquore. Foderare uno stampo apribile da 22 cm con della carta da forno e versarvi il composto. Cuocere a 180 gradi per 30 minuti. Estrarre dal forno e bagnare interamente con il succo filtrato dell'arancia addolcito con due cucchiaini di zucchero a velo. Lasciarla nello stampo fino al completo raffreddamento, quindi, sformare eliminando la cerniera laterale e lasciar riposare ancora qualche ora prima di servire.

English, please!!!

Orange & almond cake (gluten free)

3 eggs (150 g)
150 g caster sugar
200 gr of peeled almonds
1 orange untreated
100 gr melted butter
15 g of potato starch
1 teaspoon baking powder
1 pinch of salt
4 tablespoons orange liqueur
2 teaspoons icing sugar

Toast the almonds in a hot oven for about ten minutes, then blend finely. Whip the eggs with long granulated sugar and a pinch of salt: it must be composed of a swollen and hard. With a whip in his hand, gently combine almond flour, melted butter and cool, the starch sifted with baking powder and the grated rind of orange: proceed with movements from the bottom up so as not remove the compound. At this point, add the liqueur. Line a mold can be opened by 22 cm with baking paper and pour the mixture. Bake at 180 degrees for 30 minutes. Remove from oven and bath all with the filtrate of the orange juice sweetened with icing sugar. Leave it in the mold until cooled completely, then remove from the mold by removing the hinge side and let stand a few hours before serving.

mercoledì 25 novembre 2009

Torta-biscotto ai pinoli

Uhm, abbiamo saltato l'appuntamento (con il dolce) del lunedì o sbaglio?! Ok ok, rimediamo subito: rapita spulciata in archivio (ultimamente, troppi panettoni che mi passano davanti agli occhi ed i panettoni, si sa, lasciano il segno! Poi ci sarebbe pur sempre la festa, gli inviti e tutti gli invitati, insomma, davvero poca fantasia residua per pensare di lanciarsi in cene originali da ascrivere negli annali del blog, ecco). E quindi, eravamo rimasti al nostro archivio: in effetti, mi sarei ricordata di questo goloso dolcetto dagli strani natali, tipo che la ricetta arriva da un improbabilissimo ricettario francofono (souvenir delle vacanze, sissì), con tanto di dicitura "brownies" a fare molto meschinamente da esca! Come si noterà dalla foto, stò cosetto qui, di brown ha veramente poco o nulla (e ci credo! ridurre il cioccolato in pezzetti grandi quanto una nocciola per unirlo, poi, all'impasto... mi sa che non ci vuole un genio per intuire che, quei pezzetti lì, non si sarebbero sciolti nemmeno in un'altra vita). Ma resta che ci siamo lanciati ugualmente, nella ricetta intendo. E come spesso accade, va bene che il cioccolato non s'è sciolto (e che quindi, non ha affatto colorato il dolcetto di... brown), va bene che, appunto, non è un brownies e che, quindi, come minimo, dovevamo pure trovargli un altro nome... anzi, a proposito: torta-biscotto, ma in realtà non ha niente a che fare con la pasta-biscuit utilizzata per i rotoli di simil-pandispagna (simil-girelle, tronchetti di natale, etc etc). Uhm, qui biscotto perchè è un po' come mangiare dei grossi pezzi di pasta frolla. Sbriciolosissima, profumata di burro e quindi... va bene che non è andata esattamente come recitava la carta, ma a stò punto, dico io... :))

Torta-biscotto ai pinoli

120 g di burro a temperatura ambiente
60 g di cioccolato fondente
2 uova (100 g)
220 g di zucchero
140 g di farina 00
50 g di pinoli

Lavorare le uova con lo zucchero ed il burro. Tagliare il cioccolato in pezzi grandi quanto una nocciola. Incorporare la farina al composto di uova ed aggiungere, infine, il cioccolato ed i pinoli. Imburrare ed infarinare uno stampo quadrato con il lato di circa 20 cm. Riempirlo con l'impasto e cuocere a 180 gradi per circa mezz'ora (i bordi e la superficie dovranno risultare perfettamente dorati.

English, please!!!

Biscuit cake with pine nuts

120 g butter at room temperature
60 g dark chocolate
2 eggs (100 g)
220 g sugar
140 g flour 00
50 g pine nuts

Working up the eggs with the sugar and butter. Cut the chocolate into pieces the size of a hazelnut. Stir in the flour and add to egg mixture, finally, chocolate and pine nuts. Grease and flour a square mold with the side about 20 cm. Fill it with the dough and bake at 180 degrees for about half an hour (the edges and the surface must be perfectly golden).

lunedì 16 novembre 2009

Torta al mandarino e cannella

Devo uscireee, ehpperò devo assolutamente dirvi di questa leggerissimo dolcetto da prima colazione, di questa piuma profumatissima... anche perchè, ormai, c'è scappato il "leggerissimo" e si sa, l'aggettivo tira parecchio! :) E ci sarebbe di mezzo il solito esperimentino furbo, della serie "prepariamo l'ennesimo cake con il collaudatissimo metodo quatre-quart, solo che, invece del burro, proviamo con l'olio (e fin qui, nulla di nuovo) e proviamo pure a sostiture, la metà dell'olio, con dello yogurt magro" che tanto, ormai, fatto mega scorta al Todis (e chi ci prova più a farsi sorprendere senza). Solo che quando sei lì a diminuire i grassi, ti viene sempre un po' il patema d'animo, ti salta un attimo il cuore in gola al fatidico momento dell'assaggio, della serie "sarà mica venuta un po' gnucca?", ndr: difficile trovare un altro termine che renda meglio la sensazione di mollica gommosa e asciutta... gnucca è perfetto, ecco! Tre le righe, nel caso non si fosse intuito, c'è scappato il doveroso post del lunedì! Per cui sì, risultato da schizzare ad appuntarsi la ricetta, ma proprio di corsa! Uhm, cosa manca? Ah sì, la combinazione aromatica, mandarino + cannella! Copiata da svariate miscele da tè provate di recente (e persino da qualche prodotto erboristico, uhm, cos'era? un bagnoschiuma?:)), ma come dicevo poc'anzi, devo uscireee... buon lunedì! :))

Torta al mandarino e cannella

2 uova medie (120 g)
120 g di zucchero

60 g di olio di riso
60 g di yogurt magro
120 g di farina
1 cucchiaino di cannella macinata
2 mandarini
1/2 bustina di lievito per dolci

1 pizzico di sale

q.b. di zucchero a velo


Montate le uova con lo zucchero per almeno 15 minuti. Unite il sale, l'olio, lo yogurt, il succo e la buccia grattugiata di un mandarino, la cannella ed, infine, la farina setacciata con il lievito: amalgamate con un frusta a mano per non smontare il composto di uova (procedete con movimenti circolari dall'alto verso il basso). Versate il tutto in uno stampo da 22 cm di diametro, già imburrato ed infarinato. Infornate a 180 gradi per 30 minuti, quindi estraete, bagnate la superficie con il succo dell'altro mandarino addolcito con poco zucchero a velo, lasciate raffreddare a temperatura ambiente e servite.

English, please!!!

Tangerine and cinnamon cake

2 medium eggs (120 g)
120 g sugar
60 g of rice oil
60 g fat yoghurt
120 g flour
1 teaspoon ground cinnamon
2 mandarins
1 / 2 packet of baking powder
1 pinch of salt

powdered sugar

Whip the eggs with sugar for at least 15 minutes. Add the salt, oil, yogurt, juice and grated rind of a tangerine, the cinnamon and finally the flour sifted with baking powder: mix with a whip in hand so as not remove the egg mixture (to go ahead with circular movements from top down). Pour into a mold to be 22 cm in diameter, already buttered and floured. Bake at 180 degrees for 30 minutes, then unplug, moisten the surface with the other tangerine juice sweetened with a little icing sugar, let cool to room temperature and serve.

martedì 10 novembre 2009

Torta di mele con le briciole


Mi piacciono questi post un po' improvvisi, quasi dei comunicati ansa diffusi alle ore più disparate, una sorta di notizi-ona mangereccia dell'ultim'ora che altrimenti, bè, com'è che facevamo ad arrivare alla cena?! Tra le righe, tutta l'emozione del momento, un vero e proprio post a caldo insomma. Sottotitolo di oggi: cotta e mangiata, nel senso che l'idea giungerebbe dall'omonimo programma in onda, boh, su italia1 (?) ed ancor prima del sottitolo stesso, una doverosa premessa per rendere a pieno la dimensione. E cioè, la questione che qui, bene o male, dobbiamo inventarci una ricettina al giorno, come se da ciò dipendessero addirittura le sorti dell'intera umanità (vabbè, facciamo quelle della parte golosa). Poi, molto preferibilmente, questa sorta di pillola quotidiana dovrebbe recare anche un non so che d'originale, una nota particolare, il connotato che non t'aspetti, se non altro per non rischiare di perdersi nel mare di tutto ciò che è già stato visto e stra-visto. Detto questo, possiamo fare persino di peggio, nel senso che all'ennesima torta di mele (che già la mamma, la nonna, la zia...), eheheh, pur di uscirne vivi, andiamo a cercarci la chicca simpatica, il dettaglio che ci legherà a filo doppio a questa torta che "vi prego provatela perchè davvero è, in assoluto, la migliore torta mai preparata, assaggiata, etc etc". Quanto appena descritto era, in sintesi, la situazione cerebro-emozionale del foodblogger (e non c'è da stare allegri, lo so). E come se non bastassimo ampiamente a noi stessi, aggiungiamoci pure il contributo delle varie mamme, amiche, insomma, per farla breve: mi chiama la mia mamy, mi descrive questa torta di mele appena passata sul programma di prima, intrigantissima, con una sorta di pasta frolla in briciole (ed io dove l'avevo già sentita stà cosa? :-)), mamma che ovviamente non ci pensa affatto a segnare le dosi perchè, comunque, generazioni fatte così e, quindi, la sottoscritta che si dà alla consueta panoramica mentale, un velocissimo 1+1+1.. dove il primo 1 starebbe per tarte tatin, la famosissima simil-crostata francese capovolta (per cui le mele restano morbidissime, profumate all'inverosimile), il secondo 1 starebbe invece per crumble, ovvero le briciole carinissime, oltre che deliziose, da spargere sulla manciata di frutta fresca di turno; al terzo 1, bè, m'è venuta in mente la base del cheese-cake, quella che pur non avendo uova si compatta alla perfezione (e questo qui è, da sempre, il mio incubo più ricorrente: la fetta di torta che ti si sgretola intorno alla palettina, brrrr) e così, in un modo o nell'altro, alla fine... abbiamo fatto!

P.S. la ricetta originale - che poi è un crumble meno slegato, più crostata insomma - la trovate in alto, come link al nome del programma; io bè, ormai avevo già cotto e pure mangiato (ooppss), per cui mi sa che tengo in caldo per il prossimo giro ;-)

Torta di mele con le briciole

200 g di farina 00
200 g di nocciole spellate e tostate
100 g di zucchero di canna
100 g di burro morbido
1 presa di cannella
1 bacca di vaniglia
6 mele annurche (dovrete creare un doppio strato di mele)
zucchero a velo

Con la punta delle dite oppure utilizzando un mixer da cucina, amalgamare velocemente la farina, le nocciole (dovranno risultare tritate grossolanamente), lo zucchero, il burro tagliato a dadino, la polpa interna della bacca di vaniglia ed il sale: otterrete delle briciole slegate, non esagerate ad impastare perchè il risultato dovrà essere esattamente questo. Foderate con carta da forno uno stampo da 24 cm di diametro. Sistemate sul fondo le mele, sbucciate, private del torsolo e dei semini e tagliate a fette non troppo sottili. Coprite con le briciole e compattate con il palmo della mano in modo da ricoprire bene il tutto. Cuocete in forno già caldo a 180 gradi per 30 minuti. Quindi estraete, lasciate intiepidire e sformate delicatamente. Servite a temperatra ambiente (meglio se il giorno dopo).

English, please!!!

Apple pie with crumbs

200 g flour 00
200 g peeled and roasted hazelnuts
100 g of sugar cane
100 g soft butter
1 pinch cinnamon
1 vanilla bean
6 apples (you have to create a double layer of apples)

icing sugar

With the point of saying or using a kitchen mixer, mix the flour quickly, hazelnuts (should be coarsely chopped), sugar, butter cut into cubes, the inner pulp of the vanilla bean and salt: the crumbs will get disconnected not exaggerated to mix because the result will be exactly that. Lined with paper baking mold by 24 cm in diameter. Arrange the bottom apples, peeled, cored and seeds and cut into slices. Cover with crumbs and compacted with the palm of your hand to cover thoroughly. Bake in preheated oven at 180 degrees for 30 minutes. Then extract, let cool and gently deformed.

lunedì 9 novembre 2009

Brioche allo yogurt


Eccolo qua, aggiornamento pomeridiano (e lo so che a stò punto non ve l'aspettavate proprio più, nemmeno io se è per questo)! Diciamo che la cosa è anche un tantino dovuta, più che altro per rendere merito alla colazione del weekend, ehm sì appunto, quella stessa colazione che dovevamo necessariamente sbandierare sul solito socialnetwork... lontani i tempi in cui potevamo starcene nella privacy delle quattro pareti domestiche :-))). Per cui sì, lanciato l'amo (da parte mia), diciamo che ne è derivata un po' di curiosità/acquolina, della serie "mi dici come l'hai fatta, daaai, ma che ricetta è?". E quindi eccoci qui, meravigliosa ricetta di Adriano e, per oggi, mi solleverei dall'onere della solita scheda-ricetta e vi rimanderei esattamente qui (che tanto c'avete da studià per bene come impastare, piegare, ripiegare, etc etc). Quanto alle voci di corridoio, pareri unanimi: una brioche dall'animo tutto sommato leggero, preparata con poco, pochissimo burro (anche niente eventualmente, vedere ricetta che è meglio), promosso a pieni voti quest'inaspettatissimo yogurt magro (eh, insapettatissimo quasi quanto il post del pomeriggio), per non parlare della consistenza finale che è, manco a dirlo, so-ffi-ci-ssi-ma (all'uopo, vivamente consigliata una riscaldatina un attimo prima di addentare, giusto per re-ammorbidire i grassi e, così, tutto il resto). Ah poi, bè sì, paradosso dei paradossi: quello che s'era risparmiato in fatto di burro, niente paura, ampiamente recuperato a suon di generose cucchiaiate di crema al cacao firmata Guido Gobino: a proposito, leggendo bene l'etichetta, dettaglio più, dettaglio meno, mi sentirei davvero di nominarla pregiatissima versione D.O.P. (altamente gourmand) dell'altra, stranota cremina di colore scuro, golosa, pericolissima in caso di umore altalenante (ok donne, ci siamo capite?!). Fatto, passo e chiudo :-)


P.S. brioche farcita (come la mia, appunto)? Stendere l'impasto lievitato ad uno spessore di circa 3 mm, in modo da formare un rettangolo. Spalmare con la crema desiderata, arrotolare ben stretto sul lato più lungo, sigillare bene le due estremità ed attorcigliare come per formare un doppio otto, tutto chiaro? :-)

English, please!!!

Brioche with yogurt

500g flour W 300
(alternatively: Manitoba for non-professional cut with 50% flour 0 for pizza)
100g milk
150g low-fat yogurt
2 eggs + 1 egg yolk
100g sugar
60g melted butter (optional)
1 tablespoon honey
12g fresh yeast
7g salt
6g isinglass (optional)
2 tablespoons rum
Grated zest of 1 lemon and ½ orange
Egg white and apricot jelly for Brush

Dissolve 1 teaspoon of honey, baking powder and zest of ½ lemon in the milk warmed join 90gr flour. Mix and heat until puffy (about 90 '). Mix the zest with remaining yogurt. Combine the eggs, yolk, half the sugar and flour so than it is enough to restring with the leaf. Add the yogurt in 3 times (possibly thickened with gelatin, if an alternative to butter), along with the rest of the sugar and flour, which included gradually. The honey will be added eventually, along with salt (possibly before the butter, added slowly). Strung, after a string and add the rum mixture is still some minutes. Mount the hook and knead at vel. 1.5, reversing a couple of times, until we get a mass of shiny, supple and well bound. Cover and moved to 26 °, until doubled (about 90 '). Inverted on floured pastry board, let's take a tour of the folds of type 2, without squeezing, and cover at bell. After 15', portions into 70g pieces (I prefer to make only one, big brioche) and wrap ball format or as we like more. Polish with egg white, cover and allow to double to 28 °. Polish yet, cut with scissors, the shapes are not intertwined, creating grooves. and bake at 170 degrees for approx. 12 '. Be careful not to break the ideal cooking, which should be left young, not to affect the softness. Out of the oven, brushed generously with gelatin, partially filling the grooves.