venerdì 30 aprile 2010

Crepe alla rucola


Pranzetto decisamente soddisfacente quello di ieri. Nato quasi per caso dalla solita esigenza di utilizzare quel che c'era e magari anche un po' in fretta... tipo la rucola pocopoco appassita, le uova in scadenza, poi del pecorino e persino dei pomdori di Pachino. Solo che poi proprio sul più bello, quando già stavo per montare il mio spumosissimo impasto da omelette, m'è venuto in mente che se magari facevo qualcosa di più sottile e delicato, meno frittatina insomma, uhm, forse era pure meglio. Per cui crepe, con l'inossidabile ricetta di Camille Le Foll e come unica variante l'aggiunta di un mazzettino di rucola (quella ormai pocopoco appassita:)) . Il resto è andato più o meno da sè, sulla scia di un meraviglioso pecorino di fossa aromatico Nonno Lancia verso il quale credo di nutrire un amore assolutamente viscerale, guarda caso continua a finirmi nel carrello della spesa Esperya, uhm, come dire, una volta sì e l'altra pure?! :)) Già che c'ero, e vuoi vedere che non finivamo per fare le cose in grande proprio proprio sul più bello, altro piatto, altro giro d'Acino, stavolta di colore rosso rubino, color ToccoMagliocco per la precisione! :))

Crepes alla rucola
per 4 persone

200 g di farina 00, setacciata
2 uova
1 mazzettino di rucola
20 cl di latte
20 cl di acqua
40 g di burro fuso, tiepido
1/2 cucchiaino di sale

Fate sciogliere il burro in una piccola casseruola. Sbattete le uova in una ciotola piuttosto capiente ed aggiungetevi il latte. Unite anche la farina ed il sale e sbattete con la frusta per amalgamare bene tutti gli ingredienti. Unite anche la rucola finemente tritata. Allungate con l'acqua ed il burro fuso (unendo, in questo caso, la rucola, potrebbe servire poca acqua aggiuntiva per aumentare la fluidità della pastella). Lasciate riposare per un'ora (se l'impasto dovesse, poi, presentarsi troppo denso, allungatelo con un po' di latte e sarà pronto per essere cotto). Trascorso il tempo di riposo, riprendete la pastella e confezionate 12 crepes: riscaldate una padella antiaderente (18 cm di diametro), ungetela con un della carta da cucina imbevuta d'olio d'oliva e versate un mestolino (non troppo pieno) d'impasto, roteate immediatamente la padella per far allargare la pastella e cuocete circa 2 minuti per lato, a fiamma bassa (i bordi inizieranno a rapprendersi e si formeranno delle bollicine sulla superficie della crepe). Ripetete l'operazione fino consumare tutta la pastella.

Farcite le crepes con pomodorini dolci tagliati a pezzetti (e lasciati marinare per una decina di minuti con sale, olio extravergine d'oliva, aglio ed un pizzico di pepe) e scaglie di pecorino... di quello buono.

mercoledì 28 aprile 2010

Polpettone di melanzane e stoccafisso

Stavolta, l'occasione ghiotta era l'assaggio del Mantonicoz 2008 firmato Azienda Agricola l'Acino. Bianco, giovane e magari proprio per questo ricco di contrasti, gli stessi della sua terra d'origine. Ma glisserei la parte in cui dovrei fingere erudimenti in materia di abboccamento, sentore e finale e liquiderei il mio calice con un "davvero buono, le papille gustative sentitamente ringraziano :))". Sottotitolo, perfetto per questo piatto deciso e particolare nel gusto. Le prime melanzane della stagione in abbinamento allo stoccafisso, con la complicità della menta, dell'origano e delle mandorle. Ed a proposito di stocccafisso, è ancora vivo il ricordo di me che vagavo beata tra le calli veneziane, lo spritz in una mano, la macchina fotografica nell'altra, e tre adorabili bloggers al seguito. E di quando, all'ennesimo stuzzichino a base di baccalà alla veneziana (e quindi mantecato con l'olio fino a renderlo spumosissimo... e qui, accesissima discussione sul latte sì/no/forse:)), Elisabetta ci spiega con la pacatezza che la contraddistingue... che quello non è affatto baccalà, bensì stoccafisso. E che all'origine parliamo sempre di merluzzo, ma con una differenza fondamentale nel metodo di conservazione: ciò che finisce sotto sale diventa baccalà, invece ciò che viene lasciato essiccare all'aria è più precisamente stoccafisso. E chiaramente il gusto cambia eccome. Ora, va a capire perchè gli italiani nord-orientali tendano a chiamarlo erroneamente baccalà, ma resta il fatto che a Venezia lo stoccafisso ci sia arrivato soprattutto come preziosa merce di scambio con i paesi nordici, non ultimo per il fatto che il merluzzo così conservato, e cioè appeso e lasciato sventolare all'aria fino a perdere tutta l'umidità interna, reggeva tranquillamente i lunghi periodi di navigazione, giungendo a destinazione assolutamente intatto. Tornando alla ricetta, bè, tutto il resto è semplicemente un polpettone, o se preferite... un'elegante terrina, dalla consistenza morbida, la superficie leggermente croccante ed un gusto secondo me stuzzicante e deciso. Da cuocere e lasciar riposare per qualche ora prima del fatidico assaggio, e questo non per rompere le scatole a chi ama farsela 'cotto e mangiato', ma semplicemente perchè la consistenza si addensa, i sapori migliorano, poi è più facile affettarlo... vi basta?! :))

Polpettone di melanzane e stoccafisso
(per un piccolo stampo tipo plumcake)

2 grosse melanzane
150 g di stoccafisso già ammollato
80 g di ricotta di pecora (non utilizzate ricotta troppo liquida)
4 uova
1 cucchiaio di menta fresca tritata
1 cucchiaio di origano fresco tritato
1 cucchiaio di pecorino grattugiato
1 manciata di mandorle tritate grossolanamente
1 spicchio d'aglio
sale e pepe

burro e pangrattato per lo stampo

Lavate ed asciugate le melanzane, bucherellatele con uno stuzzicadente, sistematele su di una teglia e cuocete in forno caldo a 200 gradi per circa mezz'ora (devono risultare decisamente morbide). Estraete la teglia dal forno, tagliate le melanzane a metà (nel senso della lunghezza) ed estraetene la polpa interna aiutandovi con un cucchiaio. Ponete tutto nel bicchiere di un mixer, unite anche la ricotta, lo stoccafisso sminuzzato, le uova leggermente sbattute, le mandorle e le erbette aromatiche. Frullate fino ad ottenere un composto cremoso ed omogeneo, assaggiate e condite con sale e pepe secondo il vostro gusto (nel mio caso, è stato sufficiente pochissimo sale). Imburrate lo stampo e spolverizzatelo interamente con il pangrattato (se preferite, potete utilizzare la carta da forno), versate il composto di melanzane, spargete il pecorino sulla superficie ed infornate a 180 gradi per 45 minuti. Lasciate riposare per almeno due ore prima di servire... ottimo a temperatura ambiente.

martedì 27 aprile 2010

A cena da Precisina


E così alla fine, abbiamo festeggiato! I miei (quasi) due anni di blog e - giacchè si registra una certa tendenza ad annoiarsi in primo luogo di se stessi e poi perchè andava decisamente fatta come cosa, quanto meno per rendere tutto più ordinato, funzionale, ecc ecc - il nuovo blog in arrivo! Il mio agognatissimo www.vitadaprecisina.com che sto preannunciando ormai da un pezzo e infatti, giusto per ingannare l'attesa, mi sarei già data all'allegra distribuzione dei nuovi bigliettini da visita che, manco a dirlo, ne sono un palesissimo e fedele richiamo. Va detto, la festa c'è stata nonostante la pioggia battente, in barba ai tavoli sistemati in giardino, ai fiori, gli ombrelloni riaperti giusto per l'occasione, alle candele alla citronella... ehvabbè, alla fine tutti all'interno! Contenti lo stesso però, e questo perchè - esattamente com'era nei miei pensieri - c'erano (quasi tutti) gli amici che avevo lasciato sull'isolotto e che adesso non si perdono nemmeno un aggiornamento del blog (almeno, così vanno dicendo in giro ed io vorrei decisamente crederci:)) e c'era la mia famiglia! In primis, i miei genitori ed il mio compagno che meritano un premio al quadrato per la pazienza infinita, le idee, l'aiuto materiale oltre che morale... e non è che doveva essere proprio scontatissima come cosa! E c'erano anche simpatici personaggi dell'entourage ischitano conosciuti/ritrovati soprattutto via facebook e che, boh, sarebbero accorsi perchè chiaramente interessati a quest'annosa questione del cibo da blog: cibo a volte un po' strano, tutto sommato carino e fotogenico, ma che alla fine... si potrà anche mangiare? :))


Vi dirò, il complimento che m'ha resa più felice diceva letteralmente: tutte cose apparentemente semplici e comuni, ma che quando le assaggi hanno sempre quel qualcosa di particolare. E diciamo che questa qui è sicuramente la sintesi del mio umilissimo approccio alla cucina, che non sia mai laboriosa e complicata, ma sicuramente riproducibile e alla portata di tutti. E con l'imperativo imprescindibile di affidarsi ai prodotti buoni, di mischiarli tra loro, ma solo quanto basta, soprattutto perchè l'abbiamo visto fare in giro a quelli bravi, e poi perchè è troppo divertente farlo... 'nzomma! :))

Per la scelta del menu, non ho fatto altro che setacciare (e risetacciare) a fondo l'archivio del blog, per ritrovare le ricette secondo me più gustose, quelle facilmente riproducibili a casa (anche se magari rientri tardi dal lavoro, ecc ecc) e quelle che inevitabilmente sentivo più mie, voglio dire, proprio in senso sentimentale. Per cui, sicuramente frittelle di pasta cresciuta, quelle con i 'ciurilli' (fiori di zucchina), le torte salate dell'ultimo minuto, quelle con la pasta sfoglia già pronta e condite, per esempio, con l'amatissimo pesto-pomodoro-ricotta, ma anche con quella scemenza assolutamente geniale (assaggiata di recente in una rosticceria romana vicino casa) e cioè semplicissima passata di pomodoro, condita con sale, olio d'oliva e aglio tritato e poi finita con un'infinità di gambucci di prezzemolo ridotti a piccoli tocchetti. Le zucchine 'cacio e uova', quelle della mia infanzia, per l'occasione inserite nei panini al latte di sempre, poi il pasticcio di mammà, il gateau di riso, il polpettone che il giorno dopo è ancora più buono (tenetelo a mente!), crostini dorati giusto per far assaggiare i ceci con la mortadella di Gabriele Bonci ed il più noto pere (rosolate con burro e miele) e gorgonzola. Le polpettine di melanzane che sono un must in ogni famiglia campana che si rispetti, piccole quanto una pallina da ping-pong e finite davvero in un attimo (ehvabbè capirai, un boccone e via:)). E quella sfiziosissima cosina spifferata quasi per caso, quella volta che ero passata a salutare la parente di turno (e credo si tratti di un consiglio firmato 'club delle cuoche'): una frusta di pane cotto a legna, affettato senza arrivare in fondo, le fette devono restare attaccate alla base, burro e alici tra un fetta e l'altra, il tutto avvolto ben stretto in un foglio di carta argentata e via in forno caldo per 10-15 minuti. L'effetto scenografico da non sottovalutare è che la padrona di casa arriva in tavola con questa sorta di caramella argentata, tutta da scartocciare proprio davanti agli invitati (tenersi forte perchè il profumino è destabilizzante) e che ognuno si serva da sè, staccando fette di pane aromatico e stuzzicante... e mi sa tanto che la ripropongo al volo al prossimo invito che faccio a casa, sicuuuuro!
Per le ricette, ho inserito al volo qualche link più 'famoso', ma nel caso chiedete e vi sarà tranquillamente dato... come sempre! :))

I dolci: il Migliaccio e la Morbidosa al cioccolato.
Scatti di Enzo Rando, bollicine Bele Casel, la musica degli autoctoni Personal, Michele e Timo ad aiutarci in sala... ed in cucina, quel pazzo scatenato di Maurizio Fois, cuoco sardo trapiantato ad Ischia ormai da un bel po' di anni e che, contro ogni previsione, ha saputo mettere da parte la sua naturale inclinazione da primadonna (come ogni chef che si rispetti, insomma) solo per esaudire ogni mia richiesta... eheheh, anche se spesso non era proprio d'accordo, ma proprio per nienteee :)). A tutti voi, G-R-A-Z-I-E!!!

venerdì 23 aprile 2010

Calamarata ai frutti di mare

E come sto? Scrivevo ieri a qualcuno, sono ormai alla fase dei capelli dritti! Ma sarebbe forse il caso di fare anche un po' un passo indietro... perchè va bene che abbiamo la presunzione di fare da soap-opera alternativa per chi, magari, di beautiful proprio non poteva più (a proposito, giacchè sono dai miei, ne avrei intravisto di striscio, ma proprio giusto mezzo frammentino di puntata... e quindi mi spiegate una buona volta come hanno fatto a surgelare brooke? ehvabbè), però ecco, magari c'è chi si collega soltanto adesso e quindi vai con il riassuntino delle ultime puntate: dunque, precisina è ad ischia, sua isoletta natale, per organizzare i festeggiamenti dei (quasi) due anni di blog (sì vabbè, diciamo che ce l'abbiamo fatto entrare:)), poi la nuova grafica che dovrebbe arrivare veramente a breve, ma soprattutto perchè ad un certo punto, in preda ad una sorta d'inspiegabile attacco nostalgico (ma in fondo era anche un po' una sfida con la solita me stessa, lo ammetto), insomma, mi sarei detta a quattr'occhi... e perchè non (andare a cucinare una volta tanto) ad Ischia?! E quindi adesso sarei qui, con tanto di capello dritto di rito, intenta a mettere a punto una sorta di aperitivo-cenetta very easy, ma con tanto di very important prosecco firmato Bele Casel, ed in realtà... saremmo proprio agli sgoccioli: gli ospiti saranno qui domani sera e saranno tutti lì spietati e puntigliosi pronti a stabilire se promuovere stò 'mio' cibo particolare, persino un po' strano qualche volta, magari poco casareccio e che potrebbe tranquillamente essere magari tutta una farsa mediatica (foto e ricette ok, ma l'assaggio?:)). Oddio, ovviamente spero con tutto il cuore che quest'approccio a metà tra un film horror e l'esame di maturità... sia soltanto un incubo dovuto al solito stress di prestazione e speriamo che il prosecco basti, 'nzomma! :))

P.S. la ricetta di oggi prevede ciò era il mio pranzo di qualche giorno fa, ospite dello chef che si farà in quattro per aiutarmi con la cena di domani sera (eheheh, ma solo perchè irrimediabilmente costretto). E volevo aggiungere, nonostante il nome del piatto (che poi corrisponde al formato della pasta), qui non ci sono calamari come vorrebbe la tradizione (tagliati ad anelli in modo da richiamare la pasta stessa), bensì vongole e gamberoni, con l'inaspettata collaborazione della rucola. Ed il risultato è di tutto rispetto davvero, una variante ghiotta e di semplice esecuzione... da annotare velocemente in agenda. :))

Calamarata ai frutti di mare
per 4 persone

320 g di pasta formato calamarata
16 gamberoni
1 kg di vongole veraci
4 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
1 mazzettino di rucola fresca
peperoncino
10 pomodorini tipo ciliegino

Eliminate le zampette dai gamberoni, sciacquateli e lasciateli sgocciolare. Lavate a fondo le vongole sotto acqua corrente, ponetele sul fuoco a fiamma vivace e, mescolando di tanto in tanto, attendete che si aprano (basteranno pochi minuti). Filtratene il liquido di cottura. In un'ampia padella, scaldate l'olio e rosolatevi a fiamma molto dolce l'aglio leggermente schiacciato con un pezzetto di peperoncino. Dopo un paio di minuti, eliminate entrambi. Tagliate i pomodorini a cubetti e versateli in padella, unite anche le vongole ed i gamberoni, aggiungete 4 cucchiai del liquido di cottura filtrato, lasciate insaporire per pochi secondi, quindi coprite e spegnete la fiamma. Lessate la pasta in abbondante acqua bollente e salata e, poco prima di scolarla, aggiungete un mestolo di acqua di cottura nella padella con le vongole. Scolate la pasta, accendete il fuoco sotto la padella con il condimento, versatevi anche la pasta, unite la rucola spezzettata grossolanamente e saltate velocemente per amalgamare bene il tutto. Servite immediatamente.

mercoledì 21 aprile 2010

Pasticcio di tagliatelle paglia e fieno ai carciofi


Con tanto di piatto della nonna in bella vista, altro giro, altro piatto storico della mamma e, contro tutte le previsioni (chè quando m'impunto io, faccio davvero miracoli), avremmo persino buttato giù una qualche parvenza di ricetta schematica. E forse forse, tutto sommato precisa! Ora, trattandosi appunto di una ricetta mammesca, incrociamo le dita che il tentavivo di dosare l'indosabile, come dire, non ne arrivi a compromettere il morbido e coccoloso risultato di sempre :))... ma ci auguriamo sinceramente di no!

Pasticcio di tagliatelle paglia e fieno ai carciofi
per 8-10 persone

500 g di tagliatelle paglia e fieno
1 Kg e 1/2 di cuori di carciofo
3 cucchiai di pecorino grattugiato
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
2 cucchiai di ricotta
200 ml di panna fresca
4 fette di salame napoletano spesse un dito
2 fette di provola affumicata spesse un dito
1 spicchio d'aglio
1 cipolla novella
4 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
sale e pepe

In un'ampia padella, scaldare l'olio e rosolarvi l'aglio sbucciato e leggermente schiacciato e la cipolla novella tritata. Eliminare l'aglio. Aggiungere i carciofi tagliati a spicchi e lasciar insaporire con cura: devono ammorbidirsi. Condire con sale e pepe, prelevarne metà e frullare con l'aiuto di un mixer unendo anche lapanna, la ricotta, due cucchiai di pecorino e due di parmigiano (dovrete ottenere una cremina morbida ed omogenea). Intanto, cuocere le tagliatelle in abbondante acqua bollente e salata, scolarle al dente e condirle con la crema di carciofo (lasciarne un po' da parte) ed il resto dei carciofi lasciati interi. In una teglia leggermente imburrata, versare la metà del pasticcio di pasta, coprire con provola e salame tagliati cubetti, completare con il resto della pasta, spargere sulla superficie la crema di carciofo messa da parte, il parmigiano ed il pecorino rimasti ed infornare a 180 gradi per 15 minuti circa (deve formarsi una crosticina dorata). Sfornare, lasciar riposare per una decina di minuti e servire.

lunedì 19 aprile 2010

Peperoni in agrodolce


Potevo anche scrivere: cresciuta a peperoni in agrodolce! Piatto storico di mia madre, irrinunciabile caposaldo dei pranzi domenicali in famiglia... stagionalmente parlando, a partire da questo momento in poi! Visto che, appunto, non s'aspetta nemmeno che arrivi giugno, ma basta davvero il primo raggio di sole ed è subito peperone. Devo anche avvertire che in molti (me compresa) hanno provato ad ottenere lo stesso, identico risultato, quella cremosità insieme dolce e piccante, il pangrattato golosamente attaccato alle strisce di peperone, ma è un piatto che soprattutto va raccontato e magari bisogna rassegnarsi a provare (riprovare) e prenderci anche un po' la mano. Per cui, tra spruzzi e manciate varie, ve lo racconto così com'è, proprio come ha fatto mia madre con me... un attimo fa! :))

I peperoni in agrodolce secondo mia madre

Arrostisci prima i peperoni, forno bello caldo (li metti direttamente sulla teglia con un po' di carta da forno) e quando sono pronti te ne accorgi perchè s'afflosciano e toccandoli li senti belli morbidi e con la pelle bella bruciacchiata. Tiri fuori, aspetti un po' e con una santa pazienza te li spelli piano piano, te li apri a listarelle così come viene e ovviamente togli tutti i semini. In una padella, prepari un soffritto di aglio ed olio extravergine d'oliva, togli l'aglio e aggiungi i peperoni, fai insaporire un po', aggiungi una manciata di pangrattato, una di zucchero, una spruzzata di aceto e fai evaporare in modo che perde l'odore forte dell'aceto. Un po' di sale e hai fatto! Aggiungi anche un po' di olive nere e guarda che a temperatura ambiente sono molto più buoni, con il pane abbrustolito... come abbiamo fatto sempre no?! :))

giovedì 15 aprile 2010

Frittura di paranza


Sempre a proposito di cose belle, buone e, soprattutto, di felice estrapolazione partenopea... oggi, frittura di paranza. Ovvero, frittura di quel che è, bene o male, il pescato del giorno, fatto esclusivamente di pesci di piccola taglia, in quantità e tipologia variabile (molto spesso triglie, merluzzetti, sogliolette ed alici) e quasi quasi pensavo di sciorinarvi tutto l'amarcord legato a quando baby Precy e suo nonno facevano tappa fissa al molo, puntuali per l'arrivo del peschereccio (la paranza, appunto) per vedere di accaparrarsi velocemente i pezzi migliori. Io, all'epoca, molto disinteressata all'aspetto quali-pesci-pigliare e invece molto presa dal quel generale e folcloristico lavorio di voci, odori, gesti... scene che ti restano impresse come se fosse ieri! E il resto è semplice, dopo essersi accaparrati i famosi pezzi migliori, un giro veloce nella farina, scrollatina per eliminarne l'eccesso, un tuffo nell'olio d'oliva caldo (e profondo), pochi minuti di sfrigolatura, giusto il tempo di dorare la farina in superficie... e tutti a tavola. Da gustare semplicemente con del limone spremuto e, soprattutto, senza nemmeno prendersi la briga di spinare, scartare... chè qui non si lascia davvero niente! ;-)

P.S. se oltre al limone spremuto, ehm, pensavate di gustare il tutto anche con lo stesso sfondo che vedete in foto :))) ...

Chalet Primavera - Via Pontano, 15 - Ischia - Tel. 081 992809

martedì 13 aprile 2010

Biscotto all'amarena


A voler essere proprio precisini, se passate per Napoli, Ischia e dintorni, dite biscotto amareno... chè così v'intendono meglio! Golosissimo articoletto dell'antica tradizione pasticcera campana, sezione paste-secche, ma soprattutto sezione pasticceria-povera e rigorosamente di riciclo. Debolezza mia, ne sono letteralmente pazza! Perchè amo tutto ciò che è ascrivibile alla voce biscotteria, amo la pasta frolla in tutte le sue molteplici varianti (questa qui è notoriamente morbida ed incredibilmente saporita) e poi dicevo prima... pasticceria di riciclo. Apro parentesi su di una certa leggenda metropolitana secondo cui, in questo dolcetto qui, confluirebbero tranquillamente tutti gli avanzi residuati da altre (magari più blasonate) preparazioni dolciarie... ah sì? E allora? Veramente starebbe proprio qui la magia di quando davvero si cucinava con quel che c'era, di quando non si buttava via nulla, ma nemmeno a parlarne... e poi è chiaro, pasticceria che vai, qualità che trovi e quindi se in generale si sceglie la qualità, non vedo perchè storcere il naso, per esempio, a quei poveri, meschini ritagli di pandispagna... tanto per dire! E v'assicuro che quando un biscotto all'amarena è buono, e quindi morbido, umido, profumatissimo, lo riconoscete davvero al primo morso. Il biscotto della foto è stato gentilmente offerto dalla pasticceria Buono (ops, nomen omen), sita in Ischia, via Acquedotto al numero 38, ma lo trovate anche più agevolmente al bar Coco Gelo, quello ai piedi del Castello Aragonese, nel caso voleste unire dolcetto e passeggiatina nel centro storico... esattamente come abbiamo fatto noi 'nzomma! E per chi, invece, volesse cimentarsi in un biscotto amareno home made, trovate qui una ricetta assolutamente efficace ed ortodossa (riciclo avanzi inclusi:))... anche perchè la sottoscritta, ancorata all'isolotto ancora per un po' di giorni, approfitterebbe più che volentieri della suddetta produzione locale, ehssì! :))

lunedì 12 aprile 2010

Babà rustico

Tempo di picnic all'aperto, di gite fuori porta, di brunch in terrazza, di festicciole in giardino, di primissime e timide puntatine in spiaggia... ma se anche la sfiga non dovesse consentire nessuna delle amabilissime situazioni appena elencate, voi intanto impastate. E poi a seguire, invitate gli amici che vi stanno più a cuore e regalatevi una serata di quelle lente e sornione, fatte di chiacchiere leggere e protratte all'infinito, bicchieri che si riempiono e svuotano senza più riuscire a tenerne il conto and last but not least... di babà rustico! Che, inutile dirlo, s'affetta più che volentieri e davvero senza ombra di ritegno. E che buono com'è richiede soltanto semplici salumi di accompagnamento e giusto qualche verdurina grigliata che, devo dire, ci sta dannatamente bene, soprattutto se magari fate prima uno strato di ricottina salata... insomma, sarei qui a sperimentare opzioni golose, chè in fin dei conti sarei pur sempre in vacanza!!! :))

Babà rustico

per uno stampo a ciambella da 26 cm di diametro

250 g di farina 00
250 g di farina manitoba
(oppure due patate medie, lessate e schiacciate)
4 uova
120 g di burro morbido
120 g di zucchero
200 ml di latte
2 cubetti di lievito di birra fresco (50 g)
1 cucchiaino di sale

per farcire:
150 g di salame napoletano in una sola fetta
150 g di mortadella in una sola fetta
150 g di emmental a dadini
150 di provolone semi-piccante a dadini
4 cucchiai di pecorino romano grattugiato

per lo stampo:
burro e farina q.b.

Mescolate le farine con il sale (se utilizzate le patate, aggiungetele insieme al resto degli ingredienti), unite il lievito sciolto nel latte con lo zucchero ed iniziate ad impastare. Unite anche le uova leggermente sbattute ed il burro. Continuando ad impastare, incorporate anche i salumi tagliati a cubetti ed i formaggi: dovrete ottenere un panetto omogeneo, ma più umido e morbido di un normale impasto per pizza. Posizionatelo direttamente nello stampo già imburrato ed infarinato, coprite e lasciate crescere al caldo fino al raddoppio (in genere, almeno due ore). Infornate a 180 gradi (forno già caldo) per 40-45 minuti, dovrà risultare gonfio e dorato. Sfornate e lasciate intiepidire prima di porzionare e servire.

sabato 10 aprile 2010

Limone pane (o limone di Procida)


Toh, arrivata ad Ischia all'ora della merenda, adocchiato lo strano oggetto sul tavolo della cucina di mia madre e quindi... che cos'è il limone pane? Per tutte le info di carattere orto-botanico, prego accomodarsi agevolmente qui. Invece, per capire un attimo come farci una merendina dissetante, leggera ed ovviamente sfiziosa... sbucciare, affettare, condire con una lacrima d'olio d'oliva, poco sale di quello buono, se vi va qualche goccia di aceto balsamico e gustare in libertà. Uhm uhm... e al prossimo giro mi sa che provo pure a grigliarlo un tantino, così, giusto per vedere! ;-)

giovedì 8 aprile 2010

Vitello tonnato o vitel tonnè


Ancora in tema di piemontes-itudine, mia primissima volta co' stò gran bel pezzo di vitello! E com'era giusto che fosse, preparato con la ricetta assolutamente pura ed ortodossa dell'amica Sandra Salerno, da seguire alla lettera in quelli che sono pochi, ma doverosi passaggi. Solo che piuttosto che star qui a disquisire sulle meraviglie di un secondo piatto che fa sempre la sua tronfia figura (perfetto per un pranzo domenicale, in generale in caso di ospiti e perfino quando v'invitano e vige la regola 'ognuno porta qualcosa'), ecco, mi concentrerei più che altro su di una serie di appunti pratico-logistici, cosettine sperimentate nel famoso day-after... visto che non si sa bene come e perchè, ma stò vitello tonnato avanza sempre. E oltretutto sembra non finire mai! Ora, posto che potreste tranquillamente congelarlo così da salvarvi in corner in più d'una cena improvvisata (lasciatelo scongelare lentamente, prima in frigorifero e poi a temperatura ambiente), avete mai pensato ad utilizzarlo per tramezzini e sandwiches da asporto? Il famoso pranzo in ufficio che, va bene che lo fate al volo (e pure in ufficio), ma se magari gli diamo anche un appetitoso perchè è pure meglio! Con qualche foglia di lattuga e magari delle fettine di pomodoro da insalata, di quelli belli sodi. Vabbè, poi i giorni passano e se arrivate a sognare il vostro vitello persino di notte, della serie "domani mattina mi alzo e come primissimo atto della giornata lo lancio direttamente dalla finestra"... frullate il tutto e fateci delle polpettine da panare e friggere. Di quelle mono-morso da offrire con l'aperitivo, oppure un polpettone un po' diverso dal solito (cosa che del resto potreste fare anche con gli avanzi dei vari capretti e abbacchi pasquali). Volendo proprio esagererare, frullate, amalgamate con uno o più uova (dipende chiaramente dalla quantità di carne a vostra disposizione, dovrete ottenere un composto piuttosto cremoso), aggiungete magari del porro stufato e schiaffate tra due dischi di pasta brisée/sfoglia, infornate per una buona mezz'ora e lasciate poi la torta in bella mostra sul tavolo in modo che ognuno possa servirsi da solo... se e quando gli va! :))

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

S'informano i gentili lettori che da qui a 2 giorni il blog prenderà una chiara e netta piega partenopea a causa della mia temporanea permanenza sull'isolotto natio... in pratica prenderò d'assalto la cucina di mia madre, senza dimenticare nemmeno quella di zie, amiche e posticini carini... e facciamo che per un po' ci si legge da lì! :))

Vitello tonnato
la ricetta originale è su www.untoccodizenzero.it

noce di girello (vitello) kg 1
cipolla 1
carote 2
costa di sedano 2
prezzemolo 4/5 gambi

per la salsa tonnata

tonno sott’olio grammi 300 (sgocciolato)
capperi sotto sale grammi 20+20
acciughe sott’olio 6 filetti
prezzemolo 1 ciuffo
brodo freddo circa 150 ml (potrete utilizzare quello di cottura della carne)

Mondate e tagliate tutte le verdure a pezzi. Portate a ebollizione le verdure in acqua leggermente salata. Unite la carne e cuocete per 25 minuti a partire dall’ebollizione. Togliete dal brodo e lasciate raffreddare. Tagliate il vitello a fette molto sottili (se possibile con un’affettatrice).

Per la salsa: frullate il tonno, le acciughe, i capperi (20 grammi), il prezzemolo e il brodo. Se necessario salate e pepate. Tenete in fresco.

Disponete la carne su un vassoio o un piatto da portata, coprite con la salsa, i capperi restanti dissalati e qualche ciuffo di prezzemolo.

martedì 6 aprile 2010

Torta di formaggi piemontesi


Sopravvissuti alla Pasqua e magari anche a tutto il resto (io puntatina a Lisbona, voi?:)), si riaprono le danze culinarie con una ricetta assolutamente immediata e distensiva, per di più fatta d'ingredienti interscambiali e quindi ascrivibile alla sezione "ricette semplicissime ed estremamente furbe", di quelle che ci fanno pure un po' da svuota-frigo... e quindi ecco come ti riciclo la ricotta che doveva diventare la pastiera numero 1.234 e invece sul più bello, chissà perchè, ho preferito rinunciare! :)) E come si suol dire in questi casi, a grande richiesta: un blog, il mio, che sta diventando una sorta di appuntamento del day-after, il giorno prima assaggi ed il giorno dopo, se ti va, ti cerchi pure la ricetta. Trattasi di torta salata preparata proprio di recente per una degustazione di vini Cascina delle Rose, per cui formaggi rigorosamente piemontesi ed un risultato devo dire altamente stuzzicante, acclamato a gran voce da un bel po' di amici... come dicevo appunto: ehi, ma questa qui la trovo sul blog? :)) Per l'involucro esterno, lascerei volentieri la ricetta dell'adorata pasta matta, leggera e docilissima da maneggiare (quella che una volta che la provi, non la molli proprio più), ma aggiungiamo la nota che, in casi di pigrizia estrema, andrà benissimo anche della pasta sfoglia fresca, già pronta! Fateci sapere. ;-))

Torta di formaggi piemontesi

per la pasta:
250 g di farina 00
100 ml di acqua
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
un pizzico di sale

per farcire:
250 g di robiola
250 g di gorgonzola morbido
1 manciata di olive verdi
2 uova
sale e pepe

Impastare tutti gli ingredienti della pasta fino ad ottenere un panetto morbido, compatto e non appiccicoso (aggiungere l'acqua un po' alla volta fino a raggiungere la giusta consistenza). Avvolgere il tutto nella pellicola da cucina e lasciar riposare per almeno 30 minuti. Intanto, lavorare i formaggi con le uova ed un pizzico di sale e pepe, fino ad ottenere un composto cremoso ed omogeneo. Stendere la pasta con il mattarello ad uno spessore di circa 2-3 mm, cercando di ottenere un rettangolo. Stendere la crema di formaggi su metà rettangolo (considerando il lato lungo), completare con pezzetti di olive (chiaramente denocciolate), richiudere a mò di strudel sigillando bene i bordi (passateci sopra i polpastrelli leggermente inumiditi), praticare delle incisioni con la lama di un coltello (così da lasciar fuoriuscire il vapore che si formerà all'interno durante la cottura) ed infornare a 200 gradi per circa 30 minuti o comunque finchè la pasta non risulterà perfettamente dorata e croccante. Lasciar raffreddare completamente prima di porzionare e servire poi a temperatura ambiente... magari con un buon calice di barbera.