venerdì 21 maggio 2010

Vi aspetto a casetta nuova!!! :))


COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

L'avevamo annunciato, poi continuavamo a temporeggiare, alla fine è andata: salutiamo blogspot e noi beh... ci si rivede qui: www.vitadaprecisina.com


giovedì 20 maggio 2010

Cartoccio di pere e formaggio


L'idea nasce dalle 'perose' della Sandra (Salerno, ndr), 'vecchie', ma anche cool come se niente fosse. Un po' dolci, ma anche un po' salate e, comunque sia, degna chiusura del menu 'alla sottiletta' orchestrato appena qualche giorno fa. :)) Stè perose della Sandra, ne ero curiosissima fin dall'incipit, quel giorno piantonavo letteralmente la creative-cook turinese, rubavo con gli occhi ogni più piccolo gesto sapiente e chiaramente, golosissima, non vedevo l'ora d'assaggiare! "Ohi Precy, assaggia un po' stà perosa qui, 'spetta che ti dò la parte col formaggio neehh". Rivelazione: mordere è stato un tutt'uno con l'impegno sacrosanto a rifarsele anche a casa, provando persino a giocarci un po' intorno... eheheh, intanto, sulla questione involucro! Ma qui beh, più che di gioco, s'è trattato di mera contingenza pratica, della serie "chi ha visto in giro un sacchetto di carta fata"? Per cui diciamo subito che le perose originali andrebbero cotte in questi magici sacchetti very professional... ed io infatti, qui, aprivo il post dicendo "l'idea nasce da... ", ma poi s'arriva ad un cartoccio di banale carta argentata agevolmente rimediata in dispensa. Come se non bastasse, il resto è addirittura più immediato, si procede a strati: fettina di pera coscia, fettina di pane nero, preferibilmente di segale per una versione decisamente rustica (le perose di Sandra, tra l'altro, prevedevano il pain d'épices e quindi tutto dipende dal risultato che c'avete anche un po' in mente voi, più o meno dolce, più dessert e meno antipasto o viceversa), formaggio di capra fresco e cremoso, aromatizzato con fili d'erba cipollina tagliuzzati grossolanamente, un rivolo di miele d'arancio, poca granella di pistacchi, pepe nero fresco di macina, un pizzico di fior di sale. Avanti così con gli strati fino ad esaurire le fettine di pera, s'impacchetta il tutto e s'inforna a 200 gradi per 10-15 minuti (le pere dovranno ammorbidirsi, ma restare ancora croccanti). Sfornare e servire immediatamente.

Ah Sandra, buon compleanno neehh!!! :))

martedì 18 maggio 2010

Zucchine ripiene


Sole ingannevole al mattino, pioggia per il resto della giornata e, ahimè, va avanti così da giorni. So con certezza d'avere le ossa, in particolare la zona collo e dorsali, ben imbevute dell'umidità dei giorni scorsi (chè anche Milano era messa proprio bene), ma per esorcizzare il tutto, lascio che le amate zucchine vengano finalmente a me, e cedo ad una delle ricette più divertenti e versatili della bella stagione. Siete già andati a vedere Cosa voglio di più? Io sì, perchè soprattutto c'è Alba Rohrwacher, secondo me talentuosa ed espressiva in maniera tenera e toccante, un'attrice italiana che (strano, ma vero) tende a piacermi davvero tanto, e fa nulla se il film non è propriamente all'altezza, intanto c'è lei. L'attrice italiana dalle fattezze meno mediterranee dello stivale... e comunque, ad un certo punto della pellicola, si cenava famelicamente a base di zucchine ripiene. Il resto della storia è che, per un sano equilibrio psico-fisico, ciò che vedi e desideri, devi anche cucinartelo e gustartelo al massimo il giorno dopo, per cui voilà. Parentesi sullo svuotamento delle zucchine, e cioè sul fatto che secondo alcuni andrebbero prima sbollentate, intere, poi svuotate, farcite... io sarei del partito del no, tutto direttamente in forno per provare a tenerle ancora un po' croccantine, assolutamente non amare e, soprattutto fondenti: guscio e farcitura che diventano un tutt'uno goloso. Assaggiate con salumi e formaggi a rotazione, ma continuo a preferirle con il buon vecchio tonno sott'olio made in Esperya (quello rosso Campisi): il bello è che viene conservato a filetti interi, per cui niente pappetta informe ed acquosa, bensì una ricca polpa turgida da sminuzzare quanto basta... e vista l'attesa, credo sinceramente che le amate zucchine se la meritino proprio, una polpa così! ;))

Zucchine ripiene al tonno
(preferite le romanesche, quelle con la buccia chiara)

4 zucchine non troppo grandi

1 uovo pref. biologico

1 cucchiaio di pecorino grattugiato
300 g di tonno sott'olio sgocciolato

1/2 limone pref. non trattato
1 cucchiaio di menta fresca tritata
pinoli
sale e pepe


Lavate ed asciugate le zucchine, spuntatele e dividetele in due nel senso della lunghezza. Molto delicatamente, utilizzando un piccolo scavino, estraete parte della polpa interna, salate le zucchine, adagiatele sulla teglia del forno coperta da apposita carta e cuocetele in forno già caldo a 200 gradi per dieci minuti. Intanto, preparate la farcitura: con una forchetta, sminuzzate grossolanamente il tonno, amalgamatelo all'uovo leggermente sbattuto, unite anche la menta, il pecorino, la buccia grattugiata del 1/2 limone, i pinoli tostati e poco pepe (non ho salato la farcitura!). Con questo composto, aiutandovi con un cucchiaino, riempite i gusci di zucchine già passati in forno e proseguite la cottura per ulteriori 20-3o minuti (controllate che la superficie sia ben dorata e le zucchine morbide, ma non sfatte). Estraete quindi dal forno e servitele appena tiepide.

lunedì 17 maggio 2010

In cucina con Kraft

Venerdì scorso ero al Tetaro 7 di Milano, intenta a spassarmela con una manciata di colleghe foodbloggers e poi vediamo, a conti fatti, con poco meno d'una tonnellata di sottilette Kraft da rigirarsi in qualche modo tra le mani. Premessa: leggo e rileggo le varie mail inviate dall'organizzazione e le condizioni erano ovviamente più che chiare... "vietatissimo portare da casa fette di caciocavallo silano et similia, per farsi venire in mente di barare spudoratamente proprio sul più bello"! Perchè nel caso non si fosse capito, tutto l'ambaradan era niente di più (e niente di meno) che un palesissimo evento promozionale, dal volto umano però! :)) E quindi è finita (iniziata?:)) che Precisina sarebbe adesso una specie di gastro-testimonial della porta accanto (lei e le sue degne compagne d'avventura, ovviamente), come dire, una che risolve le giornate delle donne-mamme-lavoratrici con orari intentissimi, e che non hanno il tempo di respirare, figuriamoci di star lì ad affettarsi il formaggio per il gratin da infilare in forno un attimo prima di fiondarsi a caricare la lavatrice e pure tutto il resto magari! :)) Touché! Sintetizzando per chi non c'era, il senso della storia era rispolverare la mitica ricetta della nonna e rimasterizzarla con l'utilizzo della sottiletta (cremosa) Kraft. E quindi docilmente, rispolvero le mie inossidabili frittelle di pasta cresciuta, sostituisco la mozzarella con una pallina di sottiletta (in pratica, ne stacco un pezzetto e me lo appallottolo tra i palmi delle mani, come nella migliore tradizione polpettosa insomma), bardo il tutto con un filetto di alice sott'olio, immergo nella pastella al pecorino, pocopoco cresciuta... e friggo con allegria. Eheheh, molto più semplice e indolore di quanto potessi pensare. :)) Ed ecco che inaspettatamente gli ascolti iniziano perfino a salire... tipo che le amiche (e le amiche delle amiche) aspettano con ansia anche le ricette proposte delle altre ragazze perchè, udite udite, le italiane comprerebbero sottilette a iosa. E quindi il mio personalissimo bilancio (con tanto di modestissima morale nascosta tra le righe) si sintetizza velocemente così: felice d'essermi prestata al gioco (e meravigliatissima del contesto generale, dell'organizzazione impeccabile, del budget investito dall'azienda... e non lo dico per piaggeria, ma perchè son cose che vedo tutti i giorni sul campo e v'assicuro che non è proprio scontatissima come cosa, l'ho detto!), felice d'esser cresciuta come persona e foodblogger, felice dell'incontro con alcune colleghe (e finalmenteee, delle presentazioni ufficiali con quelle che ancora non conoscevo di persona, e c'è sempre un'emozione grande in questi casi!)... chè tanto potremmo anche star qui a disquisirne fino a domani, alla fine decide soprattutto la dispensa! Per cui, da una parte noi che lanciamo l'idea, preferibilmente con gusto, fantasia ed aggiungerei un minimo di flessibilità prima di tutto mentale... per il resto, bè, fate voi. E felice spesa a tutti, ! ;)))

Nota: per tutti i sottilettari convinti, dell'evento ne parlano anche: Fior di frolla, Semi di papavero, Chez Babs, Io così come sono, Senza panna e Dolci e non solo.

Nota/bis: e c'erano anche Un tocco di zenzero (alla super direzione dei fornelli:)), Anice e Cannella (troppo presa dalle sue mitiche foto per pensare di cucinare, vero Paolè?!:))), Fior di latte, La mercante di spezie, La cuoca pasticciona e La cucina di Adina.


giovedì 13 maggio 2010

Lisbona e baccalà con le patate

Non avevo ancora accennato alla mia parentesi lisboeta. Ma è stato un tale mordi e fuggi che sull'inevitabile strada del rientro, saudade a parte (e cioè quel senso di sottile e contagiosa nostalgia di cui la città è assolutamente permeata), pensavo già che alla prima cena-souvenir a base di baccalà sott'olio made in Conserveira de Lisboa (sì, ma non aspattatevi la mega fabbrica con magazzini in stile hangar, perchè è piuttosto un negozio molto caratteristico, gestito da un gruppetto di, molto plausibilmente, comari... interamente tappezzato di deliziose scatolette di latta contenenti le rinomatissime conserve artigianali di baccalà, tonno, sardine, sgombro ed altro ancora; e nel caso servisse la scatola-regalo, ce l'hanno!), dicevo quindi che alla prima cena-souvenir... ne avrei approfittato per allegare anche due cosine su quella che è stata, bene o male, la 'nostra' Lisbona. E che ci crediate oppure no (ma visto il soggetto, ci crederete di sicuro:)), il tour lisboeta consisteva soprattutto in una serie di puntatine in luoghi, come dire, di mero gusto locale. Perchè il tempo era davvero poco e non m'andava di perdere la chicca mangereccia di turno in cambio d'una visita al museo, tanto per dire. Che poi ognuno ha un po' le debolezze sue, e comunque non credo ci sia più 'cultura locale' in un museo, che non in un trancio di bacalhau asado (grigliato, ndr) assaggiato nella tasca (taverna tipica, ndr) di turno. Sempre tanto per dire, eh. :)) Terminando, con un grazie di cuore alla cara DesperateHouseviz che, da brava food blogger italiana residente a Lisbona, sapeva esattamente come farmene una golosa sintesi. Per cui... obrigada! :))


Conserveira a parte, altra tappa necessaria è quella all'Antiga Confeitaria de Belèm (noto quartiere di Lisbona), e la ragione ha la forma di una piccola tortina dall'involucro sfogliosissimo e croccante, all'interno una crema morbidissima, profumata di cannella e vagamente bruciacchiata in superficie. Da gustare preferibilmente tiepida... e che m'avrebbe ricordato un po' la sfogliatella napoletana (come del resto i lisboeti stessi, un po' napoletani nell'intimo:)), ma ovviamente me ne guarderei bene dal dichiararlo spudoratamente in giro. :))

Postilla:
queste tipicissime pastéis si trovano davvero in ogni angolo della città, ma quelle della confeitaria de Belèm sono assolutamete il top; e comunque, inutile anche solo pensare di provarci, la ricetta è insidacabilmente segreta!
Postilla/bis: non lasciatevi scoraggiare dalla coda di aspiranti mangiatori che fa da perenne cornice alla confeitaria! In realtà la fila scorre molto velocemente e, prima di quanto possiate immaginare, sarete già lì a decidere se spolverizzare la vostra tortina con la bustina di cannella che vi consegnano in bonus, oppure lasciarla semplicemente così com'è (io spolverizzavo:)).

E per spostarsi velocemente?
Elevadores, eléctricos e sicuramente la mitica linea 28, quella che attraversa tutti i quartieri più antichi. Impensabile andare a Lisbona e non provare l'ebrezza (e l'alta velocità, nonostante le salite, le discese ripidissime, ma sono dei pazziiii!) di questi suggestivi tram fatti di legno dentro e latta colorata fuori, fotogrammi neorealisti che schizzano via rapidissimi, mentre appoggiati al finestrino non si riesce a smettere di guardare fuori. "Com'era umano il tintinnio metallico dei tram" (Fernando Pessoa).


La tipica cucina lisboeta è semplice e generosa (anche nelle porzioni). Priva di sofisticazioni, fatta soprattutto di carni e pesci stufati o magari grigliati, una materia prima sceltissima, sempre fresca e legata alle più antiche tradizioni di pescatori e contadini.

Baccalà sott'olio, consigli per l'uso

Patate novelle cotte con la buccia, aperte e schiacciate sommariamente con una forchetta; baccalà sott'olio (in alternativa, normalissimo baccalà ammollato, dissalato e poi cotto al vapore oppure bollito), pomodori, cipollotti cotti in forno con un'idea d'olio d'oliva e di zucchero, qualche cappero ben dissalato qua e là... e per condire, un'emulsione a base d'olio extravergine d'oliva, poco sale, pepe, origano fresco e spicchio d'aglio (da schiacciare e lasciar marinare nell'olio per almeno mezz'ora).

mercoledì 12 maggio 2010

Piselli strapazzati


Di base, le già citate scrambled eggs... altrimenti dette, uova strapazzate di noi altri. Un tipo di preparazione che tende a piacermi parecchio e che utilizzo come puro e semplice atto di rifocillamento istantaneo (ed energetico), con del pane nero in accompagnamento, quasi mai a colazione però (come invece vorrebbe la migliore delle tradizioni anglosassoni... piuttsto questa è un'abitudine che riservo alle mie colazioni all'estero, ma sarà anche un po'subcosciente come cosa, boh:)). Per l'occasione (e così il post mi prende un senso tutto nuovo, tipo che assolutamente non si poteva più star senza ;)), tecnica di strapazzamento suggerita dal Bon Appetit di Aprile, con la crème fraîche in luogo del latte, ma sostituibile anche con della panna fresca se vi va. E di sicuro è un qualcosa che rende tutto molto più soffice e cremoso del solito... e questo lasciatevolo dire da chi strapazza spesso, 'nzomma. :)) Infine, hooop, piatto trasformato in una specie di ventata fresca di primavera, grazie ai pisellini freschissimi trovati dal comodissimo fruttivendolo sotto casa, qualche filo d'erba cipollina prelevato dalla comodissima pianta posizionata sul balcone della cucina, una grattatina di Parmigiano 36 mesi fattomi comodomente recapitare a casa... una ragazza fraccomoda, ecco! :))

Piselli strapazzati
per due

500 g di piselli pref. freschi (già sgranati)
6 uova pref. biologiche
5 cucchiai di crème fraîche (oppure panna/latte)
1 cucchiaio di erba cipollina tritata
1 cucchiaio di Parmigiano grattugiato
sale e pepe

burro per ungere la padella

Sbattere velocemente le uova con la crème fraîche, i piselli, l'erba cipollina, sale e pepe: quanto basta ad amalgamare il tutto. Ungere leggermente una padella antiaderente di medie dimensioni, versarvi il composto di uova assicurandosi di ricoprire l'intera superficie. Lasciar cuocere a fiamma vivace per qualche minuto, senza mai toccare il composto. Abbassare quindi la fiamma e, con una spatola, iniziare a scomporre (e strapazzare) il composto, girandolo e ripiegandolo più volte su se stesso: otterrete dei grossi fioccchi dalla cosnsistenza cremosa. Continuare a cuocere (sempre a fiamma bassa) finchè le uova non si saranno rapprese del tutto, completare con il Parmigiano e servire immediatamente... con del pane nero abbrustolito.

martedì 11 maggio 2010

Melanzane al cartoccio


Può capitare che la mezz'oretta fisiologica per l'aggiornamento del blog (che poi non è mai mezz'ora sic et simpliciter, visto che il piatto del giorno devi averlo preventivamente cucinato, poi agghindato un minimo, messo in posa, ecc ecc), come dire, può accadere che l'aggiornamento mattutino, qualche volta, salti (ve ne sarete già accorti, ma così, giusto per cospargersi il capo di cenere e fare il mea culpa). Solo che, se magari l'ultima ricetta inserita è pure pocopoco laboriosetta, di quelle che tirano sicuramente più di altre... tipo che la torta-cannolo di ieri, oggi potevate anche riguradarvela con più calma, nei dettagli insomma, decidere di lanciarvi nell'esperimento scorcia-cotta-in-forno, oppure cedere alla classica pasta brisée... ma non ce l'ho fatta. A lasciarvi anche un solo giorno di più senza sapere di questa cosina semplicissima ed estremamente veloce da preparare, nata quasi per caso e mettendo insieme un po' di ricordi e, soprattutto, un po' d'ingredienti buoni rubati alla dispensa. E quindi eccoci, doveste ritrovarvi sul groppone un paio di grosse e grasse melanzane, con la profonda intenzione di farci qualcosa di gustoso, ma senza troppi danni collaterali (e qualcuno, qui, deve aver mangiato troppa torta di compleanno!!! :)), un'idea potrebbe essere, per esempio, quella di cuocerla al cartoccio. Ed è sicuramente una melanzana che ricorda anche altro, per esempio la melanzana a scarpone di mia nonna, solo che lì la polpa va estratta, fritta e reinserita nell'involucro. E ricorda anche un po' le melanzane glassate al miso assaggiate in Giappone, forse un po' per la presentazione generale (incidere la polpa serve chiaramente a far penetrare tutti i sapori all'interno). Infine, ricorda una certa ricetta siciliana rubata su un forum di cucina anni addietro: credo si chiamassero 'melanzane a manuzza' e c'era la questione del praticare i famosi taglietti per inserirvi roba a dir poco gustosa, ma anche lì era anche tutto molto fritto nell'insieme, e quindi per ovvie ragioni è un po' di questo, un po' di quello, ma anche un bel niente di tutto ciò. E visto che a momenti, per dire veramente quattro scemenze, stiamo per sforare la mezz'oretta fisiologica di cui prima... :))

...come si preparano: lavare ed asciugare delle melanzane piuttosto polpose, spuntarle, aprirle a metà nel senso della lunghezza e, con un coltellino a lama liscia ben affilato, praticare delle incisioni sull'intera polpa (dovrete ottenere una griglia); inserire nelle varie incisioni filetti di alici (io, quelli Delfino Battista, sono belli cicciotti e, soprattutto, non si perdono in cottura) e pezzetti di pecorino sardo fresco (che, se ancora non l'avete assaggiato, fatelo!); inserire anche qualche rametto di origano fresco qua e là e terminare con una spolverata di pepe nero fresco di macina (non ho aggiunto sale); avvolgere le mezze melanzane nella carta argentata, chiudere bene ed infornare a 200 gradi per 20 minuti; estrarre, aprire il cartoccio, infornare nuovamente e proseguire la cottura per circa dieci minuti; servire appena tiepida, con un filo d'olio extravergine d'oliva a crudo.

Nota: l'idea suggerita per la farcitura, benchè buona da svenire, è chiaramente soltanto indicativa. Quindi divertitevi anche con altro... e poi magari fateci sapere. ;))

lunedì 10 maggio 2010

Torta (sensazione di) cannolo siciliano


Non sapevo bene come chiamarla - basterebbe forse descriverla, quello sì - ed ecco quindi che ho finito per prendere in prestito una delle tipicissime genialate firmate Gabriele Bonci, er principe der lievito romano... perchè non so se siete mai arrivati da lui verso ora di pranzo/cena e magari c'avete trovato la pizza 'sensazione di lasagna', tanto per dire. Buonissima, con tutti quei sapori caratteristici e connotanti... della lasagna, appunto. Assaggiate, socchiudete gli occhi e la sensazione è esattamente quella lì, nè più nè meno. E quindi, siccome c'avevo (sor)riso su, ma anche riflettuto quanto basta, colgo al volo l'occasione della (mia) torta-cannolo per rubargli questa cosa del 'nome' fortemente evocativo (nel senso, della familiarità con ciò che evoca) e la ricetta è quella del cannolo siciliano classico, trovata qui (con piccolissime variazioni sul tema, ma robetta talmente minima che nemmeno ci si fa caso). Per cui sugna (ed io che pensavo che quest'anno, glissando la parentesi pastiera, glissavo pure l'opzione sugna semi-utilizzata e lasciata a morire in frigo... perchè è così che andrà a finire), marsala, aceto, poco cacao... nel caso non ve ne foste accorti, la sfoglia (anzi, la scorcia) dei cannoli è particolarissima, un po' scura, profumata all'inverosimile, croccante (e infatti il cannolo andrebbe rigorosamente farcito un attimo prima dell'assaggio), solo che m'ero impuntata sulla questione "e se facessi tutto come da ricetta e poi, invece di friggere, stendo nello stampo ed infilo direttamente in forno??!!". Si sappia, l'operazione è agevole, potete tranquillamente provarci, abbiate la cura di stenderla davvero sottile ed il gioco è fatto. Per boh, sarà pure che, friggendo, il gusto in generale prende nuove forme e consistenze... ad essere sincera fino in fondo, l'avrei trovata pocopoco pesantina e stucchevole. E sicuramente non friabile, ma più compatt-ina... vabbè, giro di parole per dire che, al secondo giro, c'è scappata una pasta brisée classica, senza zucchero ed il risultato m'è piaciuto decisamente di più. Ma comunque, nel caso, tenetemi informata! :))

Un cannolo buonobuono a Roma?
Quello di Cristalli di Zucchero non è affatto male, ancora meglio quello di Ciuri Ciuri... ma anche sull'argomento, manco a dirlo, tenetemi informata! ;-)

Ed i lettori mi tengono giustamente informata... segnalandomi, anzi, segnalando a noi tutti i magnifici cannoli del bar Mizzica (ok appuntato in agenda, con priorità alta).


Torta (sensazione di) cannolo siciliano

per la base:
250 g di farina
35 g di strutto
20 g di zucchero semolato
1 uovo
un pizzico di sale
7 g di cacao amaro
30 g di Marsala secco
30 g di aceto bianco

per farcire:
500 g di ricotta di pecora freschissima
300 grammi di zucchero
1 pizzico di cannella macinata
1/2 stecca di vaniglia
75 g di gocce di cioccolato fondente
4 scorzette di arance candite
granella di pistacchi per guarnire

Per la crema di ricotta (da fare un giorno prima): sgocciolate la ricotta in modo da eliminare la maggior parte di siero. Lavoratela accuratamente con lo zucchero, lasciate riposare per un’ora e, quindi, setacciatela. Unite la cannella, il contenuta della 1/2 bacca di vaniglia, le scorzette di arancia candita finemente tritate e le gocce di cioccolato fondente. Coprite e lasciate riposare in frigorifero per 24 ore.
Per l'involucro: con l'aiuto di un mixer da cucina (potete anche fare tutto a mano, oppure con un'impastatrice, però secondo me il mixer è davvero perfetto:)), mescolate farina, zucchero, cacao e sale. Aggiungete lo strutto ed amalgamate bene, unite quindi l'uovo e, continuando a frullare, aggiungete il Marsala e l’aceto: otterrete un impasto morbido, ma abbastanza consistente e non colloso. Formate una palla, appiattitela leggermente, avvolgetela nella pellicola da cucina e lasciate riposare in frigorifero per almeno un’ora. Quindi, stendete ad uno spessore di 2-3 mm (se serve, aiutatevi con poca farina per non fare attaccare l'impasto al mattarello, l'ideale sarebbe stenderlo tra due fogli di carta da forno) ed utilizzate per foderare uno stampo da 24 cm di diametro, leggermente imburrato ed infarinato. Praticate dei fori con i rebbi di una forchetta, coprite con un foglio di carta da forno, sistematevi sopra dei legumi secchi (oppure le perle di ceramiche per uso pasticceria, ma anche uno stampo più piccolo, l'importante è far peso in modo che la base, cuocendo senza farcitura, non si gonfi). Cuocete a 180 gradi per 15 minuti, quindi estraete, eliminate la carta da forno con i legumi (o ciò che avrete utilizzato) e lasciate asciugare in forno ancora dieci minuti. Estraete e lasciate raffreddare completamente. Conservate in frigorifero fino al momento dell'utilizzo. Farcite con la crema di ricotta solo un attimo prima di servire e completate spargendo la granella di pistacchi su tutta la superficie della torta.

Nota: se, invece, preferite una normale pasta brisée, rigorosamente non zuccherata (io, col senno di poi... penso seriamente di preferirla), la ricetta precisa ed infallibile la trovate qui. :))

giovedì 6 maggio 2010

Cucinare asparagi

Ma quanto mi piacciono gli asparagi? Uhm, in realtà andrei un po' a periodi, anzi (trattandosi di stagionalità allo stato puro), andrei decisamente ad annate. E questa è decisamente un'annata favorevole. Ieri ne avrei mangiati sia a pranzo che a cena e quindi nulla, ero lì a pensarci su, a calarmi in questo gusto un po' morbido, ma anche pungente, sicuramente caratteristico, con quel lievissimo rimando al carciofo e tutto il resto, bè, la conclusione sarebbe stata che non è che l'asparago mi piaccia ad anni alterni, piuttosto qualche volta mi prende il blocco mentale da pulitura, bollitura, salvataggio punte (che sono delicate)... perchè danno puntualmente un gran bel da fare, stì signorini qui. E soprattutto, anche dopo aver fatto tutto quanto dovuto, non è mica scontato che la procedura sia stata proprio quella ortodossa, quella più gastro-botanicamente corretta. Primo passo: la conservazione. Dicono che, dopo l'acquisto, andrebbero avvolti in un canovaccio umido e consumati il prima possibile per evitare che induriscano troppo. Secondo passo, la pulitura. Via sicuramente l'estremità più chiara e legnosa e poi giù di pelapatate/coltellino affilato per eliminare le foglioline e la buccia più esterna... o andrebbero magari lasciati così come sono (estremità legnosa a parte)? Saremo mica alle solite questioni di mero gusto personale, un po' come per la pelle delle fave, tanto per dire? Decisamente, la sottoscritta preferisce 'sfogliarli' un minimo, ne adoro la tenerezza e invece tende a starmi un po' antipatica la fase in cui estraggo filamenti asparaginosi dalla bocca... e vedrete che adesso ci faranno notare che, così, eliminiamo anche tutti i principi nutritivi, ma pace lo stesso! ;-) Questione di gusti quindi, ma anche di asparago in se per sè: se (siete fortunatissimi e) li trovate sottilissimi, decisamente freschi, bè potreste agevolmente evitare di dedicarvi ad opere certosine e consumate l'asparago così com'è. Terzo passo, la cottura. Bolliti, immersi verticalmente in un bel pentolone colmo d'acqua leggermente salata, con le punte che spuntano fuori (perchè se le bollite con tutto il resto, finirete per rovinarle miseramente), ma anche stufati in padella con poco liquido, terza possibilità la cottura al vapore, anche per tenerli magari un po' più al dente... ok, e adesso?


Tortino agli asparagi: lavorate a crema 350 g di stracchino, un uovo, una grattugiatina di tartufo (se ne avete... ci sta benissimo!), un cucchiaino di parmigiano, poco sale e pepe. Unite anche un mazzo di asparagi già lessati e tagliati a tocchetti (tenete da parte le punte) e versate tutto in un stampo piccolo (imburrato e cosparso di pangrattato oppure foderato con carta da forno inumidita e strizzata). Completate con 4-5 fettine di prosciutto cotto in cui avrete avvolto due o tre punte di asparagi per volta ed affondate il tutto nell'impasto. Infornate a 180 gradi per mezz'ora circa. Lasciate raffreddare e servite a temperatura ambiente.


Insalata di stagione: su di un piatto da portata, mischiate vari tipi di lattuga (romana, cappuccina, frisèe, anche del radicchio e della rucola se vi va), unite gli asparagi già lessati al dente e tagliati a tocchetti, una manciata di piselli freschissimi (anche crudi), prosciutto cotto a listarelle, pinoli tostati e terminate con un uovo in camicia. Condite con olio d'oliva al tartufo (oppure classico, non aromatizzato... anche se il tartufo con gli asparagi ci sta benissimo, l'avevo già detto?!:)), sale, pepe e servite con del pane leggermente abbrustolito.

mercoledì 5 maggio 2010

Polpettine di pesce al pesto rosso

Oltre che estremamente gustosa (effetto 'una tira l'altra', organizzarsi con quantità a dir poco industriali:)), l'ho trovata un'idea simpatica proprio per quelle famose cene all'aperto... e se ancora non si fosse capito, passata la sorfa degli antipastini di pasqua, sarei anadata in fissa per la solita idea che mi mancava per l'ennesimo buffet all'aperto da svolgersi in quelle tiepide seratine estive, tra amabili chiacchiere e calici di prosecco ghiacciato. E la fonte, qui, è il donna hay magazine targato febbraio/marzo (e lo sapevo che toccava tenerselo in caldo per un po' per poi sfoderarlo all'arrivo della bella stagione... voglio dire, un numero a tutto pomodoro and co., ma donna hay è tremendamente avanti, si sa:)). Ma parliamo della sola idea di base, visto che la lista degli ingredienti è stata rivista e corretta a proprio esclusivo ed antidemocratico uso e consumo. E devo dire, idea utile! Avete presente quando vi lasciate tentare dalle convenientissime buste di filetti di pesce congelato, quelle che sono tanto versatili, quanto tristi e smunte? E se poi c'avete presente pure quei golosissimi barattolini di pesto rosso, aperti per farci il solito aperitivo al volo e puntualmente lasciati a metà in attesa degli eventi... bene, queste piccole polpettine che Donna chiama fascinosamente cakes, fanno esattamente al caso vostro. Per essere precisi, la ricetta prevedeva la preparazione (e quindi il successivo utilizzo) della salsa chili, solo che io, appunto, avevo il famoso pesto rosso già aperto e così mi sono lanciata. Buone, molto. E per chi magari non disponesse di comodi (e davvero ben fatti!!!) barattolini gustosi, per altro già aperti, ecc ecc... :)) prego, accomodarsi agevolmente qui. E abbiamo fatto.

Polpettine di pesce al pesto rosso
per una decina di piccole polpettine

500 g di filetti di pesce bianco
(senza pelle, tipo merluzzo)
1 uovo
(pref. biologico, categoria 0)
1 limone non trattato
1 ciuffo di prezzemolo fresco
3 cucchiai di pesto rosso
sale
olio
d'oliva

Con un mixer da cucina, frullare il pesce con l'uovo, la buccia del limone, le foglie di prezzemolo ed il pesto: dovrete ottenere un composto omogeneo e mediamente cremoso. Salare con moderazione (il pesto solitamente è già saporito di suo). Formare delle polpettine leggermente schiacciate, con un diametro di circa 5-6 cm. Scaldare un centimetro d'olio in una larga padella e friggervi le polpettine, 2-3 minuti per lato. Scolare man mano, tamponare l'unto in eccesso su carta assorbente da cucina e servire... con un'insalata fresca di stagione.

martedì 4 maggio 2010

Carpaccio di zucchine alla robiola

Si potrebbe anche dire, zucchine marinate versione maggio 2010. Anche perchè piccolissime davvero le differenze con quelle marinate nello scorso 2009, in primis l'aroma di turno, qui del timo fresco prelevato direttamente dalla neonata piantina del balcone della cucina, e va bene che la zucchina chiamerebbe la menta come la Marilyn lo Chanel, ma la variazione sul tema diciamo che ci sta. Con il senno di poi, l'esperimento (zucchine al timo) c'è tutto sommato piaciuto, la croccantezza è quella solita, un profumo da inebriarti tutti e cinque i sensi ancor prima d'assaggiare, infine un gusto magari pocopoco inaspettato, sicuramente stuzzicante, molto. E per chi ci bada, in questa ricetta qui mancherebbe l'aceto, si marina semplicemente con il limone (esattamente come fanno quelli del Bon Appetit Magazine), tocco finale... una pioggia di morbide palline di robiola buonissima e se trovate per caso quella di Roccaverano, ehbbè, siete decisamente al top. Ne viene fuori un (quasi) piatto unico assolutamente perfetto per tutti gli antipasti estivi che verranno, basterà andarci giù con una/due fettine di pane nero, magari leggermente tostato e se l'olio è quello buono, madunnina, una goduria non da poco... s'era capito no?! :))

Carpaccio di zucchine alla robiola

Lavate ed asciugate le zucchine, eliminate le estremità ed affettatele a rondelle sottilissime. Sistematele su di un piatto, formando un unico strato, ed irroratele completamente con un'emulsione a base di succo di limone ed olio extravergine d'oliva (in parti uguali), sale, pepe e timo fresco tritato. Coprite con della pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per un'ora prima di servire... con un ulteriore giro d'olio, la robiola freschissima spezzettata direttamente sulle zucchine e del pane leggermente abbrustolito.

lunedì 3 maggio 2010

Crostata alla grappa, con albicocca e cioccolato

Questa serviva ad addolcire la bocca al termine del picnic del primo maggio. E come spesso succede, quando non ci sono esplicite rischieste da parte dei gentili fruitori (argh, per altro sempre più esigenti), la scelta è docilmente (re)cascata sull'adorata pasta frolla, qui in versione aromatica ed iper-friabile. Zucchero di canna per ispessirla e colorarla d'ambrato, poca farina di riso nell'impasto e grappa di Toccomagliocco (mamma mia... profumatissima) giusto per vedere se si riusciva a fare ancora meglio dell'ultima volta. Quanto alla farcitura, come direbbe qualcuno (che si chiama Gabriele Bonci), un'autentica sensazione di Sachertorte (nel caso di Bonci, era un pizza con l'inconfondibile sensazione di lasagna, diavolo d'un mastro pizzaiolo:)): confettura di albicocche molto artigianale e soprattutto al naturale e pezzettini di cioccolato fondente al 70%. Buona, molto. Non ultima, la questione che evitate tranquillamente d'impazzire con mattarello e pasta frolla (che si rompe) visto che qui, molto volgarmente parlando, schiaffate l'impasto direttamente nella stampo e ve lo gestite direttamente da lì. Ed il bello è che nasce assolutamente per caso e senza alcuna pretesa di sorta. E forse proprio per questo annotata al volo nei gastro-annali di casa Precisina, per non perderne assolutamente traccia, ma proprio per niente ecco! :))

Crostata alla grappa, con albicocca e cioccolato

per la pasta frolla:
250 g di farina 00
50 g di farina di riso
4 tuorli
150 g di burro a temperatura ambiente
150 g di zucchero di canna
4 cucchiai di grappa
1 pizzico di sale

per farcire:
80 g di cioccolato fondente al 70%
1 barattolo di confettura di albicocche (senza zucchero aggiunto)

Lavorate velocemente gli ingredienti della pasta frolla (potete anche aiutarvi con un mixer), ponete l'impasto così com'è in uno stampo rotondo da 28 cm di diametro (foderato con carta da forno) e schiacciatelo con il palmo delle mani in modo da rivestirne base e pareti (non preoccupatevi se vi sembrerà poco omogenea, si compatterà perfettamente in cottura). Grattuggiate metà del cioccolato sulla base di pasta frolla, coprite con la confettura di albicocche e completate con il cioccolato rimasto tagliato a pezzetti. Cuocete in forno già caldo a 180 gradi per 30 minuti. Estraete lo stampo e lasciate raffreddare completamente prima di servire (meglio se conservata in frigorifero per un'intera notte).